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Autore: DanSperry    22/04/2012    5 recensioni
[Lancillotto/Ginevra]
Gl'incubi e l'insonnia portano spesso ad incontri inaspettati.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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La dama percorreva uno dei corridoi del castello, nella penombra della notte le torce proiettavano sinistre figure sulle pareti.
Il silenzio opprimente era interrotto solo dal rumore dei passi della donna, e dal fruscìo provocato dallo strascico della veste che accarezzava il pavimento di pietra.
La fanciulla vagava senza meta, spinta dalla noia e dagl'incubi che le tormentavano il sonno. Di tanto in tanto scorgeva qualche quadro: volti di sconosciuti, con storie arcane e remote.
Un rumore la distolse dai suoi pensieri: in quell'oscuro corridoio, nel cuore della notte, c'era qualcun altro. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata e il respiro accelerato la portò a posarsi una mano sul petto.
Indietreggiò di qualche passo, fino a quando non si scontrò con qualcosa: si girò di scatto, ritrovandosi ad osservare due profondi occhi neri, nei quali si perse, come inghiottita da quell'affascinante oscurità.
In imbarazzo si scostò, non riuscendo però ad allontanare lo sguardo dalla sua figura, conosceva quell'uomo: Lancillotto era il suo nome, valoroso cavaliere della Tavola rotonda, fedele paladino di re Artù, suo sposo.
Provò a parlare, a dire qualunque cosa, ma venne interrotta dal suo indice, che andò a posarsi sulle sue labbra tremanti. Incerta prese la mano dell'uomo tra le sue.
Lui la guardava, non un singolo dettaglio sfuggiva al suo sguardo attento: la guardava come se fosse tutto il suo nodo.
Liberò la mano dalla sua stretta per andare ad accarezzarle il volto, il tocco talmente leggero e delicato tanto da essere a stento percepito.
Ginevra trattenne il respiro per la seconda volta quella sera, sconvolta dall'intensa emozione che quella semplice carezza le provocava.
Vide il viso dell'uomo avvicinarsi al suo e, dimentica di tutto ciò che era, ciò che rappresentava, del suo ruolo di regina, dell'amore che provava per Artù, chiuse gli occhi, andandogli incontro.
Trovò le sue labbra ad attenderla: le parve di morire e rinascere un'infinità di volte, tanta fu la gioia che la pervase, così intensa da far male.
E poco importava la violenza con cui venne spinta contro il muro, poco importava l'invadenza di quel bacio, la brama delle mani di Lancillotto  sul suo corpo,
i suoi denti che le torturavano le labbra, quasi a voler cancellare il passaggio delle labbra e delle mani di Artù, il loro signore,
perché in quel momento era come assoggettata, schiava di quello splendete guerriero che la stava condannando all'inferno. 
Ad un tratto, però, tutto finì, così com'era cominciato, e Lancillotto scomparve nell'oscurità del corridoio.

   
 
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