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Autore: Gulminar    22/04/2012    4 recensioni
Tanya Cindy Larsson, nata a Londra da madre russa e padre scandinavo. Diplomata a Hogwarts con ottimi voti. Fra le più promettenti reclute dell’Accademia Auror londinese. Entrata giovanissima nella Squadra Phoenix, il corpo scelto del comandante Harry James Potter. Medaglia del Ministero della Magia per servizi resi alla comunità magica. Trasferitasi a Liverpool in seguito allo scioglimento della Phoenix. Incaricata ufficiale per il caso della Cacciatrice.
Sembrava proprio un angelo, stesa in quel letto d’ospedale. I boccoli biondi come un velo che copriva il cuscino, il volto sereno, lontano dalle preoccupazioni, nel sonno indotto dalla magia.

Liverpool, anno 2021. L'Auror Tanya Larsson si dibatte fra un passato che non riesce a dimenticare e un presente da incubo, può darsi che i vecchi amici ed ex colleghi di Londra siano i soli in grado di aiutarla.
Delirio post Doni della morte, escludendo l'Epilogo "19 anni dopo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Seguaci del grande mago

“Tutto bene?”
Hermione aveva le guance arrossate ed era visibilmente su di giri per il duello appena sostenuto. Tanya si tolse i capelli dal viso e sputò grumi di sabbia.
“Cos’era quello?” Biascicò.
“Qualcosa di grosso.” Rispose la maestra porgendole la destra.
“Questo lo avevo notato.”
Tanya si lasciò rimettere in piedi, si scrollò altra sabbia di dosso. Hermione le porse da bere e andò a recuperare le sue cose. Lasciarono la caverna in silenzio, emergendo sulla scogliera che la nascondeva a sguardi indiscreti. Il tramonto incendiava l’orizzonte marino.
“Dirai a Ron del livello che hai raggiunto?” Domandò Tanya a bruciapelo.
Hermione tenne gli occhi sul sole morente, prendendosi alcuni secondi per ponderare.
Domanda cruciale.
“No.” Dovette decidere di colpo. “Voglio che la mia famiglia sia al sicuro da questo potere.”
“Non capisco.”
La maestra le rivolse uno sguardo di rara intensità, in cui affetto e determinazione formavano una miscela difficile da interpretare.
“La storia insegna, grandi poteri possono mettere in crisi anche le menti più preparate.”
“A te non può capitare.” Ribatté subito Tanya.
“Non esserne così sicura. Golconda nasconde ancora molti misteri, anche per noi che lo studiamo. Mi ci sono addentrata senza sapere cosa avrei trovato. Quando l’ho capito, era troppo tardi, detenevo già quel potere. La mia passione per lo studio mi ha impedito di lasciar perdere, Golconda ha sempre rappresentato la sfida ideale per me. Allora ho pensato di dover trovare qualcuno con cui condividerlo, qualcuno in grado di contrastarmi nel caso perdessi il controllo.”
“Hermione.” Tanya scosse la testa attonita. “Io non sarò mai al tuo livello!”
“Questo lascialo stabilire a chi ha più esperienza di te.” La maestra sorrise. “Ricordi? Lord Voldemort fu sconfitto perché lui stesso creò un mago suo pari. Avrò meno timore di questo potere, se saprò di condividerlo con qualcuno di cui mi fido.”
“È per questo che mi hai presa con te?”
Un lampo di rabbia attraversò lo sguardo di Hermione.
“Non essere ridicola, sei esattamente la figlia che avrei voluto avere.”
“Pensavo che Golconda servisse a farmi diventare una buona Auror.”
“Tu diventerai una grande Auror senza bisogno di Golconda. Al di fuori della caverna non lo dovremo mai usare, è una cosa che deve rimanere fra noi. Il mondo magico non sarà mai pronto per un potere del genere. È una fortuna che siamo così pochi a possederlo.”
Sul volto di Tanya si disegnò un accenno di delusione. Hermione le passò un braccio intorno alle spalle e la costrinse a osservare il concludersi del tramonto.
“Tutto questo non ti deve rattristare.”
La nostra età dell’oro.
Quante missioni, quante imprese gloriose.
Phoenix.
La squadra più decorata nella storia dell’Inghilterra.
La gratitudine della comunità magica ogni volta che tornavamo.
Io, te e Ron, sempre insieme.
A essere onesti, almeno una volta mancammo all’impegno preso sulla scogliera.
Fu quando affrontammo la banda Denisov a Kiev, in supporto ai colleghi russi.
Per puro caso, ci trovammo libere di agire noi due soltanto.
Demmo quasi libero sfogo a Golconda e lo trovammo esaltante.
Fu allora che capii quanto avevi ragione.
Compresi i tuoi timori e cominciai a condividerli.
Questo potere nelle mani sbagliate sarebbe la fine dei due mondi.
Non si può detenere un potere così grande da soli.
Golconda si era spinto su sentieri che maghi e streghe non dovrebbero conoscere.
Noi lo avevamo seguito.
Fu allora che si creò il legame fra noi.
Fu lo studio di Golconda a collegare le nostre menti.
Come seguaci del grande mago, ci impegnammo a tenerci d’occhio a vicenda.
Ti affidasti totalmente a me, ed io a te.
Quando ti rapirono, smisi di percepire la tua mente come parte della mia.
Mi fece male.
Tantissimo male.
Come se parte del corpo mi fosse strappata di colpo.
Pensai che il legame si fosse spezzato perché eri morta.
Piansi fino a consumarmi.
Non eri morta, ma i Tulipani avevano trovato il modo di bloccare la tua fortissima psiche.
Come Cacciatrice sei riuscita a ripristinare il legame.
Mi chiedo cosa ti sei dovuta inventare per farlo.
Probabilmente c’è il tuo zampino anche nella mia scelta di trasferirmi a Liverpool.
Ho sempre considerato la tua scomparsa come un fallimento personale.
Io che avrei dovuto vegliare su di te.
Ho mancato all’impegno preso.
Ho tradito la tua fiducia.
Ho fallito.
Come amica.
Come allieva.
Come figlia adottiva.
Come studiosa di Golconda.
Ho fallito in maniera completa.
Ma sono qui per rimediare.
Addio, mia dolce maestra.



Harry cadde sulla schiena. Sentì la viscida carezza dell’erba bagnata, pioveva un misto di acqua e neve, la terra era gelida e grondava fango glaciale.
“Harry!”
Ron lo rimise rudemente in piedi.
“Dove siamo?”
“Abbastanza lontano, spero.”
Il rosso si guardava intorno come un gatto in caccia, però aveva riposto la spada.
Erano su una collina nel cuore di una notte di tempesta, intorno non c’era niente se non l’erba battuta dalla pioggia e dal vento. Poco più in basso, intuì Drew e Jack che arrancavano per avvicinarsi, gli altri non si vedevano.
La notte si accese di colpo, come se un altro sole fosse nato all’improvviso nella brughiera. Harry rimase senza fiato, ciò che parve una colonna di fuoco si innalzò per congiungere terra e cielo, ad alcuni chilometri da dove si trovavano.
“Spero che anche gli altri si siano allontanati a sufficienza.” Disse semplicemente Ron, che a stento guardava quello spettacolo stupefacente.
“Questa è la potenza di due cultrici di Golconda?” Rantolò Harry, ma Ron era corso a sincerarsi delle condizioni di Drew e Jack.
Harry ricadde sulle ginocchia, incapace di preoccuparsi della sorte dei compagni, di distogliere lo sguardo da quella pazzesca manifestazione di potere.
Se Ron non ci avesse fatto allontanare…
Hermione.
Tanya.
Cosa siete diventate?

La colonna di fuoco si spezzò alla sommità, cominciò a sfilacciarsi e a perdere vigore. Il tutto era durato meno di un minuto, ma che cosa pazzesca era stata!
Tu e lord Voldemort avete esplorato campi della magia che nemmeno io posso immaginare.
E siamo stati due dilettanti in confronto a Hermione e Tanya.
Golconda…

Harry sentì qualcuno accasciarsi al suo fianco. Distolse lo sguardo l’istante necessario per riconoscere Lionel. Doveva essere caduto male, aveva un taglio sanguinante sulla fronte. Sentì le mani del giovane afferrare la sua. Tornò anche Ron con Drew e Jack, caddero tutti sull’erba stringendosi gli uni agli altri.
Attesero in silenzio che la notte fosse restituita all’oscurità che le era consona.


L’Urlo di Golconda aveva polverizzato l’antica magione. Per fortuna, o forse grazie a Tanya, tutto quel potere si era sfogato verso l’alto e non nelle campagne circostanti. Sul luogo dello scontro la terra era carbonizzata e la pioggia la raffreddava lentamente.
La New Phoenix riuscì a riunirsi con tutti gli effettivi, ove l’erba umida cedeva il posto alla cenere. Harry fece un giro di sguardi, anche i più navigati ne avevano avuto abbastanza.
“Loro sono da qualche parte, cercatele.” Disse Ron, avventurandosi nella devastazione.
Mucchi di detriti continuavano a bruciare, creando ombre irreali. Altra cenere cadeva dal cielo insieme al nevischio, impastandosi sugli abiti, sulla pelle e fra i capelli. La squadra si sgranò in silenzio, non osando chiamare ad alta voce.
Ron non sapeva cosa sperare. L’esito più probabile era che Hermione e Tanya fossero svanite nello scontro fra i loro poteri. La sua amatissima moglie e la loro figlia adottiva, scomparse subito dopo essersi ritrovate. Avrebbe dovuto essere distrutto, eppure sentiva ancora più forte quella surreale indifferenza che lo aveva accompagnato nella casa di Juggler.
“Ron!” Lo chiamò la voce di Harry.
Balzò oltre un cumulo di macerie sentendo un’improvvisa oppressione al torace.
Hermione era stesa a terra, Harry le tastava il collo alla ricerca del battito. Avvolta nella tenuta da battaglia della Cacciatrice, pareva non aver subito danni.
“È viva!” Disse Harry, appena lui sopraggiunse. “E direi addirittura che sta bene!”
Ron si chiese come dovesse farlo sentire quella notizia, non era forse ciò che aspettava da sempre? Ma quella stesa a terra fra loro era davvero Hermione?
Harry stava facendo verifiche con la bacchetta. Ron si rese conto di non riuscire ad avvicinarsi, come se il fango si fosse solidificato imprigionandogli i piedi.
“È ancora sotto controllo?”
“Non riesco a capire. Sembrerebbe di no ma preferisco non sbilanciarmi, ci vuole Lionel e dobbiamo portarla subito a Londra!”
“Tanya!”
La voce di Kendra, da qualche parte.
Alzarono lo sguardo in sincronia. Harry annuì.
“Vai!”
Ron cercò la direzione da cui era giunto il grido, vide altri della squadra convergere sulla zona e vi si precipitò.
Tanya era distesa sul fondo di un piccolo cratere, i capelli biondi creavano un contrasto quasi violento con il nero del terreno.
Un angelo nel fango.
Michael mormorava incantesimi curativi ma il corpo di lei pareva non reagire. Le lacrime di Kendra si confondevano nella pioggia che andava intensificandosi.
“Come sta?” Domandò Ron chinandosi a sua volta.
“È ridotta male.” Rispose Michael, senza smettere di agitare la bacchetta.
Ron riconobbe il tono e sentì salirgli un vago senso di nausea, era quello di un guaritore alle prese con un caso difficile, quasi sicuramente oltre le sue capacità.
“Hermione… è salva?”
Capì che quel rantolo disarticolato era quanto restava della voce di Tanya.
“Sì.” Sentì dire alla propria voce, mentre le lacrime cominciavano a premere per uscire. “Ce l’hai fatta, l’hai salvata.”
Non era sicuro fosse la verità, ma in quel momento non aveva importanza.
“Bene.” Sibilò Tanya.
“Non sforzarti a parlare.” Le ingiunse Michael.
“Grazie, Mike… puoi fare a meno… conosco questa magia…”
Parve che il grosso Medimago non capisse appieno quelle parole o non volesse farlo, continuò a borbottare incantesimi sempre più rauchi. Gli occhi di Tanya tornarono in quelli di Ron.
“Come ti dissi… spero… di avertela restituita.”
Chiuse gli occhi e Ron pensò di sprofondare. Il castello di freddezza e indifferenza che si era costruito in quegli anni, dentro al quale si era barricato, crollò di schianto. Si sentì nudo di fronte alla forza perversa della sorte. La grandezza di quanto era appena successo lo travolse in tutta la sua drammaticità. Avrebbe voluto piangere, urlare, correre sotto la pioggia fino a non avere più fiato. Non era giusto, niente di ciò che era accaduto lo era. Hermione trasformata in una micidiale assassina, Tanya che moriva pur di riportarla indietro.
Con un terribile sforzo di volontà, diede manforte a Michael. I singhiozzi di Kendra facevano da controcanto al mormorio della neve bagnata.


Hurch Miller camminava da un capo all’altro della Zona Protetta, nel vano tentativo di alleggerire la tensione. Alla sua età, non pensava di poter vivere ancora emozioni del genere.
Il rientro della squadra non era passato sotto silenzio come avrebbero voluto, giungendo alle orecchie della stampa. Una mandria di giornalisti imbizzarriti si era precipitata al San Mungo, informata da qualcuno che avrebbe fatto meglio a non finire nelle sue mani. Aveva già rilasciato una breve dichiarazione, cavandosela con risposte tanto evasive quanto inutili. C’era almeno un lato positivo, se fosse potuto uscire dalla Zona Protetta, avrebbe fumato una sigaretta dietro l’altra.
Potter e Weasley erano piombati nel suo ufficio poche ore prima. Parlando uno addosso all’altro e mangiandosi le parole, gli avevano fatto intuire una storia allucinante. Sembravano tornati due ragazzini inesperti, cosa che fondamentalmente non erano mai stati. La New Phoenix si trovava già al San Mungo. Aveva subito disposto le cose per circondarla di un muro di segretezza inattaccabile. Se quanto avevano scoperto fosse divenuto di pubblico dominio, sarebbe stato meglio per tutti darsi all’eremitaggio in Nepal.
Una task force di Auror aveva occupato quasi d’autorità una corsia dell’ospedale, con l’ordine di farla rimanere assolutamente isolata. A gruppi di cinque pattugliavano il perimetro, pronti a sparare a vista su chiunque non fosse un addetto ai lavori riconosciuto. I guaritori chiamati a operare, tutti elementi di fiducia certa, erano stati accuratamente istruiti. Tante manovre avevano mandato i giornalisti in ebollizione, ma non si poteva fare altrimenti. Reporter e scribacchini, a branchi o singolarmente, premevano come avvoltoi ai confini della Zona Protetta.
Hermione.
La compianta Senatrice Weasley.

Come dire al mondo magico che la Cacciatrice di Liverpool era stata neutralizzata, ma non si poteva svelare chi fosse e tanto meno mostrarla al pubblico? Cosa raccontare alle centinaia di famigliari delle vittime?
Caso risolto, ma non c’è il colpevole.
Sapeva di barzelletta, di beffa crudele verso chi aveva perso qualcuno.
Tentare di cavarsela dicendo che il corpo della Cacciatrice era andato distrutto durante lo scontro? Non sarebbe bastato, puzzava troppo di scappatoia, senza contare l’inevitabile scatenarsi delle indagini non ufficiali, che finivano sempre per scovare qualcosa. Spiegare che era sempre stata sotto controllo magico? Nemmeno questo sarebbe bastato, e trovare prove inconfutabili per dimostrare cose del genere era sempre difficile.
Piuttosto che mandare Hermione sotto processo, a patto che si risvegliasse, si sarebbe più volentieri consegnato a una squadra di dissennatori.
Sentì una mano ferma ma affettuosa stringergli il braccio, volse lo sguardo a incontrare quello di Natasha Bradford. Il Ministro della Magia era venuto di persona a seguire l’evolversi della situazione, muovendosi in incognito.
Una donna in gamba.
Pur approvando le varie manovre, non era stata soddisfatta di vedere la stampa sul posto. Non le si poteva dare torto. Si era impegnata di persona a dare conforto ai reduci della missione, mettendosi a disposizione di tutti nonostante il suo status. Cercava di essere d’aiuto persino a lui.
I membri della New Phoenix, seppur con ferite non gravi, erano tornati emotivamente a pezzi, ma si erano rifiutati di rimanere nelle loro stanze a riposare. Dopo gli accertamenti del caso, si erano riuniti in attesa di sapere. Un tale affiatamento in così poco tempo, Miller avrebbe dovuto complimentarsi con Potter e Weasley una volta di più.
Kendra piangeva fra le braccia del grosso Michael. Jack camminava avanti e indietro, mormorando fra sé cose probabilmente senza senso. Drew sedeva in silenzio con sguardo perso. Harry e Ron stavano in un angolo lievemente in disparte, discutevano a bassa voce facendosi forza a vicenda. Sofia si muoveva da un membro all’altro, cercando di essere di conforto. Lionel stava appoggiato a uno stipite con l’atteggiamento di un cane da punta, non distoglieva gli occhi dal corridoio da cui sarebbero giunti i guaritori.

*

Esiste un incantesimo più potente dell’Urlo di Golconda, lo Sguardo Accigliato di Chuck Norris.
 

   
 
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