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Autore: Madokachan    20/04/2012    1 recensioni
Non lo lasciò andare per tutta la notte, per il giorno che seguì, così come per i dieci anni seguenti.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  If not for ourself 

Ogni volta che Mukuro vedeva la schiena di Tsuna, un brivido freddo lo attraversava.

Da quando avevano deciso di diventare amanti, complici, a Mukuro spesso era capitato di vedere la sua schiena nuda e ogni volta il suo viso sembrava oscurarsi. Quella schiena magra, le scapole che riaffioravano pronunciate, la colonna vertebrale che divideva quella perfezione a metà. In tutta quella magnificenza però c’era un grosso difetto, quell’enorme segno che attraversava la schiena di Tsuna da una spalla, percorrendo una scapola, la schiena nella sua interezza, fino a raggiungere il fondo della schiena. Carne di un rosa troppo intenso, più rossa e distinta ai bordi, ancora bruciante nonostante fossero passati anni dall’incidente. Una cicatrice.

 

Non aveva dimenticato come Tsuna si era procurato quella ferita; mai avrebbe potuto farlo, visto che la colpa era sua. O almeno, Mukuro ne era uscito talmente sconvolto che aveva deciso inconsciamente di assumersi quella colpa.

Con la mente tornò indietro di ben dieci anni, quando dovette allearsi proprio con Tsuna per combattere contro i Vindice. In quel periodo i due non erano affatto in buoni rapporti, anzi, ma a causa delle circostanze non avevano potuto agire diversamente.

La prima parte dei suoi ricordi erano meno chiari del resto; Mukuro era stato steso fin troppo facilmente dai Vindice, non si erano mai rivelati nemici semplici da abbattere quando era in prigione, ma persino quando poteva contare su una forza maggiore, l’aiuto dei suoi compagni e del gruppetto della Mafia, si era trovato in netto svantaggio.

Era conscio di aver perso i sensi, di essersi rivelato praticamente inutile, e soprattutto vulnerabile come non mai, durante quella battaglia. A ripensarci, ancora si torturava dal nervoso.

La cosa peggiore però era stata scoprire che a causa della propria debolezza, qualcun altro si era sacrificato per lui e ne era rimasto gravemente segnato.

Quando lo scoprì, inizialmente non riuscì a collegare com’era successo. Sapeva solo di trovarsi in una stanza d’ospedale, con tubi e fili attaccati a braccia e viso. Infastidito da quegli impedimenti, se li strappò di dosso, arricciando le labbra per il disagio lampante.

Finalmente in piedi si avvicinò alla tendina che divideva il proprio letto da quello a fianco, riuscì a scorgere l’ombra di una figura distesa, probabilmente di lato. Lentamente spostò la tendina, quasi come se avesse paura di essere udito. La prima cosa che videro i suoi occhi (o per meglio dire, il suo occhio non bendato) fu una striscia di sangue che percorreva una bendaggio che a sua volta avvolgeva il corpo esile di Sawada Tsunayoshi.

A Mukuro bastò vedere quella ferita per ricordare cos’era successo, ma anche quello che non ricordava fu di facile interpretazione. Lui era stato mandato K.O., Tsuna aveva continuato a combattere e l’aveva difeso, i Vindice avevano ferito gravemente Tsuna. Chissà se Tsuna e i suoi amici erano riusciti a vincere… Ma soprattutto, perché si era lasciato ferire, perché non l’aveva lasciato perdere, abbandonandolo di nuovo ai Vindice e a quell’oscurità senza fine?

Mukuro non riuscì ad essere arrogante come era solito fare quando doveva rivolgersi a Tsuna. Osservare quel ragazzo disteso su un lato, che stringeva spasmodico un lembo del lenzuolo, tremante, lo paralizzò.

Incontrare il sorriso di Tsuna si rivelò essere la peggiore delle punizioni. Il castano non parlò, ma quel sorriso fu abbastanza per distruggere definitivamente la maschera di sicurezza di Mukuro;  annullò la distanza che lo separava dall’altro, abbracciandolo forte, forse rischiando di peggiorare la sua situazione.

«M-Mukuro, così mi fai male, lo sai?»

 

Non lo lasciò andare per tutta la notte, per il giorno che seguì, così come per i dieci anni seguenti.

   
 
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