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Autore: Jean_Marc    22/04/2012    2 recensioni
Marta lascerà il Giappone per una nuova carriera in Inghilterra. Qui incontrerà una persona a lei molto cara, e certo non mancheranno i colpi di scena..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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“Devo sbrigarmi, o farò tardi!” Marta correva.
Correva per il corridoio degli studi televisivi perché era in ritardo, e doveva ancora prepararsi.
A breve la trasmissione nella quale faceva la valletta sarebbe andata in onda.
Arrivò nel camerino, e si cambiò in fretta e furia. Meno male che i vestiti erano già lì ad attenderla.
Almeno loro non fuggivano.
Marta sentì una voce che la cercava, e un po’ seccata urlò che le ci sarebbero voluti alti due minuti.  Ora era il momento di truccarsi. Davanti allo specchio si passò il fondotinta sulla pelle del suo viso, e si fissava allo specchio orgogliosa di sé stessa. “I vent’anni non mi hanno fatto per nulla male.. anzi, sono più bella di prima..” pensò.
Poi il suo sguardo si spostò verso una delle foto che teneva appese allo specchio.
In quella foto vi erano lei, Bunny, Amy, Rea e Morea, sedute su una panchina, l’una abbracciata all’altra.
Ricordò il giorno in cui venne scattata quella foto.
Giorno importantissimo per loro, dato che ottennero tutte il diploma di maturità e festeggiarono assieme.
Sentì una forte emozione dentro sé. Le mancavano le sue amiche.
Dopo l’ottenimento del suo nuovo lavoro, il tempo libero scarseggiava, quindi non riusciva mai a incontrarle. Si telefonavano di tanto in tanto, ma nulla di che.
Era molto dispiaciuta per questo.
Ma molto più dispiaciuta perché presto avrebbe dovuto lasciare il Giappone.
Il suo manager aveva deciso di “venderla” allo stato inglese, che prometteva guadagni migliori.
Si alzò, e si diresse alla sala registrazioni.
Una ragazza urlò il suo nome, ciò segnava quindi il suo momento.
Il suo momento di popolarità.
Il programma iniziò, la musica partì ed ecco apparire Marta sul grande schermo.
Ballava quella canzone sensualmente, assieme alle altre vallette.
Gli ascolti raggiungevano il picco massimo ogni volta.
Perché Marta era davvero bella e brava, tutto il Giappone la amava.
Si sarebbero sicuramente dispiaciuti, non vedendola più sul canale giapponese.

La trasmissione terminò, Marta salutò il suo pubblico con un dolce bacio e disse loro che potevano seguirla sul canale inglese, perché d’ora in poi avrebbe ballato nel programma “London Rouge”.  
“Bene, anche questa è fatta!” pensò, e mentre percorreva il corridoio udì delle voci femminili.
Erano le altre vallette nei loro rispettivi camerini.
Marta decise di porgere loro un ultimo saluto, dato che erano le sue colleghe ed erano apparse in televisione tutte assieme .
Ma quando mise la mano sul pomello della porta del camerino di Ukyo e Tomoko, rimase pietrificata.
Insulti. Nei suoi confronti. Perché era stata scelta per la trasmissione londinese.
Quella era invidia allo stato puro..
Ritrasse la mano dal pomello e si avviò verso il suo camerino, pensando che non avrebbe rivolto la parola a nessuno se non al suo manager.
Quelle ragazze erano acide. E non meritavano niente.
Aprì la porta del suo camerino e si cambiò.
Tolse le foto appese allo specchio, promettendosi che le avrebbe appese anche nel camerino londinese. Poi prese il cellulare, e notò che vi era un nuovo messaggio.
“Sta a vedere che sono le ragazze.. Hanno saputo del mio trasferimento e ora saranno arrabbiate con me perché non le ho avvisate..” pensò.
Invece quando vide il destinatario rimase di stucco.
E si chiese perché aveva ancora quel numero nella rubrica.
Alan. Che cosa diamine voleva da lei?
“Spero non ti sia scordata di me, ora che sei famosa. Non vedo l’ora di rivederti.. Dato che verrai a Londra non possiamo non vederci. Ti aspetto. Ah dimenticavo.. Sei bellissima.”
Marta fece cadere a terra il cellulare, sconvolta.
“No.. No.. Non posso crederci. Perché parla così? Ha sempre seguito la mia trasmissione? E Caterina? E’ da sette anni che non ho notizie di loro!”
Mille pensieri turbavano la bella Marta.
Sarà proprio vero che il passato torna sempre in carica per tormentare una persona?

Marta era rimasta imbambolata a fissare il vuoto, quando sentì una voce.
“Marta, insomma! Rispondi!” Era il suo manager, Yokomori Tsumada.
Marta tornò in sé e si rivolse a lui chiedendogli quando avrebbe dovuto lasciare il Giappone.
Aveva un’ultima cosa da fare, ad ogni costo.
Il manager le rispose il martedì imminente, così Marta fece mente locale su quanto tempo avesse a disposizione: due giorni.
Sarebbe riuscita a riunire le sue amiche in meno di due giorni?
Sperava di sì, d’altronde fare le cose in extremis era una sua specialità.
Tornò a fissare il suo manager, un uomo coi capelli corti, mori e ben spazzolati.
Portava gli occhiali, e i suoi occhi erano castani.
Era davvero affascinante.
Marta gli rivolse un sorriso.
“Grazie di tutto, Yokomori. Se non ci vediamo prima di martedì, voglio che tu sappia che se non fosse stato per te, non sarei mai arrivata così in alto.” Marta lo abbracciò.
Yokomori le accarezzò i capelli, mentre la teneva stretta a sé.
“Grazie a te, Marta. Purtroppo oggi è l’ultima volta che ci vedremo: stasera parto per Parigi con mia moglie.” disse.
Marta si ritrasse, lo guardò negli occhi, e gli augurò buon viaggio.
Così corse via, diretta a casa.
Non viveva più con i suoi genitori, ma in appartamento vicino all’università di lettere e filosofia.
“Perché ho scelto questo posto.. Sembro una studentessa devota allo studio, quando invece io e i libri non andiamo d’accordo!” Pensò mentre apriva la porta di casa.
Andò subito a coricarsi nel suo lettino, dove l’aspettava, già nel mondo dei sogni, Artemis, il suo fedele gatto.
Non gli aveva ancora parlato del viaggio.
Chissà come la prenderà, e soprattutto, vorrà seguirla?
Sicuramente vorrà rimanere qui con Luna..
Fu così che Marta si addormentò durante i suoi mille pensieri.
La notte passò presto, e la sveglia suonò puntuale alle nove.
Marta si alzò, e Artemis rimase stupefatto: la scena ricorrente di ogni mattina vede Marta che butta la sveglia da comodino. Stamani non era successo.
“Emh, Marta, ma stai bene? Sono le nove e sei già in piedi?” chiese Artemis.
Marta lo stuzzicò, cercando di rassicurarlo, dato che aveva migliaia di cose da fare.
Tra questi c’era anche l’annuncio importante riguardante la sua carriera, ma glielo avrebbe detto  assieme a tutte le altre.
Così estrasse il cellulare dal giaccone e cercò nella rubrica il numero di Bunny.
Ma ci ripensò. Era impossibile che Bunny fosse sveglia alle nove di domenica mattina.
Chiamò così Amy, con lei andava sul sicuro.
Uno, due squilli, poi sentì la voce di Amy dall’altro capo.
“Marta! Ciao!! Come stai? Tutto bene?” le chiese l’amica.
“Ciao Amy! In questo momento non sono sicura su come mi sento. Infatti devo darvi una comunicazione importantissima, quindi ho bisogno di sapere se siete disposte ad incontrarmi, alle undici, al caffè dei fratelli Otaki. Vicino casa di Morea.” Rispose Marta.
Amy esitò un po’ a rispondere. Marta riusciva a sentire la tensione dell’amica pungerla.
E si sentiva un’amica di merda. Come aveva potuto permettere un simile allontanamento?
Poi finalmente risentì la voce di Amy.
“Per me non ci sono problemi. Mi stavo appunto preparando per uscire con le ragazze, dato che avevamo già un appuntamento prefissato nelle undici. Ci vediamo lì allora!”
Non fece in tempo a salutarla che Amy terminò la chiamata.
Una lacrima scese dal suo viso, sentì che il loro rapporto aveva subito un drastico cambiamento.
Si voltò e vide Artemis fissarla, preoccupato per le sue lacrime e per la tanto attesa comunicazione.
Gli sorrise e spalancò le braccia, invitandolo a salirle in braccio.
Artemis raggiunse subito la sua padrona, e si ritrovò così tra le sue braccia.
Mentre coccolava il suo micio, il viso di Marta si stava riempiendo di lacrime.

Le due ore che separavano Marta dalle sue amiche trascorsero velocemente, e Marta arrivò puntuale, assieme ad Artemis, al bar dei fratelli Otaki.
Arrivò il fratello minore, Ryugi Otaki, che le chiese l’ordinazione, ma Marta rispose che aspettava le sue amiche, poi avrebbe ordinato.
Subito dopo, sentì delle voci familiari provenienti dall’entrata.
Si voltò, e vide Bunny, Amy, Luna e Morea.
Corse immediatamente da loro e le salutò, ma le ragazze la accolsero in un abbraccio che sembrava quasi forzato. Marta si sentì morire dentro.
Intanto Luna aveva raggiunto Artemis sulla poltrona; erano davvero carini assieme!
“Ciao ragazze! Sono davvero felice che siate venute all’appuntamento. Ma.. Dov’è Rea?” chiese Marta.
“Perché non ci sediamo? Siamo venute qui per un drink, no?” rispose Bunny.
Marta annuì e andò a sedersi assieme a loro, ma non capiva.
Volevano forse evitare di rispondere alla sua domanda?
Ma poi Amy le tolse ogni dubbio.
“Rea non è potuta venire, ha avuto un impre..” non fece in tempo a finire la frase che Morea la bloccò.
“Vuoi sapere perché Rea non è venuta? Te lo spiego subito! Da quando sei diventata famosa ti comporti da prima donna. E ti sei dimenticata di noi. Rea non può credere, e nemmeno io, che tu non riesca a trovare un minimo di tempo per vederci! E quindi per lei non esisti più! Mentre per me, bé, vale la stessa cosa, ma dovevo togliermi la soddisfazione di gridartelo in faccia! Quindi ora posso anche andarmene!”
Marta notò le espressioni distanti di Bunny ed Amy, e fu ferita dalle parole di Morea, la quale accennò di voler andare via.
Ma Marta si alzò, e la bloccò.
“Tu credi che sia facile la mia vita? Devo essere continuamente ripresa per apparire perfetta, per cosa? Un’ora di trasmissione! Dopo una giornata di lavoro io sono stanca, e perdonami cara Miss Nullafacente se non ho trovato tempo per te!”
Morea si sentì insultata da quelle parole, tanto che la fulminò con lo sguardo, poi riprese la sua battaglia.
“Lo vedi, lo vedi? Ti credi una principessina, mia cara!”
Marta non aveva voglia di litigare, così la frenò subito e cominciò a parlare.
“Ragazze, se vi ho fatto venire qui, non è per litigare; ma perché devo darvi una notizia importante. Martedì è un giorno importantissimo per me, perché mi trasferisco. Vado a vivere a Londra, dato che lavorerò lì”. Aveva suscitato il loro interesse.
Ora erano tutte a bocca aperta, la fissavano stupite.
Artemis invece aveva sul viso un espressione triste.

Dopo la notizia bomba, Marta era indecisa se rivelare anche la seconda notizia, quella riguardante Alan.
Ma forse non era il caso, almeno per adesso, siccome non era stata trattata da amica.
Fissò una ad una le amiche, poi i gatti.
Accarezzò la testolina di Artemis e gli sorrise.
“Micio mio, tu vuoi stare con Luna, vero?”
Artemis abbassò la testa e si avvicinò a lei, la sua espressione era diventata ancora più triste di prima.
Nonostante litigasse di continuo con la sua padrona, era legato fortemente a lei.
“Su, non fare così! Tu e Luna vi amate, è con lei che devi stare!” Marta si rivolse ancora ad Artemis, il quale sorrise alla sua dolce padrona.
Poi si rivolse alle amiche, spiegando loro che era stata scelta per un programma londinese, e che non poteva rifiutare.
E’ una di quelle opportunità che capitano una volta sola nella vita.
Bunny e Amy  mostrarono felicità nel vedere tutto questo suo successo.
Mentre Morea era ancora irritata per poco prima.
“Ragazze, non voglio che serbiate rancori per me. Io vi ho sempre portato nel cuore, anche se non ci sentivamo come prima. Nel mio camerino, avevo appeso una nostra foto sullo specchio. La guardavo prima di ogni messa in scena e ripensavo a noi. Voi siete troppo importanti per me, non voglio che mi vogliate male..” Marta si rivolse alle amiche in lacrime, le quali presero le sue mani.
“Oh Marta.. Noi non ti dimenticheremo mai. Noi siamo una cosa sola.. Ti vogliamo bene..” disse Bunny, mentre Morea si limitava a sorridere.
Di certo non poteva aspettarsi nulla di più da lei, vista la sfuriata di poco prima.
Marta tenne strette le mani delle amiche poi comunicò loro che doveva assolutamente andare, così le salutò con un abbraccio, che stavolta non pareva forzato, ma veniva dal cuore.
Dal cuore in cui vi era il ricordo di una bellissima amicizia, destinata a durare per l’eternità.

Marta lasciò così il locale, e solo quando uscì si accorse che non aveva ordinato nulla.
“Forse i Fratelli Otaki si erano spaventati delle urla e non si sono attentati a venire al nostro tavolo..” pensò mentre si incamminava verso casa.
Passò davanti il santuario Hikawa e rimase un attimo impalata a fissare la gradinata che la separava dalla sua grande amica Rea.
Proprio lei, non aveva voluto presentarsi all’appuntamento.
Lei, alla quale era legata in modo particolare.
Mandò un bacio volante nella sua direzione, poi corse via.
Rea, che stava spazzando il cortile, sentì una strana sensazione.
“Marta?” pensò. Corse verso la gradinata ma non vide nessuno.
“Eppure avrei giurato che fosse qui.. Oh.. Oh, insomma! Come sono strana certe volte! Poi ho deciso che non le rivolgerò mai più la parola!” si rammentò; così tornò al suo lavoro.
Intanto Marta era giunta a casa e stava preparando le valigie.
Ne aveva già riempite due, ma l’armadio era ancora pieno di abiti.
Sarebbe rimasta impegnata un bel po’.
Arrivò lunedì sera e Marta era riuscita ad impachettare tutto ciò che le serviva.
Per portare tutte quelle valigie, ci sarebbe voluto un furgone esclusivamente per lei, così chiamò il servizio Express che venne a ritirare la maggior parte delle sue valigie e le spedì al suo nuovo indirizzo, a Londra.
Con tutto quel trambusto non aveva avuto tempo di pensare cosa l’attendesse in quel posto.
Ed era meglio non pensarci, altrimenti si sarebbe rovinata i suoi ultimi giorni in Giappone.
Si impose che avrebbe affrontato il problema una volta che le si fosse posto.
Prima di andare a dormire, mandò un sms ad Amy, chiedendole se la mattina seguente sarebbero venute all’aeroporto per salutarla l’ultima volta.
Nascose il cellulare sotto il cuscino, e quando lo sentì vibrare i suoi occhi si colmarono di speranza, perché ci teneva a rivedere le sue amiche un’ultima volta.
Lesse il messaggio di risposta e i suoi occhi erano quelli di una ragazzina sognante che ha ricevuto il primo bacio, perché la risposta di Amy fu positiva.
Si addormentò quindi serena.

La notte passò in fretta, e alle nove Marta era già in piedi.
L’aereo sarebbe partito alle undici e mezza, quindi Marta ebbe tutto il tempo per lavarsi e fare colazione.
Alle dieci lasciò l’appartamento con una smorfia, urlando che lei non è mai stata un’universitaria anche se vi abitava vicino.
Era proprio una pazzerella..
Prese così un taxi e arrivò alle dieci e mezza all’aeroporto.
Si guardò attorno alla ricerca delle sue amiche.
Sentì qualcosa piombarle addosso, si guardò la spalla e vide il suo dolce Artemis.
Successivamente sentì le voci di Bunny, Amy, Morea e Luna.
Rea non c’era nemmeno questa volta.
Dal suo volto emerse un’espressione delusa, ma Morea le mise una mano sulla spalla per incoraggiarla.
“La nostra Marta.. Ancora non posso credere alla tua grande notorietà. Ti spingi perfino in Europa..” Morea cercò di rincuorarla. “Poi.. volevo scusarmi per l’altra volta. Siamo migliori amiche, non esiste che discutiamo per queste sciocchezze.”
Marta le sorrise, ringraziandola.
Era bello poter contare sulle proprie amiche.
Bunny cercò di sdrammatizzare, con una delle sue battute.
“Mi raccomando, trova un bel ragazzo inglese, deve essere ricco e deve soddisfare ogni tuo capriccio!”
Le amiche risero tutte assieme, e tra una chiacchiera e l’altra, arrivò l’orario dei saluti.
Marta abbracciò le sue amiche e i due gatti, raccomandando a Luna di prendersi cura di Artemis.
Si allontanò, facendo l’occhiolino alle sue amiche, e non poté nascondere i suoi enormi occhioni blu colmi di lacrime.
Mentre si avviava verso la scala che portava all’esterno, dove era situato l’aereo, sentì una voce chiamarla.
Era Rea.
Marta si voltò e in un lampo l’amica era di fronte a lei, che le sorrideva.
“Mi sono promessa di non parlarti più. Ma ho capito di essere stata una sciocca. Non devo essere arrabbiata con te, ma felice per te. Ti dico solo una cosa, vai, fatti valere. Hai carisma e le persone ti venerano, tu sei la migliore!” Rea si complimentò con l’amica che a questo punto non riusciva più a trattenere le lacrime.
Rea si portò due dita alla bocca e se le baciò, poi con quelle asciugò una delle lacrime dell’amica.
“Ricorda, io e te saremo amiche per sempre..” detto questo Rea si allontanò e raggiunse le altre ragazze, poi si girò e vide Marta ancora ferma a fissarla.
“Che Rea abbia sentito il bacio che le lanciai?” Marta rimase ancora immobile.
Ciò che la univa a Rea era un legame indescrivibile.
Era però arrivata l’ora di salutarle.
“Vi voglio bene. Un bene dell’anima!” esclamò Marta, mentre si avviava verso l’uscita.
Arrivò alla biglietteria, mostrò il biglietto e poi venne scortata fino all’aereo.
L’aereo decollò, mentre Marta si abbandonò ad una piccola dormita.
Intanto le ragazze fissavano l’aereo che prese il volo, augurando buona fortuna alla loro carissima amica.

Marta dormì per tutto il viaggio, e se non fosse stato per l’annuncio al megafono della conduttrice non si sarebbe accorta di nulla.
Raccolse la valigia ed uscì, e notò subito un ragazzo che teneva un cartellone in mano, dove vi era inciso il suo cognome.
Lo raggiunse e gli chiese se lui era il Sig. Jason Grey, il corrispondente inglese del quale le aveva parlato il suo manager.
Ma lui rispose di essere il suo assistente, le prese la valigia e le fece segno di seguirlo.
“Wow, come sono gentili qui in Inghilterra..” pensò mentre quel ragazzo le aprì la portiera del taxi.
Tale ragazzo raccomandò il tassista di lasciarla al Green Hill, sede degli studi televisivi, pagò il viaggio e la salutò.
“Pure il viaggio mi ha pagato? Quanta gentilezza!” pensò tra sé e sé, mentre guardava dalla finestra il ragazzo e gli fece un segno di ringraziamento.
Mentre era diretta agli studi televisivi, Marta guardava dal finestrino i quartieri londinesi.
Londra era come se la ricordava, bella come sempre.
Passò un quarto d’ora e finalmente Marta giunse a destinazione.
Alla reception lasciò la valigia e chiese alla receptionist, una ragazza dai capelli rossi e mossi, a quale piano avrebbe trovato il Sig. Jason Grey.
“Avevo sentito dire che stamattina sarebbe arrivata una ragazza bionda molto carina. Tu devi essere Marta, vero? Piacere, io sono Amanda!” disse la signorina mentre dattilografava al pc.
Lo faceva in una maniera talmente veloce che Marta rimase impressionata, e ci mise un po’ di tempo a rispondere.
“Piacere mio, Amanda! Sì sono la valletta che è stata scelta per la trasmissione “London Rouge”!”
Amanda annuì e compose dall’apparecchio telefonico l’interno 070.
“Puoi farla accomodare da me, intanto che mio padre arriva.” Disse la persona che rispose dall’altro capo.
“Allora, devi prendere l’ascensore e salire al quarto piano. A quel punto vedrai un lungo corridoio, tu devi andare nella stanza numero 70, in fondo a destra. Tutto chiaro? ” Amanda le rivolse un lieve sorriso.
Marta sorrise e ringraziò Amanda, e si diresse all’ascensore, ma poi fu bloccata dalla voce della ragazza.
“Ah, scusa non te l’ho detto! Ora non parlerai con il Sig. Grey, ma con suo figlio! Che.. bé, è un vero strafigo!” sussurrò Amanda.
Quell’informazione la lasciò di stucco.
Quel cognome.. Parlerà con il figlio..
Possibile che si trattasse di lui?
O che forse si trattava di una piccola coincidenza?
Possibile che era già ora di affrontare quel problema?
Bé, lo avrebbe scoperto molto presto.

Mentre era in ascensore, Marta non faceva altro che pensare ad Alan.
Cosa avrebbe fatto se in quella stanza avesse trovato lui?
La sua tensione aumentò quando il pulsante dell’ascensore divenne giallo, e la porta si aprì automaticamente.
Uscì, percorse il corridoio immersa nei suoi mille pensieri, poi arrivò davanti alla stanza numero 70.
“Coraggio Marta, fatti forza..” pensava tra sé e sé.
Bussò chiedendo il permesso di entrare, ma non udì risposta.
Strano, possibile che in due minuti dopo la chiamata di Amanda quella persona fosse già uscita?
In fondo era lì per aspettarla!
Così bussò con insistenza, e la porta si aprì da sola.
Un raggio di luce le bloccò la visuale, così si mise una mano davanti al viso.
“Oh scusa.. Non amo stare al buio però!” Marta udì una voce, doveva essere il figlio del Sig. Grey, che si alzò immediatamente per abbassare la tapparella.
“Ora puoi anche guardarmi..” Marta riconobbe quella voce, e quando alzò gli occhi lo vide.
Alan.
Rimase a bocca aperta e nel suo cuore albergavano migliaia di emozioni per lui.
Amore, amicizia, odio.
Si portò una mano sul petto ed abbassò lo sguardo.
Non poteva ancora crederci.
Alan notò la sua reazione e si avvicinò a lei, prendendola per le spalle.
“Che cosa succede?” le chiese tirandole su il mento, obbligandola a guardarlo negli occhi.
Marta si perse nei suoi occhi azzurri.
Era diventato ancora più bello.
Ma tornò in sé. Lei lo odiava, e non capiva perché il cuore le battesse così tanto.
“Non sei felice di rivedermi? Io sono al settimo cielo. Mi mancavi.” Alan le rivolse un sorriso, che Marta non ricambiò.
“Alan.. perché mi parli così? E poi, si può sapere cosa ci fai qui?” l’espressione di Marta era carica di rabbia.
Alan rimase stupito, poi le diede le spalle.
“Vedi, Jason Grey è il direttore degli studi televisivi di Londra. Mentre io sono suo figlio. Lui dirige il tutto, mentre io conduco la trasmissione televisiva “London Rouge”. Io ho seguito ogni giorno la trasmissione giapponese in cui apparivi. Mi mancavi tanto, così ho proposto a mio padre di proporti una promozione, che tu hai accettato senza storie, a quanto vedo.” Si voltò e le sorrise.
Marta rimase di stucco. Si trovava lì perché Alan la voleva lì.
“Così per un tuo capriccio io mi ritrovo qui, a Londra, lontana dalla mia vita? Mi hai comprata! Io non sono un giocattolo! Non ti rendi nemmeno conto del dolore che ho provato a doverti lasciare a Caterina, e mi ci è voluto molto per dimenticare la storia. Così facendo tu hai riaperto le mie ferite!” Marta urlò furiosa.
Alan abbassò lo sguardo, e sul suo viso apparve un’espressione triste.
“Caterina è morta.”
Gli occhi di Marta si spalancarono per la sorpresa.
Ne aveva abbastanza di tutte queste notizie bomba.

“Co-Cosa..?” Marta era incredula. Non poteva credere a ciò che aveva appena sentito.
“Oh.. Quando è successo? Perché non mi hai avvisata? Il mio numero l’hai sempre avuto!” gridò Marta.
“Mi dispiace Marta, ma ero sotto shock. La mia priorità, in quel momento, era starle accanto durante i suoi ultimi istanti di vita. A malapena, ho avvisato i suoi genitori. Non ti ho avvisata, perché non volevo rovinare le tue giornate. Saranno state sicuramente allegre.” Le annunciò, notando l’espressione affranta della ragazza. Poi riprese il discorso. “Comunque.. E’ successo un anno fa. Abbiamo avuto un incidente con la nostra automobile.” Alan si tirò su la maglietta per mostrare la sua ferita. Sulla sua pelle vi era una cicatrice evidente e Marta assunse un’espressione triste, tanto che gli si buttò tra le braccia, singhiozzante.
In quel momento parlare era inutile.
I due lasciarono cadere il silenzio, che dominava quell’istante, nel quale Alan teneva stretta Marta a sé.
Marta cercò il suo sguardo, e Alan la fissò intensamente.
“Ora devi dirmi perché mi hai fatta venire qui. Dimmelo, Alan.” Marta lo implorò con occhi lucidi.
Alan le accarezzò una guancia.
“Io ti ho sempre voluto bene. Quando ci siamo conosciuti tu eri una piccola liceale, mentre io già lavoravo. Non pensavo minimamente che tra me e te potesse nascere qualcosa. Ora invece, sei cresciuta. Hai vent’anni e sei bellissima. Vederti in televisione ha scatenato in me forti emozioni, e ho pensato che se non mi avessi dato nemmeno una chance non me lo sarei mai perdonato.” Lo sguardo di Alan si era fatto ancora più intenso, quando ad un tratto chiuse gli occhi e avvicinò pericolosamente il suo viso a quello di Marta.
“No..” Marta si voltò, rifiutando il bacio.
“Tu non puoi capire.. Non puoi capire i miei sentimenti e i miei stati d’animo. Cosa aspettarsi, d’altronde, da un uomo?” Marta iniziò a ridere, poi riprese il discorso, guardandolo negli occhi.
“Ho sofferto tantissimo per il mio amore segreto non ricambiato. Ho detto tutto.”
“Marta, ma eri una liceale! Era una piccola cottarella passeggera!” gridò Alan.
“Come? Ciò non significa che per me non sia stata importante!” Marta era furiosa.
Alan si voltò.”Su questo argomento non ci capiremo mai, credo. L’unica cosa da fare è metterci una pietra sopra.”
“Per te è facile parlare, non ti sei trovato ad abbracciare il cuscino piangendo per me!” urlò Marta, ma due secondi dopo capì di essersi tradita.
“Marta..” Alan la fissava sbigottito.
“Non fissarmi così! Non ho bisogno della tua pietà! Sappi che ti odio, tu mi hai cercata solamente perché Caterina non c’è più!” Marta era veramente furibonda.
Ma forse quest’ultima frase poteva evitarsela, infatti Alan si avviò verso la scrivania.
“Per favore, ora vattene. Rivolgiti ad Amanda, lei ti darà tutte le informazioni che ti servono. Per quanto riguarda mio padre.. Domani sarai contattata da lui.”
Marta fece per aprire bocca ma Alan si voltò di scatto, e quel suo sguardo la spaventò.
Così uscì dalla stanza numero 70, persa nei suoi pensieri, e si diresse alla reception, dove Amanda la accolse con un sorriso, che non fu ricambiato.

“Allora, come è andata? Alan è un figo, vero?” le chiese Amanda a bassa voce.
Marta non rispose, assumendo un’espressione annoiata, ed estrasse dalla borsetta un bigliettino con l’indirizzo dell’appartamento che le era stato riservato. Voleva sapere se era nella zona o se avrebbe dovuto prendere un taxi per raggiungerlo.
Amanda non chiese altro, perché notò una strana espressione sul volto di Marta.
Prese il bigliettino e lesse l’indirizzo. Rimase stupita.
“Oh, ma che coincidenza! Io abito nello stesso palazzo, nell’interno due! Mentre tu.. vediamo.. Ah! sei all’interno sette! Allora.. Se attendi dieci minuti che sistemo due cosette con il PC, torniamo a casa assieme!” Amanda sembrava davvero una ragazza simpatica.
Marta sorrise e la ringraziò, così andò a sedersi sulla poltrona della reception.
Appena sarebbe arrivata nel suo nuovo appartamento avrebbe dovuto sistemare un po’ di cose, di certo non voleva vivere in mezzo a valige e cartoni.
O forse doveva aspettare a disfare tutto?
D’altronde aveva appena discusso con Alan, e in teoria è con lui che dovrebbe lavorare.
Marta, disperata, si mise una mano in testa.
Non sapeva se era giusto rimanere lì dopo quelle rivelazioni.
Intanto Amanda la fissava ogni tanto, preoccupata.
Passò un quarto d’ora poi la vide avvicinarsi a lei.
“Tieni, questa è la tua valigetta che hai lasciato poco fa. Io sono pronta, andiamo!” Amanda le rivolse un sorriso, incitandola ad alzarsi.
Le due lasciarono lo stabilimento e si diressero nel parcheggio.
Amanda giocava con le chiavi mentre parlava, ma Marta non la ascoltava nemmeno.
“Marta.. Ma mi stai ascoltando?” chiese Amanda.
“Emh, come dici? Scusami, stavo pensando ad una cosa..” rispose, con un tono un po’ assente.
“Certo che quel colloquio deve averti scandalizzata veramente! Una cosa è certa.. devi essere forte, ragazza! Ora Sali! Amanda le sorrise, poi aprì la portiera della sua BMW nera e vi entrò.
Marta annuì ed entrò nella macchina, e le due si avviarono verso casa.
Calò il tramonto, e Marta lo ammirava tramite il finestrino.
Amanda notò la sua espressione assente e decise di lasciarla immersa nei suoi pensieri, magari sarebbe andata a trovarla il giorno seguente.
Così il loro piccolo viaggio fu dominato dal silenzio, finché non arrivarono nel loro quartiere.
“Siamo arrivate! Immagino sia la prima volta che vedi il tuo appartamento, qui.” Amanda le rivolse un sorriso e Marta fece lo stesso. Guardò l’abitazione, e ne rimase affascinata.
L’abitazione era dipinta in colore arancio, il suo colore!
Marta era felice, e poi si avviò con Amanda verso l’entrata.
Le due presero l’ascensore, poi Amanda iniziò a parlare.
“Stamattina ci sono state delle consegne. Quindi troverai tutte le tue valige. Se ti serve una mano a mettere a posto, non esitare a chiamarmi! Ok?” Amanda le ammiccò e l’ascensore si fermò.
Lei era arrivata al suo piano, così salutò Marta con un bacetto sulla guancia.
Marta le sorrise, ed una volta uscita premette il pulsante sette, dove vi era il suo interno.
Arrivò finalmente a destinazione, non vedeva l’ora di vedere il suo appartamento.
Aprì la porta ed ammirò il salotto, era abbastanza spazioso.
Vi era un tavolo e tutte le sue valige sparse.
Andò ad appoggiare le chiavi sul tavolo, ma quando vi si avvicinò notò una lettera che la immobilizzò.
“Per Marta, da Alan.”

Marta prese in mano la lettera.
Rimase di stucco nel vedere che la data in cui fu scritta risaliva ad un anno prima.
Solo leggendola avrebbe capito di cosa si trattasse.
“Ciao Marta.
Sono passati quattro giorni dalla morte di Caterina. Sono distrutto. Non so come andare avanti. Sembra come che il mondo mi sia crollato addosso. Lei era tutto per me, ed ora non c’è più. Avevamo tanti progetti assieme, volevamo comprarci una casa nuova ed avere tanti figli. Tanti, tanti, e guardarli crescere. Ma ora non possiamo più realizzare tali progetti, perché la mia Caterina è morta. Mi sembra tutto un incubo senza uscita, non so come fare.
Perdonami se non ti ho avvisata dell’accaduto. Tu sei una giovane ragazza, non voglio darti altri dispiaceri, hai già sofferto abbastanza… per causa mia.
Solo quando avrò risolto i miei problemi interiori riuscirò a spedirti questa lettera.
Ti voglio bene.
Alan.”
Il viso di Marta era bagnato dalle lacrime.
Si buttò a terra, stringendo la lettera tra le mani.
Chissà quando gliel’aveva lasciata nell’appartamento.
Molto probabilmente, subito dopo aver avuto l’ok di Yokomori riguardo il suo trasferimento.
Alan affittò l’appartamento e vi lasciò questa simpatica sorpresa.
“Riesci sempre a farmi piangere.. Perché, Alan, perché?” urlava.
Marta avrebbe voluto stare vicino ad Alan durante il suo dolore per la perdita di Caterina.
Il motivo per cui non gliel’aveva permesso era senza senso.
Marta non ebbe più voglia di fare nulla: lasciò così tutte le valige nel salotto, e cercò la camera da letto. Aveva bisogno di riposare.
Infatti appena vide il letto, vi si buttò senza esitazione.
Teneva stretto il cuscino a sé e piangeva.
Avrebbe voluto che Artemis fosse con lei.
La notte passò in fretta, e il mattino seguente Marta fu svegliata dalla suoneria del cellulare.
La suoneria cessò, e Marta guardò il display.
Cinque chiamate senza risposta. Numero non memorizzato.
“Oh no, deve essere il Sig. Grey! Che figuraccia!” Marta si agitò.
Così compose il numero, e udì dall’altro capo una voce maschile.
“Marta? E’ da mezz’ora che ti telefono! Perché non mi hai risposto? Non dirmi che stavi oziando, quando sapevi chiaramente che ti avrei chiamata! E dire che Yokomori mi aveva assicurato che di te ci si poteva fidare!” era il Sig. Grey, che urlava furibondo per la negligenza di Marta.
Marta fissò l’orario, erano le otto e trenta.
Che ragione aveva di arrabbiarsi tanto?
In fondo si inizia a lavorare verso le nove..
Così cercò di sdrammatizzare.
“Mi scusi Sig. Grey. Mi sono persa nel sistemare le mie cose nell’appartamento. In ogni caso sarò da lei in una ventina di minuti, d’accordo?”
“Va bene. Io l’aspetto nel mio ufficio. A tra poco, signorina Aino!” il Sig. Grey era alquanto irritato, ma almeno era riuscita a calmarlo un po’.
Marta si preparò in fretta e furia, chiamò un taxi ed arrivò agli studi, dove vide Amanda che si prendeva un caffè alle macchinette nel salone della reception.
“Ehi! Ciao! Ti posso offrire un caffè?” le chiese.
Marta salutò Amanda ma rifiutò il caffè e corse via, dato che era già in ritardo per l’appuntamento con il Sig. Grey.
Arrivò così nella stanza numero 70, e fu invitata ad entrare dal Sig. Grey, che era con le braccia incrociate davanti alla finestra.
Marta sperò di non avere problemi.

“Salve Sig. Grey, mi scusi se l’ho fatta attendere.. Piacere, io sono Marta!” Marta si avvicinò a lui e gli tese la mano per presentarsi.
Era un uomo con un’aria cupa, ma molto attraente.
Aveva i baffi e i suoi capelli erano mori e corti.
Lui le sorrise, dicendole che preferiva essere chiamato Jason, dato che avrebbero lavorato assieme.
Marta rispose con un sorriso, e dopo essersi seduta assieme a lui, cominciarono la loro conversazione.
“Bene. Sappi che non ammetto ritardi. Di nessun tipo.” Jason la fissò serio, e Marta annuì, in imbarazzo per il ritardo di poco prima.
Poi sentì nuovamente la sua voce.
“D’ora in poi io sarò il tuo manager. Non sono giovane come Yokomori, ma in quanto alla bravura siamo allo stesso livello. Lui ti ha scoperta, ti ha permesso di entrare nello show-biz. E ora sei qui, con me. Io mi ritengo fortunatissimo. Ma prima di farti debuttare come valletta nel programma di Alan, il “London Rouge” vorrei sapere una cosa da te.”
“Mi dica pure.” Marta era pronta a rispondere a qualsiasi sua richiesta.
 Jason ricominciò a parlare.
“Lavorerai come valletta nel programma di mio figlio, e vorrei chiederti se questo ti crea problemi. Io e lui ci raccontiamo tutto, quindi non c’è bisogno che mi spieghi nulla se non quali siano le tue intenzioni adesso.”
Merda. Non si aspettava tanta confidenza tra un padre e un figlio.
Capì il motivo per cui il giorno prima, Alan la mandò via dall’ufficio del padre, rimandando così il loro incontro.
Voleva informarlo della situazione.
E dopo aver rivelato tutto a Marta, aveva chiesto al padre di verificare se la ragazza se la sentisse di lavorare con lui.
Arrossì un po’, imbarazzata, ma lo fissò, e cominciò a parlare.
“Lavorerò con lui, senza dubbio. Io ho fatto tutta questa strada, non posso e non voglio tirarmi certo indietro. Non lascerò che le mie questioni private influenzino la mia carriera.” Disse decisa.
Jason annuì, orgoglioso nel sentire quelle parole.
“Bene, allora possiamo tornare a noi. Sarai ospite nel “Girls Diner Chat”; dove sarai intervistata dalla signorina Faythe Hitons, che è una ragazza giovane e non ti metterà in nessun modo in imbarazzo. Prima di farti debuttare nel programma di Alan, dobbiamo farti conoscere alla nazione!”
Marta sorrise, fiera di sé.
Era al settimo cielo.
“Quando si terrà l’intervista?” chiese.
Jason le fece segno di attendere qualche secondo, e compose un numero sul cellulare.
“Faythe? Ciao, sono Jason. Ti do l’ok.” E terminò la chiamata.
“Stasera. Alle diciassette devi essere assolutamente qui, dovrai prepararti per la trasmissione che inizia alle diciotto e trenta. Mi raccomando.”
Marta rimase sorpresa.
Quell’uomo aveva organizzato tutto con una velocità assurda.
Ma poi comprese il tutto.
Jason aveva già organizzato tutto con Faythe: mancava solo la sua approvazione o negazione, che dipendevano da come lei avesse risposto per la situazione sentimentale sviluppatasi con Alan.
Se lei avesse detto che non riusciva a contenere le proprie emozioni, l’avrebbe mandata a casa, e al momento della telefonata con Faythe, le avrebbe detto di mandare all’aria tutto.
Ma non era stato così, per fortuna.
Così Marta sorrise orgogliosa e si alzò per salutarlo.
“A dopo Jason, non ti deluderò.” Gli disse.
I due si salutarono, e Marta si avviò verso l’uscita.
Ma verso le scale, notò Alan.

“Ciao Alan! Devo parlarti.”
Voleva dirgli che aveva letto la sua lettera.
Lui abbassò la testa e le passò davanti indifferente.
Marta gli corse dietro e lo bloccò.
“Alan, non mi rivolgi più la parola?”
“Ti parlerò solo per argomenti riguardanti il nostro lavoro. D’altronde lavoreremo assieme..” le rispose, poi si avviò verso l’ufficio del padre.
Marta rimase pietrificata.
Cosa doveva fare con lui?
E soprattutto, cosa sentiva per lui?
Solo il tempo le avrebbe fatto comprendere quali fossero i suoi sentimenti.
L’ultima volta gli aveva urlato in faccia di odiarlo, ora invece..
Stava male perché lui non le rivolgeva la parola.
Marta si portò una mano al petto, poi si avviò verso le scale.
In fondo alla rampa di scale vi era l’uscita di sicurezza, e Marta decise di prenderla.
Non aveva voglia di mentire ad Amanda quando le avrebbe chiesto quale fosse il suo stato d’animo.
Odiava che le venisse chiesto, perché la maggior parte delle volte mentiva.
Aprì la porta e un vento gelido la trafisse.
“Caspita! Devo cercare subito un taxi e andarmene..” pensò.
Si avvicinò alla strada e vide fortunatamente una coppia che scendeva da un taxi dall’altro lato della strada, così raggiunse subito l’abitacolo e vi salì.
Si fece così accompagnare a casa.
Decise di disfare le valige e i vari pacchi, che erano davvero troppi.
Ma appena aprì la prima valigia, le passò subito la voglia.
“Dovrei pagare qualcuno per mettere tutto a posto.. Io non ne ho per niente voglia.” Pensò tra sé e sé.
Si alzò e frugò nella borsetta alla ricerca del cellulare.
Ora aveva voglia di chiacchierare con una persona di cui si potesse fidare ciecamente, così compose il numero di Rea.
“Piccola inglese! Sciocchina! Ti sei ricordata di chiamare, eh?” Rea era felicissima di sentirla.
Lo stesso valeva per Marta, la quale aveva le lacrime agli occhi per la felicità.
“Oh, Rea.. La tua voce.. Sono così felice di sentirti..” Marta singhiozzava.
Rea si stava preoccupando. “Tesoro, che succede? Parla!” la incitò.
Marta si asciugò le lacrime agli occhi poi iniziò a narrare.
“Vedi, io sono qui perché Alan è il figlio del direttore degli studi televisivi. E dopo avermi vista in onda nel programma giapponese, ha proposto al padre di acquistarmi. Mi voleva qui, per un suo capriccio. Io l’ho respinto, ma ora sono confusa. Non so nemmeno io cosa provo per lui..”
“Ferma, ferma! Ma scusa, lui non stava con la tua amica, Carola mi sembra?” insinuò Rea.
“Caterina. Non stanno più insieme, perché lei è.. è morta.” Marta singhiozzò ancora.
Rea rimase senza parole, e anche se Marta non la poteva vedere, giurò che si fosse messa una mano davanti alla bocca per lo stupore.
“Dio, mi dispiace.. Oh Marta.. Non sai quanto vorrei essere lì con te, e tenerti stretta a me! Quando ti vedrò in televisione, mi immaginerò di tirarti una guancia!” Rea cercò di sdrammatizzare.
Marta rise per quella battuta, la sua amica unica nel farla sorridere.
“Ti voglio bene Rea. Grazie di tutto. Ora sto molto meglio. Ah, non perderti la mia trasmissione, oggi, alle diciotto e trenta!” la raccomandò Marta.
“Farò di tutto per trovare quel canale! Ti adoro, ricordalo!” Rea le dimostrò il bene che provava per lei, in modo unico.
Così le due si salutarono, e Marta tornò verso le valige, decisa a mettersi all’opera, con il sorriso.
Grazie a Rea.

Mancava mezz’ora alle diciassette, ma Marta era già agli studi televisivi, prontissima a prepararsi nella sala trucco per la sua prima apparizione sul canale inglese.
Sarebbe stata intervistata da Faythe Hitons, ed era emozionatissima.
Come si era promessa, aveva attaccato allo specchio del suo camerino le foto delle sue amiche.
Loro erano la sua vita, non poteva fare a meno di loro.
Se ora stava sorridendo era per merito di Rea.
Si mise un abito bianco, davvero appariscente.
Si aggiustò i capelli poi passò al trucco.
Successivamente si ammirò allo specchio, si sentiva perfetta.
Udì una voce le disse che a breve sarebbe stato il suo turno.
Mentre percorreva il corridoio, Marta trasse un respiro profondo.
Attese qualche minuto, poi udì Faythe Hitons che la annunciava.
Ecco, era giunto il suo momento.
Così, emozionatissima, si avviò nel salone, e vide migliaia di telecamere puntate su di lei.
“Buongiorno, carissima Inghilterra!” Marta salutò il suo nuovo pubblico in modo originale.
Faythe le sorrise, poi si presentò.
“Benvenuta nel mio programma. Ti torturerò un pochino, ma questo lo sapevi già, vero?” disse Faythe sorridendole.
“Torturarmi? Oh mio dio, non mi avevano parlato di questo! Non spaventarmi!” disse Marta ridendo.
Faythe iniziò a ridere. “E’ proprio simpatica questa piccola giapponesina!”
Marta sfoggiò un altro dei suoi sorrisi smaglianti.
“Bene, cara Marta. Iniziamo con l’intervista. Sei molto giovane, ma hai un grande talento. Hai soli vent’anni e ti conoscono già tutti! Come hai fatto? Credo che molte ragazzine vogliano saperlo!” Faythe sorrise.
“Bé, io ballo e canto da  quando sono piccina. Durante il liceo, mi sono presentata a varie audizioni di ballo e canto, che non sono mai andate a buon fine. Ma io tentavo e ritentavo, quella era la mia priorità. Non pensavo minimamente allo studio, non mi vergogno di dirlo, io ho sempre odiato la scuola!”
Faythe iniziò a ridere. “Wow, sincerità al cento per cento! Avete sentito cari professori di questa ragazza?”
Wow. Marta si stava divertendo.
“Bene. E dopo queste audizioni? Cosa è successo?” le chiese Faythe.
“Incontrai casualmente il sig. Yokomori Tsumada. Mi disse che mi vide ballare ad una delle audizioni a cui presi parte, ed era rimasto incantato dalla mia spontaneità nei movimenti. Mi chiese se volevo essere una delle ballerine del nuovo video degli Arc-en-ciel, e io accettai senza esitazione. Debuttai così nel video della loro canzone “Blurry Eyes”; e successivamente fui contattata da altri direttori per altri video. Ho collaborato con persone di alto livello, e ho persino conosciuto Britney Spears! Ero felicissima, da lei ho imparato molto. E’ scioltissima nei movimenti, io l’adoravo.
Successivamente Yokomori ha deciso che voleva avere l’esclusiva su di me, così divenne il mio manager e diventai una delle tre vallette del programma “Japa Japa U”!”
Faythe rimase sorpresa e incredula.
“Wow ragazzi, ora questa Marta è tutta per noi! Non potremmo essere più felici di così!” disse, chiudendo la trasmissione.
Wow. Jason aveva ragione. Faythe era bravissima a mettere una persona a suo agio.
Si incontrarono nel corridoio, e la ragazza le sorrise.
“Hai talento, ragazza. Sei fantastica, andrai molto lontano.” Poi aprì la porta del suo camerino e svanì.

Marta si stava cambiando nel suo camerino.
Sentì Jason bussare alla porta, ma prima di invitarlo ad entrare, si mise una maglietta addosso.
“Ciao Marta! Sono venuto a dirti che abbiamo raggiunto un livello di ascolto altissimo! Tutto grazie a te! Il programma di Faythe era già seguito, ma la tua comparsa ha fatto alzare le percentuali in una maniera incredibile! Figurati cosa succederà quando apparirai nel “London Rouge”! Farai faville! Oh, tu sarai la mia fortuna!” Jason era eccitatissimo.
Marta era entusiasta dell’idea, amava la notorietà.
“Quando debutterò nel “London Rouge”?” chiese.
“Stasera stessa. Alle venti. Preparati!” Le fece l’occhiolino.
Marta annuì e salutò Jason, poi tornò a fissarsi nello specchio, dove vi erano appese anche le foto delle sue amiche.
“Amiche, spero che la tensione che si è creata tra me e Alan svanisca durante la trasmissione. Altrimenti posso alzare i tacchi..”
Finì così di prepararsi, scelse un abito viola dove vi era disegnata sopra una piccola perla arancione.
Abbinò così stivali e orecchini a quel colore, si guardò allo specchio e fu fiera di sé stessa.
Sentì che qualcuno bussava alla sua porta.
“Sono Alan, posso entrare?”
Marta rimase stupita.
Perché quella visita?
Esitò un attimo, ma poi autorizzò Alan a varcare la soglia che li stava separando.
Quando entrò, Alan rimase incantato da tanta bellezza.
Per un attimo la fissò senza fiatare, poi iniziò a parlare.
“Tra poco inizia la mia trasmissione, ed inizia anche il nostro rapporto di lavoro. Dobbiamo essere entrambi professionali, tenere da parte i rancori che proviamo l’uno per l’altra e fare finta di nulla. Sei in grado di fare ciò?”
“Non sono una bambina. Sono perfettamente consapevole di ciò che faccio. Non lascerò che i sentimenti influenzino la mia carriera, ostacolandomi.” Marta ribatté.
Alan rimase di stucco.
Non credeva che Marta fosse così matura.
“Bene, volevo solo accertarmi di questa cosa. Ora posso anche andarmene. Ah, un’ultima cosa.. Sei un incanto.” Alan lasciò il camerino con queste sue ultime parole, che fecero arrossire Marta, mettendola in imbarazzo.
“Voleva farmi impazzire? Ci sta riuscendo..”

Erano ormai arrivate le venti.
Il programma era in procinto di iniziare, e Marta stava ripensando alla visita di poco prima.
Alan ci teneva a lei.
Voleva che non si facesse distrarre da emozioni durante lo show.
E così avrebbe fatto.
Ma non per lui, ma per sé stessa.
Lei era una ragazza forte.
Trasse un respiro profondo, e si avviò nel corridoio.
Attese qualche minuto in attesa dell’inizio del programma.
Poi sentì la voce di Alan. La stava annunciando.
“Signore e signori, come ogni sera, il London Rouge vi terrà compagnia per un’oretta! Oggi abbiamo un nuovo arrivo! Ebbene sì, la bella giapponesina che avete conosciuto nel programma della mia collega Faythe! Ecco a voi.. Marta Aino!”
Come sottofondo vi era “Lollipop” di Alexandra Stan, e Marta entrò nello studio ballando e mandando baci al pubblico.
Sembrava una vera professionista.
Si muoveva divinamente e sensualmente.
Arrivò vicino ad Alan, e gli rubò il microfono.
“I just love my Lollipop!” Marta terminò la canzone con quelle ultime parole, e fece l’occhiolino ad Alan.
Lei sapeva come catturare l’attenzione.
“London, I know that you love me! Ah!” sorrise.
Marta era sorpresa di sé stessa.
Era completamente sciolta, nonostante Alan fosse lì con lei.
Il palco doveva aver un effetto positivo in lei, dato che le faceva scordare di tutto e di tutti.
Era contentissima.
Aveva catturato il pubblico con quelle sue battute.
Lei era unica.
Alan se ne rese conto, e capì che lavorare con lei sarebbe stato meraviglioso.
Forse era anche il caso di smettere di essere burbero con lei.

La trasmissione andò avanti, Marta col suo sorriso e la sua simpatia aveva fatto salire gli ascolti alle stelle.
Aveva dominato per tutta la trasmissione, che, alle ventuno, giunse al termine.
Marta era soddisfatta di sé stessa.
Anche se lei ed Alan non si rivolgevano la parola al di fuori del lavoro, questo non la turbava minimamente quando era in scena.
“Sei una vera professionista.” Alan la raggiunse nel suo camerino.
Marta si stupì, e lo ringraziò.
Alan le sorrise, poi si avvicinò a lei e le prese la mano. “Lavoreremo assieme, ho deciso che essere burbero con te non serve. Amici?”
Marta arrossì per l’imbarazzo, e annuì. “Grazie Alan. Amici.” Gli rivolse un sorriso.
“Bene, ti accompagno a casa adesso. Non puoi prendere continuamente il taxi!” Alan le sorrise.
“Ti ringrazio, ma..” Alan la bloccò.
“Niente ma. Ti porto a casa io. Si è fatto buio, e a quest’ora è meglio essere in compagnia, non credi?”
Perché tanta premura?
In ogni caso, la cosa la stava divertendo.
“Va bene, papino!” Marta gli rivolse un sorriso.
I due risero assieme, era la prima volta che questo succedeva da quando Marta era tornata a Londra.
“Ci vediamo tra un quarto d’ora.” Alan le fece l’occhiolino e si allontanò.
Marta si portò una mano sul petto, e sentì che il suo cuore batteva forte.
Passò un quarto d’ora e Marta era prontissima, stava attendendo l’arrivo di Alan, che arrivò qualche minuto più tardi.
“Sei in ritardo!” gli sorrise.
Alan fece lo stesso, poi la prese per mano e le sussurrò che era ora di andare.
“Alan.. Due amici non si tengono per mano..” gli sussurrò.
“Nemmeno un padre ed una figlia?” Alan rispose così per la battuta di poco prima.
Marta sorrise, e sebbene titubante, si avviò con lui verso l’uscita.
Amanda vide la presunta coppietta tenersi per mano e rimase stupita.
Rivolse loro un saluto, poi gridò a Marta che era una traditrice, ridendo.
Marta sorrise, e rispose che stavolta sarebbe andata a casa con lui.
Amanda fece una smorfia, poi salutò l’amica.
Marta le fece l’occhiolino e si allontanò con Alan, diretta al parcheggio.
“Questa è la mia macchina..” era un’Alfa Romeo nera.
Marta vide un’ ammaccatura sul lato del passeggero, e immaginò la causa.
Assunse un’espressione triste, perché pensò a Caterina.
Alan la fissò per un momento, poi la invitò ad entrare.
Marta alzò lo sguardo, e se non fosse stato buio, sarebbe stata sicura di aver visto in lui, occhi lucidi.
Ma non poteva accertarsene.
Così i due si allontanarono nella notte, diretti all’appartamento di Marta.

“Ecco, siamo arrivati..” disse Alan.
Marta gli sorrise e giocherellò con le chiavi.
“Bene, è giunto il momento di salutarci. Allora ci vediamo domani?” gli chiese.
“Non mi offri nulla? Ti ho accompagnata fin qui!” Alan le sorrise.
Marta rimase sorpresa da quella richiesta.
“Ci tieni tanto a vedere il mio appartamento?”
“L’ho già visto.. Ma tu non c’eri.”
Marta sospirò, e un po’ seccata lo invitò a salire con lei.
Mentre salivano per le scale, Marta pensò al disordine che aveva lasciato nell’appartamento.
Ma ormai non poteva mandarlo via, avrebbe fatto la figura della nulla facente, ma in fondo era così.
Non aveva voglia di ordinare la casa.
In quel momento pensò che se ci fosse stata Morea con lei, l’amica l’avrebbe senz’altro aiutata.
Aprì così la porta, ed entrarono nel salotto.
“Emh.. perdonami per lo scompiglio, ma.. non ho avuto tempo per mettere a posto!”
Alan rise. “Piccola bugiarda! Hai detto a mio padre che eri in ritardo perché avevi ordinato casa.. Chissà come hai perso tempo invece, eh!” era una battuta ironica.
Marta non se la sentì di rispondere.
Aveva perso tempo a piangere per lui, e non poteva rivelargli ciò.
Così si limitò a fare una pernacchia, e si diresse in cucina.
Mentre preparava un thè caldo, Alan la raggiunse.
“Amo il thè. Te lo sei ricordata..” le cinse la vita.
Marta arrossì.
“Bé.. ecco..” non sapeva cosa dire.
E nella sua mente si proiettò il ricordo di un pomeriggio di sette anni prima.
Lei ed Alan che prendevano un thé al bar “Lunay”.
Si ricordava persino il bar.
E le emozioni che provava quel giorno.
Il suo cuore batteva all’impazzata.
“Alan..” Marta si voltò e lo fissò dritto negli occhi.
Lui le accarezzò una guancia.
“Io non so se.. sia il caso..” Marta si accorse che stava balbettando.
Lui sorrise poi si avvicinò al suo viso.
“Io credo di sì, invece.”
E la baciò.

Marta rimase sorpresa da quel gesto inaspettato.
Ma forse avrebbe dovuto immaginarselo, visto che l’atmosfera tra loro si stava scaldando.
Un’altra cosa si stava scaldando, il thé.
Ma in quel momento non le importava.
Chiuse gli occhi passò le mani nei capelli di Alan mentre lo baciava.
Alan invece le accarezzava quei lunghi capelli biondi, mentre assaporava le sue dolci labbra.
Marta gli mise le mani attorno al collo e lo fissò intensamente.
Era felice.
Sentiva il suo cuore battere all’impazzata, e sapeva che per Alan valeva la stessa cosa.
“Questo è molto meglio del thé!” la stuzzicò Alan, ridendo.
“Molto meglio. Non c’è paragone..” Marta lo fissò maliziosa.
“Io però me lo prenderei lo stesso un thé!”
“Ah, lo preferisci ai miei baci? Fa pure!” Marta lo invitò ad allontanarsi.
Alan notò che la tazza era diventata bollente, ma la prese in mano ugualmente.
“Vediamo.. Il thé o Marta? Il thé o Marta?” si chiedeva, divertito.
Marta rideva.
Depose la tazza sul mobile della cucina e fissò la bella Marta.
“Io scelgo te, senza ombra di dubbio..” e tornò a baciarla.
La prese in braccio e si diresse in camera da letto.
Mentre la appoggiò sopra al letto, la fissava intensamente.
Ma Marta lo frenò.
“Alan.. Non mi sento ancora pronta a fare l’amore. Ti prego.. Comprendimi.” Marta abbassò lo sguardo.
Alan le sorrise, poi le accarezzò una guancia.
“Non c’è nessun problema. Io ti ho portata qui per fare un riposino..” disse mettendosi una mano dietro alla testa.
Sì certo. Ma chi voleva prendere in giro?
Marta rise, poi lo invitò a sdraiarsi al suo fianco.
“Non faremo l’amore, ma dormiremo assieme. Credo che sia meglio. Poterti abbracciare per tutta la notte.. Respirare il tuo profumo..” gli occhi di Marta divennero brillavano per l’emozione.
Alan la fissò intensamente, poi si sdraiò accanto a lei.
“E’ un’ottima idea.” Le baciò la fronte.
Marta appoggiò la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli.
Non ci volle molto per addormentarsi.
Era stata una giornata intensa, piena di emozioni.
Ma forse qualcosa le avrebbe distrutto la felicità appena acquisita.

“Si sta proprio bene qui in spiaggia, non credi tesoro?” Alan le rivolse un sorriso.
“Hai ragione! E’ una bellissima giornata di sole.. A proposito.. Per evitare scottature.. Spalmami la crema sul corpo, amore! Poi farò lo stesso con te!” disse Marta ridendo.
“Certo.. Ma prima dimmi le due paroline magiche!” Alan le diede un buffetto sul naso.
Marta rise, poi lo guardò dolcemente. “Per piacere..”
“Ecco, così va meglio!” Alan le sorrise.
Marta si tirò avanti i capelli in modo che Alan potesse spalmarle la crema sulla schiena.
Ma furono interrotti da delle urla.
“Cosa succede?” Alan si stava spaventando.
Marta guardò l’orizzonte e la vide.
Caterina.
Stava spingendo via chiunque si trovava davanti.
Marta si portò una mano davanti alla bocca per la sorpresa.
“Oh mio dio..” esclamò.
“Esatto! Dì pure le tue ultime preghiere, stronza!” urlò Caterina.
Alan la interruppe.
“Caterina, io ho scelto Marta! Per favore vattene e non fare scenate!”
Caterina aveva un’espressione diabolica in viso.
Estrasse una pistola e la puntò contro Marta.
“Quindi, eliminandola, a fior di logica, dopo vorrai stare con me, o mi sbaglio?”
Marta si terrorizzò.
Senza pietà, Caterina premette il grilletto, e partì un colpo.
“Non ti permetterò di farle del male!” Alan gridò correndo in direzione di Marta, e le fece da scudo.
La pallottola gli trafisse il petto, e Alan si accasciò a terra.
Quella spiaggia si era trasformata in un fiume di sangue.
Un dolore straziante trafisse la nostra Marta.
Urlò a squarciagola.
L’urlo la accompagno anche nel risveglio.
Iniziò a piangere.
Era stato un incubo orribile.
Alan si spaventò, poi vide Marta chinata su sé stessa che singhiozzava.
“Oh mio dio, Marta, che succede?”
Marta non rispose.
In quel momento mille dubbi la assalirono.
Forse nel destino non era programmata una loro eventuale storia.
Forse era proibita.
Le tornarono in mente le parole e l’espressione di Caterina.
Rabbrividì.
Poi si girò e fissò Alan.
“Non chiedermi nulla.. Ma per favore.. Vattene. Lasciami sola.”
Perché gli stava dicendo quelle cose?
Non se lo meritava!
Ma lei era fatta così.
Alan la fissò titubante. “Ma.. Marta.. Perché?”
“Ti ho detto di andartene!” urlò.
Alan raccolse i vestiti e si avviò verso l’uscita, senza chiedere ulteriori spiegazioni.
Non la salutò nemmeno.
Marta si sentiva un’ipocrita.

Dopo aver avuto l’incubo, Marta non riuscì più a prendere sonno.
Ogni volta che chiudeva gli occhi le si proiettavano nella mente quelle orribili scene.
Così passò l’intera giornata a svuotare le valige, ordinando tutti i suoi abiti.
Almeno un problema era risolto.
Aveva cercato, più o meno, di non pensare ad Alan.
Lo aveva deluso, e non sapeva cosa sarebbe successo nella puntata odierna del “London Rouge”.
Erano ormai giunte le diciannove.
Marta era nei camerini che cercava di truccarsi al meglio per nascondere le occhiaie.
Fu interrotta dalla suoneria del suo cellulare.
Chissà chi la stava cercando.
Fissò il display, e vide il nome di Rea.
Chissà se anche questa volta l’amica sarebbe riuscita a farle tornare il sorriso.
“Rea! Ciao!” Marta rise.
“Uh, ciao Marta! Vedo che siamo allegre oggi!” Rea ricambiò la risata.
“Non credo proprio, amica..”
Intanto, Alan stava percorrendo il corridoio.
Passò davanti al camerino di Marta e si fermò.
Evidentemente lei era nel camerino che si stava preparando per lo show.
Udì la sua voce, forse stava parlando al telefono.
Si mise dietro alla sua porta, intenzionato ad origliare.
“Ma come? Altri problemi? E io che ti stavo chiamando per congratularmi.. Ti ho vista in televisione.. Sei stata fantastica!” Rea era eccitatissima mentre parlava.
“Grazie.. Comunque, amica, capiti proprio a pennello, sai? Vorrei chiederti una cosa”
“Lo so. Sentivo che avevi bisogno di me. Su, spara.”
Rea la invitò a narrare, e Marta ne fu sorpresa.
Il loro legame era fortissimo.
Capivano quando l’una aveva bisogno dell’altra.
“Ecco..E’ possibile che una persona defunta venga a tormentarti durante i tuoi sogni? Sono sconvolta, Rea. Ho sognato che ero in vacanza con Alan, vacanza rovinata da Caterina, la quale era decisa ad uccidermi. In questo modo, senza me tra i piedi, lui sarebbe tornato con lei..” Marta singhiozzava.
“Allora. Non è possibile questa cosa. Ciò che agisce durante i tuoi sogni, è il tuo subconscio. Nient’altro. Evidentemente sei preoccupata per qualcosa, e il tuo subconscio ha proiettato nella tua mente tali insicurezze. Io penso che tu abbia paura a frequentare nuovamente Alan. Tu lo vuoi, vero? Se è così, tesoro, non devi fare altro che seguire il tuo cuore. Non mostrare insicurezze, e sii forte. Me lo prometti?”
Marta stava piangendo.
“Sì.. Io lo voglio.. desidero Alan più di ogni altra cosa adesso. Ti prometto che farò di tutto per riconquistarlo. E.. Rea.. io non so come ringraziarti. Sei semplicemente unica. Riesci sempre a farmi tornare il sorriso. Ti voglio un bene dell’anima, e te ne vorrò sempre!”
Rea sorrise. “Vale la stessa cosa per me. Ora vai! Corri dal tuo amore! A presto!”
Rea terminò la telefonata, e Marta si guardò allo specchio.
“Devo essere forte. Ora sarà meglio che mi asciuga queste lacrime, il trucco si è pure rovinato!”
Poi udì la porta del suo camerino aprirsi.
Era Alan, che le sorrise.
E adesso, cosa sarebbe successo?

“Non c’è bisogno che mi spieghi nulla. Su, coraggio, cosa aspetti a correre tra le mie braccia?” Alan si rivolse alla bella Marta sorridendole.
Marta comprese che Alan aveva sentito la sua conversazione al telefono con Rea.
Avrebbe dovuto dimostrarsi seccata, ma non lo fece.
Non le importò nulla.
Ciò che ora importava, era che lui fosse lì.
Lì ad invitarla a raggiungerlo.
Gridò il suo nome e gli corse incontro.
Alan la accorse a braccia aperte.
La teneva stretta a sé.
“Scusami, Alan!” Marta singhiozzava.
“Marta, non pensiamoci più. E’ tutto passato. Io ti ho scelta. Ora dobbiamo pensare solo a noi.”
Marta udì quelle parole e ne fu felice.
“Voglio stare con te, Alan.”
“Anche io.”
“Vuoi stare con te stesso?” Marta rise.
“Sciocchina!” Alan le diede un buffetto sul naso e la baciò.
“Ora finisci di prepararti, tra poco andremo in onda! Non vorrai apparire come una piagnucolona!”
Le lacrime le avevano rovinato il trucco, così si avviò verso lo specchio.
“Marta, tutti ti amano. Stai avendo un successo clamoroso.”
“A me basta che mi ami tu” gli fece l’occhiolino e si mise il rossetto.
Alan la fissò intensamente, e le disse di amarla.
Lei fece lo stesso.
Cosa chiedere di più dalla vita?
Aveva un ragazzo ed un lavoro meravigliosi.
Era felice. E voleva esserlo per tutta la vita.
Intanto, al santuario, Rea stava spazzando il cortile, quando una sensazione la colpì.
Fissò il cielo e sorrise.
“Lo sento. La mia Marta ora è felice..”
  
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