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Autore: martamatta    21/04/2012    3 recensioni
cari lettori vi ringrazio per spendere un po' del vostro tempo nel leggere questa storia. essa è ambientata subito dopo i fatti di resident evil 5 è una storia d'amore, di misteri d'azione e di segreti del passato e del presente che verranno svelati per dar luce ad un diverso futuro per il mondo. Forse è vero che una persona può cambiare grazie all'amore e affrontare l'oscurità che ha nel cuore.
di nuovo grazie e buona lettura a tutti. a e vi prego di esprimere le vostre opinioni scrivendo delle recensioni
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Claire si strinse ancora più forte al suo braccio al ricordo di quel posto poi disse –che cosa gli fecero?- Wesker abbassò nuovamente lo sguardo e disse –per Alba dovevano prendersene gran cura, per causa mia!-
 
Quando riprese coscienza, Alba sentì subito che qualcosa le stringeva i polsi e non le permetteva di muoversi. Istintivamente aprì gli occhi.
Si ritrovò in una specie di sala d’ospedale, era sdraiata su un lettino medico e ne erano presenti altri, messi in modo lineare e geometrico per la stanza. C’erano anche dei comodini pieni di medicinali, e infondo alla stanza si trovava un'unica porta, che portava chissà dove.
Dei lacci la tenevano perfettamente legata al lettino ed indossava un vestito medico di colore verdastro, tipo quelli che indossano i pazienti dopo o prima un operazione.
Si chiedeva dove fosse Jake, dove lo avessero portato, poi prese a guardare la pancia e  la toccò delicatamente pensando a ciò che avrebbero fatto con il suo bambino e una leggera lacrima le rigò il viso.
Ma ad un tratto la porta si spalancò e Spencer entrò nella stanza seguito da due persone che sembravano medici. Spencer parlò alla ragazza legata in modo divertito –vedo che ti sei svegliata! Ringraziando il cielo, visto che da oggi questi signori si prenderanno cura di te, facendo degli esami al tuo seme- Alba a quelle parole esplose di rabbia e rispose –bastardo! Che hai fatto a Jake?- Spencer rise malignamente –il tuo dolce amore? Da questo momento in poi sarà una delle nostre più preziose cavie! Be immagino che questi signori vogliano lavorare quindi….- Spencer se ne stava andando mentre Alba urlava a squarcia gola, con rabbia e odio nella voce –BASTARDO!!! Quando verrà il momento la pagherai per ciò che hai fatto! Ciò che hai creato o protetto con cura, ti si ritorcerà contro!- Spencer rise nuovamente e disse, mentre stava chiudendo la pota della stanza alle sue spalle, -voglio proprio vedere!-.
 
Jake aprì delicatamente gli occhi, si ritrovò in una stanza completamente bianca, sembrava proprio una di quelle camere speciali per i matti di un manicomio. Apparentemente non c’era nessuna porta o finestra, sulla parete che aveva di fronte si trovava un largo e lungo specchio, che andava a ricoprire metà della parete.
Jake si guardò in giro, la stanza era  completamente vuota, e solo in quel momento notò che indossava dei vestiti bianchi. Si sentiva completamente indolenzito e debole, poi il suo sguardo si affermò sul braccio destro, aveva un leggero rossore sulla pelle, proprio dove era collocata la vena, che nascondeva un foro fatto da qualche ago.
Una voce maschile ruppe quel profondo silenzio –ben sveglio signor Allen! Come si sente?- Jake sussultò e si alzò in piedi guardandosi in torno in cerca della fonte di quella voce. Poi capì che tipo di specchio era quello che aveva davanti; era uno di quegli specchi speciali che usano i poliziotti per la sala interrogatori. –Vedo che se ne è accorto! Del fatto che lei non vede noi, ma che noi vediamo lei- disse freddamente la voce, Jake rispose seccato –che volete da me?- Dov’è Alba?- la voce rise –il suo amore è al sicuro, considerato ciò che porta in grembo, una bestia unica a sentire Spencer, anche se è ciò che penso anche io! Piuttosto mi preoccuperei per lei!- Jake si irrigidì, all’improvviso si sentì ancora più debole, tanto che barcollò all’indietro e cadde a terra.
La voce rise nuovamente –le conviene riposare signor Allen! Lei è prezioso per noi, non quanto suo figlio, ma sono convinto che farà la sua parte per tracciare la strada verso l’evoluzione umana!-. Jake era invaso dalla rabbia, tanto che voleva ribattere con aggressività ma si sentiva molto debole e una forte nausea lo aveva investito –che…che mi avete fatto?- la voce rispose –le abbiamo iniettato il “siero divino” ma lo chiamiamo semplicemente virus Progenitor, gliene inietteremo una piccolissima dose alla volta per studiare meglio i suoi effetti sul corpo umano, siccome è un virus appena nato, ancora in fase sperimentale. Quindi le auguro buona notte signor Allen!- Jake vide sempre più sfocato e alla fine tutto in torno a lui si fece nero.
 
Passò il tempo, le ore diventarono giorni e i giorni mesi. La pancia di Alba cresceva a vista d’occhio finché non si arrivò al fatidico nono mese.
Jake era appoggiato al muro, con la testa abbassata, ogni giorno la sua rabbia era aumentata, contemplava in silenzio tutto ciò che lo circondava. L’unico pensiero che l’aveva tenuto sano di mente era Alba e suo figlio. Alzò la testa e mormorò sorridendo –ancora dobbiamo scegliergli un nome!-. All’improvviso la solita voce maschile parlò dal nulla –ti vedo meglio oggi! Da gli ultimi esami risulta che il tuo DNA apprezzi e allo stesso tempo rifiuti il virus. Ma parliamo d’altro…ho una bella notizia per te! Pare che sia questione di ore o anche di minuti alla nascita di tuo figlio…- la voce rise e Jake disse freddamente –chi sei tu?-, la voce rispose –sono il braccio destro di Spencer, mi chiamo Kevin Stantrel e sono quello che deve tenerti d’occhio!- A quelle parole Jake si alzò e si avvicinò al vetro, una rabbia fredda e furiosa colmava il suo corpo. Appoggiò la mano sul vetro e sussurrò –non permetterò che mio figlio sia una cavia!- e un grande boato riempì la stanza, il vetro si era frantumato sotto la pressione della sua mano.
Dall’altra parte, davanti a lui, si stagliò un grande laboratorio pieno di scrivanie che ospitavano fiale e appunti scientifici di ogni genere. Era mezzo vuoto “comprensibile” pensò Jake vedendo un orologio appoggiato su una scrivania di fronte a lui “è piena ora di pranzo…”.
Gli scienziati presenti erano rimasti immobili, completamente terrorizzati ma anche affascinati. Jake scavalcò il muro e diede un occhiata fredda a uno scienziato di appena vent’anni che aveva in mano un microfono, e da ciò capì che quello doveva essere Kevin. Una forte sete di sangue lo investi alla sua vista, ma in fin dei conti Jake non voleva fare del male a nessuno, voleva pensare solo ad Alba e al suo bambino.
Così velocemente attraversò la stanza e se ne andò indisturbato, approfittando dello sgomento e dello stupore che aveva suscitato. Chiuse a chiave la porta del laboratorio, per impedire che quegli scienziati lo seguissero o chiamassero aiuto per fermarlo.
Cominciò a correre, era  terrorizzato dalla forza che aveva tirato fuori, era come se qualcuno si fosse impadronito del suo corpo.Ma non voleva dare  peso a questi pensieri, adesso voleva solo salvare suo figlio e la sua amata.
Durante la corsa Jake arrivò in un lungo corridoio, dove due soldati della Umbrella stavano sorvegliando la zona. Erano entrambi distanti fra loro di 5 metri a vista d’occhio e stavano prestando attenzione alle stanze, chiuse, di fronte a loro, erano immersi ognuno nei propri pensieri.
Jake analizzò la situazione e se correva senza far rumore poteva passare inosservato.
Velocemente si mise a correre, ma in un attimo si ritrovò il muro, dell’altra parte del corridoio, a pochi centimetri da lui. Riuscì a fermarsi in tempo e osservò sbalordito la distanza che aveva percorso in due secondi netti.
All’improvviso Jake sentì un dolore lanciante allo stomaco e agli addominali, trattene a stento un urlo di dolore e per paura di essere scoperto si rifugiò dietro ad una colonna.
Si era seduto, piegato in due dal dolore, avvertiva che il suo corpo stava mutando, ma all’improvviso il tempo si fermò. Vide un uomo vestito di nero, biondo e con gli occhiali da sole passargli accanto senza che facesse caso a lui, Jake rimase immobile finché la figura in nero sembrò voltarsi verso di lui e in quel momento svanì come se fosse un fantasma.
I dolori si fecero ancora più forti e Jake avvertì la sua mano destra bruciare, se la portò davanti agli occhi e vide che delle scaglie rossastre stavano ricoprendo il suo braccio e le unghie si trasformarono in lunghi e affilatissimi artigli. Il braccio sinistro prese la stessa mutazione mentre sentiva che la sua altezza aumentava.  Sulla sua schiena erano spuntati degli enormi e affilati spuntoni e il suo coccige si era allungato fino a separarsi dal suo corpo e formare una lunga coda, quegli spuntoni formarono una lunga cresta dalla punta della coda fino alle scapole.
Ormai non era più lui, ruggì come una bestia che si era appena liberata dalla gabbia.
I due soldati si voltarono e terrorizzati cominciarono a sparare. Il mostro sorrise malignamente e si scagliò sul soldato più vicino scaraventandolo dentro una delle stanze, presenti in quel corridoio. L’altro soldato cominciò a scappare terrorizzato, ma il mostro con una velocità spaventosa lo prese per il collo e lo sollevò in aria intento a infilzarli i suoi artigli nel torace. Un enorme desiderio di sangue si era impadronito di lui, era fuori controllo come una bestia che segue i suoi istinti.
Ma il mostro si bloccò nel guardare negli occhi il soldato, lacrimavano, erano pieni di paura e disperazione. A quel punto Jake tornò in sé e lanciò il soldato, facendogli sbattere la testa e rendendolo incosciente.
Delle lacrime gli rigarono il viso e mormorò  –Alba…perdonami! Per poco ho perso di vista ciò che era importante per me!- e il mostro scomparve nell’oscurità del laboratorio.
 
Tutti quei giorni immobilizzata lì, a subire continuamente esami su esami per il bambino che portava in grembo, le erano serviti per studiare meglio la stanza in cui si trovava.
Due medici stavano consultando una cartella, Alba ne aveva approfittato per afferrare un bisturi dal tavolo posto fianco a lei. Senza farsi notare aveva incominciato a tagliare i legacci che la tenevano legata.
Ma all’improvviso si sentì un ruggito squarciare l’aria. Tutti i presenti rimasero in silenzio a fissare la porta d’ingresso, si sentivano come dei lamenti di una bestia che si stava avvicinando. Si sentì subito dopo un boato assordante e la porta della stanza si spaccò in diversi pezzi.
Un mostro con una lunga coda ruggiva minaccioso al di là della soglia.
I due medici all’inizio rimasero immobili sbalorditi, ma poi uno dei due tirò fuori, da sotto il camice, una pistola e cominciò a sparare, invece l’altro prese un coltello dalla cintura dei pantaloni e corse verso il mostro.
I proiettili gli fecero a malapena il solletico, grazie alle scaglie che lo ricoprivano, invece il medico con il coltello gli era andato addosso conficcandogli l’arma nella spalla sinistra. Il mostro aveva riso malignamente e diede un violento colpo al medico, facendolo volare dall’altra parte della stanza e il suo corpo andò a scontrarsi con un armadietto di medicinali.
Il mostro estrasse il coltello dalla spalla, e la ferita scatenata dall’arma si rimarginò in pochissimi secondi.
L’altro medico rimase sbalordito, ma poi si ritrovò il mostro a pochi centimetri di distanza. La creatura l’avvolse con la lunga coda e lo stritolò fino a fargli perdere i sensi, dopo di che lasciò cadere il suo corpo incosciente a terra.
Intanto Alba si era liberata dai legacci ed era scesa dal lettino. Ma si ritrovò intrappolata tra il muro della stanza e la creatura, non aveva nessuna possibilità contro quel mostro, che aveva cominciato ad andare verso di lei.
Alla fine Alba avendo la creatura a pochi centimetri di distanza e senza nessuna via d’uscita, cadde a terra e chiuse gli occhi.
All’inizio non sentì nulla, ma poi un contato leggero e pieno di calore si posò sulla sua pancia, a quel punto aprì gli occhi. Gli artigli del mostro erano appoggiati sulla sua pancia e i suoi occhi la guardavano con affetto.
Alba scorse meglio il viso del mostro e a quel punto riconobbe i lineamenti e il colore castano verdastro degli occhi. E mormorò in tono sbalordito e preoccupato –Jake…?- a quelle parole gli artigli e la coda del mostro si ritirarono nella sua pelle e la corporatura diminuì. Poi tornato al suo aspetto umano Jake cominciò a respirare profondamente, come se si fosse appena svegliato da un incubo o fosse riemerso da un oceano freddo e oscuro. Delle lacrime gli rigarono il viso e disse –perdonami….per ciò che hai visto!- Alba lo abbracciò forte. Poi prese a guardarlo attentamente: i pantaloni erano intatti solo leggermente strappati sul fondo, invece la maglietta bianca era quasi completamente strappata e ridotta a brandelli.
Poi stringendolo ancora più forte disse –che ti hanno fatto?- lui rispose in tono sconcertato e preoccupato –quello che faranno a nostro figlio! Dobbiamo andarcene da qui!- Alba annuì e gli diede una mano ad alzarsi e poi gli disse –nostro figlio avrà una vita felice! Non sarà destinato a condannare l’umanità- Jake annuì e con determinazione uscirono entrambi dalla stanza.
 
I corridoi erano stranamente tutti vuoti. Non trovarono nessun ostacolo ma per sicurezza uscirono dal retro dell’edificio. Alba era già stata qualche volta a Rockfort Island e quindi sapeva bene dove andare.
Arrivarono in un magazzino vuoto e quasi completamente buio, Alba mormorò –quella è la porta d’uscita!-. Fecero qualche passo, ma a Jake prese un dolore lancinante alla testa, talmente forte che barcollò fino a cadere in ginocchio. Alba lo soccorse cercando di sorreggerlo e capire cosa gli fosse successo.
Intorno a Jake si fece tutto nitido e la stanza semibuia si trasformò, divenne di pietra, come una stanza di qualche castello o villa medievale, e un enorme finestra era collocata al fondo. Un fulmine squarciò il cielo e solo in quel momento Jake si accorse della presenza di due figure.
Una era un uomo anziano, legato da dei macchinari ad una sedia, e l’altro un uomo alto, vestito di nero, affacciato alla finestra.
All’inizio Jake non capiva ciò che stavano dicendo, ma poi il discorso lo sentì più forte e vicino, l’uomo in nero stava parlando, dicendo –vuoi dire che sono stato fabbricato?- l’uomo anziano tossì e muovendosi bruscamente dalla sedia disse –stavo per diventare un dio…creatore di un nuovo mondo per un’avanzata razza superiore- Jake notò che l’uomo in nero, girato di spalle, aveva stretto i pugni mentre l’uomo anziano proseguiva –eppure, tutto è andato perduto a Racoon City. Nonostante quella sconfitto la tua creazione ha tutt’ora importanza-. L’uomo in nero  si era girato e nonostante degli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi, si poteva percepire la rabbia e la pena che stava rivolgendo all’uomo anziano.
Jake adesso capì che l’uomo in nero era lo stesso che aveva visto apparire e poi scomparire nel corridoio poco prima. E si domandava “ma questo tipo chi è? Perché ho queste visioni?”. I suoi pensieri vennero interrotti da un altro colpo di tosse dell’uomo anziano, che stava tentando di alzarsi dalla sedia dicendo disperato –la mia ora si avvicina inesorabile!-, si alzò dalla sedia barcollando. L’uomo in nero cominciò ad avvicinarsi mentre l’anziano, nel tentativo di camminare, diceva –destini beffardo, per un uomo che ha il diritto di essere un dio!- si girò, l’uomo in nero ormai era davanti a lui.
L’anziano, spostandosi di fronte all’uomo in nero, proseguì –dover affrontare la propria mortalità….-. L’uomo in nero parlò, con un tono di voce superiore e freddo, -il diritto di essere un dio….- sorrise leggermente e con un gesto fulmineo conficcò la sua mano destra nel petto dell’anziano.
Jake impallidì e l’uomo in nero sussurrò qualcosa all’orecchio dell’anziano, ma Jake non capì quello che disse poiché la visione si affievolì sempre di più fino a scomparire.
Alla fine Jake avvertì la voce di Alba che diceva –Jake!? Che ti succede? All’improvviso sei impallidito!-. Lui si portò la mano alla testa, il dolore era diminuito, ma delle domande riguardanti l’uomo in nero affollavano la sua mente, -sta tranquilla, non è niente!- Alba lo guardava diffidente, mentre gli diede una mano ad alzarsi, gli disse –Jake…ti prometto che troverò una cura per ciò che ti hanno fatto! Dopotutto sono sempre una scienziata-.
Lui le sorrise poi uscirono, attraverso la porta, e la luce del sole li investì illuminando il magazzino.
 
Percorsero un lungo sentiero, Rockfort Island era davvero una piccola isola, un edificio di cemento incastrato da delle scogliere con qualche albero qua e la.
Alla fine il sentiero li portò ad un vecchio molo, salirono su una vecchia barca che, nonostante gli anni, sembrava funzionare bene.
Alba cominciò a sentire dei dolori alla pancia e Jake la fece sedere sulla barca in modo che stesse più tranquilla e che non si affaticasse. Intanto lui cominciò a sciogliere le corde che legavano la barca al molo.
Un leggero mal di testa si fece di nuovo sentire, quando alzò lo sguardo si ritrovò davanti un bambino di 10 anni biondo, girato di spalle, affacciato ad una finestra. Jake rimase immobile a fissarlo; era scalzo ed indossava dei pantaloncini neri con una maglietta bianca a maniche corte. Parlava a sé stesso, con tono triste diceva –io….vedo le altre famiglie, i padri e le madri con i loro figli; li sgridano ma li coccolano anche ripetendo loro che sono i più grandi tesori che potessero avere! I miei di genitori, invece mi trattano come se fossi un tesoro da custodire. Quelli non sono i miei veri genitori, sono solo dei custodi che accudiscono e proteggono un raro animale. Quindi, capisco che sono solo! Allora perché esisto? E se quelli non sono i miei” veri” genitori, la mia vera famiglia non mi voleva? Per quale motivo?- a quel punto il bambino si girò e delle lacrime gli rigavano il viso. Jake si inginocchio e vedendo il bambino avvicinarsi a lui, aprì le braccia e disse –l’uomo in nero…tu…ho capito chi sei!- e delle lacrime gli bagnarono il viso. Quando l’immagine del bambino entrò tra le sue braccia lui le chiuse in un abbraccio pieno di calore e d’amore, e mormorò –noi ti vogliamo! E ti amiamo con tutto noi stessi….e adesso ho capito quale nome darti…dato che hai gli occhi azzurri di tua madre!- l’immagine svanì e Jake strinse i pugni, alzandosi e andando da Alba.
 Lei lo guardava sorpresa, notandogli il viso bagnato dalle lacrime, Jake allungò la mano sulla pancia di Alba e disse –Albert!- Alba rimase perplessa e disse –come…?-, Jake la guardò con affetto –Non abbiamo deciso ancora un nome, no? E dato che questo bambino è stato nel tuo grembo per 9 mesi penso che sia giusto dargli il tuo nome!- Alba guardò la pancia con affetto e tristezza e disse –e se gli dessi il tuo nome?- Jake sorrise e rispose –sarebbe per me un onore, ma non è questo il mio ultimo desiderio!- Alba si alzò in piedi e disse –di che parli? Come sarebbe a dire “ultimo desiderio”- Jake si fece serio e guardò nella direzione del laboratorio –li sento! Da quando quella roba invade il mio corpo i miei sensi si sono affinati. Stano arrivando e sono davvero tanti, stanno vedendo a prendere te e Albert!- Alba seguì il suo sguardo terrorizzata, poi Jake proseguì –il mostro dentro di me vuole uscire! Lo scatenerò contro di loro, permettendoti di scappare con questa barca!- Alba si avvicinò a lui, i loro volti era a pochi centimetri di distanza, -non posso farcela da sola! Chi prenderà d’esempio quando sarà grande? Che gli dirò quando chiederà di te?- Jake rispose tristemente –digli che…suo padre lo amava con tutto se stesso! E poi tu ti sottovaluti sempre! Sei una donna forte e straordinaria, io non potrei mai dargli in una vita ciò che tu potresti dargli in un giorno! Il nostro bambino non crescerà nelle tenebre, non dobbiamo darla vinta alla Umbrella!- Alba alla fine pianse e disse –Jake! Ti amo!-. le loro labbra stavano per toccarsi ma uno sparo squarciò l’atmosfera e il corpo di Jake cadde, privo di vita, ai piedi di Alba. Un enorme foro attraversava il suo cranio e del sangue stava ricoprendo il pavimento della vecchia barca.
Alba urlò –JAKE!!!!- ma poi si bloccò, le acque si erano rotte e il bambino cominciava a spingere per uscire. Alba cadde a terra mentre urlava di dolore e in pochi secondi i soldati della Umbrella arrivarono, vedendo la situazione trasportarono la donna in una sala parto del laboratorio.
 
Molti medici erano attorno a lei pronti a tirare fuori il bambino. Mentre spingeva, Alba piangeva, stava perdendo la voglia di vivere, il dolore la lacerava sia fuori ma soprattutto dentro.
Tutti i ricordi della sua vita le passarono davanti, soprattutto quelli legati a Jake, girò la testa verso un muro, della stanza, alla sua sinistra. Tutto divenne nitido e poi comparve casa Allen, dove c’era un uomo biondo girato di spalle che stava tagliando la legna. Alba pianse più forte e mormorò –Jake…?- l’uomo si fermò e si voltò verso di lei, Alba rimase a bocca aperta; aveva gli occhi azzurri ed era quasi identico a Jake se non fosse per qualche suo lineamento del viso. L’uomo sorrise felicemente e Alba disse commossa ma anche felice –Albert…!-.
 A quel punto si sentirono i pianti di un neonato e l’immagine svanì come il dolore di Alba. Una speranza si era riaccesa in lei.
Uno dei medici disse allegramente –è un maschio!-, mentre passava delicatamente il bambino in braccio alla mamma. Alba sorrise, il bambino si era calmato in braccio alla madre e sembrava accoccolato dal suo calore.
Alba sorrise dicendo –Albert….è perfetto! Albert Jake Allen, sarà questo il tuo nome. Benvenuto al mondo piccolo mio!-. Ma una risata ruppe l’atmosfera dicendo –era ora che nascesti signorino!-, Spencer era appena entrato nella stanza e fece cenno a uno dei medici, che strappò il bambino dalle braccia della mamma e lo passò a Spencer. Alba urlò –No! Albert!- Spencer si bloccò e disse –Albert? Si è un buon nome! Si sposa bene col cognome che gli affideremo- e Spencer se ne andò con il bambino in braccio, lasciando Alba sola con il suo dolore.
 
Ad ogni parola la rabbia di Albert era aumentata e poi mormorò stringendo i pugni –Spencer ha avuto ciò che si meritava!- Claire lo stinse forte a sé per calmarlo e una lacrima di commozione le rigò il viso.
-Il corpo di mio padre è stato distrutto subito dopo che ne estrassero  un po’ del suo DNA. E ho scoperto che il virus-T è stato creato ispirandosi proprio a questo DNA!- Claire rifletté un momento poi chiese –tua madre morì?-, Albert rispose pensieroso –non ho trovato niente riguardo a lei dopo il parto. Non si sa che fine fece!-. Claire appoggiò delicatamente le mani sulle guance di Albert e sussurrò –potrebbe essere ancora viva! Posso cercare negli archivi elettronici della BSAA, esso contiene tutte le informazione di tutte le persone di questo mondo, soprattutto se sono legate alla Umbrella. Sono certa che è viva, la troveremo!- Albert le sorrise poi disse –che farei senza di te? Mi hai cambiato la vita!- e le loro labbra si scontrarono in un appassionato e profondo bacio.
In quel momento la porta si spalancò e la figura che entrò rimase immobile e senza parole alla vista di quella scena. Claire e Albert si staccarono, quando la figura entrò. Albert si alzò dal divano allontanandosi da Claire. E la ragazza mormorò impallidita e sbalordita –Chris?-.   
   
nota dell'autrice:
Ecco fatto! a livello di trama direi il migliore che abbia mai scritto fin'ora.
Cavolo Chris li ha visti che si baciavano o_O non credo che la prenderà bene! E poi ragazzi secondo voi Alba è ancora viva? Continuate a segiurmi e lo scoprirete.
Un bacione a tutti, grazie per aver letto e una recensione fa sempre piacere.
Baci, martamatta      
  
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