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Autore: Mire    21/04/2012    5 recensioni
Quando si ama davvero una persona si è disposti a lasciarla andare.
Quando si ama davvero una persona non si è d’accordo con questa affermazione.
ChiChi è una donna forte, tenace e coraggiosa e non si lascia di certo abbattere facilmente.
L’ ululato di un lupo in lontananza squarciò la notte come un fulmine a ciel sereno. Entrambi ci voltammo nella direzione da cui era provenuto quel suono triste, spento e straziato. Un lamento quasi agonizzante che scavò dentro il mio petto riempiendolo di amarezza e sconforto. Altri ululati si levarono nella notte unendosi al primo. Era una sorta di coro infernale, era come se tutte le creature viventi sapessero del pericolo che incombeva sul nostro pianeta. Quando gli ululati cessarono ritornò tutto silenzioso e calmo.
Goku mi lasciò andare e si diresse verso casa. Lo avevo ferito con il mio comportamento taciturno. Non avevo intenzione di permettergli di andare a dormire.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mi rendo conto che questo momento è stato raccontato tante volte, ma volevo che anche la mia fanfiction fosse una di quelle. Non essendo presente nell’ anime ognuno di noi ha una visione diversa di come Goku e ChiChi abbiano trascorso la loro ultima notte insieme, quella notte che molti mesi dopo porterà alla nascita di un altro Saiyan. Ho deciso di usare la focalizzazione interna su ChiChi perché mi sembrava che desse maggior rilievo alla narrazione, mi piace leggere anche fanfiction a focalizzazione esterna o zero ma non mi piace usare questi due tipi. Per questo nella maggior parte delle fanfiction che ho scritto uso quella interna.
Ecco come è andata secondo me…

 
 

Stay with me: don’t wanna miss you 
 


C’ era qualcosa di oscuro e spaventoso nell’ aria.
La consapevolezza che qualcosa, qualcosa di brutto, sarebbe successo il giorno dopo continuava a pressarmi in testa con una forza uguale a quella con cui pulsa una ferita appena procurata. In fin dei conti il mio presentimento poteva proprio essere paragonato ad una ferita: profonda ed incurabile, dolorosa e preoccupante.
I dieci giorni erano passati in fretta. Troppo. In casa regnava un’ atmosfera tranquilla e tutto sommato serena. Ma nell’ aria c’ era qualcosa di oscuro… e spaventoso.
Gohan e Goku erano tranquilli: andavano a fare una scampagnata, a pescare con Crili o a dormire. Dormire. Quella loro spensieratezza mi dava sui nervi, mi urtava e mi feriva. Era il fatto che non prendessero la cosa troppo seriamente a farmi scaldare perché se lo avessero fatto si sarebbero comportati diversamente.
Crili era rimasto con noi per tutti i dieci giorni, arrivava la mattina e andava via la sera. Averlo in casa mi piaceva perché con lui, Gohan e Goku si divertivano, ridevano e scherzavano ricordando le loro avventure insieme.
Come potevano essere così calmi? Possibile che non si rendessero davvero conto di chi, o meglio ciò perché quella cavalletta infame di Cell non poteva venire definito come una persona, dovessero affrontare? Non riuscivo davvero a capacitarmi del fatto che riuscissero a mantenere quella calma e quella pace interiore e tantomeno che riuscissero a dormire in un momento come quello.
La notte io non riuscivo a chiudere occhio e durante il giorno ero intrattabile. Mi arrabbiavo e piangevo, piangevo e mi arrabbiavo. Loro erano calmi e sembrava che lo fossero davvero ma avevo notato un calo di autocontrollo in entrambi, padre e figlio. La forza sfuggiva al loro controllo e ne avevano risentito soprattutto i bicchieri, i patti e le posate. Ma non importava. Erano inconsapevolmente preoccupati e avevano tutte le ragioni del mondo per esserlo. Lo ero io e figurarsi loro che dovevano affrontare Cell. Probabilmente non si rendevano nemmeno conto della loro stessa preoccupazione ed era proprio l’ inconsapevolezza che gli dava quella tranquillità che permetteva loro di rimanere apparentemente calmi e a me di infuriarmi. O forse cercavano semplicemente di nascondere la preoccupazione fingendosi calmi, dormendo e andando in campagna. Poi c’ era il fatto che per tutti i dieci giorni avessero deciso di rimanere trasformati in super Saiyan. Loro dicevano che faceva parte del loro allenamento, per abituarsi e poter mantenere più a lungo la trasformazione con un minore spreco di energie una volta che il corpo e la mente si fossero abituati. Ma secondo me era anche un modo per scaricare la tensione.
In quei dieci giorni avevano organizzato i loro allenamenti in maniera piuttosto particolare: erano usciti dalla Stanza dello Spirito e del Tempo allo scadere del primo giorno quindi ne rimanevano nove e quei nove li avevano suddivisi in tre parti. I primi tre giorni avevano riposato, i successivi tre si erano allenati e gli ultimi tre si erano riposati in vista dell’ inizio del torneo.
 
Era l’ ultima sera, il giorno dopo sarebbe cominciato il torneo. Gohan si era fermato al palazzo del Supremo da Dende, Goku ce lo aveva mandato per permettergli di distrarsi e passare un po’ di tempo con il suo amico. Mi ero opposta perché volevo che almeno l’ ultima sera il mio bambino rimanesse a casa con me ma alla fine avevo ceduto vedendolo pregarmi con quello sguardo tanto simile a quello di Goku, comune ad entrambi.
C’ eravamo solo noi in casa, eravamo soli. Ero seduta in giardino a guardare la Luna, quella sera più luminosa e bella che mai, e la mia mente vagava un po’ a caso. Ero troppo stanca per pensare a qualcosa di serio. -ChiChi?- la voce di Goku mi riportò alla realtà e mi voltai verso di lui, che mi aveva raggiunta in giardino -… cosa fai seduta qui fuori?-.
-Niente… volevo stare un po’ sola…-.
-Allora me ne vado- fece per tornare dentro casa.
-No, Goku… aspetta- che sciocco, pensava che non volessi stare con lui.
-Non capisco… hai detto che vuoi rimanere sola…- disse grattandosi la nuca come era solito fare, con sguardo confuso.
-Sì, ma non per starti lontano- dissi accennando un sorriso.
-Allora mi posso sedere?- chiese ingenuamente con quella sua aria da eterno bambino, che tanto adoravo.
-Certo- gli feci segno di sedersi accanto a me sull’ erba. Si sedette e per qualche secondo rimanemmo in silenzio, contemplando il cielo.
-E’ proprio bella- disse con lo sguardo fisso sulla Luna.
-Già… lo è davvero- calò di nuovo il silenzio.
-Posso farti una domanda?- chiesi improvvisamente.
-Certo-.
-Cosa provi guardando la Luna?-. Si fece pensieroso.
-Non so… niente di particolare, credo… perché me lo chiedi?-.
-Ero solo curiosa- ammisi con un po’ di imbarazzo. Il silenzio si riappropriò per l’ ennesima volta della situazione, questa volta per innumerevoli minuti.
-Vado a dormire- disse interrompendo la quiete, mentre si rialzava.
-Va bene- .
-Tu non vieni?- disse osservandomi.
-Tra un po’… voglio rimanere qui ancora qualche minuto-.
-Va bene- si chinò per darmi un bacio sulla guancia e poi si girò per tornare in casa.
E’ davvero così che vuoi passare la tua ultima notte con tuo marito? Mi disse la voce della mia coscienza, facendo breccia nei miei pensieri improvvisamente. E aprendomi gli occhi. No… non era così che avrei passato la mia ultima notte con lui.
-Goku, aspetta…- dissi correndogli dietro. Gli strinsi appena il polso con una mano e lui si girò.
-Che succede?-.
-Io…- abbassai lo sguardo, non sapevo cosa dire. Cosa avrei dovuto dirgli?
-Cosa?-.
Visto che non trovavo le parole avrei fatto in un altro modo. Non mi serviva la voce in quel momento.
Risalii il suo braccio piano, sfiorandolo e accarezzandolo, fino alla spalla per poi giungere al collo. Giocai con i suoi capelli dietro il collo e mi avvicinai a lui appoggiando l’ altra mano sul suo petto ampio e muscoloso. Mi prese la vita con le mani e si portò entrambe le mie braccia al collo. Ci osservammo per dei secondi che sembrarono interminabili, occhi piantati negli occhi come fossero paletti di legno nel terreno. Improvvisamente lo spazio e il tempo cessarono di esistere. C’ eravamo solo noi… il resto non contava. Si avvicinò lentamente al mio viso, mi alzai in punta di piedi perché l’ altezza, ahimè, era uno dei tanti vantaggi di  Goku, e ci baciammo. Fu un bacio in cui le nostre lingue si accarezzarono cercandosi avidamente, dolce, intenso e bagnato. Senza che me ne accorgessi o che potessi tentare di trattenerle, le lacrime avevano cominciato a scendere lungo le mie guance bagnandole, segnandole. Goku se ne accorse e si allontanò appena, quel tanto da potermi guardare in volto. -ChiChi, perché piangi?-.  Nella sua voce colsi confusione, preoccupazione e una punta di amarezza. Non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo. Avevo paura di incontrare i suoi occhi verdi, se fosse successo sarei sicuramente scoppiata in lacrime e non potevo permettermi di mostrarmi così debole. Troppo orgogliosa. Mi sollevò il mento con un dito perché lo guardassi -Vuoi dirmelo?- disse cercando il mio sguardo. Evitai il suo per l’ ennesima volta. Troppo orgogliosa. Rimanemmo incastrati nuovamente in quello straziante, triste e vuoto silenzio. L’ ululato di un lupo in lontananza squarciò la notte come un fulmine a ciel sereno. Entrambi ci voltammo nella direzione da cui era provenuto quel suono triste, spento e straziato. Un lamento quasi agonizzante che scavò dentro il mio petto riempiendolo di amarezza e sconforto. Altri ululati si levarono nella notte unendosi al primo. Era una sorta di coro infernale, era come se tutte le creature viventi sapessero del pericolo che incombeva sul nostro pianeta. Quando gli ululati cessarono ritornò tutto silenzioso e calmo.
Goku mi lasciò andare e si diresse verso casa. Lo avevo ferito con il mio  comportamento taciturno. Non avevo intenzione di permettergli di andare a dormire. Non senza di me. -Piango perché domani mio figlio andrà a combattere contro un mostro… piango perché mio marito andrà con lui… piango perché non so se vi vedrò ritornare da me- la mia voce era uscita rabbiosa, rotta dalle lacrime che avevano ripreso a correre lungo le mie guance una dopo l’ altra, nel pronunciare quelle parole avevo tenuto lo sguardo basso. Troppo orgogliosa. Si fermò ma senza voltarsi ne dire niente. -Goku, io ti amo… ti prego- feci qualche passo verso di lui -… non andartene- gli sfiorai il braccio, non volevo far pesare ancora di più la situazione, già di per sé dolorosa.
-Mi ami?- la sua domanda mi lasciò spiazzata.
-Ne dubiti?- chiesi con la tristezza nel cuore.
-Allora perché quando ti chiedo di dirmi perché piangi abbassi lo sguardo?- era amareggiato, decisamente insolito per lui.
-Sono…-.
-Orgogliosa?... sì… anche più di un Saiyan a volte- disse terminando la mia frase con un mezzo sorriso.
-Perdonami… sono stanca- dissi accarezzandolo a fior di pelle.
-Anche io sono stanco, ChiChi…- si voltò verso di me e vidi uno sguardo davvero provato -… sono stanco di litigare con te per cose inutili e senza senso… sono stanco di…-.
-Cosa?-.
-Niente-. C’erano parole che aveva preferito tenere per sé, parole che reputava dovere essere taciute. Che parole potevano essere?
-Goku, dimmelo… ho bisogno di saperlo-. Esitò qualche secondo poi i suoi capelli e i suoi occhi tornarono neri. Mi prese la vita attirandomi a sé e mi accarezzò una guancia. Mi alzai in punta di piedi per poter arrivare al suo orecchio destro e sussurrargli -Ti voglio-. Mi osservò per un secondo poi la sua mano cominciò a percorrere il mio braccio sfiorandolo, una volta risalito alla spalla fece scivolare la mano sulla mia schiena  per raggiungere il mio fianco destro mentre con l’ altra cominciava a slacciare il mio kimono. Quando tutti i bottoni furono aperti il vestito mi scivolò di dosso andando a finire a terra. Goku sorrise con un po’ di imbarazzo nel vedere il mio completino interamente di pizzo bianco mutandine e reggiseno. Mi avvicinai a lui e gli slacciai la fascia dei pantaloni della tuta per potergli togliere gli indumenti che gli coprivano il petto. Quando fu a petto nudo mi sorpresi, dopo tanti anni di matrimonio, di non essermi ancora abituata alla bellezza del suo petto liscio e scolpito che faceva parte di quel corpo statuario, prestante, muscoloso e mozza fiato. Lo accarezzai mentre le sue mani slacciavano il mio reggiseno e lo gettavano via per poi liberarsi anche della  mia brasiliana. Mi ritrovai nuda tra le sue braccia e lo spogliai lentamente, sfiorando la sua pelle. Ci sdraiammo sui vestiti caduti sul prato, lui sotto mentre gli mordevo il lobo dell’ orecchio, scendevo sul collo baciandolo per poi spingermi sempre più giù lungo il suo petto fino a scendere al suo possente sesso, eccitatosi ancora mentre mi stava svestendo. Cominciai a suggere la sua virilità, leccandola e succhiandola, mentre gemeva di piacere e mi teneva leggermente la testa perché non mi fermassi. -ChiChi… ti amo- disse ansimando. Mi venne in bocca e ingoiai. Mi rialzai salendo a mordergli un capezzolo. Mi attirò a sé prendendomi per il mento e mi fece dolcemente scivolare sotto di lui, attento a non schiacciarmi, e cominciò a baciarmi i seni, mordendomi i capezzoli e succhiandoli. Goku ovviamente tratteneva la sua forza ma tutto ci veniva come sempre naturale. Scese più giù, fino alla mia intimità, e mi leccò dolcemente anche lì. Risalì al mio viso, ci baciammo appassionatamente e qualche gocciolina di sangue scivolò lungo la sua schiena perché lo avevo graffiato. Goku sorrise contro le mie labbra e unimmo le mani portando le braccia in alto, distendendole sull’ erba. Si mise a carponi sopra di me, ci osservammo. I suoi occhi neri erano profondi, mi fissavano scrutandomi attentamente, la luce candida della Luna illuminava la sua pelle facendola apparire bianca come il marmo. Mi sorrideva appena osservandomi. Era davvero bellissimo. Gli sorrisi a mia volta e mi rivolse lo sguardo che era solito riservarmi solo prima di farmi sua. Annuii piano e lui penetrò in me provocandomi intensi gemiti di piacere. Chiusi gli occhi nel sentirlo entrare in me, assorta da un vortice di piacere e desiderio, gemetti e lo feci ancora più fortemente quando cominciò a spingere, dolcemente ma in maniera decisa. Raggiungemmo presto il massimo del piacere idilliaco insieme.
Facemmo l’ amore in maniera dolce, romantica e passionale. Ci concedemmo un po’ di tempo tutto per noi, soli. Diventammo una persona unica, che era ciò che succedeva ogni volta che ci univamo nell’ intimità. Fu davvero bellissimo riscoprire i nostri corpi dopo tanto tempo perché da dopo l’ arrivo dei cyborg non avevamo più avuto del tempo tutto per noi ed erano passati mesi dal loro arrivo. Sentire il suo respiro fresco farsi irregolare e infrangersi contro la mia pelle, ripercorrere il suo corpo sudato, accoglierlo dentro di me, percepire il suo profumo, sentirlo ansimare e gemere… fu come raggiungere il Paradiso passando anche per l’ Inferno e tutto senza lasciare la Terra. Raggiungere il Paradiso perché era stata la cosa più bella, appagante e speciale del mondo. Passare per l’ Inferno perché avevamo peccato: ci eravamo lasciati vincere dai bisogni dei nostri corpi per avere quel piacere carnale che da tanto tempo non ci concedevamo. Alla fine questo tipo di bisogno non era solo della carne ma coinvolgeva anche l’ anima e solitamente tutto ciò che riguarda l’ anima veniva attribuito maggiormente al Paradiso.
I nostri corpi bramavano di unirsi un’ ultima volta prima che lui mi lasciasse per andare a combattere in quello stupido torneo con nostro figlio. Nostro figlio… il nostro adorato Gohan che ormai aveva dieci anni ed era diventato un ragazzino splendido: gentile, bello, forte e intelligente. Insieme a Goku lui era la mia vita. Era parte di me, sangue del mio sangue. Sangue Saiyan miscelato a quello terrestre.
Eravamo stanchi, ansimanti ma felici. Felici per essere stati insieme dopo tanto tempo. Ero sdraiata sopra di lui, la mia guancia poggiava sul suo sterno, accarezzavo il suo petto mentre lui mi accarezzava la schiena, aveva spostato di lato i miei capelli per poter far scendere e risalire liberamente la mano lungo la mia schiena.
-Hai freddo?- mi chiese.
-No-.
-Sei stanca?-.
-Un po’- ammisi -… e tu, mio prode Saiyan?-.
-Un po’- ammise con un sorriso. Mi alzai appena dal suo petto per poterlo osservare. -Cosa c’è?- chiese lui divertito. Mi avvicinai al suo viso fino ad essergli a pochi centimetri -Ti amo, Son Goku- dissi prima di baciarlo. Ricambiò il bacio stringendomi a sé. -Ti amo, Son ChiChi-.
Dopo qualche istante ci alzammo, recuperai da terra la maglietta blu della tuta di Goku e la indossai, mi arrivava fino a metà coscia. Lui prese i suoi pantaloni arancioni e se li mise. Prima di rientrare in casa, Goku mi prese per la vita e mi baciò la fronte. Varcammo la soglia e scivolammo su per le scale. Arrivati in camera da letto mi sdraiai sul nostro giaciglio, si spogliò dei pantaloni rimanendo nudo e si sdraiò accanto a me. Mi tolsi la sua maglietta e mi ritrovai anche io nuovamente nuda. Ci coprimmo con il lenzuolo, sdraiati uno di fronte all’ altra, luci spente, solo il candore della Luna illuminava i nostri corpi. -Dovete proprio andare domani, vero?- la mia risultò più come un’ affermazione che una domanda.
-Sì… -.
-No, non dovete… nessuno vi costringe ad andare-.
-ChiChi… sai che non abbiamo scelta-.
-Non dirmi che non avete scelta-.
-E’ così… vorrei poter rimanere qui con te, amore, ma se vado lo faccio anche per te… solo così potrò proteggerti… ChiChi, tu e Gohan siete la mia vita-.
-Allora rimanete a casa-.
-Sei così cocciuta- disse accarezzandomi la spalla.
-E tu così ostinato- diedi un leggero pugnetto alla sua testa da testone, dura quanto la roccia -… dici che Vegeta è orgoglioso e testardo ma credimi… tu non sei da meno… secondo me hai deciso di andare a combattere proprio perché te lo chiede il tuo orgoglio, per dimostrare a te stesso dove puoi arrivare e fino a dove riuscirai a spingerti… il tuo orgoglio non sarà radicato e implacabile come quello di Vegeta ma Goku, anche tu sei un Saiyan… diverso, certo, ma un Saiyan-.
-Chissà cosa staranno facendo lui e Bulma- disse, ignorando le mie parole.
-Non credo che Bulma e Vegeta abbiano sprecato la loro ultima notte insieme, conoscendoli-.
-Già… non lo abbiamo fatto nemmeno noi… comunque credo che ci sia una parte di verità nelle tue parole…- allora mi aveva ascoltata -sai come sono fatto, l’ idea di un nemico imbattibile mi ha sempre attirato perché questo genere di sfide mi permette di mettere alla prova le mie capacità-.
-Non mi importa niente se vuoi metterti alla prova… hai combattuto tutta la vita, lascia combattere gli altri per una volta-.
-Non posso-. Cominciai a piangere silenziosamente, fortunatamente era buio. Troppo orgogliosa.
-Non piangere, ChiChi- se ne era accorto, ero stata una sciocca a pensare che solo perché fosse buio non si sarebbe accorto che piangevo.
-Non sto piangendo- mentii, tradita dalla mia voce tremante. Improvvisamente avvertii un forte calore, alzai lo sguardo: capelli biondi color del Sole, occhi verdi come gli smeraldi. Si era trasformato.
-Cosa fai?- gli chiesi.
-Hai la pelle d’ oca… devi avere freddo-. Non era il freddo ad avermi fatto venire la pelle d’ oca, ma il fatto che il giorno dopo mio marito e mio figlio sarebbero andati a rischiare la vita in un torneo da cui nessuno mi garantiva che sarebbero tornati. Ma era comunque bello avvertire il calore emanato dalla sua aura dorata avvolgermi.
-Giurami che tornerete- dissi.
-Faremo il possibile-.
-Giuramelo- insistetti.
Sospirò -Giuro che torneremo a casa, a qualunque costo-. La sua voce era strana, sembrava che avesse detto quelle parole anche per convincere sé stesso.
-Ne sei davvero convinto?- dissi cercando il suo sguardo.
-ChiChi, giuro su me stesso che torneremo a casa-. Non ero ancora convinta, nei suoi occhi da quando erano cominciati i dieci giorni non avevo più trovato quella luce di sicurezza che li illuminava di solito. Non c’ era niente che avrebbe potuto convincermi.
-Ricordati che se succede qualcosa a mio figlio sarai tu a pagarne le conseguenze- dissi e lo sentii sorridere.
-Ora posso chiederti io una cosa?-.
-Sì-.
-Cosa mi preparerai domani a colazione?- non potei fare a meno di sorridere. Era tipico di Goku riuscire a pensare al cibo anche in un momento come quello. -Non so… sarà una sorpresa-.
Mi accarezzò la guancia per rimuovere l’ ultima lacrima che la aveva bagnata. Mi strinse a sé e chiusi gli occhi. Mi sarei goduta il calore del suo corpo, la dolcezza del suo profumo, la morbidezza della sua pelle e la piacevolezza dei suoi tocchi fino all’ ultimo secondo.
 
 
 
Ecco qui… spero di non essere andata contro nessuno. Ho sempre immaginato questo momento in una maniera che rispecchi le personalità dei due protagonisti: lei severa e lui innocente… ma che anche in un momento simile non dimenticano chi sono e tantomeno cosa li aspetta il giorno dopo. Quella formata da Goku e ChiChi è, a mio parere, una coppia stravagante e divertente ma molto, molto bella che dimostra di essere unita anche senza enormi effusioni. Spero di non essere andata OOC.
Fatemi sapere il vostro parere e se volete lasciate una recensione.
 
Ila
 
 

  
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