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Autore: Maghetta1996    21/04/2012    3 recensioni
E se Deidara, in realtà, fosse un ragazza?
E se lei e Itachi provassero qualcos'altro, oltre un odio a senso unico?
Cosa succederebbe se Itachi fosse chiamato urgentemente dal capo, mentre tutti gli altri membri di Alba aspettano il suo ritorno, e Deidara ripercorre il giorno in cui la sua vita è stata totalmente stravolta?
One-shot, realizzata per puro caso, in futuro potrebbe anche diventare una storia a capitoli.
(ATTENZIONE: Deidara in questa Fan Fiction è una ragazza)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi | Coppie: Itachi/Deidara
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Contesto generale/vago
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          A Hiria, utente di Efp.

La missione impossibile.
All’interno del covo di Alba, dei mormorii riempivano la stanza, tutti erano in fibrillazione per l’attesa: Chissà cosa aveva di urgente da dire il capo a Itachi.
-Secondo me, questa volta, lo sbatte fuori dall’organizzazione!- rise Hidan, l’albino traditore del Paese delle Calde Primavere, seduto sopra un masso sporgente. Era l’unico che riusciva ad ironizzare anche in una situazione come quella, e, apparentemente, sembrava quello più calmo.
Anche Tobi, che di solito apriva sempre la bocca, camminava avanti e indietro per la stanza nervosamente, più che stanza, comunque, era una specie di grotta.
Solitamente era il luogo dove si incontravano con il capo, il quale, non “abitava” insieme a loro.
Uno spiraglio di luce illuminò Kakuzu, il loro chirurgo per eccezione, che fu costretto a pararsi il viso da quel raggio fastidioso –Perché dovrebbe sbatterlo fuori? E’ uno dei migliori- commentò quest’ultimo rivolto ad Hidan, questo, felice per essere stato considerato, rispose al compagno –Che ne so?!Magari ha combinato qualcosa…tu che dici Kisame? Che ha fatto Itachi?
L’uomo-squalo sembrava pensieroso, fissava le pareti rocciose della grotta, seduto un po’ più lontano da loro, era stato l’unico a non parlare per tutto il tempo; girò lo sguardo verso di loro e prese a fissarli –Non so…- disse infine, tutti lo guardavano incuriositi, perfino Tobi aveva smesso di camminare: volevano sapere.
Gli sguardi curiosi dei compagni lo investirono e Kisame Hoshigaki fu costretto ad abbassare lo sguardo –La notizia gli è arrivata ieri, c’ero anche io con lui, avevamo appena ucciso un tizio per riscuotere la taglia…- Kakuzu sorrise compiaciuto: quell’uomo gli aveva fruttato un sacco di soldi -…quando ci siamo visti spuntare L’angelo messaggero, che ci ha detto tutto quello che sapete già: Il capo aspettava Itachi l’indomani, noi dovevamo aspettare dentro la grotta, mentre lui lo avrebbe incontrato per parlargli- concluse Kisame ritirandosi nel suo silenzio, ma fu interrotto dalla voce seria e solenne di Sasori, il marionettista traditore di Suna, dai capelli rossi e gli occhi color cioccolato, sembrava il più giovane tra loro, ma in realtà il suo corpo era solo un giocattolo –Itachi sembrava preoccupato? Come ti ha già detto Hidan, non ha fatto niente di insolito in questi giorni?- Hoshigaki non rispose, sembrava che stesse riflettendo, ma la verità era che non aveva voglia di parlare: provava molto rispetto per il suo compagno, e dirgli addio gli sarebbe dispiaciuto, forse, era l’unica persona con cui aveva legato almeno un poco.
Sasori, vedendo la reazione del compagno, non insistette, continuò ad aggiustare una delle sue tante marionette: quello era l’unico modo per non far cedere la sua impazienza, infatti erano lì da quasi due ore e mezza, un tempo insolito rispetto alle solite piccole riunioni.
Insomma qual’era il loro compito? Solo raccogliere denaro uccidendo persone, non c’era bisogno di incontrare spesso il capo. Tranne per le emergenze.
Accanto al marionettista rosso, Deidara, spostava lo sguardo verso i suoi compagni, sembrava indifferente alla situazione, essi credevano che per lei sarebbe stato meglio se Itachi se ne andasse, dato che l’aveva costretta a far parte di Alba.
Tuttavia, i suoi occhi azzurri color del mare nascondevano ben altri segreti, e, al primo posto, si piazzava il fatto che tutti la credevano un ragazzo. Tutti tranne Itachi.
Poi c’erano un altro paio di clausole che aveva omesso ai tempi della sua presentazione, ma cosa volevano? Non le avevano chiesto neanche il permesso di entrare in quella stupida organizzazione!
Fortunatamente, aveva ottenuto un minimo di riservatezza all’interno di Alba, nessuno era riuscito a scoprire il suo piccolo segreto, tranne Itachi.
La bionda si morse il labbro inferiore, per scacciare i ricordi fastidiosi, al punto da far uscire il sangue, l’albino la guardò divertito –Che c’è, l’attesa è diventata spasmodica, eh Deidara?- la ragazza alzò lo sguardo e incontrò gli occhi viola di Hidan, che seppur lontani, risplendevano nell’ombrosità della grotta –Diciamo di si. Pain non ci ha mai fatto aspettare tanto, uhn.
Calò di nuovo il silenzio, mentre Hidan ridacchiava tra sé, Zetsu, la loro spia, entrò nella grotta e si stupì di vederli ancora lì, come li aveva lasciati –Cosa ci fate ancora qui?- chiese lo Zetsu bianco –Sei stupido, forse?! Non capisci che il capo ancora non ha finito con Uchiha!- ribatté lo Zetsu nero. Kakuzu lo fulminò con lo sguardo: nessuno aveva voglia di sentire un litigio tra di loro.
-Va bene, ho capito- replicarono tutti e due in contemporanea, Kakuzu sospirò insieme a Sasori, quest’ultimo, poi, era quasi arrivato al limite –Non possiamo andarcene? Mi sto decisamente scocciando! Ho un sacco di marionette da aggiustare e qui sto perdendo un sacco di tempo!- sbraitò nervosamente, Hidan scoppiò in una risata –Vuoi fare nero il capo?!- sghignazzò, Akasuna No Sasori alzò un sopracciglio e ignorò la battuta dell’albino.
Tobi serrò il passo e si sedette per terra, accanto a Deidara –Secondo me, l’ha fatto fuori- disse –Tra poco comparirà Konan e ci dirà che possiamo andare, ci mette tanto perché Itachi è difficile da ammazzare- anche Hidan sembrava d’accordo con l’affermazione di Tobi, e, comunque, per ora era l’ipotesi più credibile.
Kakuzu, però, scosse la testa –No, fidati, a parte il fatto che avremmo sentito un casino del diavolo, non avrebbe senso uccidere Itachi. Per quale motivo, poi?
Tobi non rispose, nessuno poteva vedere ciò che provava all’interno della sua maschera a spirale arancione, il suo viso era rosso dalla rabbia, avrebbe pagato oro per far sì che Itachi Uchiha morisse. Non lo sopportava proprio e il suo istinto da assassino gli diceva di ucciderlo.
-Se volete…- propose Zetsu –Posso andare io a vedere cosa succede- i membri di Alba, però, declinarono l’invito, nessuno voleva avere problemi col capo, se l’avesse scoperto sicuramente se la sarebbe presa con loro. Dovevano aspettare, quella era l’unica soluzione.
Improvvisamente, Konan, chiamata da alcuni Angelo messaggero, fece il suo ingresso nella grotta; a vederla tutti si alzarono e le andarono incontro –Salve, mi manda Pain, non posso dirvi di quello che succede con Itachi, ma vi invito ad avere ancora un poco di pazienza, manca poco alla fine del colloquio- una delusione enorme calò sui membri di Alba, che ripresero le loro postazioni, questa volta però insieme a Konan.
La donna sembrava molto stanca, infatti si tolse il mantello nero con le nuvole rosse, lasciando soltanto la tuta aderente ninja; Hidan le lanciò uno sguardo, lei lo evitò disgustata –Perché resti qui anche tu?- chiese Kakuzu per evitare un altro litigio inutile –Oh, il capo mi ha detto di lasciarli soli- rispose Konan, ribadendo subito il fatto che non avrebbe detto niente riguardo quello che aveva ascoltato.
Un ondata di vento scostò i capelli di tutti, Deidara si stava cominciando a stufare, ormai i nervi di tutti dovevano essere a pezzi: perfino Kisame, che fin ad ora era stato calmo, cominciava ad agitarsi. Non sopportava il silenzio, le dava l’opportunità di ricordare e lei non voleva ricordare. Soprattutto quello che era successo la sera prima.
 
Si era lasciata avvolgere dai sogni e dalle tenebre di quella dolce notte, quando fu svegliata da un baccano proveniente dall’atrio della base. Probabilmente Itachi e Kisame erano tornati dalla missione, ipotizzò mentre si girava dall’altro lato del letto singolo.
Lanciò uno sguardo alla finestra aperta: quella notte c’era la luna piena, tra tante piccole stelle, immersa in un’immensità blu. Senza nuvole.
Odiava particolarmente fare quel genere di pensieri, si sentiva una bambina, oramai era così abituata a fare l’uomo che lo era quasi diventata. Però, quando si guardava allo specchio non poteva negare l’evidenza, così come non poteva negare il fatto che Itachi Uchiha l’aveva sconfitta quel giorno. Tuttavia, agli occhi degli altri, lasciava vedere quello che lei voleva: tutti sapevano che lei era un ragazzo e tutti sapevano che non reputava arte i poteri oculari di Itachi.
I passi, che salivano le scale interruppero il filo dei suoi pensieri, qualcuno si era fermato di fronte alla sua porta –Grazie, ora scusatemi, ma devo scambiare quattro chiacchere con Deidara- disse una voce a lei troppo familiare: era Itachi.
Velocemente scese dal letto e prese il mantello nero indossandolo, prima che l’Uchiha bussasse, poi gli andò ad aprire con un’aria seccata –Cosa vuoi, Uchiha?- chiese, poco cortesemente lasciandolo sulla soglia della stanza, Itachi le chiese di poter entrare, lei, assai poco convinta acconsentì, ma solo per cinque minuti.
-Sai…- iniziò l’Uchiha in piedi nel bel mezzo della stanza, mentre Deidara era seduta sul letto -…ho notato che porti ancora rancore nei miei confronti, non credi sia l’ora di farla finita con questa storia?
Deidara sgranò gli occhi incredula: si sarebbe aspettata di tutto, tranne quella richiesta assurda, insomma non era da lui abbattere quel muro di freddezza e parlare a quattr’occhi con una persona. Di solito se ne fregava e basta.
-Farla finita? Mai! Tanto, a cosa ti serve il mio perdono?- domandò, non riusciva a vedere il volto dell’Uchiha poiché la stanza era avvolta nel buio più completo e, solo un piccolo riflesso della luna, illuminava una parte del letto.   
Lo sentì avvicinarsi a lei, ora le era di fronte in piedi e teneva lo sguardo fisso per guardarla –Capisco…- rispose freddamente Itachi –Hai ragione, in effetti il tuo perdono non mi serve proprio a niente, credevo che sarebbe stato meglio per entrambi, mettere da parte ogni tipo di rancore, ma vedo che non è così- si girò di spalle e fece per andarsene, quando, inaspettatamente Deidara si alzò e lo prese per la mano –Aspetta!
Non aveva avuto tempo per pensare a ciò che stava facendo, non era una persona impulsiva, di solito, ma qualcosa si stava risvegliando dentro lei. Qualcosa che aveva tenuto tappato per molto tempo, qualcosa che aveva rifiutato da sempre, qualcosa che avrebbe potuto abbattere il suo orgoglio in un secondo, e che ora l’aveva fatto perché si ritrovava a supplicare Itachi Uchiha affinché rimanesse con lei, in quella stanza.
Lui si girò e la guardò negli occhi –Cosa c’è?- chiese, ritrovandosi così vicino a lei che poteva sentire i suoi respiri, Deidara socchiuse gli occhi e, per la prima volta, si lasciò trascinare da quella passione che le ardeva dentro: lo baciò, prendendogli il viso tra le mani, fino a quando non sentì la lingua del ragazzo entrarle dentro la bocca; Itachi l’alzò da terra e lei attorcigliò e sue gambe attorno alla vita di lui, mentre continuavano a baciarsi con foga.
Solo quando caddero nel letto, lui sopra lei, la ragazza si ricordò del suo segreto più grande, che poteva essere scoperto, ma era troppo tardi: le mani di Itachi le avevano sbottonato il mantello e quando si ritrovò ad accarezzarle il corpo, anziché tastare il petto di un ragazzo, si ritrovò a palpare il seno di una ragazza.
Sbigottito, allontanò la mano –Tu sei…- disse incredulo, senza riuscire a finire la frase, Deidara era cosciente di aver fatto una cavolata: chissà cosa sarebbe successo, ora!
-Ti prego, non dirlo a nessuno…- lo stava supplicando, quando lui le appoggiò l’indice sulle labbra –Sta tranquilla, non lo saprà nessuno, ora abbiamo due segreti da nascondere.
Stava per chiedergli quale fosse il secondo segreto, quando si ritrovò di nuovo le sue labbra contro quelle di lui, che nel frattempo le stava slacciando la fascia con cui si era coperta sempre le sue parti femminili.
Itachi si tolse la maglietta restando a petto nudo, e cominciò a sfilarsi i pantaloni, quando furono tutti e due completamente nudi, un’ondata di passione li avvolse completamente, Deidara gemette, mentre il dolore si faceva sentire insieme alla goduria.
 
Era notte fonda, quando aprì gli occhi e video le braccia di Itachi attorno a lei che la stringevano, erano nello stesso letto e probabilmente si erano spinti un po’ troppo in là, rispetto alle sue aspettative iniziali –Itachi…- disse lei svegliando il sonno del ragazzo –Che c’è?- chiese, la ragazza non sapeva cosa dire, voleva cancellare il ricordo di quella notte, voleva annullare tutto, perché sapeva che niente sarebbe più stato come prima. Lui, però, la precedette –Posso farti una domanda? Perché ti sei finta un ragazzo?
Deidara aspettò un po’ prima di rispondere, non le piaceva il fatto di ammettere che in realtà si dimostrava debole e si disprezzava più di quanto lo facessero gli altri –Non volevo apparire debole, avreste avuto dei pregiudizi, se io fossi stata una donna- rispose secca, Itachi le scostò dolcemente un ciuffo biondo dalla fronte –Anche Konan è una donna, non c’è niente di male nell’essere ciò che si è realmente.
Deidara odiava quelle parole, se l’era sentite dire da troppe persone e sapeva che era la verità –Per Konan è diverso, lei è strettamente legata al capo, è ovvio che tutti la rispettano, io non sono nessuno- si vergognò di se stessa per aver detto una cosa simile, ma quella notte il suo orgoglio e la sua arroganza non si facevano vivi, sembravano del tutto repressi, da un sentimento più forte.
-Abbiamo chiarito, ora?- chiese l’Uchiha mettendosi a sedere, lei scosse la testa: non avrebbe mai rinunciato al suo odio, almeno quello doveva tenerselo caro, era l’unica cosa che le rimaneva.
-So cosa pensi, ed è sbagliato…dovresti iniziare a piacerti sul serio, mettendo da parte l’orgoglio, l’odio e sentimenti di questo genere. Come questa notte. Tu non sai niente di me e io non so niente di te, non puoi odiare ciò che non conosci, se è per il fatto che ti ho sconfitto sappi che neanche io avevo scelta: mi era stato ordinato di portarti qui.
Quelle parole le parvero dei massi pronti a schiacciarla:si sentiva sempre più imperfetta, sempre più misera, non aveva senso quella sua esistenza da verme e ora Itachi glielo stava pure confermando.
Lui la strinse al suo petto, Deidara si era stufata di quel gioco dove si conosceva già il vincitore: se doveva perdere l’avrebbe fatto con dignità. –Vattene- sibilò nervosamente, il ragazzo non insistette, prese la sua roba e se ne andò.
 
Un’ora dopo, finalmente, Itachi tornò dentro la grotta: fu assalito da un centinaio di domande dei suoi compagni, solo Deidara e Tobi se ne stavano in un angolino seduti, lei non lo guardava neanche, lui lo fulminava con lo sguardo.
Per far smettere quella raffica di domande raccontò ai suoi compagni il tutto, ovvero che Pain gli aveva affidato una missione molto difficile perché si trattava di una taglia importante e molto forte. Aveva perso così tanto tempo per via delle spiegazioni dettate dal capo, il quale non lasciava mai niente al caso, e progettava tutto a con estrema attenzione. I compagni sembrarono delusi e si avviarono verso la base. Itachi, invece, restò con Kisame per partire verso il loro nuovo obiettivo.
Prima, però, fermò Deidara per il braccio e la trascinò lontano dai compagni in modo da poterle parlare in privato –Allora? Non mi hai dato ancora una risposta…- lei evitò il suo sguardo e si finse indifferente –La mi risposta è no- rispose la ragazza, che sembrava aver riacquistato la sua tipica arroganza –Sappi, però, che non è detto che io torni da questa missione: Pain mi ha detto che sarà molto difficile, ci sono molte probabilità che io muoia, non vorrai davvero farmi morire con questo fardello, spero?
A quelle parole, lei sobbalzò in un primo momento, poi si fece scudo con la maschera da orgogliosa che usava spesso –Sai…- disse lui -…Pain mi ha detto che questa missione è impossibile da portare a termine, ma, secondo me, si sbaglia: tu sei più che impossibile.
Deidara sorrise beffarda e per poco non si mise a ridere, ma prima si abbandonò di nuovo a uno di quei baci con i quali solo lui riusciva a mandarla in paradiso.            
 

  
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