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Autore: YoungRevolverOcelot    22/04/2012    2 recensioni
[Ripresa dopo 4 anni. Per ora non revisionerò i primi capitoli]
Strani omicidi nel Nebraska, un cacciatore di creature infernali si reca lì per indagare.
Ne uscirà vivo?
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il BLACK SCHUCK
 
Erano le 16.00 ed io ero seduto al tavolino di una tavola calda di una cittadina chiamata Hollenberg, in Kansas. Stavo sfogliando il giornale leggendo distrattamente le notizie principali, erano settimane che non avevo un caso a cui lavorare, stavo per richiude il quotidiano quando un titolo attirò la mia attenzione:
Strani omicidi e sparizioni a Endicott” bevvi un sorso di cappuccino, poi mi concentrai sui dettagli.
A quanto pare la polizia locale aveva trovato tre persone brutalmente assassinate e altre cinque orrendamente dilaniate, valeva la pena darci un’occhiata.
Se la memoria non m’inganna Endicott è una cittadella del Nebraska a undici miglia da Hollenberg, sarei potuto esser lì in mezz’ora. Uscii dal locale e salii sulla mia GMC Yukon, impostai la destinazione sul navigatore e partii. Il viaggio fu abbastanza veloce e, come previsto, alle 16.30 arrivai a destinazione; per prima cosa cercai un motel e, dopo aver prenotato una stanza per una settimana, feci una doccia e mi misi a letto, non dormivo da giorni.
Mi svegliai verso le 9.00 e accesi la televisione, magari il telegiornale locale trasmetteva qualche notizia in più. Il giornalista, tale Nate Brook, parlò per una quindicina di minuti di baseball, poi si decise a parlare degli omicidi: le forze dell’ordine sospettavano di uno spietato serial killer e una squadra del FBI stava collaborando per risolvere in fretta il caso e assicurare il colpevole alla giustizia.
La presenza dei federali complicava notevolmente la situazione: non potevo fingermi uno di loro, sarei dovuto stare più attento alle domande che ponevo e alle cose che facevo, inoltre non sapevo ancora in che ruolo calarmi.
Estrassi una scatola in metallo verniciata di rosso dalla borsa, la aprii e rovesciai il suo contenuto sul letto; c’era ogni tipo di distintivo: da poliziotto, da sceriffo, da agente dell’FBI, da perito della sanità.
C’era l’imbarazzo della scelta, ma il mio sguardo si posò sull’unico che non avevo ancora usato: quello da agente della sicurezza nazionale.
Fingersi uno di loro, oltre a essere un reato federale, implicava il fatto di dover essere ancora più prudente. Odiavo queste situazioni, odiavo dovermi vestire come un pinguino e dover anche nascondere il mio accento.  Maledicendo l’FBI tirai fuori lo smoking dalla valigia e, dopo averlo guardato con disgusto, lo indossai.
“Un pinguino cameriere” pensai guardandomi allo specchio, poi misi la pistola nella fondina ascellare e lessi il nome sul distintivo, a quanto pare mi chiamavo Aleksej Kozlov, finalmente potevo parlare normalmente e senza dover nascondere il mio accento slavo; misi in tasca il distintivo e uscii.
Il sole splendeva ancora e faceva abbastanza caldo, ecco uno dei tanti motivi per cui mi piace questo paese; mi guardai attorno cercando di capire dove diavolo fosse la stazione di polizia e, dopo cinque minuti di buona ricerca, vidi un uomo in divisa uscire da un edificio in mattoni.
“ Bingo” mi diressi a passo spedito verso il povero malcapitato.
- Questa è la stazione di polizia?- domandai squadrando sia l’uomo sia la struttura.
- No, è un ristorante ed io sono un cameriere e tu con quel vestito potresti anche venire assunto- mi rispose ironico, poi mi guardò con fare indagatorio -Si, è questa, ma i suoi amici federali sono a setacciare il bosco-
Peccato che io avessi smesso di ascoltarlo già dalla parola “cameriere”, aprii la porta con eccessiva forza ed entrai.
Era esattamente come tutte le altre caserme, completamente bianca con qualche tavolo marrone; riuscii a individuare velocemente l’ufficio dello sceriffo: era l’unica scrivania con quattro pareti di plexiglass trasparente attorno.
Senza fare complimenti mi diressi verso la porta dello studio, bussai ed entrai; mi ritrovai davanti un uomo sulla cinquantina, di media statura e con dei capelli grigio ferro.
- Agente Kozlov, Sicurezza Nazionale- estrassi dalla tasca il distintivo e glielo porsi - Avrei qualche domanda da farle-
- David Parker- l’uomo si alzò e prese il documento, lo studiò con attenzione e poi mi guardò sorridendo e si risedette.
- Prego, si accomodi- indicò una sedia nera davanti alla scrivania - Cosa posso fare per lei agente Kozlov?- chiese ridandomi il distintivo.
- L’agenzia mi ha mandato qui per indagare sugli omicidi- spiegai sedendomi.
- E come mai la Sicurezza Nazionale s’interessa degli omicidi avvenuti in una piccola cittadina come Endicott?- domandò con un tono molto curioso.
“Già, come mai l’NSA s’interessa?” pensai cercando velocemente una risposta adeguata.
- Sono questioni riservate sceriffo Parker- risposi serio - Tornando a noi, potrebbe fornirmi il dossier riguardante il caso?- chiesi mantenendo un tono professionale; sarei stato un ottimo attore.
- Il fatto, agente Kozlov, è che quel dossier non è più in mio possesso- ribatté con una nota di rassegnazione nella voce - Di certo saprà che l’FBI si sta occupando del caso- annuii ascoltando attentamente - L’agente Blake ha il comando e quindi ha lui il dossier-
- Dove trovo questo Blake?- domandai alzandomi
- Dietro di lei, è appena tornato-
Mi voltai, dalla porta era appena entrato un uomo abbastanza alto, con dei capelli rosso fuoco e indossava una mimetica completamente infangata, dietro di lui c’erano una decina di persone conciate allo stesso modo.
Ringraziai lo sceriffo e uscii; l’agente Blake stava parlando con i suoi colleghi e aveva un’aria notevolmente alterata, mi avvicinai comunque.
- Agente Blake?- l’uomo si girò e mi squadrò con un sopracciglio alzato -Può fornirmi il dossier relativo agli omicidi?- chiesi direttamente, avevo già perso abbastanza tempo.
- Chi diavolo è lei?- esordì per tutta risposta.
- Agente Kozlov, Sicurezza Nazionale- gli mostrai il distintivo.
- Fantastico, ci mancava solo uno dell’agenzia- borbottò forse con la convinzione che non l’avessi sentito, poi si girò verso gli altri -La prossima volta andrà meglio, ora andate a cambiarvi- diede una pacca sulla spalla di un uomo leggermente più basso di lui, dopodiché si girò di nuovo verso di me fissandomi con fare indagatorio - Come mai l’NSA indaga su questo caso?-
Deve essere proprio fuori dall’ordinario vedere la Sicurezza Nazionale che indaga.
- Sono questioni riservate, agente Blake- ripetei mantenendo un tono serio.
- Anche il modo in cui si è fatto quella cicatrice è riservato?- domandò indicandosi la guancia con l’indice della mano sinistra.
Dove voleva andare a parare?
- Me la sono procurata combattendo per il mio paese- risposi semplicemente.
- Per quale dei due? Madre Russia o Stati Uniti?- il suo tono mi dava sui nervi.
- Questa è un’informazione riservata- un angolo della mia bocca si piegò involontariamente in un sorrisetto.
- Spionaggio? Avanti a me può dirlo- ammiccò, era forse… gay?
- Sono informazioni riguardanti solo ed esclusivamente la sicurezza nazionale- ripetei deciso - Ora se lei fosse così gentile da darmi….- non riuscii a terminare la frase dato che un federale entrò correndo e facendo sbattere la porta, poi si fermò davanti a noi.
- Signore, c’è stata un’altra vittima- disse mentre riprendeva fiato.
- Ragguagliami- ordinò Blake facendosi improvvisamente più serio.
- Due donne, stesso modus operandi, le hanno trovate al limitare del bosco- parlò talmente velocemente che per poco non svenne.
- Raduna gli altri, ci vediamo là- poi mi guardò - Allora agente Kozlov, ha voglia di sporcarsi le mani?- chiese in tono di sfida.
- Sono qui per questo agente Blake- uscii seguito a ruota da lui - Quanto dista questo bosco?-
- Qualche miglio- estrasse dalla tasca le chiavi di una Chevrolet.
- Faccia strada- corsi al parcheggio dell’hotel, che era a un quarto di miglio dalla stazione di polizia, mi fiondai in macchina; vidi la Chevrolet di Blake sfrecciarmi davanti a sirene spianate e la seguii.
Dopo qualche minuto ci ritrovammo davanti a una fitta boscaglia, la zona era perimetrata dal nastro giallo della polizia si Endicott; spensi l’auto e scesi, poi mi diressi verso i due corpi coperti da un telo bianco.
- Spero che lei abbia uno stomaco forte- affermò Blake, poi con un cenno del capo ordinò a un poliziotto di scoprire i cadaveri.
Fu una vista orribile, davanti a me giacevano due donne con il volto completamente sfigurato dalla paura, il ventre della prima era stato squartato e, a giudicare dai bordi delle ferite, sembrava essere opera di una bestia, mentre la seconda era stata sgozzata, c’era sangue ovunque.
-Avete preso in considerazione il fatto che forse è stato un animale a uccidere queste persone?- guardai Blake.
- Sì, ma un animale avrebbe lasciato dei peli o della saliva sulle ferite, invece sono pulite. Si fidi agente Kozlov, questi omicidi sono stati commessi da uno psicopatico- scosse la testa amareggiato.
Tornai alla macchina, aprii il baule e sollevai il vano dove teoricamente ci doveva essere la ruota di scorta e
aprii le due borse che c’erano: una conteneva le armi e una le protezioni.
Mi tolsi la giacca e la cravatta e indossai un giubbotto anti proiettile e degli anfibi, mi misi le ginocchiere, i guanti e gli occhiali di protezione, poi mi allacciai la fondina alla coscia e vi ci misi una seconda pistola, infine estrassi un M16 caricato con dei proiettili di argento e ferro.
- Ha un arsenale in quel bagagliaio- dichiarò Blake sorpreso - Comunque, cosa ha intenzione di fare? Abbiamo già setacciato il bosco-
- Non l’avete fatto a modo mio- mi avviai verso la boscaglia.
- Smith, Wesson, Taylor e Callaghan con noi- ordinò Blake seguendomi - Di certo non la faccio andare da solo.- disse poi rivolgendosi a me.
- Lo apprezzo, ma sia chiaro che da adesso ho io il comando- annunciai guardandolo.
- Mi sta bene- alzò le spalle - Cambio di comando, operazione gestita dall’agente Kozlov- urlò ai suoi uomini.
- Ricevuto- risposero gli altri in coro.
“ Finiranno per farsi ammazzare tutti quanti” pensai incominciando a innervosirmi.
- Mantenete un profilo basso e state uniti, non dividetevi per nessun motivo- comandai scrutando gli alberi che piano piano cominciavano a circondarci - Inoltre d’ora in poi comunicheremo con i gesti-
Gli agenti alzarono i pugni, segno che avevano capito.
Avanzammo sul sentiero per una ventina di minuti, era tutto molto calmo, ma io ero terribilmente preoccupato e mi si doveva leggere in faccia dato che Blake mi si avvicinò.
- Tutto bene agente Kozlov?- mi chiese sottovoce.
- Non nota nulla di strano?- domandai guardando i rami più alti delle piante che stavano attorno a noi.
- No, perché? Che c’è?- anche lui osservò attentamente il posto.
- Gli uccelli sono cantano- questo era uno dei presagi che indicava la presenza di creature sovrannaturali, avevo fatto bene a venire.
Blake si lasciò sfuggire una risata.
- Sei paranoico amico- mi diede un’amichevole pacca sulla spalla - Siamo in un bosco del Nebraska, non in Iraq-
- Già- mi sforzai di sorridere - Mi sto preoccupando per nulla- fissai il suolo per qualche secondo, forse avrei dovuto farli tornare a casa, non avevano idea del pericolo che stavano correndo.
Poi notai una macchia di sangue a terra, alzai la mano sinistra aperta, poi la agitai verso destra.
Lentamente avanzammo fuori dal sentiero seguendo le occasionali tracce di sangue; dopo una decina di minuti perdemmo la pista.
- Dannazione!- tirai un pugno a un pino.
- Signore!- mi sussurrò Wesson indicando la base dell’albero che avevo appena colpito.
Abbassai lo sguardo e vidi del sangue fresco.
- O c’è un’altra vittima o l’assassino è ferito- affermai guardando Blake.
- Guarda- l’altro indicò un casottino a una cinquantina di piedi da noi - Potrebbe essere il rifugio del serial killer.-
Osservai la costruzione: era una piccola casetta in legno e pietra, doveva essere disabitata e inoltre era ben nascosta dalla vegetazione.
- Non corriamo rischi inutili, fate venire gli swat e questo pomeriggio facciamo irruzione- ordinai per poi girarmi e tornare sui miei passi.
- Potremmo catturarlo, Signore- obbiettò Smith
- Patrick, ti ricordo che ora è lui al comando, quindi porta qui il tuo fondoschiena- ribadì Blake.
In una decina di minuti fummo fuori dalla boscaglia, rimisi le protezioni e le armi al loro posto, poi andai a parlare con Blake.
- Non si azzardi a fare l’eroe, lei aspetterà gli swat e faremo irruzione, chiaro?- asserii serio.
- Ci vediamo qui verso le 6.00 agente Kozlov, non scordi il suo arsenale, mi raccomando- si allontanò e insieme ai suoi uomini se ne andò.
   
 
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