In Bilico
Sospiro
pesantemente. Ho passato la notte insonne, eppure non sono stanca ne tantomeno agitata.
E’ strano, non è così che dovrei sentirmi. Scuoto la testa ed inizio a
ridacchiare da sola. Oggi è un giorno importante, forse il più fondamentale per
me e io sono pervasa da un’insolita calma.
Mi siedo
vicino all’ampia finestra, che da sul giardino, e prendo in mano una fotografia.
Quella fotografia. Sorrido, non posso
fare altro. Ed è come se fossi improvvisamente sott’acqua, perché i suoni mi
arrivano attutiti; quasi dei sussurri.
Infatti mi
accorgo a malapena di Jessica che entra nella stanza con una serie di borse in
mano. La osservo indifferente. < Io
veramente non ne posso più! Ho chiesto un semplice favore a Katia. Doveva solo
prendere una piastra. Secondo te l’ha fatto? No! Ecco il punto. > La mia amica parla senza mai fermarsi, passando
da un punto all’altro della camera. Quando si gira e mi guarda, si blocca di
colpo. < Annie? > Le sento domandarmi titubante. Nel momento in
cui si avvicina e mi raggiunge alzo il viso verso di lei. E la vedo stupenda
con i suoi splendidi capelli biondi, elegantemente raccolti, e gli occhi lucidi, che trattengono a stento
le lacrime, mentre fissa rapita l’istantanea.
< Che bei
tempi. > Dice con un filo di voce. < Già. >
Io allungo la mano e prendendo una delle sue, che ricambia la mia stretta.
Restiamo lì a fissare quella vecchia cornice. Tre bambini, abbracciati, ammiccano
all’obbiettivo. Io ero sulla destra con le guance paffute, l’abito azzurro fatto
di merletti e pizzo e un fiocco bianco tra i capelli. Jessica, invece, era al
centro e Josh a sinistra. Già, Joshua. Un sorriso melanconico mi solca le
labbra, mentre inevitabili ed indelebili ricordi mi trascinavano via, lontano
dal luogo in cui mi trovo ora.
*
Joshua fissò, storcendo la bocca, l’elegante villetta
con sua staccionata bianca e le aiuole curate. “Non mi piace.” Questa era
l’unica cosa che riusciva a considerare da un paio di minuti.
< Josh? >
La madre lo riportò alla realtà, distraendolo dai propri pensieri.
< Vai in casa tesoro. Non stare fuori. > Con tali parole la donna entrò nell’edificio,
tenendo in mano gli scatoloni del trasloco.
Il bambino sbuffò scocciato e mentre stava per fare ciò
che gli era stato detto, un pallone lo colpì in testa. Si chinò lievemente, massaggiandosi
il capo dolorante. Vagamente sentì una voce che gli si faceva sempre più vicina.
< Scusami, ti sei fatto male? > Solo allora, girandosi, la vide. Una bambina
con i capelli corti e biondi, vestita con una maglietta e dei pantaloncini, lo
stava squadrando preoccupata.
< Ehi, ci sei? >
< Ehm … S-sì > Balbettò confuso Joshua.
< Jessie! >
Un’ennesima ragazzina, correndo più piano, li raggiunse. Tom la guardò e
scoprì che era un po’ più cicciottella. Indossava un vestito bianco con delle
ciliegie e aveva un grosso fiocco rosso tra la lunga chioma corvina.
< Questo qui non si è fatto niente. Possiamo andare.
> Senza aggiungere altro prese la
palla allontanandosi. < Ma, Jess!
> Esclamò l’altra, con voce lievemente
contrariata. < Perdonala, Jessica è
così. Comunque io sono Hannah. >
Disse lei..
< Io sono Joshua. >
< Annie! >
L’interessata scrutò la compagna annuendo. < Scusa, ma devo andare
adesso. > E gli sorrise, prima di fuggire
via. Josh arrossì. “Che carina. Sembra
una bambola.”
Joshua osservò Jessica arrampicarsi sull’albero senza
alcuna difficoltà.
< Scendi. E’ pericoloso. > La voce di Annie gli arrivò chiara e
cristallina alle spalle e girandosi la fissò. L’espressione preoccupata di lei
era rivolta all’amica.
< Non preoccuparti. Arrampicatevi. > La corvina lo guardò, sorridendogli brevemente. < Io non salgo. > Sussurrò con un filo di voce.
< Joshua, Annie! > Di nuovo la voce di Jessica. Lui guardò prima
Hannah e poi spostando lo sguardo verso l’alto vide Jess e ne fu quasi accecato. Il sole si fondeva con il biondo dei
capelli della bambina e per poterla guardare si dovette mettere una mano sul
viso. < Io vado. > Parlò senza pensarci su, come spinto da una
strana frenesia. < Ok. Io vi aspetto
qui. >
Più tardi, quando fu a casa nel suo letto, pensò che
quel giorno si era proprio divertito. Anche se, ripensandoci, il sorriso che
gli aveva rivolto An, quando lui era salito sull’albero, gli era sembrato un
po’ triste e dispiaciuto.
*
Un rumore metallico fece destare di
colpo Hannah. “Il citofono” Questo fu il suo primo pensiero. Sbuffò e si
stropicciò gli occhi. La sveglia segnava le quattro del mattino ed alzandosi
stancamente si avvicinò all’ingresso, con quasi la certezza di chi avrebbe
trovato ad attenderla.
< Chi è? > Chiese con voce assonnata.
< A-Annie.
> Biascicò Joshua, palesemente
ubriaco.
< Entra, ma con l’ascensore.
> Poco dopo aver pronunciato quelle
parole lo aspettò sul pianerottolo, nella speranza che lui non facesse troppa
confusione. Non voleva sorbirsi, di
nuovo, le lamentele dei vicini che a causa del frastuono si erano svegliati.
Quando sentì le porte aprirsi ed intravide Josh uscire barcollando, lei gli
corse incontro e lo sostenne.
< C-Ciao Annie. > Parlò confusamente. < Come sei ridotto? > Lui in risposta rise sonoramente. < Zitto o disturbi gli altri condomini.
> Lo ammonì, preoccupata.
A fatica la ragazza portò l’amico nel
suo appartamento, facendolo sdraiare sul divano nel salotto. Lo guardò,
scuotendo la testa, profondamente contrariata. Si era addormentato
immediatamente e l’unico rumore che si avvertiva era il suo lieve russare. Lo
sguardo di Hannah divenne immensamente triste. Con la mano sfiorò il profilo
del ragazzo, accarezzandogli dolcemente la guancia.
Poi, sollevandosi, andò in camera e
prese una coperta dall’armadio, depositandola su quel corpo assopito. Non
voleva che prendesse freddo e si ammalasse. Dopo di che rimase lì, vegliandolo
silenziosamente. Quelli erano i soli momenti in cui aveva la possibilità di scrutarlo
con calma. A lei era consesso solo ciò. E quindi lo fissò, imprimendo nella propria
mente ogni più piccolo dettaglio di quel viso che lei adorava tanto. Era così
sereno mentre dormiva. In quegli attimi sembrava ancora il bambino che le si
metteva vicino, stringendole la mano, mentre facevano il sonnellino pomeridiano.
Un’immensa sensazione di vuoto le pervase l’anima. Non poteva continuare così.
Lo sapeva benissimo. Non doveva amarlo, perché tanto era tutto inutile. Joshua
non l’avrebbe mai ricambiata. Per lui, lei era la dolce, impacciata e timida
Hannah. Solo questo. Era la sua migliore amica, non una donna verso cui provare
attrazione. Lontana anni luce era l’idea di essere colei di cui lui un giorno si
sarebbe innamorato. Anche perché quel posto era già riservato ad un’altra. Oh, lo
sapeva bene. Da sempre aveva dovuto reggere quel pesante e faticoso paragone
con una donna, totalmente incosciente della fortuna che le era stata regalata. Quante
volte aveva desiderato essere lei? Troppe. Di certo, conoscere colei che Joshua
amava con tanto ardore e vedere come lui la trattava, non le era d’aiuto. Sospirò
pesantemente ed avvicinandosi gli accarezzò i capelli. < Dormi bene. > Sussurrò lei all’altezza dell’orecchio di lui.
< Jessica. > Pronunciò nel sonno. Annie trattenne il
respiro e dopo avergli dato un ultimo sguardo intristito, se ne andò in camera
sua.
*
< Allora, ho organizzato per Sabato.
> Hannah osservò la sua migliore
amica, che le sorrideva complice. <
Non è necessario Jess. > Cercò di
dissuaderla inutilmente lei, prima di bere il suo caffè.
< Ma cosa dici? Sono stanca di
vederti rinchiusa in casa come un’eremita. >
< Non è vero! > Annie la fissò contrita.
< Ah no? Quand’è stata l’ultima
volta che sei uscita con un ragazzo? >
In risposta lei rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Non capiva
perché la biondina fosse così preoccupata per la sua situazione sentimentale. In
fondo stava bene così. O meglio non stava bene, però non voleva che altri si
intromettessero nella sua vita. In realtà, era seriamente preoccupata per
quello che sarebbe avvenuto Sabato. Non confidava molto nelle scelte di Jessica
in fatto di uomini. Certo non che fossero brutti. Anzi, erano molto belli e
questo era il problema. Tipi come loro non guardavano quelle come lei. Sapeva
già che si sarebbe sentita inadeguata e impacciata. Sbuffò. Per quella serata
prevedeva noia ed imbarazzo. < Hai notizie
di Josh? > Buttò lì, casualmente l’amica.
< Perché? > Chiese lei confusa.
< Ieri sera siamo andati in
discoteca, ma l’ho perso di vista quando ho incontrato Marcus. Ho notato che
era al bar e una ragazza ci stava provando con lui. Non so cosa sia successo
dopo. > Disse sogghignando. Hannah,
allora, rise sforzatamente. Ancora una volta si domandò come faceva Jessie ad
essere così cieca. I sentimenti del giovane uomo, ai suoi occhi, erano così
palesi e chiari. Ma poi, inarrestabile come era arrivato, il pensiero di Joshua
che si rifugiava tra le braccia di un’altra donna, per sfuggire al dolore, le
bloccò il respiro. Se lui non poteva avere la bionda, allora non aveva diritto di
precedenza? Perché le altre e non lei? Era così tanto invisibile ai suoi occhi?
< An, tutto bene? > < Sì, certo. > Sorrise brevemente. In realtà aveva voglia di
mettersi a piangere, ma non poteva permetterselo. Non in quel momento. Jessica
non si doveva accorgere dei suoi sentimenti. Perché rivelarle una cosa simile
avrebbe significato la fine di quello che erano stati loro tre fino a
quell’istante. Agognava l’ora in cui sarebbe arrivata a casa. Allora si, che
avrebbe potuto sfogarsi; piangendo ognuna di quelle lacrime che minacciavano
impietosamente di uscirle. < Non mi
chiedi niente del ragazzo? > L’altra,
però, si interruppe immediatamente. <
Oh! Joshy! > Si alzò di colpo,
iniziando a dimenarsi, per farsi notare dal ragazzo. Tutte le persone sedute ai
tavolini di quel bar all’aperto la stavano fissando, ma lei a quelle cose non
faceva mai caso. Non le importava di cosa pensasse la gente. Questa era una
delle tante differenze tra di loro. <
Ciao ragazze. > Salutarono lui e il
suo amico Christian. < Dove sei
andato ieri? > < Ehm… > Joshua guardò Hannah, come a chiederle
silenziosamente se aveva detto qualcosa. Lei gli sorrise incoraggiante. < Dai non essere timido! Ti ho visto
parlare con una stangona ieri sera! Che ci hai fatto? > Disse entusiasta Jessica.
< Sembri uno scaricatore di porto.
> Parlò con noncuranza An, bevendo un
sorso di caffè. < Oh, sentitela!
Scusami miss raffinatezza. > La
corvina alzò gli occhi, fintamente esasperata. < Ma è proprio perché sei così, che ci
piaci. > “Mi piaci” lo corresse
mentalmente Hannah sorridendo triste. Perché era questo che lui avrebbe voluto
dire.
< Oh Joshy! Per fortuna tu mi
capisci! > Esclamò abbracciandolo di
slancio. Ed Annie vide ciò che la sua amica non riusciva a scorgere. Notò il modo
in cui lui ricambiava la stretta della ragazza e come socchiudeva gli occhi, godendosi
quel contatto fugace. Assistette a tutto questo e a molto altro. Allora, rivolse
la propria visuale altrove; perché insopportabile era quella scena. Così
facendo si accorse che Christian la scrutava intensamente e una sensazione di
gelo la investì. Lui aveva capito e ne fu terrorizzata. Quel sentimento che per
tanto aveva nascosto, ora era stato scoperto. Lei lo guardò chiedendogli
silenziosamente di tacere e lui sembrò comprendere, tanto che poi la ignorò
totalmente e disse; < Che cosa fai questo weekend Jess? >
La ragazza sentendosi nominare, lo fissò
con entusiasmo. < Vado in missione!
> Affermò alzando l’indice. < C-Cosa? > Chiese Josh ridendo. < Ah, fantastico! Ci risiamo. > Hannah, esasperata, si mise una mano sulla
faccia. < Ho deciso che accaserò la
nostra Annie. >
< Eh? > I due uomini rimasero sbalorditi.
< Non penso che Annie abbia bisogno
del tuo aiuto. > Joshua si rivolse
alla bionda secco, sorprendendo tutti per la serietà con cui aveva pronunciato
quelle parole. < Insomma, diglielo
anche tu An! > Lei abbassò la testa,
indispettita dalla reazione di lui. Che diritto aveva di impedirle di uscire
con un uomo? Lei non lo capiva. Stringendo forte le mani sotto il tavolo,
sussurrò imbarazzata; < Forse, potrei
provarci. > E mentre Jessica esultava
abbracciandola, Annie evitò lo sguardo di Joshua; palesemente irritato.
< Come sto? > Annie uscì dal bagno, titubante. Josh, che era
coricato sul letto a leggere una rivista, disse svogliatamente; < Stai bene. >
< Ne sei sicuro? > La ragazza, girandosi verso lo specchio, si
lisciò la gonna con le mani. Joshua sospirò ed alzandosi, si mise dietro a lei.
Rivolgendosi allo specchio, di fronte a loro, sussurrò; < Sei bellissima, veramente. Perché dovrei
prenderti in giro? > Lei abbassò lo sguardo
arrossendo. < O-Ok. >
< Ehi! Cos’è? Ti imbarazzi? > Lui intenerito ridacchiò.
< Stupido che non sei altro! Lo sai
che non sono abituata a mettere i vestiti. >
< E fai male, perché ti stanno bene.
Da piccola li mettevi sempre. Eri così carina! > Ricordò con aria trasognata, guardando il
soffitto. In risposta per quell’affermazione, gli arrivò la giacca di pelle in
faccia. < Ma piantala! E ora smamma.
Tra poco arrivano Jess, Marcus e il suo amico. Non voglio che ti vedano qui.
>
< Che cattiva che sei! > Esclamò l’uomo, fintamente dispiaciuto. Poi
tornando serio si infilò il chiodo e le diede un bacio sulla guancia. < Ci vediamo principessa. >
Quando la porta si chiuse Hannah
sospirò pesantemente. Aveva fatto bene a mandarlo via, altrimenti non sarebbe
riuscita a concentrarsi per la serata e di certo non si sarebbe divertita, con
il ricordo di lui e di quel bacio nella mente.
“ Forza e coraggio Hannah. Preparati e non pensarci. Stasera si esce e
riprenderai in mano la tua vita. ”
*
Hannah si alzò dal letto sbadigliando. “Di nuovo. Non è
possibile. E’ già la terza volta questa settimana.” Pensò lei, mentre apriva la
porta ed attendeva l’amico sul pianerottolo. Quando lo vide corrugò la fronte.
Joshua era messo peggio del solito, tanto che quasi non stava alzato.
Faticosamente lo portò in casa. Con difficoltà riuscì a farlo coricare sul
divano, ma lui si alzò in piedi ed aggrappandosi alla ragazza la buttò per
terra.
< Perché ti sei alzato? > Sconsolata Annie si mise una mano sulla faccia.
< L-letto. > Questo fu quello che lui tentò di pronunciare.
< Pure! > Esclamò scocciata, ma dando uno sguardo
al ragazzo rinunciò ad intraprendere ogni forma di conversazione. Semplicemente
lo trascinò nella propria camera.
Quando lo fece sedere sul materasso Joshua la strattonò
e lei gli cadde addosso, al che An iniziò a perdere la pazienza. < Ma che f.. > La ragazza non fece in tempo a terminare ciò
che stava dicendo, perché venne interrotta dalle morbide labbra di lui che si
poggiarono sulle sue. Annie, riprendendosi, si scostò sconvolta; mettendosi le
masi sulle bocca. < P-Perché? > < Mmm..Bacio > Continuò
lui e come se fosse un gioco tentò di ri-attirarla a
sé. < Sei ubriaco. Piantala!
> Hannah cercò di scostarsi, ma Joshua
la trattenne. Lui era più forte e quindi ogni tentativo di fuga fu inutile.
L’attacco del uomo proseguì con lentezza, dandole baci ovunque, mentre lei
cercava di opporsi. Quando lui le scostò la maglia, tormentandole il collo, Annie
non capì più niente e, a quel contatto così ravvicinato, non poté fare altro
che chiudere gli occhi e sospirare per il piacere.
La luce, che filtrava dalle tapparelle, penetrò
lievemente nella stanza; svegliando il ragazzo che dormiva tranquillo. Joshua si
toccò il volto infastidito. Il dolore che provava alla testa era
insopportabile. Confusamente si guardò intorno. Quella non era la sua stanza.
Cosa diavolo aveva fatto la sera prima? Ci pensò e i suoi ricordi si fermarono
all’immagine di Jessica che baciava quel tizio, Marcus, mentre lui beveva l’ennesimo
cocktail. Da quel momento tutto era annebbiato e nella sua mente regnava solo
il buio. Focalizzando meglio il luogo in cui si trovava si accorse che lo
conosceva alla perfezione. “Annie.” Pensò, provando subito sollievo. Questa
sensazione durò solo per pochi attimi, perché ben presto si accorse di essere
totalmente nudo. Il dubbio di aver fatto qualche cavolata si insinuò in lui
come un tarlo. Velocemente si alzò e dimenticandosi l’intorpidimento e il dolore
al capo si mise i vestiti, accuratamente sistemati sulla sedia. L’unico
indumento buttato alla rinfusa, sul pavimento, erano i suoi boxer. Aperta la
porta della camera, lo inondò un profumo di caffè. Hannah stava trafficando in
cucina, preparando la colazione. Lei, che era di spalle, non si accorse di lui.
< Buongiorno. > La ragazza sentendo quella voce sussultò,
tanto che quasi fece cadere la tazza che aveva in mano. Riprendendosi, si girò
verso l’amico di sempre. < Ben
svegliato. > Parlò lei, guardando
Joshua.
< Tutto ok? >
Chiese lui preoccupato, visto che lei gli aveva rivolto un sorriso
tirato. < Eh? > Annie strinse forte la scodella.
< Stai bene vero? Dopo quello che ti ho fatto ieri?
> Lei sospirò. Si ricordava. Il
terrore prese il sopravvento, impedendole di dire alcun che.
< Ti ho tenuta sveglia tutta la notte. Mi dispiace.
Non mi ricordo niente, però avrai passato una brutta nottata. > Si sentì immediatamente più sollevata. < Non preoccuparti. Oramai sono abituata ad
occuparmi di te. >
Dopo di che il giovane iniziò a fare colazione, mangiando
ciò che Annie gli aveva preparato. Nessuno dei due parlò, ma lui sentì una
strana tensione tra di loro. < Non ho
fatto niente di strano? > Annie rise
dolcemente. Lui si preoccupava sempre troppo e quella era una parti che a lei più
piacevano. < Perché ridi? > Domandò.
< Beh ecco, diciamo che quando ti stavo mettendo a
letto, ti ho sfilato i vestiti e tu hai iniziato a toglierti anche i boxer.
Quindi a quel punto sono scappata fuori dalla stanza ed ho chiuso la porta.
Comunque tranquillo. Non ho visto niente. >
Joshua si mise una mano sulla faccia. < Scusami. > Sussurrò vergognandosi.
Qualche tempo più tardi, dopo che si fu fatto una
doccia, il ragazzo se ne andò dalla casa.
< Grazie. > Le disse, prima di lasciarla, dandole subito
dopo un bacio sulla guancia. In men che non si dica la porta fu chiusa e lui sparito.
Annie rimase lì, immobile. “ Ottima recita.”
Pensò. Lentamente, quasi senza forze, si lasciò scivolare lungo il muro
e rannicchiata in un angolo pianse per se stessa e per quel suo strano e
doloroso amore. Pianse perché, quando lui le aveva dato quell’innocuo bacio sulla
guancia, lei aveva pensato che poco più in basso c’erano i marchi che lui le
aveva lasciato sul corpo. Segni indelebili della loro notte di passione e niente
poteva cambiare quella realtà. Ma tanto, Josh, non l’avrebbe mai saputo.
Era mezzogiorno e
fissava il piatto di pasta che aveva di fronte a sé. Non aveva fame e il solo
pensiero di mangiare le metteva la nausea. Ancora una volta guardò il cellulare,
che aveva vicino, e sperava. Sperava di vederlo illuminarsi, ma sapeva che era tutto
inutile. Sospirando, abbandonò il suo pranzo e si diresse in camera. Il letto era
ancora disfatto, perché non voleva toccare quelle lenzuola. Aprendo un cassetto
dell’armadio, tirò fuori una vecchia maglia e l’annusò. Quella T-shirt l’aveva
rubata tempo fa a Josh. O meglio, lui, pensava di
averla persa chissà dove. Chiuse gli occhi, stringendo forte quel pezzo di
stoffa, lasciando che i ricordi tornassero vividi nella sua mente.
Perché, dopo quel bacio, loro due si erano amati con
foga, stretti l’uno all’altra, più volte. La paura che il cuore le scoppiasse,
tanto batteva, l’aveva terrorizzata. Veloce, sempre di più.
Scioccamente si era lasciata andare, non pensando alle
conseguenze. Rammentava di essersi allontanata quando si era svegliata;
riparandosi in un angolo del letto. Con la schiena appoggiata contro al muro
aveva impedito che neanche un lembo della sua pelle toccasse quella di lui. Aveva
paura che, sfiorandolo, si sarebbe scottata. Ma oramai, il danno era stato fatto.
Lo aveva avuto e il suo desiderio si era avverato. Già, perché ad ogni compleanno,
quando soffiava le candeline, lo fissava. “ Voglio Joshua”
Pensava, logorandosi.
*
Irritata. Questo era il termine che le si addiceva in
quel momento; mentre osservava Jessica, coricata sul suo letto, che parlava
incessante. Strinse più forte il cellulare tanto da farsi sbiancare le nocche
delle mani. Sul display illuminato vi era una semplice frase; < Jessie è li? >
Non sentiva Joshua da una settimana e lui non le
chiedeva neanche come stava ma, come al solito, pensava solo alla biondina. Era
stufa e scocciata. Con un gesto meccanico appoggiò l’apparecchio sul tavolo.
Non ne poteva più. Non ce la faceva più. Erano anni che sopportava quella
situazione ed adesso era completamente prosciugata. < Annie? > La voce di Jessica la riportò alla
realtà.
< Ti vibra il cellulare. Non rispondi? > < No. >
Jess sgranò gli occhi, sorpresa. Hannah si pentì immediatamente del tono
di voce che aveva usato. < Scusa.
> Disse massaggiandosi le tempie,
mentre chiudeva gli occhi. L’amica, vedendo quella reazione, si alzò dal letto
e raggiunta la scrivania prese l’oggetto in mano. < E’ Josh. > Constatò, con stupore, guardandola. Lei in
risposta spostò lo sguardo sull’armadio. Non voleva vedere le domande implicite
trasmesse dagli occhi della bionda, perché in quel momento era fragile e non sarebbe
stata in grado in mentire con convinzione.
< Avete litigato? > Lei rimase in silenzio, cercando di
trattenere quel fiume di parole e verità che volevano uscire. < Puoi dirmelo, siamo amiche. > Hannah sorrise amaramente e fissò la
ragazza. < Quando mai mi chiedi
qualcosa? Pensi solo a te e alle tue conquiste. > Jessica non diede peso a quelle parole. < Ok, è per colpa di Joshua. Ora gli
rispondo e lo faccio venire qui. >
< No! > Urlò, ma quella sua
contrarietà venne totalmente ignorata.
< Joshy? > Con voce melliflua
e suadente la bionda rispose al telefono, mentre si sedeva sul letto;
accavallando le gambe. Ed Annie non poté non immaginare la reazione del
ragazzo. Sicuramente si sarebbe sentito euforico per quella sorpresa così gradita.
Non seppe cosa si dissero i due, ma le bastava vedere l’amica che rideva con il
suo fare civettuolo. Poi chiuse la conversazione. < Arriva tra poco. Così sistemate le cose.
Contenta? > < No! > L’irruenza di Annie, che si stringeva forte
le nocche delle mani, era inusuale. Solitamente Hannah non era il tipo da
arrabbiarsi, anzi lasciava correre. Ora però era veramente al limite di
sopportazione.
< Tu non mi ascolti mai! Parli sempre di te. La sai
una cosa? Non ci sei solo tu. Ti ho detto che non ho problemi con Joshua, ma tu
non mi hai ascoltato. Anzi, la vuoi sapere la verità? Se smettesti per un po’
di non pensare solo a te stessa, forse ti accorgeresti che è una vita che lui
ti muore dietro e tu neanche te ne accorgi. Lui meriterebbe di meglio, perché
c’è chi lo ama veramente e lo renderebbe felice. Ma anche Josh è così cieco che
non vuole vedere niente oltre a te. Quindi è ora che vuoi due vi chiarite; così
fate un favore a tutti. > Lacrime
incessanti iniziarono a cadere dal bel viso di Annie. Jessica la fissò sconcertata
e sconvolta. Non riuscì a fare niente, se non osservare la giovane precipitarsi
fuori dalla stanza. Correndo, non si accorse di Joshua che fischiettando stava
arrivando. < An? > Chiese stupito, ma non la bloccò.
Quando arrivò davanti all’appartamento, all’interno
vide Jessica impietrita. < Cosa è
successo? > Dubbioso entrò, aprendo
del tutto la porta. Jessie, come accortosi in quel momento della sua presenza,
lo fissò con aria vuota e spaventata. Il cuore del ragazzo prese a battere
all’impazzata e una nuova consapevolezza si fece strada in lui. Jess sapeva. Lo
capiva dai suoi occhi. < J-Josh. > Parlò,
con un filo di voce, titubante. < Noi
dobb-> Lui
sospirò. < Dobbiamo parlare.
> Terminò per lei. La ragazza annuì e
lui, con un gesto rapido, chiuse la porta. Il momento dei chiarimenti era
arrivato.
< E’già la
quinta. > Christian la guardò
lievemente preoccupato. < Lo so. > Gli rispose Hannah amaramente. < Comunque grazie per l'ospitalità.
>
< Figurati,
puoi stare qui quanto vuoi. Il frigo è pieno di roba. Io adesso vado a lezione.> Disse lui, prendendo la tracolla. < Chris.
>
Il giovane si
girò. < Tranquilla, non dico a Josh
dove sei. Però, non puoi fuggire in eterno. >
< Lo so.
> An, seduta sul divano, abbassò lo
sguardo. Il ragazzo, avvicinandosi, le accarezzò una guancia. < E’ uno
scemo. Se io fossi in lui, non ti farei mai soffrire. > Parlò con dolcezza. Sgranando gli occhi, la
ragazza lo fissò e lui iniziò a ridere. < Tranquilla, io non ci provo con le
donne degli altri > < Io non sto con nessuno. > Disse pacatamente.
Christian sogghignò. < Ne sei sicura? > Lui non aspettò alcuna replica e velocemente
uscì dalla casa. An, sola e confusa, tentò di ricordare cosa fosse successo il
giorno precedente. Sapeva solo che aveva vagato per strade che non conosceva,
fino a quando Christian non l’aveva trovata e le aveva offerto ospitalità.
*
Dopo una settimana Hannah si presentò di nuovo in
facoltà. Aveva un esame e non poteva saltarlo. Finita la prova, appena fuori
dall’aula, lo vide. Joshua era lì. Era bello, splendido. Lui la osservò, mentre
si avvicinava. < Ciao. > Disse sorridendo, probabilmente con
l’intenzione di metterla a proprio agio.
< C-Ciao. > La voce della
ragazza uscì titubante ed intimidita.
< Dobbiamo parlare. > Il ragazzo non usò mezzi termini o giri di
parole. Annie non lo guardò. Non ne aveva la forza. Semplicemente si mise a
tormentare, con le mani, la tracolla della borsa.
< Andiamo da te? > Riprese lui il discorso, forse per togliere
la ragazza dall’imbarazzo. Hannah annuì con il capo, acconsentendo. < Ho chiarito con Jessica. >
Lei alzò lo sguardo e forzatamente sorrise. < Bene, sono contenta per voi. Ora state
insieme? >
< Smettila. >
Joshua parlò serio e con calma. Hannah sussultò. < Smettila di fingere. >
Stanca e con il cuore grondante di dolore, lo fissò
tristemente. < Cosa vuoi che ti dica?
>
Lui si avvicinò.
< La verità. >
Un lieve sorriso sarcastico uscì dalla ragazza. < A che scopo? Per fare come se niente
fosse? >
< No. Per rincominciare. Io e Jessica non stiamo
insieme. Io non voglio lei. Ho capito che amo un’altra. >
< Cosa? > Hannah
rise, sconvolta dall’assurdità di quelle parole. < E chi sarebbe? >
< Tu > Era
tranquillo e sembrava dire la verità.
Il sorrisino, che aveva sulle labbra, sparì e il suo
sguardo divenne serio ed inespressivo. <
Non prendermi in giro. > Nella sua
voce non vi era ombra di divertimento.
< E’ la verità. E’ stata Jessica a farmelo capire,
quando mi sono dichiarato. Lei è stata quella meno cieca alla fine. Ho
riflettuto su molte cose, a cui non avevo mai pensato. Nonostante tutto, io,
non ho mai fatto niente per impedire che lei andasse con tutti quei ragazzi.
Invece, quando tu sei uscita con quel tipo il sangue mi è andato al cervello.
Ho stressato Christian allo sfinimento e ho litigato pesantemente con Jess. Non te l’ha detto? > La ragazza scosse la testa. < Me lo immaginavo. Sono stato un idiota e
mi dispiace. Sono sempre stato innamorato di te. > Lui le sorrise soddisfatto, pensando al nuovo
futuro che potevano costruire insieme.
Ma le parole “ Sono sempre stato innamorato di te.” tuonarono
nella mente di Hannah con intensità, tanto che dovette appoggiarsi al tavolo
per non cadere. Immediatamente Joshua accorse in suo soccorso. Lei rifiutò il
suo aiuto, schiaffeggiandogli la mano.
< Non toccarmi. > Quasi
urlò, tanta era la forza con cui aveva parlato.
< E io dovrei crederti? Sono anni che ascolto i tuoi sfoghi e che ti
sostengo, ferendomi io stessa. Quindi, abbi almeno la pietà di non illudermi.
Ti ho visto ubriacati, sussurrare il suo nome nel sonno ed adesso dovrei pensare
che non la ami? >
Josh
guardò il pavimento, mortificato. Poi, con rapido gesto, l’abbracciò. < Devi fidarti. Certo, sono stato attratto
da Jessica. Chi non lo sarebbe? Ma amavo te. Solo, ti ho data per scontata. Da
piccoli stavamo sempre insieme e il mio più grande desiderio era proteggerti. Hai
sofferto a causa mia e non me lo perdonerò mai. Però, siamo ancora in tempo. Dammi
modo di rimediare. > La giovane
donna, che fino a quel momento aveva ascoltato quelle parole immobile in
quell’abbracciò, gli disse glaciale.
< Lasciami. > In risposta
lui rafforzò la stretta. < No.
> Lacrime, incessanti e dolorose
iniziarono a caderle dagli occhi. <
Perdonami. > Le sussurrò. Lei pianse
più forte. < Io non ti credo Joshua.
Ti prego, vattene. > Gli chiese, con
voce trotta dall’emozione. < Annie,
no. > Facendosi forza, riuscì a
liberarsi e allontanandosi da lui. Aprì la porta, tremando. < Ho detto vattene. > Il ragazzo non poté far altro che assecondarla.
*
< Sei
pronta tesoro. > Dice Jessica, dopo
avermi rifinito il trucco. Io di conseguenza mi riprendo, distraendomi dai
ricordi del passato. < Sei agitata?
> La guardo e sogghigno
lievemente.
< Un po’.
> Lei mi sorride incoraggiante. < Lo immaginavo. Però non tanto quanto
lui. > Io aggrotto le sopracciglia e
lei inizia a raccontarmi di come il mio futuro marito, ha reso impossibile la
vita di chiunque si aggirasse nei pressi della chiesa. Di conseguenza, non
posso fare altro che ridere allegramente immaginandomi, nella mia mente, ogni
suo comportamento.
< Ragazze!
> Katrine,
mia cugina, spalanca la porta annunciando che è ora di andare. Velocemente mi fanno
alzare e danno un’ultima sistemata al vestito. Mentre esco dalla stanza e
percorro il corridoio, coperto di moquette rossa, ho il cuore che mi batte
forte nel petto, lo stomaco sottosopra e le mani, che stringono il bouquet di
rose, diventano improvvisamente sudate. Il mio respiro si fa affannoso, mentre
fisso la porta di legno che mi divide dalla mia nuova vita. Quando questa si
spalanca ed inizio a percorrere la navata, seguendo il ritmo della marcia
nuziale, mi dimentico del mio terrore di inciampare nel vestito da sposa. Il
mio sguardo è solo per lui, che mi sta osservando amorevolmente. I suoi capelli
neri, che solitamente lascia ricadergli liberi sulla fronte, ora sono tirati
indietro ed imprigionati dal gel. Sembra totalmente calmo e a suo agio, ma so
che non è così. Quando prende la mia mano, trovo la sua totalmente ghiacciata
per l’ansia. < Sei bellissima.
> Mi sussurra con la voce rotta
dall’emozione. < Ti amo. > Non posso fare a meno di dirglielo, mentre
penso che quell’amore crollato è stato ricostruito e ora cresce forte,
leggiadro, grande più di prima. Lui sorride e stringe con maggiore intensità il
mio arto. Poi entrambi ci volgiamo verso il prete. “Cari amici, siamo qui, riuniti oggi per celebrare il matrimonio di Joshua e Hannah…”
*
< Annie!
Annie! Sveglia! >
< Mmm...Cosa diavolo vuoi Josh?
> Dico destandomi. Lui, allora,
accende la luce. < No. > Biascico, coprendomi gli occhi. < Annie. > Continua lui.
< Eh! Cosa vuoi? > Rispondo
irritata.
< E’
importante. > E’ serio e preoccupato.
Lo guardo. < Stai male? >
< No. ho
fatto un sogno. > Mi prende una mano
tra le sue. Immediatamente mi domando se è totalmente impazzito o se Jessica ha
messo qualcosa di strano nella cena a cui ci ha invitato.
< E tu mi
sveglieresti per questo? > Lo
interrogo piano, cercando di contenere la rabbia.
< No,
aspetta. E’ importante! Non è che io e te abbiamo fatto sesso? > Il mio sguardo è sempre più abilito e
sarcastico. < Beh, dovresti saperlo
anche tu. > < Spiritosa. > Mi dice facendomi una linguaccia, come se
fosse un bambino. < Intendo in
passato. Quando non stavamo insieme. >
Lo fisso
confusa e stupita, chiedendomi come possa averlo ricordato. Il mio silenzio lo
insospettisce. < Perché l'ho sognato?
E’ successo? > E’ allarmato.
< Torna a
dormire. > Chiaro, fintamente
scocciata, girandomi su un fianco.
< Annie? E’
successo? > Continua lui, sempre più
agitato. < Dormi. > Sbuffando spengo la luce. Nel buio della
stanza sorrido soddisfatta e ben presto mi addormento, lasciando mio marito
scervellarsi su quel dubbio che gli farà passare la notte in bianco. Non prima,
però, di aver accarezzato la pancia oramai lievemente ingrossata. Mancano solo
sei mesi e poi saremo in tre.
< Perché te ne stai sempre in disparte e non giochi
mai? >
< Beh ecco…i-io > Annie arrossì.
< Non me lo vuoi dire? > Joshua era seriamente dispiaciuto.
< Io non sono molto brava in queste cose. Sono lenta
ed impacciata. > La bambina disse quelle parole tenendo la testa bassa. Josh
non poteva vedere i suoi occhi, perché quelli erano nascosti dalla frangetta.
< Ti aiuto io. > Esclamò lui
all’improvviso, prendendole mani. <
Cosa? > Lei alzò la testa di colpo,
osservandolo confusa. < D’adesso in poi, ogni volta che ti sentirai in
difficoltà io ti aiuterò. Ci penso io a te Annie. > Lui sorrise allegro, felice di quella soluzione.
Hannah, arrossendo per quello che l’amico le aveva detto, si domandò come mai
il suo cuore aveva iniziato a battere così forte; facendole dimenticare di
Jessica e degli altri bambini che si rincorrevano poco più in là. Davanti a
lei, in quel momento, esisteva solo Josh.
oOo Spazio Autrice oOo
Non so bene come
sia venuta questa “cosa”, perché io non sono abituata a scrive delle originali.
In questo momento sono tormentata dal dubbio che forse era meglio creare una
long, ispirata a questa trama. Boh, non lo so neanche io. In ogni caso,
commenti e critiche sono ben accetti.
In ogni caso, per
chi volesse, questo è il mio profilo autrice su facebook:
E le mie due
pagine:
ino _ chan