Anime & Manga > Ranma
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Autore: Apochan    16/11/2006    4 recensioni
Ciao raga, qst è la mia 1^ fan fic, nn siate troppo crudeli!!! spero ke vi piaccia!! cOmmentate!!!! Grazie a DolceMella e ad Akane_Tendo ho reso la fic più...leggibile!!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A spasso nel 40 a. C.

 

Era una calda estate del 1987, quando Ranma e Akane si stavano godendo le loro vacanze estive all’ombra della tettoia della loro casa.

Il caldo era così soffocante che il ghiaccio nei bicchieri si scioglieva subito.

Improvvisamente:

Ranma:Cos’è questo forte vento?

Akane:Non lo so Ranma…Aiuto !

Ranma e Akane:Ah!

Furono risucchiati da uno strano vortice.

Nello stesso momento:

Shampoo:Nonna vado a fale le consegne!

Obaba:Sta attenta Shampoo, di questi tempi c’è gente che ruba per mangiare a sbafo. Portati dietro Mousse. Se ti succedesse qualcosa, potresti sempre ripararti con lui.

Mousse:Arrivo Shampoo! Ma cosa…Ah!

Shampoo, Obaba e Mousse finirono risucchiati.

Sulle montagne vicino al monte Fuji:

Ryoga:Uffa! Ma non dovrei essere sulle spiagge di Okinawa? Ma cosa…Aiuto!

Ryoga faceva la stessa fine. Stessa sorte tocco anche a Kuno, mentre si stava “allenando” nella sua residenza.

Si ritrovarono tutti insieme in una landa desolata.

Akane:Ma che posto è questo? Dove ci troviamo?

Obaba:Che strano. Sembra quasi il deserto che percorsi per allenarmi 2000 anni fa… Senza dubbio ci troviamo in Cina.

Ryoga:Come facciamo a tornare indietro adesso, se ci troviamo nel bel mezzo di un deserto, eh vecchia strega? Ce lo spieghi?

Obaba:Basterà attraversare il deserto, ovvio!

Tutti:Oh, no!

Cominciarono la traversata. Diventava ogni secondo più caldo.

Ad un certo punto si sollevò un polverone seguito da scalpiccii e urla tremende. All’orizzonte apparve una schiera di uomini al galoppo. Tutti, molto irritati e camminando nervosamente cominciarono a chiedersi cosa stesse succedendo; solo Obaba era rimasta ferma e rigida. Deglutì e poi urlò:

Obaba:Scappate più veloce che potete! Sono Unni! Ci troviamo nel 40 a. C.!

Tutti impietriti si fermarono mentre gli Unni si avvicinavano…passò un attimo e l’avanzata continuava…scoppiarono in un grido collettivo:

Tutti:Cosa?!?

Obaba:Scappiamo prima che ci prendano prigionieri!

I ragazzi cominciarono a correre, ma ormai era troppo tardi. Gli Unni li accerchiarono; successivamente li legarono molto stretti e li portarono via.

Erano in un epoca lontana, prigionieri di un popolo ormai inesistente.

I giorni e le notti passavano; gli Unni vagavano senza una meta apparente, la speranza di tornare a casa era quasi vana.

Una notte mentre tutti dormivano, Ranma rimase sveglio a contemplare le stelle che riusciva a vedere dalla tenda. Ad un certo punto senti un rumore, che all’apparenza era continuo; si mise in ascolto: era il pianto di qualcuno: ma di chi? Ranma si guardò intorno e vide il suo unico e vero amore: Akane. Fra tutti era la persona che l’aveva presa peggio. La scuola era finita e poteva godersi le vacanze, invece era stata risucchiata da un vortice ed era rimasta prigioniera in un epoca antica chissà dove. La situazione la faceva stare molto male, a tal punto che quella sera scoppiò in un pianto.

Le si avvicinò e le chiese dolcemente:

Ranma:Perché piangi Akane?

Akane:Ho paura di rimanere qui per sempre.

Ranma:Non è vero. Non rimarremo qui per sempre. Prima o poi un altro vortice verrà e allora potremo tornare a casa.

Akane:Lo spero veramente, con tutto il cuore.

Ranma:Fidati, ce la faremo.

Ranma per rincuorarla la strinse a se più forte che poteva. Il momento era talmente emozionante, che sembrò fosse durato per anni, e invece furono solo pochi attimi.

Il tempo tornò a scorrere interminabile. Ne era passato molto e sicuramente si trattavano di alcuni mesi, o forse… anni.

I nostri amici prigionieri, ignari di tutto, avevano attraversato i territori della Russia attuale sopravvivendo con loro grande fortuna.

Il clima desertico del Gobi si alternò bruscamente con quello della tundra siberiana.

Un giorno la differenza si fece sentire bruscamente. Stavano svolgendo alcune riparazioni all’accampamento nomade per conto dei capi unni, quando improvvisamente un nugolo di polvere desertica si sollevò dal nulla. La maggior parte delle tende fu scaraventata via o risucchiata; i capi unni si nascosero con tutto il loro popolo, ma Ranma e gli altri rimasero in balia della tempesta. Quando finì, Mousse, Shampoo e Obaba erano scomparsi. Tutti si guardarono bene attentamente. C’era una componente che stonava in quel luogo quasi anti-diluviano: era un pezzetto di un qualcosa… plastica! Non esisteva ancora la plastica! Questo dava la spiegazione.

I tre erano stati risucchiati in un altro vortice e dovevano essere tornati a casa.

La speranza si riaccese.

Poco tempo dopo giunsero in una terra desertica all’apparenza monotona, ma la linea del deserto era interrotta da quella di fiorenti oasi, da una grande città.

Le case erano semplici e maestose allo stesso tempo, fra di loro due edifici spiccavano particolarmente; c’erano monumenti e altri edifici che terminavano appuntiti… avevano un’aria familiare… forse li avevano visti nei libri della storia del mondo… ma sì! Erano in Egitto! Le grandi costruzioni appuntite erano piramidi e obelischi, i grandi edifici che spiccavano erano il tempio di Athon, il loro dio Sole, e il palazzo del faraone; quelle che sembravano oasi, erano in verità un’area lussureggiante che si stagliava sulle rive del Nilo.

Ma gli Unni non erano lì per ammirare le grandi opere egizie.

I nostri infatti, si erano introdotti quasi furtivamente nella grande città. I loro schiavisti si erano nascosti in ampi mantelli e camminavano rapidamente in mezzo alla folla.

Per non dare nell’occhio si erano anche sparsi; ogni capo aveva però in mano uno degli schiavi, per evitarne la fuga.

La città in poco tempo fu attraversata e si ritrovarono nuovamente nel deserto, ma stavolta aveva un aspetto diverso, sicuramente si trattava di un deserto roccioso.

Attraversato un alto colle si ritrovarono davanti un immenso esercito di soldati mongoli e unni. Il loro piano era quello di attaccare l’Egitto e di impossessarsene.

Erano tutti terribili e minacciosi, ed ispiravano qualcosa di rozzo, primitivo e sanguinario. Erano disposti a tutto pur di sconfiggere l’esercito egizio-romano.

I ragazzi ignari di tutto furono gettati nelle schiere dei fanti e armati di pugnali, mentre Akane era stata messa a fare assistenza ai feriti. Mentre la gettavano insieme ad altre ragazze prigioniere, urtò contro una di loro e con sua meraviglia vide che…:

Akane:Nabiki sei tu!

Nabiki:Sorellina!

Akane:Ma come sei finita tu qui?

Nabiki preso un momento di silenzio rispose:

Nabiki:Quel giorno che voi spariste nel vortice sono stata risucchiata anch’io . Ero venuta a cercarvi e invece di trovarvi, sono stata condannata a fare da schiava a questi rozzi. Per tutto quello che mi è successo, avrei bisogno di un bel rimborso!

Akane:

Poco dopo videro un uomo corpulento, che si alzò sopra tutti in groppa ad un cavallo, il quale iniziò a parlare molto velocemente e a gesticolare. Ad un certo punto si interruppe e tutto l’esercito iniziò a muoversi. Ranma e gli altri furono spintonati insieme ad esso.

Stavolta il ritmo della marcia era frenetica e in poco tempo si ritrovarono vicino alla città; ci fu un attimo di pausa, poi l’esercito accompagnato dalle urla selvagge dei soldati, si scagliò all’attacco della capitale egizia. Questa situazione durò poco: infatti subito dopo l’esercito unno-mongolo si bloccò: si cominciarono a sentire sempre più distintamente voci, rumori di zoccoli di cavalli…il silenzio. Quel momento di silenzio sembrò durare un’eternità; Ranma, Ryoga e Kuno furono attraversati dai brividi dalla paura.

Improvvisamente un nugolo di frecce investi l’esercito mongolo e molti uomini furono trafitti e molti altri morirono; i nostri (anche Kuno incredibilmente!) riuscirono a sfuggire, ma nel farlo si ritrovarono tra le schiere del potentissimo esercito egizio-romano: vi erano moltissime schiere di legionari romani, le fila delle catapulte, la fanteria egizia, i comandati egizi posti sulle bighe, i centurioni romani a cavallo ed infine videro loro, i più potenti, ma con loro grande sorpresa: Cleopatra, la grande regina egiziana, posta su di una magnifica quadriga, assomigliava incredibilmente ad Akane, e Marco Antonio, il grande triumviro, a cavallo di un bellissimo purosangue, era la copia sputata di Ryoga. Essi vedendo i ragazzi piombati improvvisamente tra le loro fila, li fecero catturare senza pensarci, così vennero portati via.

La battaglia continuò, sempre a vantaggio degli Egiziani e dei Romani.

Il conflitto era quasi finito e le sorti segnate, ma avvenne l’incredibile: due guerrieri mongoli si avvicinarono a Cleopatra e a Marco Antonio e senza che essi se ne accorgessero furono pugnalati alle spalle. Anche se un generale egizio se ne accorse quasi subito, i due erano ormai morti dissanguati.

L’esercito egizio-romano adirato e addolorato da tale avvenimento, si scagliò con ferocia contro gli Unni e Mongoli, trucidandoli uno ad uno, fino al loro accampamento provvisorio. I pochi sopravvissuti furono fatti prigionieri; tra di loro, oltre a Ranma, Ryoga e Kuno, c’erano Nabiki e Akane.

Ranma si ritrovò solo in una piccola cella abbandonato a se stesso per qualche ora, finché un soldato lo fece uscire, ma la situazione non migliorò: fu legato e condotto in strada insieme ad altri prigionieri.

Quando scoprì la meta fu assalito dai brividi per la paura: le guardie della prigione lo stavano conducendo al mercato degli schiavi.

Fu messo in fila insieme ai tanti sfortunati che erano con lui; poi un uomo, che aveva proprio la faccia da mercante, gli mise al collo un cartello e lo spinse in bella vista su di un piccolo palchetto di legno. Ranma veniva continuamente osservato, toccato, squadrato da capo a piedi finché una donna con colui che doveva essere suo marito, sentenziarono qualcosa parlando col mercante e poi fecero portare via il nostro povero protagonista.

Ranma fu lavato e rivestito da capo a piedi; poi fu messo a lavorare come sguattero dalla mattina alla sera.

La permanenza di Ranma al palazzo del signore egizio sembrò interminabile: ogni sera si soffermava a guardare l’orizzonte, nella speranza di vedere Akane comparirvi all’improvviso, ma questi erano solo pensieri, che alleviavano i dolori causati dalla realtà.

Una mattina il padrone del palazzo fece chiamare Ranma, gli disse parole incomprensibili, lo fece rivestire con abiti migliori dei soliti e lo fece salire con lui su di una biga. Quale sarebbe stata la meta stavolta? Forse il signore aveva deciso di sbarazzarsi di lui? Questi pensieri funesti sparirono subito dalla mente del nostro amico, non appena cominciò a intravedere la città del palazzo faraonico, dove molto tempo prima era stato fatto prigioniero.

La biga del signore si avvicinava sempre di più al palazzo della regina, facendo ritornare a Ranma i tristi ricordi della battaglia.

Quando arrivarono al palazzo, il signore egizio e il nostro protagonista furono condotti al suo interno, arrivando fino alla sala del trono dove c’era lei, ancora sempre più maestosa: Cleopatra.

Ranma sapendo chi fosse, si inginocchiò automaticamente per evitare pericolosi fraintendimenti, ma nel vedere la regina fu preso dallo sconforto.

Cleopatra gli ricordava terribilmente Akane, che non aveva più visto dal fatidico giorno. Preso da una morsa allo stomaco scoppiò lentamente in un pianto silenzioso:

Cleopatra:Tu, servo. Come mai piangi? Non sei forse felice di poter venirmi a servire nel mio palazzo imperiale?

Ranma:Voi sapete parlate la mia lingua, regina?

Cleopatra:Naturalmente. Io sono Cleopatra, la grande regina d’Egitto, non una comune mortale. Allora, servo, ditemi, il vostro padrone mi ha parlato molto bene di voi, siete davvero così efficiente?

Ranma:Ah, sono sicuro di essere migliore di tre servi egiziani messi insieme!

Cleopatra:Bene, se vi sentite così forte, potete mettervi subito all’opera. Un’ultima cosa: qual è il vostro nome?

Ranma:Ranma, Ranma Saotome.

Ranma fu subito condotto nelle sale dei ricevimenti, in cui dovette pulire, lavare e lucidare tutti i giganteschi pavimenti; poi dovette sgomberare i giardini dai sacchi di farina e grano; infine poté coricarsi nella sua piccola stanza assegnatagli.

Le attività di pulizia e sgombero diventarono una routine per lui, tale che eseguiva gli ordini quasi meccanicamente.

Una sera mentre tornava nella sua stanza, vide nella sala dei banchetti la regina che parlava con un’ancella. Incuriosito si nascose dietro ad una colonna ad ascoltare:

Ancella:Senti, mi vuoi spiegare com’è che ancora non gli hai detto che sei tu la regina?

Cleopatra:Non posso ancora! Devo riuscire a trovare il momento giusto. È incredibile solo che stasera siamo riuscite a parlare da sole. Le ancelle e le schiave sono più appiccicose di Kuno e Happosai messi insieme!

Ancella:Eh! Non cambierai mai sorellina!

Cleopatra:Uffa Nabiki! Sei sempre la solita! Non perdi occasione di biasimarmi.

Ranma con suo grande stupore e felicità scoprì che l’ancella era Nabiki e, ricordando un po’ i fatti accaduti nella battaglia, riconobbe, in quella falsa Cleopatra, Akane.

Veloce come un fulmine andò verso la sua stanza, ma il caso volle che Ranma si scontrasse con una guardia:

Guardia:Stolto di un servo, che tu venga maledetto! Ora subirai la punizione degli dei!

Ranma:Accetto la tua sfida. Fatti sot…Kuno?

Ranma nel rialzarsi da terra vide che la strana guardia non era che quello scemo di Kuno.

Kuno:Tu! Come conosci il mio nome e come osi pronunciarlo! Non ti ho mai visto prima d’ora in vita…mia…Ora comprendo! Saotome, sei tu! Il solito irrispettoso, ora te la farò pagare con la mia spada. Combatti!

Ranma:Yahh!!!!!

Kuno come al solito, fu steso al tappeto in men che non si dica, e come al solito non si voleva dichiarare sconfitto:

Kuno:Saotome! Prima o poi te la farò pagare!

Ranma:È stato divertente battermi con te, Kuno, ma facciamo un’altra volta, ok? Ciao, ciao!

Ranma, contento come non mai, tornò alla sua stanza. Rivedere Akane era stata una gioia per lui, una gioia immensa; gli erano poi mancati i combattimenti assurdi con Kuno: in quei pochi attimi si era commosso e divertito come prima. Due parole gli balenarono in mente: 1987 e Giappone. Gli mancavano, ma rivedendo gli altri, una speranza si riaccese in lui.

Il giorno dopo, il passo più importante da fare era quello di riuscire a parlare con Akane: teneva a starle vicino come un tempo, quando era Ranma Saotome, il ragazzo un po’ strano venuto ad abitare a Tokyo, dopo la sventura in Cina.

Ranma si diresse nella sala del trono. Il piano scattò:

Ranma:Mi perdoni mia regina per l’interruzione, ma c’è una lettera importante da Roma. Mi è stato detto che solo lei può leggerla e che deve rimanere con lei, per assicurarsi che non succeda niente, il servo che ve l’ha portata.

Akane:Bene! Tutti fuori tranne lui. Su ditemi, di che si tratta? E dov’è questa lettera? Non la vedo…

Ranma:Razza di stupida! Perché non mi hai detto niente! Sono stato schiavo per molto tempo, credendoti perduta o morta!

Akane:Io non capisco…Cosa significa?

Ranma:Smettila di recitare, Akane! So che sei tu!

Akane:…Oh, Ranma, hai capito tutto. Purtroppo non ho potuto dirti niente perché non sono riuscita ad avvicinarmi a te. Quel giorno, quando ci catturarono, la regina fu uccisa, e vedendo che le assomigliavo, mi supplicarono di sostituirla, a patto di mantenere il segreto. Se avessi detto tutto, a quest’ora sarei morta!

Ranma:Io…

Akane iniziò a piangere. Aveva un’espressione in volto di dolore, anche se in verità, il suo era un pianto di gioia. Anche se da molto tempo aveva sotto gli occhi Ranma, ritrovarselo così davanti, le aveva provocato forti emozioni.

Ranma:Oh, no, Akane. Non piangere…

Akane:Ranma…

Ranma la strinse a se dolcemente, accarezzandole i capelli; poi le diede un bacio sulla fronte:

Ranma:Ora devo andare. Qualcuno potrebbe accorgersene. Ciao…

Akane:Aspetta, Ranma!

Ranma:Si?

Akane:Ogni sera io mi ritiro nelle mie stanze. Non saranno presenti ancelle. Ti prego, verrai?

Ranma:Beh…Non posso rifiutare un invito della mia regina. Verrò…

I due si congedarono: Ranma tornò alla sua routine giornaliera e Akane a andare a destra e manca per il palazzo, per svolgere tutte le cerimonie più assurde e possibili.

Nel pomeriggio tutti, dai servi alla nostra cara regina, furono convocati nella sala del trono: qualcosa stava accadendo.

Ranma entrando vide Akane sul trono, Nabiki che le stava di fianco come ancella e Kuno, che stava ritto immobile come una statua, vicino alle colonne dell’ingresso della sala del trono.

Arrivò un legionario, si piazzò in mezzo e iniziò a parlare:

Legionario:Marcus Antonius, Romae magnus triumviri!

                 (Marco Antonio, il grande triumviro di Roma!)

La folla della gente presente si aprì, e comparve lui. Ranma se lo ricordava bene: come si faceva a non ricordare uno che aveva la faccia antipatica di Ryoga?

Si avvicinò e si inginocchiò davanti ad Akane:

Marco Antonio:Vi porgo i miei omaggi, o dolce regina d’Egitto. La vostra bellezza risplende in tutto il palazzo. Ho deciso di venire qui per alcune settimane. Ora vo. Se vorrete venire, io sarò nel mio palazzo. Vi aspetto. Ah,ah,ah,ah,ah,ah!

Marco Antonio uscì dalla sala e se ne andò, continuando ininterrottamente la sua risata pazza.

Nabiki:Sai, sorellina, tutti quegli anni passati a Roma, hanno fatto impazzire un po’ Ryoga, non trovi?

Akane:Concordo…

Nel tardo pomeriggio, Ranma, mentre stava andando furtivamente da Akane, ripenso a Marco Antonio: era troppo strano. Poi mise insieme alcuni elementi che lo avevano reso ancora più strano: l’elmo, che era completamente assente dal vestiario militare del triumviro, e invece la presenza di una strana bandana gialla…:

Ranma:…RYOGA!

Infatti era così. Marco Antonio non era altri che Ryoga, a cui era capitata la stessa sorte di Akane, con la solo differenza che lui era stato portato a Roma.

Finalmente arrivò alle sue stanze:

Ranma:C’è nessuno? Si può?

Akane:Shhhhhhhh! Non urlare! O ti scopriranno.

Ranma:Sì,sì. Giusto. Senti me lo potevi dire anche prima che il bellimbusto romano era Ryoga! Che rabbia! Sembrava un pavone allo zoo!

Akane:Ranma, non è che sei geloso come sempre? Sai, sei tutto rosso.

Ranma:Tse, figuriamoci, ora poi che è rincitrullito di più; poi geloso di te,ma fi…

Ranma si bloccò all’improvviso: osservò Akane. Era bella come non l’aveva mai vista. I capelli le erano tornati lunghi come un tempo e la bellissima veste bianca con i bracciali dorati la rendevano ancora più bella. Arrossì.

Insieme si spostarono vicino ad una finestra e lì rimasero in silenziò per un po’. Il sole stava tramontando e il cielo si accendeva di un rosso fuoco.

Akane:Questo tramonto è bellissimo. È forse la prima volta che mi sembra così bello dopo tanto tempo…

Automaticamente i due si guardarono negli occhi. Ranma guardò Akane, come se l’avesse rivista solo in quel momento. I loro volti si avvicinarono, e due si scambiarono un tenero bacio. Quel bacio durò molto.

Dopo Ranma l’abbracciò…:

Ranma:Ho sofferto molto in tutto questo tempo senza di te. Giurò che da ora in poi non ti lascerò più, per nulla al mondo!

Dopo quell’incontro, Ranma e Akane cominciarono e vedersi tutte le sere di nascosto, senza destare sospetto a nessuno, nemmeno a Ryoga, Kuno o Nabiki.
  
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