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Autore: formerly_known_as_A    24/04/2012    2 recensioni
Qualcosa di perfetto può essere a portata di mano. A volte basta semplicemente allungarsi verso di esso, nel momento più propizio, per ottenerlo.
Vorrebbe capire cosa gli manca, solo che a pensarci troppo non pensa di risolvere qualcosa, perciò ignora la sensazione -già da tempo- e tira avanti.
{Scritta a quattro mani da ViolaNera e la sottoscritta.}
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Norvegia, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: questa storia è scritta a quattro mani da ViolaNera e la sottoscritta. Se trovate cose che non vi piacciono è probabilmente colpa mia.



Finita la riunione, Norvegia raccoglie le proprie cose con una certa fretta, per poi rallentare il ritmo, immerso nei pensieri.

Affrettarsi a casa, perché? Non è come se qualcuno lo stesse aspettando.

La sua casa nel centro di Oslo è bella, ordinata, accogliente, ma a tratti troppo silenziosa. Certe volte sente il peso delle mura spoglie.

Si guarda intorno, osservando le altre nazioni che si fermano a parlare allegramente tra loro, in piccoli gruppi.

Norge!”

La voce acuta, troppo alta e fastidiosa di Dan gli sfonda un timpano, mentre il solito, dannatissimo braccio lo strapazza.

Vieni al bar con noi?!”

Ho da fare.”

Dai, ti prego! Puoi sederti vicino a me e mangiare quello che ordino mentre fingo di non notarti!”

... Passo.”

Che noia! Noioso! Noioso! Come Sve!”

Incredibilmente, Dan cede e gli mostra un broncio.

Si lascia pazientemente strapazzare ancora un po' da lui, prima di vederlo andare incontro a Fin, fissandolo con indulgenza. Sve, lì vicino, raccoglie le sue cose molto tranquillamente.

Si ferma a guardarlo, ammirando la cura con la quale ripone nella valigetta ogni singolo oggetto. Metodico, ordinato.

Ha mani grandi, non perfette e non curate come le proprie, ma lo ha sempre affascinato il modo in cui maneggia le cose. Deve essere una delle peculiarità di chi ama il fai-da-te.

Aah, forse dovrebbe fare due passi. Non che non abbia da fare quasi ogni singolo giorno, non che sia insoddisfatto della propria vita, ma...

Ma.

Vorrebbe capire cosa gli manca, solo che a pensarci troppo non pensa di risolvere qualcosa, perciò ignora la sensazione -già da tempo- e tira avanti.

Non è nemmeno solitudine, la sua. Se volesse parlare con qualcuno gli basterebbe andare da uno qualsiasi di loro, anche se la prima scelta, per vicinanza o abitudine, sarebbe Dan. Sa di poterci contare, di poter far affidamento su di lui e confidarsi, senza sentirsi troppo in imbarazzo se svela una parte nascosta di sé. Vuole bene a quella testa vuota, anche se è troppo rumoroso.

Sospira e si dirige verso l'uscita della sala, con quel senso di disagio che gli aleggia in fondo al cuore.

Nor...?”, lo chiama indietro lo svedese, non appena gli passa accanto.

Si arresta e si volta a guardarlo da sopra la spalla, in attesa.

Come mai non sei andato con loro?”

Danimarca sembra più esaltato del solito, mi farebbe venire mal di testa”, ribatte, pacato.

Sve annuisce, serio, e gli si affianca.

Hai fretta?”

Non proprio.”

Si incamminano insieme.

Sve è una persona che ammira. È capace, equilibrato, rassicurante. Gli piace passare del tempo insieme a lui e il silenzio sembra qualcosa di naturale, quando si trovano vicini. Lo apprezzano e non pesa mai.

Devo comprare il regalo di compleanno per Fin”, gli spiega, dopo essere usciti dall'edificio ed aver attraversato parte di un parco immerso nel verde.

Hai già in mente qualcosa?”

Sì, più o meno.”


Dentro il negozio di articoli per la casa, Nor osserva l'esposizione senza fine di grembiuli e guanti da forno di ogni colore e fantasia.

È molto: 'hey, sono una brava casalinga', Sve.”

A lui piace cucinare. Forse potrei regalargli le formine dei biscotti... ci sono tantissimi disegni... mh...”

Nor si ritrova a fissarlo di nuovo, quell'uomo alto e imponente, imbarazzato e indeciso per un regalo. È... premuroso. Dolce.

Solleva una mano e gliela posa sul braccio avvolto nel cappotto scuro. Sve si volta a guardarlo, le lenti un po' appannate a causa del riscaldamento del negozio. Nor sorride impercettibilmente.

Gli piacerà. È qualcosa che hai pensato appositamente per lui, Sverige. Scegli con calma, io mi guardo intorno.”

Si allontana un pochino, sbirciando tra gli articoli. Sve deve comprare un regalo, preferisce non influenzarlo troppo con i propri consigli, sebbene gli abbia chiesto compagnia.

C'è una bambina, poco avanti, che sta giocando con un utensile da cucina apparentemente poco sicuro. Si irrigidisce e fissa la schiena di colei che -ritiene- debba essere la madre, intenta a chiacchierare col commesso. Sospira e toglie l'oggetto pericoloso dalle mani della piccola di sì e no sette anni, mettendolo a posto.

Stai attenta”, sussurra, vedendola arrossire e tirarsi il vestitino. Nota i fiocchetti che le fermano i codini e si china un po', studiandoli.

Quello è un puffin”, mormora, indicandone uno.

No, è un pinguino!”, protesta, per poi diventare ancora più rossa.

Ah... davvero. Bel pinguino.”

La bambina cerca di sorridere, quasi cianotica, e pensa che sia terribilmente timida proprio come lui. È strano che si sia messo a parlarle, normalmente non è a suo agio a scambiare parole con gli sconosciuti.

Beh, è solo una bambina.

Torna vicino a tua mamma”, le consiglia, rimettendosi diritto.

Si gira per controllare a che punto sia Sve, il quale sembra leggergli nella mente e si volta nello stesso momento agitando debolmente delle formine molto strane. Nor annuisce, ignaro della loro funzione, quando un grido lo fa rivoltare di scatto.

La bambina fissa in aria con gli occhi sgranati e le manine davanti alla faccia.

Nor alza il mento in tempo per vedere che un'enorme lastra con alcuni faretti per l'illuminazione artificiale si sta staccando velocemente dal soffitto.

Non riesce a fare molto, se non buttarsi d'istinto sulla bambina con l'intenzione di prenderla e allontanarsi.

Ma non ci riesce. La lastra lo colpisce in pieno, schiacciandolo sul pavimento, e il colpo alla testa gli fa perdere i sensi quasi immediatamente.

Ha ancora davanti agli occhi l'espressione seria, ma in fondo contenta, di Sve che ha trovato il suo regalo per Fin.



Riapre gli occhi, sentendosi riposato e rilassato. Si mette a sedere, modulando un piccolo sbadiglio. Gli sembra di aver dormito moltissimo.

Scende dal letto e si stiracchia, massaggiandosi il collo e subito dopo la testa. Mh, strano. Quella fa un pochino male. Dev'essere stato per la botta che...

Botta...?”, sussurra, inclinando la testa e rendendosi conto finalmente di dove si trova.

Non conosce quella stanza, non è mai stato lì prima d'ora.

In allarme, posa lo sguardo sopra i mobili e le pareti, velocemente, cercando di capire che posto sia, a chi appartenga quella camera da letto.

Corre alla finestra per guardare fuori, con entrambe le mani sulle tende per tenerle scostate.

C'è un bel giardino molto curato ed alti alberi subito oltre un recinto di legno bianco.

Dove. Diavolo. È. Finito.

   
 
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