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Autore: Severa Crouch    21/04/2012    5 recensioni
Song-fiction ispirata dalla canzone di Francesco De Gregori "Titanic". Una famiglia dell'aristocrazia magica, i Black, compie una crociera molto esclusiva, premessa per nuovi affari e occasione per l'ingresso in società delle tre figlie. Sulla stessa nave, un affascinante Tom Riddle, coglie l'occasione di creare contatti con l'aristocrazia magica. Durante la cena di Gala avviene un incontro che cambierà legherà due anime, al di là del bene e del male.
Dedicata alle amiche di Facebook che ogni giorno riempiono la Home con immagini e video tratti dal film di James Cameron.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Come sappiamo tutti, quest'anno corre il centenario dalla tragedia del Titanic. La messa in onda del film di James Cameron, l'uscita della versione in 3D al cinema, ha scatenato un putiferio su Facebook: la mia home è stata letteralmente invasa da citazioni, clip di youtube e immagini del film, ed ovviamente di Di Caprio. Confesso che mi è sembrato di tornare ai tempi del liceo quando è uscito il film al cinema (ah.. beata gioventù!) 
Questa sciocchezza è ispirata ad una delle mie canzoni preferite di Francesco De Gregori, Titanic, e la dedico a TheGhostOfYou che è così follemente fuori per questo film! (anche se Lord Voldemort non è affascinante come Di Caprio, indubbiamente ha le sue armi! xD) 
Spero di non aver sforato nell'OOC. Sicuramente c'è un what if? grande quanto la nave! Enjoy it e fatemi sapere cosa ne pensate!
Severa_Sha


La ragazza con il cappello

 

La prima classe costa mille lire, 
la seconda cento, la terza dolore e spavento. 
E puzza di sudore dal boccaporto 
e odore di mare morto. 
Sior Capitano mi stia a sentire, 
ho belle e pronte le mille lire, 
in prima classe voglio viaggiare 
su questo splendido mare. 

 

 

Non era mai successo che un Black viaggiasse senza Smaterializzarsi o usare la Metropolvere. Inoltre, era la prima occasione in cui tutta la famiglia Black al completo salisse su un mezzo di trasporto. Cygnus, Druella e le loro bellissime figlie, Bellatrix, Andromeda e Narcissa, non si sarebbero mai persi questo viaggio, perché l'occasione era più unica che rara.

Il Ministero della Magia Inglese, infatti, aveva da poco stipulato un importante trattato di pace con i maghi statunitensi raggiungendo un accordo su alcuni scambi commerciali di materie magiche; la collaborazione dell'aristocrazia inglese con le nuove classi commercianti americane, di discendenza Wiccan, avrebbe posto il suggello sui risultati raggiunti dalla diplomazia ministeriale.

Non solo era l'occasione di concludere nuovi affari: gli immensi possedimenti dei Black producevano materie che interessavano i maghi statunitensi, le piccole attività industriali messe in piedi creavano delle stoffe pregiate che avrebbero certamente riscosso un immenso successo dall'altro lato dell'Atlantico, ma era anche l'opportunità per perfezionare l'educazione delle figlie, organizzando il loro ingresso nell'alta società Purosangue.

Druella aveva curato personalmente l'aspetto delle sue tre meravigliose figlie, scelto i migliori abiti e impartito direttive precise sul modo di comportarsi, di sedere a tavola e di fare conversazione. Inoltre, aveva detto di non dare confidenza ai giovanotti che non appartenessero al lignaggio Purosangue. A tal fine, si era premunita di far imparare a memoria la lista dei cognomi dei rampolli delle famiglie Purosangue che avrebbero preso parte a questa crociera inedita, di modo che le figlie avrebbero saputo subito se fosse stato il caso di continuare la conversazione, o meno: non c'era tempo da perdere con la feccia.

Se fossero stati abbastanza fortunati: sarebbero tornati in Inghilterra con una serie di accordi siglati e forse anche tre matrimoni da organizzare.

 

Ci sta mia figlia che ha quindici anni ed a Parigi ha comprato un cappello, 
se ci invitasse al suo tavolo a cena come sarebbe bello. 
E con l'orchestra che ci accompagna con questi nuovi ritmi americani, 
saluteremo la Gran Bretagna col bicchiere tra le mani 
e con il ghiaccio dentro al bicchiere faremo un brindisi tintinnante 
a questo viaggio davvero mondiale, a questa luna gigante. 

 

Narcissa era uno splendore: l'abito scelto dalla madre per la serata di Gala, era un capolavoro di abilità sartoriale che esaltava ogni singola parte del corpo della figlia.

Avvolta in un lungo abito di seta blu pavone, il suo collo bianco era impreziosito da gioielli in diamanti, sapientemente realizzati dai Folletti. Nessuno avrebbe potuto distogliere lo sguardo da quella giovane donna dalla pelle diafana.

Nascosta da un cappello a falde larghe decorato con delle bellissime piume, Bellatrix rimase senza parole nell'alzare lo sguardo e vedere lo splendore della sorella minore, esclamò: “Cissy, sei un incanto.”

Il volto di Narcissa si illuminò al commento della sorella, le sorrise vanitosa. Druella aveva saputo esaltare il fascino di tutte e tre le sue figlie. Bellatrix indossava un lungo abito in pizzo nero, che riprendeva l'oscurità dei suoi capelli e la profondità dei suoi occhi, creando uno splendido contrasto con il chiarore della pelle, bianca come il lungo doppio filo di perle che le scendeva dal collo. I capelli, folti, ricci ed indomabili erano stati acconciati grazie al cappello: Bellatrix era una perfetta strega aristocratica di inizio Novecento.

Le due sorelle erano in piedi ad ammirarsi nel salottino privato della lussuosa suite, quando la porta della cabina da letto si aprì e ne uscirono fuori Druella ed Andromeda.

Andromeda era un sogno come le due sorelle: un ampio abito in seta e velluto verde scuro la rendeva simile ad una regina dei boschi, i pendenti in smeraldo che le decoravano i lobi rendevano ancora più incantevole l'ampia scollatura del vestito, che sembrava promettere molto ma non lasciava intravedere niente, come si conveniva ad una strega per bene.

Cygnus sorrise ammirato per il lavoro impeccabile compiuto da sua moglie, le offrì il braccio e insieme alle sue tre fanciulle si diresse verso la sala ristorante, dove avrebbero partecipato alla cena di Gala, seguita da un ballo.

 

Ma chi l'ha detto che in terza classe,
che in terza classe si viaggia male,
questa cuccetta sembra un letto a due piazze,
ci si sta meglio che in ospedale.
A noi cafoni ci hanno sempre chiamato
ma qui ci trattano da signori,
che quando piove si può star dentro
ma col bel tempo veniamo fuori.

 

Tom Riddle era appoggiato al parapetto della nave, guardava questo gigante di metallo solcare il mare. Non aveva mai dubitato di riuscire a salire a bordo, nonostante avesse dovuto accontentarsi di un misero posto in terza classe. Lui, discendente del mitico Salazar Serpeverde, costretto a viaggiare con comunissimi Nati Babbani che speravano di far fortuna in America.

Tom Riddle non era interessato all'America, la sua America era questo viaggio. Non avrebbe mai avuto altra occasione di incontrare il meglio della società Purosangue al completo: certe occasioni non andavano sprecate.

Il piano era semplice: non sarebbe andato alla cena di Gala, così noiosa e per la quale necessitava l'invito, si sarebbe presentato al Ballo, quando gli invitati, solleticati dalla musica e dall'alcol, sarebbero stati più inclini a lasciarsi affascinare dalle sue parole.

 

E la ragazza di prima classe, innamorata del proprio cappello,
quando la sera lo vide ballare lo trovò subito molto bello.
Forse per via di quegli occhi di ghiaccio così difficili da evitare,
pensò "Magari con un pò di coraggio, prima dell'arrivo mi farò baciare".
E com'è bella la vita stasera, tra l'amore che tira e un padre che predica,
per noi ragazze di terza classe che per non sposarci si va in America,
per noi ragazze di terza classe che per non sposarci si va in America.

 

 

La cena era finita da un pezzo. Bellatrix non vedeva l'ora di tornare in cabina e togliere quell'abito in cui sua madre l'aveva costretta. Per tutta la serata aveva dovuto sopportare gli sguardi languidi che Narcissa si scambiava con il rampollo dei Malfoy, un certo Lucius, in quel momento stavano ballando. La parte del tavolo che non dava sulla pista da ballo, invece, era occupata da Andromeda, perennemente assorta nei suoi pensieri, con un'espressione così triste e malinconica da rendere evidente che la causa fosse da ricercare in questioni sentimentali.

Andromeda si alzò da tavola e disse a Bellatrix: “Esco sul corridoio a prendere un po' d'aria”. Bellatrix annuì e osservò la sorella: come poteva darle torto? Quella situazione era così artificiale che la sensazione di soffocamento era pressante. Si disse che forse anche lei avrebbe raggiunto la sorella. Perché solo Narcissa era così a suo agio in queste situazioni?

Lo sguardo di Bellatrix si spostò dalla sorella - ancora tra le braccia di Lucius Malfoy - fece una panoramica della sala e l'attenzione venne catturata da un uomo alto, di bella statura, con un portamento elegante. Doveva essere più grande di lei, esercitava un fascino magnetico sull'ambiente circostante, riusciva a raccogliere attenzioni e consensi da tutto il suo uditorio.

Bellatrix era certa di non aver visto quest'uomo durante la cena.

Finse di andare a prendere da bere, in modo da passargli accanto ed ascoltare un frammento delle sue parole. La voce calda, il timbro deciso, la scossero provocandole un brivido di stordimento: aveva realmente bisogno di bere qualcosa.

Di ritorno dal bar, intravide la sagoma dell'uomo da sotto l'ampia falda del suo cappello, alzò il viso e quando i loro sguardi si incontrarono, Bellatrix sentì la sua anima legarsi indissolubilmente a quello sconosciuto. Non perse il suo portamento altero e fiero, sorrise all'uomo e domandò sussurrando: “Chi ho il piacere...”

L'uomo le sorrise per l'audacia, per lo sguardo che non mostrava alcun cenno di timore, le disse: “Mi conoscono come Lord Voldemort”.

Si studiarono a lungo, gli occhi neri di Bellatrix scrutarono il rosso delle iridi di quell'uomo misterioso e affascinante, la cui aura di potere le stava provocando un totale annebbiamento dei sensi, mantenne il controllo e rispose: “Bellatrix Black”.

In quel preciso istante Bellatrix ebbe piena coscienza che la sua vita futura sarebbe dipesa completamente dalla volontà di quell'uomo, anche se ancora ignorava come sarebbe giunta ad appartenergli totalmente.

   
 
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