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Autore: _Loki_    23/04/2012    7 recensioni
La fedele segretaria si morse il labbro superiore, mentre a causa del nervosismo scarabocchiava su un foglietto capitatole in mano per caso. Aro come suo solito sorrideva, ma non sul serio, ormai lei lo sapeva.
[Storia partecipante al contest "Gli insoliti noti" indetto da Pinzy81]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Gianna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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-Ma che brava che è la mia Gianna!
La fedele segretaria si morse il labbro superiore, mentre a causa del nervosismo scarabocchiava su un foglietto capitatole in mano per caso. Aro come suo solito sorrideva, ma non sul serio, ormai lei lo sapeva. La teatralità regnava con lui nei paraggi, ma non le importava, anzi, era decisa ad assaporare ogni singola parola in procinto di uscire dalla bocca del suo Maestro.
Erano le nove di sera, ormai la segreteria era chiusa da un pezzo, ma la fedele Gianna preferiva fare le cose per bene. Sorseggiando un the caldo al mirtillo per scacciare la sonnolenza, aveva dato una sistemata ai vecchi documenti.
-La ringrazio- sussurrò, non sapendo bene se abbassare lo sguardo.
-Penso che tu possa ritirarti a casa. In questi giorni ti sei data molto da fare, lo apprezzo.-
Senza dire altro il vampiro si girò e lentamente scese nei sotterranei del palazzo, immerso nei suoi pensieri.
Gianna sospirò portandosi alle labbra il dolce infuso bollente. Iniziava a far freddo sul serio.
Fuori aveva nevicato tutto il giorno e l’idea di andare a casa attraversando a piedi Volterra fredda e al buio era tutt’altro che allettante. Avrebbe preferito restarsene sulla comoda e morbida sedia rossa della Reception, ascoltando il piacevole rumore scoppiettante del piccolo caminetto proprio affianco alla scrivania di mogano. Tuttavia prese la sua pesante giacca grigia e di malavoglia si diresse verso il portone di uscita.
Una forte folata gelida le scompigliò i bei boccoli castani. Aveva fatto bene a omettere i tacchi quella mattina, sarebbe sprofondata meno.
Alzò il colletto della giacca e se lo passò davanti alla bocca, quindi scese di buon passo le gradinate che davano sulla strada.
Gianna si guardò intorno: la deserta piazza buia veniva debolmente illuminata dai pochissimi lampioni sparsi qua e là, la grande fontana zampillava debolmente procurando un rumore più inquietante che rassicurante.
Si incamminò spedita verso casa; non vedeva l’ora di andare a letto al caldo, Volterra di notte non era propriamente un paese sicuro; e non a causa dei Volturi.
-Eccola qui la mia bimba!- Appunto.
Gianna seguì con lo sguardo la voce e vide appoggiato al muro sul bordo di una vietta un uomo: teneva le braccia dietro la schiena e aveva i capelli spettinati.
Egli accennò qualche passo e barcollò.
“Sbronzo”. Gianna non potè fare a meno di pensarlo con disgusto mentre cercava di ritornare sulla strada verso casa.
-Ehi aspetta! Vieni qui da me bellezza! – la segretaria aumentò il passo, non voleva certamente guai.
L’uomo la raggiunse subito e si mise di fronte a lei.
-Ehi aspetta- ripetè – ho qui un regalo per te.
La donna potè notare senza troppa difficoltà una rosa rossa tra le sue mani, la prese e si ritrovò ad ammirare la sua bellezza. Un errore.
Egli approfittò del suo momento di distrazione per afferrarle il braccio libero e spingerla nell’ombra. Gianna, come per proteggersi, portò la mano con la rosa davanti al volto, ma un forte schiaffo la fece urlare.
Le accuminate spine del fiore strapparono la morbida pelle poco sopra le tempie e un abbondante fiotto di caldo sangue le scese lungo la guancia.
Egli fece per portare le sue prepotenti labbra su quelle rosse della donna ma un debole, disperato ma efficace calcio all’inguine lo fece piegare in due dal dolore.
La segretaria iniziò a correre, le lacrime ormai le scendevano copiose mischiandosi al sangue che ancora usciva dalla profonda ferita. La distanza che la separava da casa era troppa, quindi si diresse verso il Palazzo dei Priori.
Stava per scoppiare, lo sentiva.
Barcollando frastornata e con le mani tremanti aprì il portone ed entrò, accese la luce e corse verso il suo ufficio, afferrò la maniglia e sbattè la porta violentemente.
Trattenne il respiro osservando il suo riflesso nel grande specchio di fronte alla scrivania in mogano: i bellissimi boccoli le ricadevano disordinati sul viso, da lunghi tagli profondi che attraversavano il viso da appena sopra le orecchie alla sua fronte usciva testardo un abbondante sangue color cremisi, il trucco era sbavato a causa delle lacrime che ancora imperavano sui suoi occhi gonfi, mani e vestiti sporchi di sangue.
Abbassando lo sguardo si rese conto di tenere tra le dita la maledetta rosa.
Cercò di trattenere invano un urlo mentre la scagliava a terra, le sue gambe cedettero e crollò a terra, seduta sul tappeto persiano, poggiò la schiena contro il muro e rannicchiò le gambe verso la pancia.
La ferita aperta bruciava terribilmente, Gianna teneva gli occhi esageratamente spalancati per lo shock. Si prese lentamente la testa fra le mani e iniziò a singhiozzare rumorosamente.
-Ma che diamine…
Gianna si portò le mani nei capelli e lanciò un’imprecazione, ma appena vide il Maestro sulla soglia d’entrata, davanti a lei, con un’espressione indecifrabile, tacque immediatamente e si portò la mano sulla fronte nel vano tentativo di coprire alla vista del vampiro il sangue fresco.
La segretaria notava chiaramente Aro stupito al vederla in quella condizione, ma contemporaneamente era palese che il vampiro stava combattendo contro la sete.
A confermarlo: i suoi occhi, due pozze di petrolio.
Ferita, umiliata e spaventata, Gianna gli rivolse uno sguardo implorante – Ti prego… - solo due parole e un pensiero prima di perdere i sensi.
“Ti prego, fa in fretta.”
Aro in un batter d’occhio le fu affianco, le prese delicatamente il braccio e fu invaso dai recenti ricordi di Gianna.
-Mia cara, non ho alcuna intenzione di metter fine alla tua vita- scoprì i denti in un ghigno pensando a qualche giorno prima, quando a causa del notevole impegno della segretaria, i Tre Anziani avevano deciso di donarle finalmente il veleno immortale.
Scoprì i canini e si avventò sulla giugulare della donna; si scostò non appena vide il suo corpo iniziare a contorcersi dal dolore della trasformazione.
Chiamò un vampiro della Guardia e gli ordinò di portarla in una camera del palazzo.
Si soffermò un attimo a riflettere, chissà se Gianna avrebbe manifestato un particolare potere,… non potè fare a meno di pensarlo. Sembrava un bambino in attesa di scartare il suo regalo di compleanno.
Abbassò lo sguardo e vide la rosa rossa a terra, sporca di sangue; la raccolse e l’avvicinò al volto, inspirò deliziandosi del meraviglioso profumo che emanava.
L’avrebbe donata a Gianna non appena si sarebbe svegliata. Sospirò dirigendosi fuori dall’ufficio.
Gianna nel frattempo lottava contro l’agonia dovuta alla trasformazione, il suo unico pensiero nei prossimi tre giorni sarebbe stato il desiderio di morte, ma di certo non poteva sapere che appena fuori dalla sua camera, due occhi cremisi la stavano aspettando.



Questa storia partecipa al contest "Gli insoliti noti" indetto da Pinzy81, il quale è proiettato nel mondo dei personaggi marginali.
Ogni partecipante poteva, a sua scelta, usufruire di un "ispiratore", nel mio caso questa immagine.
Spero che questa one-shot (prodotta durante un periodo di difficoltà familiari) vi sia, almeno un minimo, piaciuta... fatemi sapere. Ci tengo a migliorare ;)
Adria_Volturi
  
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