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Autore: Querthe    16/11/2006    1 recensioni
Uno strano patto per la ricerca di un oggetto che è sfuggente come del mercurio. Nuovi e vecchi nemici all'orizzonte e una strada che è solo in salita, nel bene e nel male.
Seguito di "Alyssa - La nascita." Vi prego di leggerlo, o francamente non ci capirete molto...
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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- Io esco a prendere una boccata d'aria! Qui dentro si soffoca.
- Ma se sei uscita dieci minuti fa. Alexandra, datti una calmata.
- La fai facile tu. Io non riesco a stare ore in macchina ad aspettare. Chi poi? Una vampira.
- Ancora con questa storia? Non sei stanca di fare la parte della licantropa spocchiosa che odia i non morti?
- Ma io li odio!
- E allora perché hai accettato di unirti ad Alyssa? - ironizzò lei.
La bionda sgranò gli occhi come colta di sorpresa, quindi emise quello che poteva sembrare un ringhio gutturale.
- Ho i miei buoni motivi. Che ore sono? - tentò di cambiare argomento.
- Le cinque quasi. - la assecondò l'umana. - Dovrebbero aver finito. Alcuni clan odiano muoversi nelle ore antecedenti l'alba.
- Comunque io vado a fare un giro. - sbottò la gatta mannara aprendo la porta della Mercedes e sparendo nella notte.
- Come i bambini... - mormorò sorridendo Rose. - Ma almeno sta reagendo bene. Ormai non parla quasi più di Markus. E sembra aver accettato anche il suo ruolo ormai fondamentale nela politica dei licantropi di Milano e dintorni.
La ladra ricordò con veloci immagini quanto era successo nei due giorni successivi la notizia che Alyssa, lei e Misha avrebbero cercato di recuperare la Clavicola Caini, la Chiave di Caino. I clan di vampiri riunitisi le avevano poste sopra la legge, sia vampirica che umana, garantendo loro immunità e protezione. Si era quasi morsa le dita quando i Capobranco dei licantropi hanno stretto la mano ai Fondatori non morti. Non aveva nemmeno un videofonino per riprendere la scena. Una storica tregua che lentamente avrebbe coperto l'intera Europa e l'America del Nord. Aveva osservato soddisfatta come i Cani di Attila, gli Squarciagola, i Lupi montani, le Code fulve e tutti gli altri clan avevano sottoscritto una tregua interna, avevano gettato le basi per un'organizzazione che potesse contrastare la potente struttura politica dei vampiri. Una tregua firmata con il sangue del Ribelle Markus, come aveva commentato Alyssa. E in mezzo a tanto importanti quanto sconosciuti eventi, c'era la sua piccola storia di umana che aveva scoperto una verità orribile come il più riuscito dei film dell'orrore. La sua anima era già condannata, e doveva scendere negli Inferi per tentare di salvarsi. Le ricordava una vecchia storia della mitologia greca.
- Dov'è la palla di pelo? - sorrise Alyssa aprendo la portiera del lato passeggero.
Rose trasalì un istante, mentre le ombre nella macchina sembrarono vibrare.
- In giro. - rispose calmandosi. - Era stufa di aspettare.
- Impulsiva come sempre...
- Come è andata?
- Abbiamo chiuso. Da domani i vari delegati inizieranno a tornare nelle loro rispettive zone. Mentre noi inizieremo la caccia. Per sapere esattamente dove si trova il primo pezzo dovremo trovare Menegius, la storia di questa città.
- Non ti seguo.
- Vero. Scusa. Non possiamo a metterci a cercare qualcosa che non conosciamo in una città come Milano, considerando che non abbiamo certo tutto il tempo del mondo. Se qualcuno sa dove e cosa dobbiamo cercare, quello è Menegius. E' una specie di scrivano, un vampiro che ha dedicato la sua vita eterna alla conservazione delle informazioni della città dove risiede. Conosco di esseri simili a Londra, Madrid, New York e altre grandi città. Sono certa ne esistano anche negli altro continenti, ma come sai i non morti di quelle zone non hanno aderito alla Congrega. Sono nostri nemici, animati da scopi a noi sconosciuti. Anche se... - sorrise debolmente. - Anche se in parte li capisco. Ora sono parte della Congrega, ma solo formalmente. Non sono e non voglio diventare una cariatide fossilizzata come loro.
- Beh, vecchia sembri vecchia come una mummia. - la stuzzicò la voce della licantropa, comparendo dalle ombre che circondavano l'alone di luce del lampione vicino al quale avevano parcheggiato, poco lontano dal Cimitero Maggiore. - Allora, avete anche stasera deciso le sorti del mondo?
- Quasi. Intanto si è deciso che una certa gattina beve troppo latte e sta mettendo su pancia.
- Cosa stai insinuando? - mugugnò sospettosa lei.
- Io? - sospirò come offesa la vampira, portandosi le mani al petto. - Nulla... solo che a vederti viene da chiedersi se sei ancora una gatta mannara o se stai diventando un panda mannaro. Sai quegli animali tondetti, paciocconi che passano la loro vita a dormicchiare felici e a mangiare. Praticamente quelloc he fai tu.
- Non è vero. Rose, diglielo che non è vero.
- Ah, lasciami fuori. E' una storia tra voi due. - ridacchiò la ladra, sapendo come sarebbe andata a finire, non essendo quella la prima volta né sarebbe stata l'ultima in cui una delle due provocava l'altra.
- Codarda. - ridacchiò la vampira. - Ma prudente. Allora, trippa mannara, torniamo a casa? Tu però è meglio se la fai di corsa, ti può fare solo bene.
- Brutta... - sibilò Misha trasformandosi e riempiendo l'ampio abbigliamento informale che indossava.
Balzò in aria, tentando di coprire la decina di metri che la separavano dalla non morta, che all'opposto aveva optato per un elegante completo composto da una lunga gonna nera a pieghe in velluto cangiante e da una camicia coordinata di foggia vagamente retrò, decisamente poco adatti per un eventuale scontro in corpo a corpo.
- In un battito di ciglia, o Arcano del trasporto, sono dove mi aggrada. Ora. - esclamò mordendosi il labbro inferiore con un canino ipersviluppato.
- Istantaneamente scomparve, per riapparire dove Misha aveva saltato mentre la licantropa atterrava pesantemente sul terreno e si voltava ringhiando, le quattro zampe artigliate a lasciare leggeri segni nell'asfalto. Ripartì a velocità sovrumana, con la chiara idea di investire Alyssa.
- Sei monotona, gattina. Sono anni che mi attacchi così. - sorrise mentre il dito che si era incisa viaggiava veloce nell'aria a tracciare uno strano disegno simile ad una torre. - Tu che nulla può spostarti, proteggi la tua padrona. Fallo, Arcano delle mura.
Rose chiuse gli occhi, sicura che la vampira sarebbe stata travolta dalla massa lanciata a tutta forza di Alexandra, ma sentì solo un ululato di dolore e il respiro affannoso di Misha, che era stata fermata e spostata ad alcuni metri dal suo bersaglio.
- Ti odio. Te e la tua maledetta magia... - borbottò la bionda, rialzandosi e massaggiandosi il collo mentre tornava in forma umana. Si spazzolò gli abiti leggermente sporchi dalla polvere che aveva sollevato nella caduta e si stiracchiò - Un giorno o l'altro riuscirò a beccarti, e vedremo quanto sei brava a urlare. Per ora comunque mi sono stufata. Torniamo a casa.
La vampira scosse il capo sorridendo, mentre si avvicinava alla macchina salendo dietro. In qualche modo sapeva che quello che avevano fatto era solo una sorta di gioco, un qualcosa che Misha compiva per rimanere in esercizio, per testarsi.
- Non potremo utilizzare la casa di Martina per sempre... - borbottò, come se stesse pensando ad alta voce, la bionda, gli occhi chiusi e la testa appoggiata al comodo sedile. - E credo che i tuoi Rifugi siano perduti, sebbene ora tu non debba più temere il sole... - sfortunatamente.
- Sempre gentile, eh? Comunque hai ragione. Conto di non rimanere a Milano per molto, il tempo di parlare con Menegius, arraffare il pezzo della Chiave e andarcene.
- Dove?
- E chi lo sa? Magari il secondo pezzo è a Torino, ma potrebbe essere anche a Sidney.
- Insomma vagabonderemo un po' per il mondo?
- Esattamente, Misha. Dovremo temere due sole cose. La prima il demone che Talos ha evocato. La seconda gli stessi Magoi. Vogliono vendetta contro Ximumu, e noi siamo solo un ostacolo che eliminerebbero più che volentieri.
- Bella prospettiva. - mormorò Rose.
- Meglio che essere definitivamente morte, non credi? Su con il morale, sono certa che riusciremo a superare tutti i problemi e a raccontare la nostra avventura ai nostri nipotini.
- Da quando in qua i vampiri hanno nipotini? - chiese Misha.
- Beh, io sarò la zietta preferita... Sempre nipoti sono, no? - rise Alyssa, rilassandosi sul sedile posteriore.
- La stessa prontezza di spirito... - pensò la gatta mannara, rimanendo silenziosa fino all'appartamento, dove si gettò sul letto addormentandosi immediatamente.
Anche la ladra e Alyssa si coricarono dopo una veloce doccia, cercandosi le mani nel grande letto matrimoniale.
- Promettimelo.
- Certo, piccola. Torneremo dagli Inferi con la tua anima pulita e luminosa come te.
- Sei una grande bugiarda... Ma ti amo anche per questo... - sorrise Rose voltandosi e guardando nel buio della stanza il corpo nudo della non morta.
- Sai che l'ultimo che mi ha chiamato bugiarda non l'ha potuto ripetere?
- Ah, e cosa vorresti farmi? Mordermi il collo lasciandomi sognante ed esangue mentre voli via come un pipistrello? - mormorò sorridendo l'umana, allungando anche l'altro braccio cercando la fredda e vellutata pelle della compagna.
- No. Ti farei questo! - le rispose voltandosi di scatto sul fianco e incollando le sue labbra a quelle di Rose, che sgranò gli occhi per poi rispondere con tutta la passione di cui era capace, abbandonando ogni preoccupazione, ogni pensiero per dedicarsi solo a quel momento.
- Sei pazza... - ansimò quando si separarono, rimanendo una di fronte all'altra, i loro volti a pochi centimetri di distanza, gli occhi di una persi in quelli dell'altra. - E io più di te. Ti amo.
- Necrofila...
- Non scherzare, stupidina. E tu allora, che invece che fare la vampira da manuale preferisci sbaciucchiarmi? Cosa penserebbero i membri del Consiglio?
- Che pensino quello che vogliono, quei vecchiacci. - controbatté la vampira, avvicinando le labbra all'orecchio della compagna. - E allora... - le sussurrò, solleticandole la pelle con un alitò freddo ma a suo modo morbido e inebriante. - Allora vuoi che sia una vera vampira? Ti accontento subito. Sono giorni che non mi nutro, e settimane che non assaggio il tuo nettare. Soddisferò ogni mio appetito stasera.
- Alyssa! - emise un grido strozzato falsamente scandalizzata. - Tu mi stupisci.
- E non hai visto ancora nulla... - ridacchiò lei mostrando i denti acuminati, che affondò delicatamente nel collo, stando attenta a non ledere le fasce muscolari come normalmente faceva con le sue vittime. Assaporò solo una goccia del caldo e zuccheroso sangue della ladra, ma mise in circolo lo speciale mix prodotto dalle sue gengive, composto da ormoni, dopamina e altre sostanze che stimolarono il corpo dell'umana come un potente afrodisiaco, rilassandola allo stesso tempo.
- Mio... - sospirò la donna, stringendo il freddo e soffice corpo a sé con tutte le sue forze, premendo i suoi seni contro quelli della vampira, sentendone le dure asperità dei due capezzoli stuzzicarle la pelle lanciandole brividi che non seppe esattamente identificare, ma che la invogliarono a proseguire in quell'accenno di danza in cui stava già trasformandosi il loro abbraccio.
Una carezza, un baci, due lingue che giocarono per un tempo lunghissimo, che sembrò cristallizzarsi nel momento del massimo piacere, come un picco che permise ad entrambe di cadere a valle con un sorriso e un mugolio, ansimanti e sudate. Rose si addormentò poco dopo, il suo respiro leggero a cullare i pensieri della vampira, che la osservò con gli occhi semichiusi.
- Saprai cosa ci aspetta? No, non lo sai. E questo è la tua fortuna... - pensò, abbandonandosi nelle braccia di Morfeo.
   
 
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