Il buio sta arrivando

Sta arrivando, lo so.

Un colpo, solo un colpo, l'ultimo, che mi ucciderà.

Eppure non ho paura, non riesco a provarla, almeno non più.

Dopo tutto quello che ho passato la morte mi sembra soltanto un lungo, lunghissimo sonno.

Senza risveglio. Un'oscurità totale e permanente, un oblio senza fine. Lui, quello che sta per diventare il mio assassino, mi guarda.

Sembra un bambino, troppo cresciuto, che aspetta di vedere il risultato di un esperimento. Ma il suo viso imberbe e quei grandi occhi verdi ingannano; nascondono l'odio, la crudeltà, un'infinità di crimini nascosti dietro quell'adorabile facciata.

Forse si chiede se ho paura, se lo implorerò di lasciarmi andare, di risparmiarmi.

È vero, sono sola con lui in questo scantinato che sa di buio, paura e polvere, ma non vuol dire che mi prostrerò in implorazioni e preghiere, e poi so che non mi lascerebbe mai andare. No, sarebbe inutile, e voglio conservare un minimo di orgoglio fino alla fine.

Perciò alzo il viso verso di lui, e mi rialzo lentamente, a causa delle gambe indolenzite, fino a che mi ritrovo con il viso all'altezza del suo.

Stupito? Non te l'aspettavi?

Mi punta la pistola alla fronte. È fredda, sa di morte, eppure è stranamente rassicurante.

Sarà più breve e più semplice che addormentarsi.

Le mie labbra si distendono in un sorriso, un ghigno sardonico, mentre lo guardo negli occhi.

Avanti, fallo.

Dai, non mi dirai che hai dei ripensamenti?

Eccolo, finalmente.

Uno sparo.

Un rumore assordante.

E poi il buio, l'oblio, l'assenza di tutto.

Neanche il tempo di sentire dolore, di gridare, o anche solo di pregare.

È finita.

Per sempre.