Era un Sabato come tutti gli altri e per i corridoi della mia scuola, come ogni giorno, c’era un silenzio di tomba e non c’era nemmeno un filo di luce per quanto il cielo fosse cupo.
Mi bloccai un attimo nel bel mezzo del corridoio per fissare dalla grande vetrata il giardino spoglio.
Mi metteva molta tristezza.
Eravamo in inverno e mi sarei dovuta abituare a vedere gli alberi ricoperti di neve e i giardini scuri.
Era tutto diverso dal mio paese al Sud e sopratutto non sapevo se avrei mai fatto nuove amicizie. Ripresi di colpo a camminare.
Era da qualche mese che mi ero trasferita al nord ma mai come quella mattina, a scuola, i ragazzi erano così silenziosi.
-Ma che hanno tutti Gemma?- Gemma si limitò a farmi un sorriso e se ne andò via.
Non avevo la più pallida idea di che cosa stesse succedendo.
Ero l’unica che aveva voglia di parlare quella mattina?
Aprii la porta dell’aula perché volevo restare un po’ da sola per ripetere qualche altra volta la lezione di storia.
Mi sedetti al mio posto e vidi che in classe c’era un ragazzo.
Non l’avevo mai visto prima. Non sembrava fosse italiano.
Era seduto in un angolo indisparte con il viso tra le mani. Il banco era bagnato di lacrime.
-Ehm, scusa,perché piangi?-
Il ragazzo alzò la testa e mi guardò fisso. Ma non rispose.
Mi bastò quello sguardo per capire che qualcuno gli avesse fatto del male. Uscii dalla classe correndo per parlare con la preside e mi accorsi che erano tutti in palestra a parlare di qualcosa.
Ma di cosa?