Il cielo romano di sera è sempre uno splendore. La capitale stanotte sfoggia stelle brillanti ed una calma innaturale.
Anche nel centro Lovino si gode questo silenzio sul balcone del suo appartamento.
Pensa che le stelle portino profumo di sonno e d'amore. L'amore che al momento a lui manca. L'unica persona che riesce ad amarlo è lontano: Feliciano è dovuto tornare a Venezia per motivi di politica.
Il maggiore si siede sulla poltroncina posta nell'angolo del balcone guardando il cielo e realizzando quanto, oh Dio quanto gli manca il suo fratellino.
Compone un numero sul suo cellulare touch, ultima generazione, regalatogli a Natale, che, a dire il vero, non riesce ad usare molto bene; squilla.
-Eh, pronto?
Solo Feli poteva rispondere con un tono così distratto e spensierato.
-Ehi, sono io.
-Fratellone, ciao!
La voce squillante del settentrionale lo rincuora. Sta bene, è questo l'importante.
-Come va, è tutto al suo cazzo di posto? Hai risolto?
-Uuuuuuh, quante domandone! Sì, è tutto ok, dovevo semplice..
-Quando hai intenzione di tornare?
La voce sferzante del fratello interruppe Feliciano bruscamente, sorprendendolo.
-Lovi, sta' tranquillo, torno appena posso.
-Cioè quando?
Dai decibel della voce del maggiore intuì che era ansioso. E preoccupato.
-Oh, Lovi. Me la cavo. Va tutto bene, verrò domani stesso.
-Sei via da due giorni, cazzo..
Lovino si appoggiò sulla balaustra, cercando di calmare l'autocombustione del viso.
-..e mi manchi quando sono a letto.
Feliciano dall'altra parte del telefono rise di gusto, dolcemente.
-Lovi, mi manchi tanto anche tu. Per adesso ti ho sostituito con un cuscino.
Dopo un momento di silenzio, risero tutt'e due, e nonostante fossero lontani, la risata dell'altro arrivava spontanea e limpida. Innamorata.
Chiusa la chiamata, Lovino non potè rinunciare alla sua preziosa cioccolata calda che gli ricordava tanto quel suo fratellino un po' imbranato, che, quando l'aveva bevuta, si era imbrattato tutto il viso.
Appena dopo il primo sorso di cioccolata, il cellulare emise un flebile squillo, che pian piano diventò sempre più forte.
Il meridionale si affrettò a premere il pulsante verde.
-Pro-Pronto?
-Radio del nonno, stazione 106.2, metti ad alto volume. Voglio ascoltarla insieme a te.
Lovino sorrise, si pulì in fretta i baffi di cioccolata e accese la bella radio di legno che Nonno Roma aveva lasciato in quella casa dopo la morte, trovando quasi subito la canzone.
''Quanno sei bella Roma quann'è sera, quando la luna se specchia dentro ar fontanone''.
-Feliciano, ti amo.
-Ti amo anch'io, Lovi.
Ascoltarono la stessa canzone in silenzio, per tutta la notte. Nonostante fossero lontani, i battiti dei loro cuori si fondevano in un unico, meraviglioso canto. Quel suono era la loro canzone. E non si sarebbero mai stancati d'ascoltarla.