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Autore: ClaudiaeGohan    22/04/2012    7 recensioni
Videl, una ragazza ricchissima, che ama il denaro e soprattutto lo shopping, la bella vita, e le feste, non conosce il significato vero della vita.
Ma incontrerà un ragazzo che le cambierà la vita e le farà conoscere il significato della vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Purtroppo la fanfiction di Gohan e Claudia, è stata cancellata.
Mi è venuta un'idea nuova e così, scriverò questa fanfiction.
Spero vi piaccia, ciao! ^_^
 
1° capitolo. Vestiti, soldi e shopping.
Videl, è una ragazza di 18 anni. Dire che è miliardaria, è poco.
Era una delle ragazze più ricche di New York. Suo padre, Mr Satan, aveva un'impresa di agenzia immobiliare, di cui lui, ne era il direttore.
Videl, non solo era ricca, ma era anche molto bella. Lunghi capelli neri, lisci come la seta e occhioni azzurri, quasi di ghiaccio, ereditati dal padre.
Si vestita sempre alla moda, e la sua vita era solo divertimento, feste, amici, amiche e soprattutto denaro.
 
Erasa, la sua migliore amica, una bella ragazza dai corti capelli biondi, e occhioni verdi come quelli di un gatto, alzò la cornetta del telefono, per telefonare la sua amica, per andare a fare shopping.
"Pronto?"
"Videl, tesoro, che ne dici di andare a fare shopping? Ho visto dei negozi che hanno messo i saldi!" disse la bionda, ansiosa di un "sì".
"E me lo chiedi? Certo che vengo, giù a casa, dammi il tempo di prepararmi!" rispose la mora.
"D'accordo, a dopo." disse Erasa, riattaccando la telefonata.
Videl, in fretta e furia, cominciò a prepararsi.
Si gettò all'interno dell'armadio, alla ricerca di qualcosa da mettersi.
I suoi vestiti erano tutti originali e firmati, costosi e alla moda.
Tra i tanti vestiti, all'interno del grande armadio, scelse un bel completino trendy.
Una t-shirt lunga con sopra la bandiera dell'America, a spalline.
Sotto la t-shirt, si mise due pantaloncini blu, che si vedevano a malapena, ma la moda andava così.
E due ballerine bianche, con un fiocco bianco all'estremità delle ballerine.
Per finire il completo, si mise attorno al collo, una sciarpa sempre dell'America, ed era perfetta.
Si fissò allo specchio, era orgogliosa di se stessa. Sapeva di essere bella, e se ne vantava spesso.
Entrò nel bagno, per truccarsi.
Prese la matita nera, e la mise all'interno degli occhi e leggermente attorno.
Un po' di fard, e le liner sulle ciglia.
Bene, era pronta.
Si spruzzò un po' di profumo di Chanel n° 5 e uscì dal bagno, non curante di aver sbattuto la porta.
Prese la borsa della Louis Vitton, ci mise dentro il cellulare touch.
Poi, prese una mazzetta di banconote e la mise nella borsa.
Uscì dalla stanza, e scese le scale.
"Ciao, Papà, io vado a fare shopping con Erasa!" disse la bruna, salutando con un cenno della mano, il papà che stava sorseggiando un tanto amato caffè.
Abitavano in un palazzo tra le strade di New York, ma il loro appartamento era grande quasi quanto una villa in mezzo a una campagna.
Entrò in ascensore, e vide sopra la lucetta che indicava a quale piano era arrivata. Era ansiosa di fare shopping con Erasa, lei adorava Erasa.
Era sempre disponibile a tutto, era ricca anche lei. Bella, vivace e vanitosa. Finalmente, arrivò al piano terra. Salutò il custode ed uscì dal palazzo.
"Ciao Erasa!"
"Ciao Videl!"
Si salutarono, abbracciandosi.
Dopo i saluti, iniziarono a camminare in cerca dei negozi con abiti costosi.
"Allora, Videl, come va con Eric?" chiese la bionda, curiosa di sentire i fatti com'erano.
"Beh... ecco." -arrossì- "Ieri, mi ha chiamata e ha detto che la scorsa serata è stata bellissima e che vuole rivedermi stasera."
Il viso della biondina, si riempì di gioia, illuminandole il viso:"Davvero?! Come sono felice!"
Dopo aver chiacchierato di vestiti, ragazzi e roba simile, Erasa indicò il negozio che aveva visto stamattina.
"Eccolo, Videl, dai andiamo!" disse la bionda, che prese la mano di Videl e la trascinò nella botique.
Entrarono e videro tanti abiti, vestitini, abiti da sera, scarpe, tutte per loro.
Potevano quasi comprarsi tutto il negozio, ma le buste chi le avrebbe portate?
Così, iniziarono a girovagare in cerca di qualcosa di perfetto per loro.
Videl, vide un vestitino azzurro, che sembrava una camicetta, però era corto e arrivava a metà coscia.
Aveva una cintura blu, che era intorno alla vita.
Non c'era dubbio, doveva acquistarlo.
Erasa, invece era andata al reparto scarpe. Trovò due paia di scarpe, un paio nere aperte, con un tacco a spillo, non molto alto, però. E l'altro paio, erano scarpe dorate aperte, con un tacco a spillo di altezza maggiore.
Videl scosse un attimo lo sguardo dal vestitino azzurro, per vedere cosa stava facendo la sua amica, poi ritornò al vestito.
La mora voleva trovare delle scarpe che si intonavano al vestito, altrimenti non si sarebbe data pace.
Girò intorno, in cerca delle scarpe, ma non riuscì a trovarle. 
Così, andò da una delle commesse e le chiese:"Mi scusi, avrebbe delle scarpe che si intonano con questo?" -alzò il vestito per farglielo vedere.-
"Certo, mi segua pure." rispose la commessa, che con un cenno della mano le disse di seguirla.
Si avvicinarono al reparto scarpe, e la commessa si avvicinò a un paio di stivali blu abbastanza lunghi, ma che erano identici al vestito scelto dalla sua cliente.
Videl, li osservò per bene e decise di comperarli.
Presero altri abiti, anche così senza osservarli per bene, e andarono assieme alla cassa.
"Quant'è?" chiese Erasa, prendendo il portafoglio dalla borsa di Gucci.
"No, Erasa, pago io!" disse Videl, determinata a pagare a tutti i costi.
Erasa, conosceva bene il carattere di Videl: quando voleva una cosa, la otteneva a tutti costi, ed era testarda peggio di un mulo.
Così, ripose il portafoglio nella borsa e annuì, sorridendole.
La bruna, sorrise e tirò lei questa volta, il portafoglio e chiese quant'era.
"Tutto insieme? Beh, 287 $".
Videl, non sbiancò assolutamente a quel prezzo, per lei era normale.
Così, glieli dette, presero le buste e salutando uscirono dal negozio.
"Wow, quante cose abbiamo comprato oggi, vero Erasa?" 
"Già. Ah, grazie Videl!" le ripose la bionda, abbracciandola.
"Che ne dici di andare a prenderci un gelato?" chiese Videl, desiderosa di qualcosa di freddo che le gelasse il palato. Era primavera e l'estate iniziava a farsi sentire.
"Ok, andiamo, qui vicino c'è un bar che fa dei gelati magnifici." rispose Erasa.
Si incamminarono verso il bar che si chiamava "Ice Cream-ever".
Aveva quattro capannoni fuori, e il bar era molto grande.
Entrarono e videro molta gente.
Erasa, intravide una figura da lei molto conosciuta, e non curante della presenza dell'amica, si allontanò e si avvicinò alla figura.
"Ciao Jason!" urlò, dandogli un bacio a stampo sulla bocca.
"Ciao amore!" urlò lui, che questa volta la tirò a se e le dette un bacio profondo.
Si amavano, si vedeva, e Videl, osservò quella scena anche con un po' d'invidia.
Videl, conoscendo Eric, se n'era quasi innamorata. Un ragazzo dolce, ricchissimo, e molto bello. Però c'era qualcosa che mancava in lui, che la fermava sempre.
Forse era il solito ragazzo ricco e bello? 
Videl, lasciò che l'amica e il suo ragazzo "completarono le loro cose" e ordinò tre gelati, visto che c'era Jason.
"Tre, per favore. Uno al cioccolato, con qualche scaglia di cioccolato fondente, un altro con la panna e un po' di nutella, e l'altro al pistacchio, grazie."
"Subito, signorina."
Mentre osservava la velocità del ragazzo, preparare i gelati, vide che i suoi due amici si avvicinarono.
"Ragazzi, vi ho ordinato i gelati, tanto conosco i vostri gusti." disse, la mora, facendo un occhiolino ai due.
"Grazie." risposero Erasa e Jason, che erano abbracciati come una coppietta.
"Ecco a te." disse il ragazzo, che finì di preparare i gelati.
Videl, prese i gelati, e due li dette agli amici.
"Pago io i gelati." disse Jason, che si avvicinò alla cassa, lasciando il suo gelato a Erasa.
"Ah... quant'è bello." disse la bionda, avendo gli occhi a cuoricino.
L'amica, fece una smorfia, tirando gli occhi in su, che li fece ritornare sul volto dell'amica.
Jason, dopo aver pagato tutto, ritornò da loro.
Uscirono, e girarono per la città, mangiando con gusto i loro gelati.
Mentre passarono vicino ad un supermercato, abbassarono lo sguardo su un povero barbone, accasciato a terra con in mano un bicchiere con dentro qualche spicciolo.
"Per favore, signori..." chiese il barbone.
Si fermarono un attimo, e risero prendendolo in giro.
Videl rispose:"Mi spiace se non hai niente. Io ho i miei vestiti e ho tutto, del resto la colpa non è mia." rispose la mora, maliziosamente offendendo la persona sotto di se.
Il barbone, vide le buste che aveva la sua "nemica" e le chiese, saggiamente:"Dimmi, ragazzina, tu sai qual'è il vero significato della vita?" 
Videl, sorpresa da quella risposta, non sapeva cosa rispondere, ma gli rispose:"Beh, i soldi, vestiti, amici, party no?"
"Davvero credi che siano queste le cose fondamentali della vita?"
"C-cosa?"
"Impara cos'è la vita, ragazzina, impara le cose fondamentali. Io ho vissuto, e sto vivendo una vita molto dura, però chiedo solo una moneta per mangiare e non ho bisogno di tanti vestiti, ma solo di un pezzo di pane, niente di più. Addio, e buona fortuna."
I tre, rimasero sbiancati dalle parole di quel barbone.
Erasa e Jason si misero a ridere, mentre Videl, osservò per terra, iniziò a pensare alle parole di quel barbone.
Certo, lei aveva tutto, però c'era sempre quel qualcosa che le faceva venire dubbi.
"Videl? Torna sulla terra, Videl!" le disse Erasa, distogliendola dai suoi pensieri.
"Eh? Sì..."
Continuarono a camminare, e Jason dovette andare, lasciandole sole.
Videl ed Erasa, si avviarono verso una panchina per sedersi un po'.
Videl, era ancora assorta nei suoi pensieri...
"Erasa, e se quel barbone avesse ragione?" chiese, voltandosi verso l'amica.
La bionda, fu sorpresa e sbiancò, dicendole:"Ehm... Videl? Che vuoi dire?"
"Beh, voglio dire che le cose più importanti della vita non sono solo vestiti e denaro. Questo voglio dire..."
"Videl, sei sicura di sentirti bene? -disse, mettendole una mano sulla fronte- "Ad ogni modo, non dar retta a quel barbone. Quello è solo un poveretto!"
"Già... forse hai ragione..." rispose la mora, ancora non molto convinta.
"Bene. Si è fatto tardi, è ora di pranzo. Tu devi andare a casa?" chiese la bionda.
"Sì."
Videl, sentì il cellulare squillare e rispose:"Pronto?"
"Pronto, Videl, sono io."
"Ciao papà, dimmi."
"Ascoltami, non venire a pranzo, io devo uscire per lavoro, vai al ristorante con Erasa."
"D'accordo, ciao papà."
Rimise il cellulare nella borsa e disse ad Erasa:"Andiamo in un ristorante costoso, ho una fame da lupi!" -disse, con tono viziato-
La bionda sorrise, e si alzarono verso il ristorante più costoso di New York.
"Che ne dici di italiano?" chiese Videl. "Ho voglia di mangiare dei spaghetti con le vongole, adorabili!"
"Ci sto!" rispose la bionda.
Trovarono il ristorante, da loro conosciuto, dato che ci andavano quasi ogni sera.
"Ciao Paolo!" salutarono le due ragazze il direttore.
"Ciao ragazze, accomodatevi." disse, facendole sedere su un tavolo accanto al muro.
Presero due menù e iniziarono a controllare tutti i piatti che c'erano scritti.
Ordinarono qualche antipasto, come prosciutto crudo, un po' di frutti di mare e per primo, Erasa ordinò tagliatelle con funghi e panna, mentre Videl gli spaghetti tanto amati, con le vongole.
Per secondo ordinarono un po' di pesce e per dolce, ordinarono due mousse al cioccolato.
Mentre attendevano, Erasa disse a Videl:"Io amo questo ristorante!" -battendo le mani-
"Già." rispose la mora, che alzò lo sguardo per osservare la parete fatta ad arco e strisce di pietra.
Era un ristorante, molto accogliente, e infatti ci andava un sacco di gente, ma   
non solo per l'aspetto, ma per come si mangiava.
Aveva un pavimento a parché, a mattonelle che quando ci camminavi sopra i tacchi o qualsiasi altra scarpe, faceva un rumore adorabile per le orecchie dei clienti.
Finalmente, dopo un'attesa non molto lunga, le due amiche iniziarono a mangiare.
Molto lentamente e garbatamente.
Erasa, fece cenno con gli occhi, facendole voltare lo sguardo su un tavolo accanto a loro.
C'erano, un uomo con una capigliatura stranissima nera, e occhi neri e fisico scolpito. Un ragazzo che poteva avere la loro stessa età, molto carino identico all'uomo. Capelli neri a spina, con un ciuffo che gli andava sulla fronte e, anche lui occhi neri come la pece e un fisico ancora più muscoloso dell'uomo e infine c'era un bambino, con la stessa identica capigliatura dell'uomo e per essere piccolo, aveva molti muscoli, e identici occhi neri di pece.
Videro che "mangiavano", ingozzandosi come maiali.
Le due ragazze, si guardarono disgustate, e ritornarono ad osservare i tre maschi.
Divoravano tutto con voracità, senza guardare nient'altro che il loro piatto.
"Wow, Videl, sono davvero carini, soprattutto quel ragazzo con la tuta blu, però fanno disgustare, davvero." disse la bionda, intenta ad osservare il moro prescelto da lei.
"Già... fanno vomitare. Buone maniere, no eh? Ci penso io a sistemarli." disse la mora, alzandosi.
"Che vuoi fare?" chiese Erasa, alzando lo sguardo verso l'amica.
"Sta a vedere." 
Così detto, Videl si allontanò dal loro tavolo, e si avvicinò a quello dei tre.
"Ehm... ehm..." 
I tre, abbassarono i piatti per incontrare lo sguardo di quella ragazza.
L'uomo le chiese:"Ha bisogno di qualcosa?"
"Beh... non so se vi siete visti, ma fate schifo quando mangiate." disse in modo offensivo, come suo solito fare.
I tre, si guardarono sorpresi, loro sapevano di essere "esagerati", ma mai nessuno li aveva offesi così.
Il ragazzo moro, quello più giovane e soprattutto più carino, si alzò con sguardo determinato.
"Mi scusi, signorina, ma i fatti suoi non se li può fare?"
"Cosa?! I fatti miei? Ma se fate vomitare tutto il ristorante!" 
"Noi siamo clienti fissi."
"Davvero? Anche io, se è per questo."
"Allora, se ne vada al suo tavolo e si faccia gli affari suoi, d'accordo?"
"Bene!"
"Bene!" rispose, il moro sedendosi, mentre Videl si sedette al suo tavolo.
"Videl, ma sei pazza? E' vero, fanno disgustare, ma potevi non fare quella sceneggiata..." disse Erasa, imbarazzata dallo sguardo del suo "scelto".
"Non m'importa."
"Come vuoi tu..."
Mentre pranzavano, il moro e Videl si incrociavano sempre con uno sguardo a dir poco spaventoso. Sembravano nemici che si conoscevano da una vita.
Finito di pranzare, Erasa pagò il conto ed uscirono dal ristorante, e trovarono i tre maschi parlare per strada.
"Tsk, guardali, quel cafone dovrebbe chiedermi scusa." disse Videl, mettendosi le mani ai fianchi.
Erasa, fece un sospiro...
La bionda, non curante di quale reazione avesse avuto l'amica, si avvicinò al moro, e disse:"Mi scusi per la mia amica, ma deve sapere che è una maniaca delle buone maniere..."
"Eh? Si figuri." rispose il moro, che trovò quella ragazza davvero carina.
Si salutarono, ed Erasa incrociò lo sguardo arrabbiato di Videl.
"Perché l'hai fatto?"
"Perché sì..."
"Bene, adesso ha vinto lui!"
"Ma, dai, Videl, chi se ne importa!"
Così, Erasa, si allontanò andando a casa sua, e Videl, ancora molto nervosa andò verso casa sua.
  
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