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Autore: L u c i n d a    24/04/2012    2 recensioni
Angelo. La verità è che mi manchi...
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno

 

 

Un balzo al cuore.

Una lacrima trattenuta per puro orgoglio.

Un brivido caldo.

Un fiume di ricordi...

 

Avevo promesso a me stessa che non avrei più messo piede in quel posto, il dolore era troppo e il rancore quasi lo surclassava.

Con l’esame di maturità avevo dichiarato chiuso tutto ciò che era accaduto nei mesi precedenti e negli anni passati, tutto racchiuso in un ciclo che era finito, così come la mia pazienza di restare lì.  

Da quel giorno, da quando misi il piede fuori da quel cancello, fu come abbattere ogni ponte col passato, come aver finito di scrivere l’epilogo di un libro che conteneva tutti gli avvenimenti accaduti al liceo, in quella scuola, avvenimenti che mi hanno segnata per sempre e che mai potrò dimenticare.

Il cuore ha cominciato a martellarmi nel petto già all’uscita dell’università, ha cominciato ad aumentare le sue pulsazioni a ogni passo che compivo verso la stazione, a ogni fermata del treno e poi del bus, batteva a un ritmo spasmodico mentre le mie gambe si muovevano per inerzia verso il cancello della scuola e tra me pensavo: ‘caspita, lo stai facendo per davvero... Ci stai davvero tornando’.

Si, ci stavo tornando.

Ci stavo tornando e non l’avrei fatto se non fosse stato per te, angelo.

Dovrei ringraziarti, forse, ma forse ancora è troppo presto per capire che grazie sarebbe la parola più giusta per la giornata di oggi.

La vista del corridoio, delle aule vuote, dei bidelli che rassettavano e dei pochi professori ritardatari che si affrettavano a lasciare l’istituto mi hanno scaraventata dentro i capitoli di quel libro di cui speravo di aver scritto l’epilogo, al periodo dei rientri pomeridiani a scuola per frequentare il corso di inglese, il periodo dove quella calma sovrumana che seguiva al frastuono della fine delle lezioni era la stessa atmosfera che ci circondava.

Ora le cose sono cambiate, lo sai.

E’ bello come in un giorno del genere si riescano a spegnere tutti gli odi e i dissapori cresciuti negli anni di scuola e come si riesca a stare insieme uniti da un unico legame: l’amicizia che ci legava e che a te ci lega tutt’ora.

Angelo...

Tre anni sono troppi, e la cosa peggiore è che sono volati, volati con la leggerezza di una farfalla che vola da un fiore all’altro, mi sembra che non sia nemmeno trascorso un minuto da quella notizia.

Mi sembra ancora di rivivere quei momenti strazianti e di rievocare le stesse parole che ti ho scritto tre anni fa, quando ti descrivevo quello che era successo.

 

“...I primi giorni entravo in classe la mattina e vedendo il tuo banco stracolmo di fiori e dediche mi si stringeva il cuore... Mi ricordavo tutto quello che avevo sofferto quel venerdì, venerdì 24 aprile 2009, giornata pesante per quella fastidiosa verifica di filosofia che in molti, quando non ti hanno vista arrivare, hanno pensato che ti fossi bigiata. Ricordo ancora il tuo banco vuoto di fronte al mio e pensavo ‘beata lei che è ancora a casa a dormire...’

La giornata è proceduta normalmente solo per il primo quarto d’ora, poi la notizia sconvolgente. Il Macchi è stato troppo duro e diretto, non dimenticherò mai le sue parole: ‘Direi che possiamo sospendere, è morta stanotte la vostra compagna Chiara’. Non ha aspettato che ci preparassimo psicologicamente, ero convinta che stesse scherzando anche se in cuor mio forse ero già consapevole di tutto. Il prof ha appoggiato i fiori sul banco, fiori arancioni... Solo in quel momento ho realizzato ogni cosa, ma soprattutto ho realizzato che quello che era successo era irreparabile. Ho rivisto il tuo viso nella mia mente, ho rivisto il tuo sorriso, ho rivisto la mia Spilu ancora con noi in classe che rideva e scherzava, ma poi ho visto le lacrime dei miei amici, lacrime di tristezza lacrime di disperazione, ho sentito singhiozzi e urla quasi strazianti. Sono stata colpita anche io da quell'ondata di dolore che attraversava ciascuno dei nostri cuori. Ho sentito il mio petto diventare sempre più pesante, lo stomaco così in subbuglio che mi sembrava di dover rigettare, gli occhi gonfi e pesanti e la gola in fiamme. Senza accorgermi di altro stavo piangendo anche io, mi sono inconsapevolmente unita a quel concerto di lacrime, lacrime versate per te e per l’improvviso vuoto che hai lasciato.

Non ho pensato subito agli altri, io stavo male. Ho pensato a noi, a me e a te, a tutto quello che abbiamo fatto insieme. Sentivo il cuore dover scoppiare da un momento all’altro

‘Non tu’ pensavo‘ non tu che avevi ancora un sacco di sogni da realizzare, non tu che dovevi andare in America, non tu che non avevi mai fatto niente di male a questo mondo’ te lo giuro Kia, io in confronto a te mi sentivo e mi sento tutt’ora, come dire... Sporca. Mentre tu eri così pura e limpida nel tuo animo: non parlavi mai dietro alle persone, eri sempre disponibile, socievole, eri una bellissima persona, il contrario di me.

In quel momento avrei voluto tanto essere io al tuo posto, e non lo dico così, lo volevo davvero, perché tu come Ema eri una brava persona e non è giusto che siano sempre le brave persone a pagarla per prime.

Ho cercato di dimenticare quel venerdì ma non ci sono riuscita, purtroppo anche a distanza di due mesi mi ricordo ogni cosa, dal principio fino alla fine: mi ricordo come mi sono sentita, mi ricordo i volti distrutti dei nostri compagni, mi ricordo Gimmo che è addirittura svenuto, la Marti che non capiva e sentiva più niente avvolta dal dolore, mi ricordo la tua stanza, la tua mamma, tuo fratello, i tuoi parenti, le foto che avevi appeso sul tuo armadio e i libri lasciati in disordine sul tavolo con tutte le matite colorate.

Quel giorno per me sarà incancellabile, così come lo sarà il tuo ricordo...”

 

Ora il tuo ricordo è ancora vivido, ma la tua immagine vaga, speravo che tenermi dentro ogni esperienza avuta con te mi avrebbe aiutato a ricordarti per com’eri veramente, ero gelosa dei miei ricordi con te, non volevo condividerli con nessuno.

Ora sono sbiaditi, sfuocati, stanno volando via anche loro come quella farfalla, stanno lasciando anche me e lo stanno facendo semplicemente perché non ho avuto la prontezza, o forse è meglio dire la forza, il coraggio, di imprimerli su carta, come sto facendo adesso con tutte queste sensazioni.

La verità è che mi manchi.

La verità è che a volte ti trascuro, a volte me ne frego di tutto, a volte non ci credo, non ci voglio credere, non lo riesco ancora ad accettare.

Sai che a Dio non ci credo, o meglio, ci credo in parte, da un lato vorrei che ci fosse davvero un qualcosa dopo la morte, un qualcosa che mi permettesse di rivedere tutte le persone che perderò durante il mio cammino, te compresa, angelo.

Ho un sacco di cose da raccontarti, così come ne avranno tutte le persone che ti continuano a pensare e ricordare, ho idea che dovrai sorbirti centinaia di storie, compresa la mia, quando ci rivedremo... Perché ci rivedremo, ne sono sicura.

Ricordo che una notte mi sei apparsa in sogno e mi hai detto di stare tranquilla, che la morte non è dolorosa, che è come vomitare. Odio quella sensazione, lo sai, per questo oggi mi sono sentita più vicina a te di quanto tu possa immaginare: in metro stamattina ho avuto un calo di pressione, troppo caldo, freddo, freddo, caldo e pioggia insieme, ad un certo punto ho cominciato a vedere sempre più scuro, a sentire il mio corpo intorpidirsi, le gambe cedere, lo stomaco serrato.

Svenuta e soccorsa.

Lo sai che svenire è come sognare? Specialmente se succede in un luogo pubblico.

 

“…Un sogno. Svenire è come sognare.

Mi trovavo sulla pista di pattinaggio e stavo pattinando con fare guardingo. Ero piccola e non avevo ancora tanta stabilità sul ghiaccio insidioso, tuttavia quel giorno ero riuscita a non cadere nemmeno una volta ed ero al settimo cielo, stavo finalmente imparando.

Poi un bambino alle prime armi mi urtò, tagliandomi in seguito la strada.

Fu un momento.

Annaspai cercando disperatamente di non perdere l’equilibrio, ma era troppo tardi. Caddi all’indietro e nel tentativo di non sbattere la schiena appoggiai le mani sul ghiaccio, cercando di cadere di lato.

Riuscii nel mio intento, ma tutto il peso del corpo si andò a concentrare sul polso sinistro, adorno di orologio.

Il male che sentii fu ineguagliabile.

Mi rialzai traballante ma non riuscii a coprire nemmeno quei pochi metri sufficienti per arrivare al bordo della pista.

Svenni.

Per un attimo vidi il buio, sentii il corpo afflosciarsi e la mente vuotarsi di qualsiasi pensiero.

C’era una calma sovrumana, silenzio e quiete.

Poi ricominciai a vedere qualcosa, qualcosa di sfuocato, qualche figura accennata e qualche volto deformato. Fu così che la mente si riconnesse al mondo e l’inconscio cominciò ad elaborare ipotesi su tutto quello che vedeva, realizzando un sogno a regola d’arte.

Sognai di trovarmi su un pullman in una strada di montagna piena di curve e tornanti, poi di scendere dal veicolo ed osservare i finestrini pieni di facce che mi osservavano con curiosità.

Solo in seguito realizzai che le curve e i tornanti non erano altro che i movimenti sinuosi che compivo sulla pista mentre mi trascinavano fuori e le facce che vedevo dai finestrini erano quelle dei soccorritori che si erano disposti a semicerchio attorno a me per farmi riprendere conoscenza.

‘Uao’ pensai una volta sveglia ‘sono svenuta, che roba.’

E’ un’esperienza strana, non saprei se classificarla come spiacevole o no. A distanza di più di cinque anni, tuttavia, è ancora vivida nella mia mente, come se fosse successo ieri. Qualcosa vorrà pur dire…”

 

Il tempo per cui sono stata svenuta oggi è stato troppo poco per poter sognare, ma ricordo di aver sentito voci, voci confuse, uomini, donne, ragazzi, i miei soccorritori con ogni probabilità, ma immediatamente dopo essere rinvenuta mi sono chiesta se tra quelle voci ci fosse stata anche la tua, magari flebile e lontana, troppo distante per essere carpita.

Sono sicura che c’eri anche tu in quel vagone a soccorrermi angelo, sono sicura che non hai ancora perso le speranze con me, che continui a starmi vicina anche se forse non lo merito.

Potrò mai ringraziarti abbastanza?

Oggi rivedere i miei compagni è stata un’emozione, rivederci per te è stata un’emozione, rivedere la mia scuola, la mia aula, i miei ricordi, è stato bellissimo.

Non l’avrei mai creduto.

Per quanto questo giorno sia l’anniversario di un avvenimento triste, angelo, sappi che sono felice, felice di essermi riavvicinata a te, felice di aver riaperto quel libro e di averne riletto i capitoli fondamentali.

Tu mi aiuti a crescere.

 

Non dimenticarti di me, angelo, io ti penserò sempre, fino alla fine...

 

   
 
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