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Autore: alexus_alec    22/04/2012    1 recensioni
*Dal testo*
Sì, il buio è una scelta, mi difende dalla verità, ma è anche una prigione dal quale diviene difficile scappare, una volta dentro. (...)
Ma quando senti la mancanza della luce, della verità, un'amica che non sempre è gradevole ma che non ti illude, il buio allunga le sue gelide mani verso di te. Un brivido ti sale su per la schiena, altri attraversano il tuo corpo nudo, ma solo uno è il più doloroso: quello dell'anima.
Questa o-s è una specie di surrogato della mia altra o-s "Ma cosa c'è di male nel volere la felicità?". Volevo eliminarla per rimpiazzarla con questa, ma alcune fan mi hanno chiesto di non farlo.
Così, posto questa nuova "edizione".
Spero possa piacervi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Penso che la nostra vita debba essere disegnata con una matita piuttosto che con l'inchiostro scuro di una penna, così da poterla cancellare, se lo si vuole.
Oppure stendere sul nostro foglio uno spesso strato di colore nero.Come ho fatto io.
Ho chiuso gli occhi e mi sono rifugiata nel buio, contro le sue pareti fredde, un toccasana per la mia pelle che arde dal dolore. Le lacrime mi rigano il volto, scintillano nel buio denso e riflettono un lieve luccichio sulle sbarre della gabbia che mi sono costruita da sola, col sudore, con l’esperienza, con un sorriso sornione sulle labbra. Sto per buttare le chiavi nel fiume di luce e speranza, quando rimango incantata dal suo scorrere.
Mi piace l’idea di farmi un bagno in esso, ricoprire il mio corpo di piccole stille luminose, ricoprirmi di speranza, ma quel fiume appartiene al Fato, è proibito bagnarsi nelle sue acque.
Eppure la tentazione è forte…
Mi guardo attorno, come se potessi essere presa in fallo dal Fato stesso, ma le mie gambe si muovono da sole e attraversano il sottile confine tra oscurità e luce. Faccio ricadere il mio lungo abito nero sul prato ed entro. L’acqua è calda, avvolge il mio corpo come una soffice coperta, sembra di nuotare nell’oro. M’immergo completamente, lasciandomi cullare dal suo scorrere lento, mentre anche il mio cuore si riempie di luce. Potrei starvi ore, senza il bisogno di respirare, perché la felicità non ha bisogno di ossigeno, ma di un corpo, di un cuore, di un sorriso. Esco fuori dall’acqua, gocce dorate che m’imperlano il corpo, che illuminano i miei capelli. Sembro un raggio di sole di un giorno d’estate, pronto a illuminare la vita di qualcuno.
Una mano calda si posa sul mio ventre. Mi allontano spaventata, ma due grandi occhi argentati mi fissano cupi. È il Fato che mi guarda irritato, il volto una maschera di disprezzo.
So cosa pensa: perché una figlia della notte cerca rifugio da me?
Sono stanca del buio! Ho fatto una scelta, ma sbagliata!
Sì, il buio è una scelta, mi difende dalla verità, ma è anche una prigione dal quale diviene difficile scappare, una volta dentro. Perché s'inizia ad amarlo, a gustare sulla lingua il suo sapore, ad apprezzare il suo calore, la sua protezione. Ma quando senti la mancanza della luce, della verità, un'amica che non sempre è gradevole ma che non ti illude, il buio allunga le sue gelide mani verso di te. Un brivido ti sale su per la schiena, altri attraversano il tuo corpo nudo, ma solo uno è il più doloroso: quello dell'anima. La mia anima mi graffia la gola, quel brivido avvolge la sua essenza, pungendola. Vuole scappare, ma io per prima glielo impedisco. Il dolore è un emozione, anche se orrenda. Senza la mia anima a provarla, sarei solo un involucro vuoto di carne, sangue e ossa.
Può sembrare egoista e forse lo è. Ma cosa c’è di peggio di un corpo senza anima?
A quel punto non puoi far altro che portarti le mani al petto, rannicchiandoti nell'oblio. Hai la mente vuota e il corpo freddo, ma nonostante tutto, una parte del tuo cuore resiste a tutto questo e leggi in esso le iniziali del suo nome. Altre lacrime ti varcano le gote pallide, i capelli color castagna incorniciano il tuo volto magro, sfiorano le tue labbra violacee. Ti senti come una pianta che ha bisogno di luce per sopravvivere, come un’aquila senza ali. Rabbrividisco << Credevo che il buio mi difendesse da ciò di cui ho paura >>.
<< Rivedere il volto di chi ami? >> mi chiese il Fato, guardandomi con occhi dolci questa volta.
Abbasso lo sguardo. << Esatto. Ho capito solo adesso che bisogna affrontare le proprie paure, con lo sguardo fiero e un sorriso sulle labbra >>.
Il Fato piega le labbra in un sorriso. << Perché hai paura di rivedere chi ami? >>.
<< Perché ripenso ai nostri momenti, alle sue parole, alle sue labbra, alla sua voce… Quando sono sola, a volte, mi capita di pensare a lui, m’immagino la sua voce accarezzare le mie orecchie. Tutto questo è sbagliato, lui non mi ama >>.
<< Hai mai provato a chiederglielo? >>.
Lo guardo stupita. Lui mi sorride e poggia le sue labbra sulle mie, cullandomi fra le sue braccia e rendendomi consapevole dell’ovvio.




A UNA CARA AMICA...

   
 
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