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Autore: Elos    21/04/2012    11 recensioni
La guerra è finita. Mentre il Mondo Magico cerca di rimettersi in piedi dopo cinque anni di battaglie e morti, i sopravvissuti sono lasciati a convivere con il peso di tutte le cose che sono andate irrimediabilmente perdute.
Da Londra ad Hogwarts, ha inizio un viaggio attraverso lo spazio e la memoria per rimettere insieme i pezzi di una storia d'amore mai iniziata.
Prima classificata all'[Auror Contest]Rabbits on the run indetto da patronustrip.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Undici giorni verso Hogwarts' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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10. rabbits on the run
05.07
00:01:00 A.M.


Harry si sistemò per la notte accanto alla casupola di Hagrid: ovviamente era deserta – Hagrid era ancora al San Mungo, dove i guaritori stavano cercando di fargli ricrescere la gamba che Mulciber gli aveva staccato – ma la porta era stata lasciata aperta per Thor. L'enorme cane corse incontro ad Harry, quando lo vide arrivare, balzandogli addosso e travolgendolo con cento chili di pelo arruffato e miasmatica puzza. Il ragazzo gli grattò la gola e il petto, strofinandogli i fianchi con entrambe le mani e cercando di impedirgli di sbavargli tutta la faccia.
Decise di non entrare in casa; dopotutto la notte era limpida, fresca ma non fredda, e lui aveva giacche per ripararsi e legna in abbondanza per accendere un fuoco. Lo fece: usò un mucchietto di foglie secche come esca e aggiunse pazientemente ramoscelli, arbusti, poi rami via via più grossi, finché a danzare allegramente davanti a lui non fu una fiamma degna di questo nome. Era bello potersi scaldare le mani in un posto sicuro. Sapeva di casa, più di qualunque altro luogo in cui fosse mai stato.
Prese in prestito dalla casupola una pentola – grossa come uno dei paioli di Piton, ma, rifletté Harry, probabilmente qualunque recipiente più piccolo di quello non sarebbe bastato ad Hagrid neanche per cucinarcisi dentro uno spuntino – e la riempì d'acqua per potersi lavare le mani, la faccia. Dopo aver attraversato mezza Gran Bretagna senza mai farsi una doccia si sentiva sporco e appiccicoso... ma si trattava solo di una notte. Al mattino sarebbe entrato ad Hogwarts e avrebbe chiesto alla McGranitt se poteva lasciarlo stare lì per un po', solo per un po'. Avrebbe domandato se avevano un lavoro per lui: il lavoro di Gazza, magari, dato che Gazza era morto all'inizio della guerra, due giorni dopo che la scuola era stata evacuata. Il pensiero di restare ad Hogwarts e di poterla chiamare casa, finalmente, casa, era al momento il pensiero migliore del mondo.
Un rumore alla sua sinistra attrasse la sua attenzione: e, alzando la testa, si accorse che c'era un coniglio che lo stava guardando. L'animale ricambiò il suo sguardo con calma surreale, accovacciato tra l'erba bassa ai margini della Foresta Proibita. Aveva il pelo bianco, bianchissimo, veramente bianco, strano per quella stagione: sotto la luce della luna pareva quasi scintillare. Era una bella bestiola, rifletté Harry; un po' troppo grosso, in effetti, per essere un coniglio. Forse una lepre...?
Un ramoscello scricchiolò sotto ai passi leggerissimi di qualcuno ed Harry si girò, di nuovo, per ritrovarsi davanti gli occhi chiarissimi di Luna Lovegood.
“Ciao, Harry.”
Lui sbatté le palpebre, sbalordito:
“Luna...?”
La ragazza gli rivolse un sorriso trasognato:
“Ti stai preparando la cena? Ha un buon odore...”
“Io, uh...” Ancora troppo sorpreso dal suo arrivo inaspettato, Harry guardò la scatola di fagioli che si scaldava lentamente a bagnomaria nel paiolo come se non l'avesse mai vista prima. Gli occorsero diversi istanti per focalizzare la domanda a sufficienza da poter rispondere: “... sì, la mia cena. Ne vuoi, uhm, ne vuoi un po'?”
Luna assentì, contenta:
“Molte grazie.”
Girando il capo di sottecchi, Harry si accorse che la lepre bianca era scomparsa nel nulla. La lepre bianca, luminosa sotto la luna, il buio. Pensò a Ramoso e alla lontra e fu colto da un improvviso, acutissimo senso di déjà vu.
La ragazza si sedette per terra di fronte a lui: intrecciò le caviglie, piegando le ginocchia, e la lunga gonna a fiorami rosa e viola ricadde come un drappo primaverile sull'erba scura. Harry non riuscì a non fissarla: il viso pallido e gli occhi pallidi e i capelli pallidissimi raccolti in una treccia.
“Cosa ci fai qui, Luna?”
Lei parve sorpresa dalla domanda:
“Ti avevo detto che ci saremmo rivisti presto.”
Harry frugò nella sua memoria, cercando di ricordare:
“Me l'hai detto...?”
“Nella lettera, sicuro. Ti ho detto: ti vedrò presto.”
Harry sbatté le palpebre – di nuovo – e ammise:
“Uh... be', ora che lo dici... Ma non credevo così presto, ecco.”
Luna gli rivolse un'occhiata stranamente penetrante:
“Ti dispiace?”
“No, io...” Gli dispiaceva? Il viaggio di Hermione era finito. Non c'era più niente da cui fuggire, niente da inseguire. Niente. “No.”
Il sorriso di Luna si fece raggiante: “Ecco.”
Rimasero in silenzio per un lungo istante. Harry era ancora troppo sconcertato per riuscire a trovare un buon argomento di conversazione – e, d'altronde, Luna non aveva mai mostrato un particolare apprezzamento per gli argomenti normali. Il ragazzo rientrò nella capanna di Hagrid e ne uscì con due piatti grossi come vassoi da portata.
“Non sono riuscito a trovare due ciotole più piccole,” si giustificò.
Luna agitò una mano in un gesto vago:
“Oh, non c'è problema. Non sapevo che la tua bacchetta si fosse rotta, Harry.”
Harry, che stava cercando proprio in quel momento un buon modo per estrarre la scatola di fagioli dall'acqua bollente senza ustionarsi le dita, la guardò con rinnovata perplessità:
“Non si è rotta.”
Luna inclinò il capo da una parte, interessata:
“C'è una specie di gioco in corso, allora?”
“Come, prego?”
“Stai giocando a fare tutto senza bacchetta? Voglio dire, sono certissima di averti visto a lezione di Incantesimi, e il professor Vitious ha spiegato gli Incantesimi Ridimensionanti al sesto anno, perciò...”
Harry scosse la testa:
“Preferisco non usare la bacchetta. Se non è necessario.”
Era appena riuscito ad elaborare un complicato sistema per pescare la scatola dall'acqua usando due bastoncini e la parete interna del paiolo: il metodo, seppur efficace, era estremamente laborioso, ed Harry quasi si perse il sorriso radioso che Luna gli rivolse a quelle parole. Se non fosse stato assolutamente privo di senso, avrebbe detto che era contenta.
Mentre le riempiva il piatto, le chiese:
“Come facevi a sapere che ero qui, Luna?”
Lei intinse un dito nel sugo dei fagioli e lo portò alla bocca per assaggiarlo, prima di rispondergli:
“Me l'ha detto il professor Silente.”
Harry si bloccò con la scatola bollente in mano e il piatto pericolosamente inclinato da una parte.
“Il professor Silente...?” le fece eco.
Luna annuì distrattamente:
“Sì. Una gargolla l'ha detto a Sir Cadogan, e Sir Cadogan l'ha riferito ad uno dei vecchi quadri dei Presidi e così è venuto a saperlo anche il ritratto del professor Silente. Era piuttosto contento di sapere che eri già arrivato, Harry.”
Be', questo spiegava qualcosa, ma non spiegava tutto:
“E Silente come ha fatto a dirlo a te?”
Luna rifece quel piccolo gesto di mano che stava ad indicare che davvero l'argomento era poco importante, o poco rilevante, o molto ovvio:
“Oh, io ero già ad Hogwarts. Sai, ti aspettavo.”
Harry esitò:
“Mi aspettavi?”
Luna lo guardò da sotto in su attraverso le ciocche della sua frangia chiara, troppo corte per poter essere raccolte insieme al resto della treccia, ed Harry si ricordò di aver desiderato disperatamente di poter parlare con lei, di poterle sentir dire qualcosa, qualunque cosa, che potesse attenuare il dolore di Hermione che non c'era più.
Nei suoi occhi chiari gli parve di poter vedere la luna riflettersi bassa nel lago. Per un attimo la sensazione di déjà vu sembrò tornare – ed Harry ebbe l'impressione di guardare il futuro attraverso di lei, di guardare verso il domani, tutta una serie infinita di possibilità in crescita. Se avesse aguzzato le orecchie, avrebbe potuto giurare di sentirle germogliare.
“Ti avevo detto,” gli disse Luna, e gli sorrise. “... che avevo ancora qualcosa da fare, qui.”



Tutto è così fragile. C'è tanto conflitto. Tanto dolore. Si continua ad aspettare che la polvere si depositi e poi ci si rende conto di questo: la polvere è la tua vita che va avanti. Se arriva la felicità, quella strana, insostenibile delizia che è la vera felicità, bisogna afferrarla finché è possibile. Bisogna prendere quel che si può. Perché resta un attimo, e poi …
scompare.


(J.WHEDON, Gone, pubblicato su X-Men Deluxe, n. 165, gennaio 2009. Traduzione a cura di Pier Paolo Ronchetti)







Note del capitolo: Nessuna scelta stilistica preordinata per il decimo ed ultimo capitolo - se non si vuole considerare l'inserimento della citazione a fondo storia come una scelta di forma di per sé - che è quindi a forma libera. La citazione viene da una storia che io ho amato pazzamente, meravigliosamente disegnata, colorata, avvincente, innovativa, entusiasmante... molte cose in -ante, in effetti.
L'immagine è tratta da qui, e chiude con un fotogramma del Lago Nero di Hogwarts il viaggio di Harry; la canzone, Carousel, è la prima dell'album. Dato che non mi piace chiudere le storie finendole, ho cercato di terminare questa iniziandola.

Prima di ringraziarvi tutti, vi segnalo che - dal momento che ho avuto un lampo di brillante (?) ispirazione - è possibile che le domeniche buie tornino con un aggiornamento particolare di Come (non) doveva andare, con una breve storia in più capitoli che segna l'inizio del primo degli sviluppi che avevo progettato quando ho cominciato la serie.

E adesso, grazie.
Grazie, nuovamente, a patronustrip che ha indetto il concorso per il quale questa storia è nata... perché a me di per me e solo me non sarebbe mai venuto in mente di scriverla. x°D E i miei complimenti alle altre partecipanti, le storie delle quali vi invito a sbirciare: potete trovare i collegamenti nelle Note al primo capitolo.
Grazie infinitamente a tutti voi che avete seguito questa storia fin dal principio - e un grazie particolare a Mocchi e a lunadistruggi, che con indescrivibile pazienza ne hanno commentato tutti (O_O) i capitoli.
Grazie, infine, a dierrevi, che di questi tempi sopporta e tollera tutte le volte che mi presento balzellando d'entusiasmo come un coniglietto (è proprio il caso di dirlo) con un'idea nuova.

Ad una prossima storia.
  
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