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Autore: Yellow Daffodil    24/04/2012    19 recensioni
Dare feste è una procedura rischiosa.
Insomma, può capitare che tutto fili liscio e gli invitati se ne tornino a casa sobri e contenti, ma nella maggior parte dei casi non è così. Scene di perversione, ubriacature da record e dj nostalgici: tutte le disgrazie del mondo concentrate in una sola notte e in una casa che potrebbe cadere a pezzi.
 
Nicole è disperata. Giulio è soddisfatto. Ma se a un certo punto decidessero di scambiarsi i ruoli per provarsi a vicenda di non essere ciò che l'altro crede?
Ops, sento già che l'alcol è andato alla testa.
 
Vincitrice del contest "Last Friday Night", datato 2012, è qui una OS tutta da ridere, ispirata alla celebre canzone di Katy Perry.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una notte da dimenticare



 

"Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam..."

Alessio Spinaci sta tenendo un'orazione nel mio salotto. In latino.

Indossa una corona d'alloro e una toga del tempo della Roma del primo secolo a.C., tuttavia questo è il minore dei mali, dato che per l'alloro ha pensato di servirsi del vaso di gerani sul tavolino d'entrata, mentre per la toga ha trovato una soluzione un tantino più estrema: le tende della cucina, che stanno ora avvolte al suo corpo (sto sperando con tutta me stessa che sotto abbia almeno tenuto i boxer). Prende un bicchiere di plastica e lo alza come se fosse un calice d'oro, poi, solenne, si porta una mano al ventre e proclama: "Ego sum Iulius, Iulius Caesar. Mors tua vita mea, quid pro quo, lupus in fabula, scripta manent verba volant, carpe diem, mens sana in corpore sano, errare humanum est, dulcis in fundo... Roma caput mundiiiiii!"

Stiamo degenerando.

Mi faccio largo tra la folla a gomitate e raggiungo il tavolino al centro della sala, sul quale Alessio sta appunto dando sfoggio delle sue conoscenze latine.

"Scendi, idiota!"

Come se non mi avesse sentito, continua a elargire proverbi ad alta voce.

Lo tiro per la 'toga' e gli faccio brutalmente raggiungere il pavimento, trascinandolo a forza fino alla cucina.

"Lasciami, fellone! Lasciami!" esclama mentre passiamo due ragazzi che pomiciano indisturbati lungo il corridoio: "Guardieee!"

"Alessio!" lo zittisco mettendogli le mani sulle spalle e facendo in modo che i miei occhi incontrino i suoi, l'espressione euforica da pazzo furioso.

"Siamo nel ventunesimo secolo, la parola 'fellone' è in disuso da decenni e Giulio Cesare è morto."

"Nooooooo!" si porta le mani ai capelli e cade con le ginocchia a terra, spalancando la bocca.

"Non smetterò mai di pensare che tu sia un vero idiota." commento, massaggiandomi le tempie.

"Mi stai dicendo che...?" continua a vaneggiare, smarrito.

Sospiro, prendendo le ultime scorte di birra dal congelatore e nascondendole dietro l'anta del cestino delle immondizie: "Fattene una ragione e, soprattutto, tieniti lontano dal tavolino del mio salotto. Se ti ci vedo ancora sopra con una sbronza del genere, ti uccido."

A queste parole balza in piedi e mi fissa di nuovo con il cipiglio di uno psicopatico: "Tu quoque, Brute, fili mii!"

"Ma vaffanculo."

"Ehi, chi si vede..." la voce altisonante da ragazzo lucido (più unico che raro in questo momento) irrompe nella stanza, accompagnando un corpo longilineo e atletico.

Giulio Pizzi fa la sua spettacolare entrata nella cucina, la solita aria strafottente e un allegro sorrisetto stampato in faccia: "Nicole, Alessio..." ci saluta dall'alto della sua montagna di autostima.

"Cesare!" s'illumina l'idiota.

"No, ma ci sei andato vicino." risponde l'altro, avvicinandosi al mobile senza riguardi e scovando con facilità le birre. In effetti, non sono mai stata un asso a nascondino.

Stappa la bottiglia e si appoggia con la schiena al frigo per bere. Deve fare il bello e impossibile anche di fronte a due comuni plebei come Alessio e me. Show man.

"Fermo!" riesco a evitare che dia il primo sorso e allontano quella bevanda maledetta da sotto il suo naso.

Ci rimane male, evidentemente: "Ehi! Che problemi hai?"

Gli lancio uno sguardo truce: "Abbiamo già abbastanza casi di cui occuparci, non ti è concesso ubriacarti." indico l'improvvisato imperatore, che ora sta accuratamente infilando i gerani che aveva in testa nella bottiglia di birra. Dèi tutti dell'Olimpo, aiutatelo.

Ora è il turno di Giulio alzare un sopracciglio: "Lascia che ti spieghi il concetto di festa."

"Lo so cos'è una festa!" ribatto, nervosa. "Ma questa non è una festa. È un misto tra bordello, orgia e rave party!"

Si mette a ridere mentre in sottofondo si sente il rumore di bicchieri (o vasi) frantumati dalla stanza accanto. Emetto un debole rantolo di disapprovazione.

"Di chi è stata l'idea di invitare la squadra di rugby under 21?" chiede, calmo.

"Tua."

"Le ragazze dell'istituto d'arte?"

"Pure."

"Allora me ne assumo tutta la responsabilità." conclude con un'alzata di spalle. "Anche se l'errore primo è tuo, mia cara ho-bisogno-del-tuo-aiuto-per-organizzare-la-festa-di-venerdì."

È uno sporco fellone del cavolo. Anche se non ho ben chiaro cosa significhi il termine 'fellone'. Ribadisco, è in disuso da decenni.

"Speravo di fare centro chiedendo a te, visto che godi di una certa popolarità, ma pare che tu mi voglia solo prendere in giro." constato.

"Nicole" mi ferma con sguardo languido. "Il fatto che abbiamo condiviso l'infanzia e ci conosciamo, ahimè, da diciotto meravigliosi anni, non implica che io agisca per il tuo interesse."

"Era quello che ti avevo chiesto di fare."

"Beh, in un certo senso ti ho offerto un'occasione più che considerevole per stringere nuovi rapporti." risponde, falsamente amabile come solo lui sa essere.

"L'unica cosa che vorrei stringere adesso è un coltello per trapassarti il fegato, ma, ahimè, hai una fortuna spacciata." ribatto, facendo notare l'assenza di oggetti affilati nei paraggi. Da quando la festa è impazzita, ho provveduto a farli sparire.

"Senti, Niky, rilassati, ok? È tutto sotto controllo. Ora vai di là, fatti trasportare dalle note del miglior dj che sono riuscito a procurarti e lascia che questo venerdì sera fili liscio come l'olio. La preoccupazione subentra al mattino quando la distruzione regna sovrana. La notte è giovane." con questa ultima perla di saggezza e una pacca sulla spalla, lascia la stanza in un alone di mistero.

"Veni, vidi, vici." commenta Alessio, crollando una frazione di secondo dopo con la testa sul vaso di fiori.

 

*

 

Era inizio settimana quando l'idea mi balenò in testa. Volevo dare una festa in onore della mia migliore amica che sarebbe diventata maggiorenne e così chiesi disponibilità per la casa e cominciai a organizzare in rapidità. Mi serviva della musica, intrattenimento, bibite, cibo e, soprattutto, invitati...e io non ero mai stata quello che si dice una party planner. Il mio migliore amico Alessio, alquanto pigro e affezionato alla sua placida quotidianità, non aveva la minima intenzione di rendersi utile, dato che in quei giorni aveva deciso di rispolverare la sua collezione di porno e i suoi erano via per lavoro. Maria non doveva sapere niente, volevo che fosse una sorpresa, quindi la mia buona fede mi aveva portato a rivolgermi a Giulio Pizzi, rugbista allenato da mio padre in persona, nonché compagno di scuola e, a suo tempo, compagno di merende. Il tale, ammirevole giovane dai capelli dorati e gli occhi profondamente espressivi, aveva accettato di aiutarmi di sua spontanea volontà.

"Se non ti impegni in questa cosa, intercedo presso papi."

"Odio quando usi tuo padre come mezzo per ottenere quello che vuoi."

"Il fine giustifica i mezzi, Giulio."

Mi regalò un'adorabile espressione strafottente e finì di pulire il bancone del bar presso il quale lavora: "E sia." acconsentì. "Ma ti avverto, sarà un venerdì sera nel mio stile."

"Purché la gente sia al corrente che non sei tu il festeggiato."

Sistemò l'ultima tazzina pulita e mi rivolse un mezzo sorriso: "Non che sia un'eventuale possibilità."

"No, Re Sole, neanche lontanamente." risposi strabuzzando gli occhi.

E così fu presto fatto. Un paio di telefonate, una scusa per avere la casa libera e un po' d'impegno per far sì che a Maria, ignara di tutto, fosse nascosta ogni cosa fino al fatidico venerdì. 

 

*

 

Sapete, mi pento quasi sempre delle scelte che faccio.

E oggi rientra pienamente nell'affermazione.

Una ragazza apre la finestra e getta fuori le sue mutandine. Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro. Sono determinata ad autoconvincermi che quella ragazza sia ancora vestita e nel pieno delle sue facoltà. Devo mantenere la calma, perché se non lo faccio io, questa serata finirà per essere dominata dal caos.

La mia casa fino a qualche ora fa era una modesta villetta semplicemente arredata e fornita di mobilia, ora, magicamente, si è trasformata nell'Inferno di Dante. Tende strappate, tappeti impregnati di alcool, pavimenti appiccicosi, finestre imbrattate e soprammobili distrutti. Hiroshima e Nagasaki? Mare piatto al confronto. In meno di un'ora il luogo di residenza della mia famiglia è stato raso al suolo. Quel che è peggio, in ogni caso, è che la situazione non fa altro che peggiorare.

Il problema? La gente.

Invitati di età comprese tra i sedici e i vent'anni, sbronzi fino all'osso e assetati di sesso. Sembra l'alba dei morti viventi (ma eccitati), uno dopo l'altro cominciano a delirare in preda all'alcool e compiono gesta che mi fanno accapponare la pelle.

Matilde Ghirardello ha appena addentato Marco Facchi.

Non so se sia presente un kit di primo soccorso per ferite profonde. Forse dovrei provvedere a un anti-rabbia per Matilde, prima che decida di assaggiare uno a uno gli invitati.

Il dj è un drogato assurdo, infatti si fa chiamare Latte di Capra e ha appena fatto partire la sigla di Heidi remixata in chiave house.

La folla si muove a ritmo di "Le ca-ca-caprette ti fa-ti fanno CIAOOOO! Yo là-ah-ah-ah Heidi!". Appena trovo Giulio, lo falcio.

"Il migliore dj che sono riuscito a procurarti", diceva; non oso pensare ai peggiori...anzi, per un momento mi appare l'immagine di un trans travestito da Clara che duetta con Peter, ma decido di ignorare la mia immaginazione e concentrarmi sul disastro nel salotto. Mi sembra che la situazione più grave al momento sia quella che riguarda Angelico Zurpitella, rugbista, nonché fidato amico di Giulio, che si improvvisa Tarzan della giungla tentando di arrampicarsi sul ficus che mio padre ha ricevuto in regalo questo autunno dalla società per cui allena.

Cercando di suonare un minimo persuasiva, lo tento con un bicchiere di acqua (spacciata per vodka) ad abbandonare lo status di uomo-scimmia e tornare un bipede con intelligenza umana e l'abitudine di camminare perpendicolarmente al pavimento, ma pare non ascoltarmi.

"Coraggio, Angelico, la vita qui giù è molto più intraprendente di quanto sembri..." sembro Sebastian direttamente da La Sirenetta.

"Ti sorridono i mooooontiiii..." canta per tutta risposta.

Sbuffo, scoraggiata, e cerco con gli occhi una figura amica che sia disposta a darmi una mano. Nessuno ha l'aria di persona che sappia di essere al mondo.

Giuro solennemente che non darò mai più una festa.

"Niky!" esclama una voce femminile di svariati decibel più alta del solito.

"Maria! Ecco dov'eri!" squadro la mia amica, oggi diciottenne, e riconosco già il danno. Capelli pettinati come quelli di Bill Kaulitz, rossetto sbavato fino a sotto il mento e spallina del vestito selvaggiamente strappata. O abbiamo un carro armato che gira per casa o qualcuno l'ha stesa in un altro senso.

"Con chi...?" indago, ma lei mi blocca con una risata frivola e mi mette le mani sulle spalle.

"È la festa in assoluto più da sballo che tu abbia mai organizzato, migliore amica!" sorride, radiosa (per quanto il make-up alla Art Attack lasci a desiderare). E sono sicura che si sia dimenticata il mio nome, per questo usa il nostro grado di relazione per rivolgersi a me.

"È l'unica. E anche l'ultima." le ricordo, pentendomi di essermi fatta entusiasmare dall'idea a suo tempo.

Con un'alzata di spalle si lascia cadere tra le braccia di un tizio che ci passa accanto in quel momento e sparisce nella mischia. Beh, almeno lo scopo iniziale di questo inferno è stato raggiunto.

Peccato che non appena torneranno a casa, i miei mi diserederanno e mi appenderanno al lampadario come nuovo ornamento decorativo. Se saranno caritatevoli.

"Ehm...scusa?" una ragazza di colore mi picchietta sulla spalla, mentre Angelico piomba a terra spiaccicandosi sul pavimento. Sono tentata di soccorrerlo, ma la sconosciuta qui sembra avere l'aria preoccupata. Non vorrei che fosse successo un cataclisma nella stanza accanto.

"Sì, dimmi."

Mi indica un angolo del soffitto e con orrore scorgo un'enorme chiazza d'acqua che si sta espandendo e sta causando una pioggerellina insistente: "Credo che tu abbia un problema al bagno di sopra."

Ecco, appunto.

"Merda." 

Un problema? C'è un'alluvione in corso, sono praticamente già morta. Oltre alle altre mansioni che mi spettano per aver fatto sì che la nostra casa cascasse a pezzi, mia mamma mi farà anche ritinteggiare il soffitto.

"Qual è il tuo nome?" chiedo alla ragazza.

"Valentina."

"Valentina, grazie a Dio. Sei sobria?"

Annuisce con circospezione.

"Magnifico. Mi faresti un enorme favore, Vale?" passo subito al confidenziale. "Cerca di mantenere l'ordine quaggiù mentre io mi occupo del piano di sopra. Prometto che alla fine di questa tortura sarai retribuita."

Lei sorride amichevolmente: "Tranquilla, ti aiuto volentieri. Tanto non ho nulla da fare... il mio ragazzo ci sta provando con la fustigatrice sadomaso nello studio."

"F...fu...fustigatrice sadomaso?" ho un mancamento.

"Ci penso io." taglia corto, comprensiva, affrettandosi per entrare in azione.

Mentre persuado me stessa di non aver alcuna fustigatrice sadomaso in casa (e tanto meno un principio di tsunami), salgo i gradini a due a due e arrivo sopra con il fiatone. Questo party mi sta sconvolgendo l'esistenza.

Mi aspettavo già di vedere Noè con la sua arca navigare indisturbato per le stanze, invece la situazione globale sembra normale. Alcuni invitati stanno vaneggiando appoggiati al muro del corridoio, altri escono dalle camere da letto con l'aria da sessuomani in astinenza e altri ancora, invece, esitano impazienti fuori dal bagno, le mani altezza prostata e tutta l'aria di star per rompere gli argini. Se avessero fatto a meno di innaffiarsi di alcol, non sentirebbero il bisogno di urinare come Juno.

Mi avvicino al bagno sperando di non ritrovarmi davanti una Venezia in miniatura ed entro guardinga, analizzando la situazione: qualche centimetro d'acqua, tutta proveniente dal gabinetto, colmo e molto probabilmente intasato. Ai suoi piedi, abbracciato alla ceramica, lo storico secchione della 5^B, Ruggero Rema, nello stato peggiore in cui l'abbia mai visto. Deve aver scambiato il cesso per la professoressa De Battista, alla quale per un motivo o per un alto sta sempre leccando i piedi. Rassegnata, mi raccolgo i capelli in un disordinato chignon sulla nuca e mi addentro nella palude godendomi il piacevole splash delle mie scarpe nuove a contatto con l'acqua. Che meraviglia.

Aiuto il povero Ruggero a rialzarsi in piedi e lo indirizzo verso la porta, poi, con un profondo respiro, mi metto al lavoro. Non avrei mai pensato, nella mia vita, di improvvisarmi idraulico, ma non si finisce mai di sorprendersi. Mentre dal salotto sotto di me parte un coro di alpinisti che inneggia al Vecchio dell'Alpe, io riesumo lo sturatore e mi approccio alla tavoletta del water, riluttante. Avrei voluto divertirmi questa sera, ma pare che tutti si stiano impegnando perché non sia così.

Spero solo che nessuno abbia bisogno di vomitare nel frattempo.

"Hai finito?!"

"Che palle, me la sto facendo sotto!"

"O ti muovi, o ti piscio nel portaombrelli!"

"La mia amica ha nausea..."

Che disastro!

Mi asciugo la fronte imperlata di acqua e sudore e dico addio alla mia elaborata pettinatura che ha richiesto un'ora buona.

"Perché invece di lamentarvi non utilizzate le ultime energie che vi sono rimaste per darmi una mano qui?" esclamo, irritata. "E comunque c'è un altro bagno giù, gente."

"C'è la fila, giù." ribatte arrogantemente un'eccentrica ragazza dell'artistico.

Le lancio un'occhiata di disapprovazione (leggasi: fiata di nuovo e potrei davvero macchiare la mia fedina penale di omicidio volontario) e ritorno a spingere lo sturatore nel buco.

Mia nonna era ostetrica durante la seconda guerra mondiale...non la invidio per niente.

"Ma nemmeno un vaso da notte avete in questa casa?" si sdegna Miss C'è Fila Giù.

"Ce n'è uno che potresti ficcarti in test.-" ma non riesco a finire la frase, dato che dal water parte un getto d'acqua che mi colpisce a mo' di geyser e mi fa pentire di aver avuto la bocca aperta.

Sputo fiondandomi immediatamente sul lavandino e versandomi l'intero tubetto di pasta per denti sulla lingua. Due parole: che schifo. Non ho mai fatto un gargarismo in diciott'anni e ora sto recuperando alla grande, mentre alcune risatine disturbatrici accompagnano la mia figuraccia. Devo sembrare una vera pezzente.

"Andatevene a quel paese..." mormoro trattenendo la voglia di impalare tutti quanti con lo scopino del water.

Lo specchio davanti a me riflette una faccia che sembra cera sciolta, dei capelli che neanche Mufasa riuscirebbe a ottenere con una seduta da Tarzan e il vestito di un'intero pomeriggio di shopping estremo afflosciato dal peso dell'acqua. Sex appeal: mille sotto zero.

"Che cosa succede qui?"

La voce dell'onnipresente Giulio stranamente mi allieta in questo momento.

"Gesù, grazie!" esclamo, girandomi verso di lui e invidiando la sua camicia asciutta.

"Gesù? Mhm...stasera passo da princeps romano a principe dei Cieli."

Lo fisso cercando di quantificare il suo egocentrismo. Non riesco a quantificare.

"Carina." commenta indicandomi. "Di', l'ha lanciata Giovanni Muciaccia la linea Cane Bagnato?"

"Di', ti piacerebbe emulare Costa Concordia? I prerequisiti ci sono." propongo indicando il pavimento allagato.

"Costa Favolosa è un nome che mi si addice meglio, Nicole." sorride amabilmente. "Chi è stato?"

Sbuffo, sedendomi sul bordo della vasca mentre il water non smette di perdere: "Il tuo rifornimento di alcol."

"Prego?"

"Non starebbe succedendo il pandemonio, se ti fossi limitato a qualche bottiglia da tenere in frigo, Giulio! Io te l'avevo detto che poi la gente si sarebbe fatta prendere la mano, ma tu dovevi fare nel 'tuo stile' e procurare scorte come se dovessimo morire di sete da un momento all'altro." scarico la colpa su di lui, perché di fatto è il responsabile dell'euforia generale.

Incrocia le braccia, appoggiandosi al lavandino di fronte a me: "I ragazzi si ubriacano, Nicole. Ènormale. Avresti dovuto prevederlo."

"Quindi tu l'avevi previsto!"

"Ho seguito qualche corso di chiaroveggenza, sì."

"Stronzo." lo apostrofo trovando un certo piacere nell'offenderlo. "E per la cronaca, Cristina D'Avena avrebbe fatto un lavoro più decente con quella musica, gli invitati sono dei veri maleducati e la prossima volta, sempre ammesso che ci sia, la fustigatrice sadomaso te la tieni a casa."

"Fustigatrice sadomaso? Io non ho chiamato nessuna fustigatrice sadomaso!" si difende animandosi. "Però devi farmi conoscere il genio che avuto questa idea."

Emetto un gemito esasperato, affondando il viso tra le mani e chiudendo le palpebre per non aver a che fare con il disastro per qualche secondo: "La serata più orribile della mia vita..."

Sento che Giulio si muove nella stanza, traffica con qualcosa e poi un colpo secco risuona per il bagno, seguito subito dopo dal silenzio (relativamente al chiasso dal piano di sotto). Mi apro uno spioncino tra le dita e noto l'assenza di fontanelle, schizzi e qualsiasi altra forma di liquido che sgorghi dalla tavoletta. Un miracolo? Forse Giulio è veramente Gesù.

"Penso che tu sia troppo rigida, Nic." il suo tono è sempre calmo e sicuro di sé. "Scendi e divertiti, sei l'unica che non ha ancora fatto un sorriso."

Lo guardo un po' stupita, schiarendomi la voce: "Non so se essere più sorpresa dell'affermazione o delle tue doti da idraulico."

È la prima volta che mi rivolge uno sguardo del genere, così malizioso, come se un lampo avesse attraversato i suoi occhi. Un brivido scuote il mio corpo: mi sta facendo paura.

Senza che io possa fare qualcosa per il mio piscina-bagno, mi strattona per l'avambraccio, costringendomi a seguirlo finché non scendiamo di nuovo. Ignoro volutamente le lamentele a mo' di "Vogliamo Barabba!" dei disperati in attesa di espellere liquidi e quando arrivo giù, c'è più caldo di quanto ricordassi. Non so se sia perché è scoppiato un incendio o per altre ragioni. Non vorrei che Giulio fosse 'altre ragioni', anche perché non ho ancora toccato un goccio d'alcol.

Entriamo in cucina e lì, da padrone di casa quale non è, trova il modo di appropriarsi di nuovo di una bottiglia di qualcosa di alcolico e tira fuori un bicchiere dalla credenza. Se è un tentativo di farmi bere, la mia volontà sarà molto più forte. Non posso, non voglio e non devo cedere.

"Ecco dov'eri!" la ragazza di colore di poco fa, Valentina, torna a farmi visita, proprio mentre Giulio finisce di riempire il bicchiere.

Mi scruta probabilmente chiedendosi perché assomiglio a un mocio Vileda e poi sbattacchia gli occhi in direzione del biondastro tentatore qui di fianco. Molto probabilmente il suo cervello sta criptando l'immagine di una scultura greca che ha preso vita, visto come la bavetta da maniaca le scende dal labbro.

"Ciao..." lo saluta flebilmente, arrossendo di poco. Puah.

"Allora, come procede?" domando ansiosa di sapere le condizioni della mia (ancora per poco) casa e di toglierle dalla faccia quel sorriso da ebete.

Fa di spallucce: "Bene, grazie."

"La festa." rettifico.

"Oh, beh... ho fatto una specie di lista." annuncia impacciata e allo stesso tempo orgogliosa. Ha un futuro da assistente.

Il princeps incrocia le braccia interessato, mentre io muoio di crepacuore: "Quanti morti?"

"Per ora zero, ma Ambra Pozzolo ha rischiato di essere trafitta dal lampadario."

"Come ci è arrivata al lampadario?!"

"Il lampadario è arrivato da lei."

"Mi perdo sempre i momenti migliori..." commenta Giulio.

"Va' avanti." la incito in una specie di ringhio. "Quante azioni contro la legge?"

"Abusi sessuali valgono come contro la legge?"

"Mi sto sentendo male."

"Ti conviene ignorare gli abusi sessuali." suggerisce Giulio, sempre più sadicamente divertito.

"Allora hai due risse, alcune molestie verbali, due tentati omicidi, tre calunnie e svariati atti osceni in luogo pubblico."

Qualcuno chiami il 118! Per me.

"Inoltre," è irrefrenabile la ragazza. "Un ragazzo ha rischiato un'intossicazione alimentare."

"Che si è mangiato? I soprammobili della credenza?"

"A dire il vero il sushi che era stato ordinato per la festa era fatto di riso e scotch."

"Scotch?? Non si usano più le alghe?"

"Il fattorino delle consegne ha detto che è stato richiesto."

Mi giro molto lentamente verso Giulio, in modalità bomba-che-sta-per-esplodere-scappa-finché-sei-in-tempo, che intanto si è fatto piccolo piccolo dietro a quel misero bicchiere di sherry e ha assunto un'aria colpevole da agnellino indifeso. Voglio estrarre le sue budella e farne un festone decorativo.

"Anche un'altra ragazza si è quasi strozzata a causa dello scotch e ora che hanno scoperto che non è commestibile, lo hanno usato per fare la ceretta a Daniele Cintola. Gli hanno fatto abbassare i pantaloni e..."

Forse vedendo il colore della mia faccia, Giulio si catapulta dalla ragazza e la sospinge verso la porta afferrandola per le braccia: "Grazie davvero, Sabrina, consulteremo la lista e ti faremo sapere."

"Valentina." lo corregge fissandolo negli occhi con un'espressione che dovrebbe risultare offesa.

"Valentina: era nella mia testa, ma non penso mai prima di parlare. Ciao ciao!"

"No, aspetta! Una ragazza del-"

La spinge fuori senza troppi complimenti e chiude la porta fermandola con le spalle.

Sospiro di sollievo da parte sua.

Silenzio da parte mia.

Silenzio innaturale che preannuncia un brutale assassinio, da parte mia.

"Io ti ammazzo!" brandisco per l'appunto un mestolo di legno e mi lancio addosso a lui. Ho davvero intenzione di storpiare quel corpo da semidio fino a farlo diventare semimorto.

"Woah, buona, Ni-" non finisce la frase perché, salendo su una delle sedie, riesco a raggiungere la sua rosea bocca e a ficcarci dentro il sopracitato mestolo. A volte posso risultare un pelo violenta.

"Puah!" riesce a liberarsi della mia presenza afferrandomi per la vita e riponendomi a terra, nonostante il mio dimenarmi isterico. "A cuccia!" si passa l'avambraccio sulla bocca, assaporando il gusto del legno. Oh, ma non l'avrà vinta. Voglio che si penta di essere così barbaramente stupido.

Continuo la mia battaglia colpendolo in vari punti con l'arnese da cucina, mentre lui si ripara con le braccia.

"Si può sapere che ti prende?" pigola difendendosi con il coperchio di una pentola che ha appena arrafato dagli scaffali più alti.

"Sei un emerito deficiente, Pizzi!" riesco a puntare la zona x e ottengo un lamento poco virile. Uno a zero. Vai col mestolo!

"Non serve che mi eviri."

"No, per quello mi servirebbe un coltello, che, ripeto, ho fortunatamente eliminato da questa casa, tuttavia puoi stare tranquillo, il manico di questo mestolo potrebbe entrare ovunque."

"Ho sperimentato."

"Mi riferivo ad altre zone."

"Accesso esclusivo alle belle ragazze, scusa."

"Sei una persona davvero meschina!" sottolineo sventolando l'arnese che finisce per colpirgli il naso.

"Ahia!" si lamenta portandosi la mano al viso. "Hai per caso tentato di deturparmi? Non lo sai che sono protetto dall'UNESCO? Se io sono una persona davvero meschina, allora tu sei una persona davvero cattiva!"

"Perché dovrei essere una cattiva persona? Sei tu quello che cercava di far mangiare lo scotch alla gente!"

"Sei tu quella che cercava di impalare la gente!" all'improvviso e con una stretta che non ammette obiezioni, blocca il mio polso e mi fissa così intensamente che i capelli biondi che gli ricadono sul viso sembrano trafitti da quello sguardo. Non mi era mai capitato di osservare così da vicino le sue iridi color nocciola, mai da poter notare le pagliuzze chiare che conferiscono loro una certa attrattiva. A dire il vero, non mi era mai capitato di osservare così da vicino lo stesso Giulio Pizzi. Tranne quando gli ho morso il naso perché ero gelosa delle attenzioni che mio padre gli rivolgeva. Tzè, bambini!

Scendo dunque lungo i suoi lineamenti che mi accorgo essere davvero perfetti come dicono. La sua pelle sembra un sottile foglio di argilla dorata, modellata a regola d'arte attorno a uno stampo proporzionato, il suo naso che ho già avuto il piacere di assaggiare potrebbe essere un'azzeccata rampa di lancio per mosche, da quanto è liscio e immune da imperfezioni e infine la sua bocca... davvero, davvero... invitante. Sembra che stia parlando di un tacchino al forno, ma vi assicuro che tra i due mi mangerei più volentieri Giulio, in questo momento.

"...con un mestolo." sussurra poi, spostando i miei ciuffi bagnati con il respiro.

Queste scene ad alto contenuto di ormoni non giovano mai alla mia stabilità mentale. In più, se continua a fissarmi in questo modo e sotto questa luce, potrei davvero pentirmi delle mie azioni. 

Probabilmente, se fossi ubriaca, questo centimetro d'aria che ci separa sarebbe colmato in men che non si dica, ma sono ancora nel pieno delle mie facoltà e non bacio Giulio solo perché è oltremodo sexy. Non lo faccio.

"Avevo chiesto al giapponese se al nostro sushi avrebbe potuto aggiungere del sakè, ma avevano terminato il sakè. Allora gli ho detto che sarebbe andato bene un liquore qualsiasi, ma lui non ha capito, così mentre blaterava cose, io gli ho fatto degli esempi di liquori a caso, tra cui lo scotch, e lui dev'essersi tragicamente perso nella traduzione."

"Tragicamente."

"Senti, facciamo così." propone riprendendo le consuete distanze (grazie al Cielo). "Tu ti trasformi nell'animale selvaggio che c'è dentro di te e la smetti di imitare una cinquantenne in menopausa e io sistemo questo casino in quattro e quattr'otto, così tutti potranno godersi questa fottutissima festa, eh?" lo dice un tantino irritato e io mi stringo nelle spalle, come se la sua esasperazione non mi sfiorasse minimamente.

Sono io quella esasperata, qui.

"D'accordo, Giulio, se pensi di essere all'altezza della situazione..."

"Di sicuro più di quanto lo sia tu in questo momento."

"Bene."

"Bene."

Gli volto le spalle afferrando con poca grazia il bicchiere di sherry e scolandolo tutto in sorso, come il silenzioso 'avanti tutta' per questo giochetto del cambio di ruoli.

Vuole che mi diverta? E sia.

 

*

 

Da quanto tempo era che non mi baciavo un fustacchione di un metro e novanta con degli addominali scolpiti come il volto di Roosevelt sul monte Rushmore?

E con 'baciare' intendo il momento in cui una giovane donna frustrata scatena la sua furia ormonale su un paio di labbra succose. Sapete, quando ci trasformiamo in pazze ninfomani dimentiche del buon costume e dei nostri ottocenteschi sogni di amore vero. Ecco.

Ok, a dire il vero sono passati solo una ventina di minuti, ma il mio precedente pezzo d'uomo si è dileguato non appena una bionda ossigenata gli ha 'involontariamente' palpato una chiappa.

Quindi ora ci siamo solo io e... e... credo abbia detto Andrea, ma non ci giurerei.

La vita ha cominciato a sorridermi quando lo sherry è entrato in circolazione nel mio sangue; mi sono guardata allo specchio con le guance color porpora, mi sono rinnovata la pettinatura che ora fa molto amazzone e mi sono buttata nella mischia sulle note della musica monotematica del dj. Un altro paio di drink e le complicazioni hanno cominciato a scemare, sostituite dall'euforia dell'alcol e da, appunto, un paio di labbra succose.

...più paia di labbra succose.

Giulio ha ragione. Talvolta sono troppo rigida, troppo schematica. Forse la colpa è dei miei che, una dirigente scolastica e l'altro avvocato, mi hanno sempre intimato di tirare le briglie della pazzia, plagiando per me un carattere controllato e molto ansioso. Grazie a Dio ci sono criminali senza scrupoli che permettono alle brave ragazze di trasformarsi in mezze prostitute tentandole con del volgarissimo alcol. Evviva i bad boys.

Mentre sono immersa nei miei pensieri, il tipo si avventa su di me senza alcuna delicatezza, fa scivolare le sue (possenti) mani sulla mia schiena e sgualcisce malamente il mio vestito alla ricerca di una fessura per entrare direttamente a contatto con la mia pelle. Non che sia un campione di buone maniere, ma non mi dispiace più di tanto, visto che io mi sto beando dei suoi pettorali da nuotatore. Se tutti gli amici di Giulio sono così, voglio conoscere tutti gli amici di Giulio.

"Dovremmo cercare un posto più appartato..." mi suggerisce, soffiandomi abilmente nelle orecchie. Grrrr.

Non gli rispondo, troppo presa dalla mia attività, e mi lascio semplicemente condurre da lui verso la mia stessa camera da letto.

Sono così assorbita da Mister Addominali, che la mano che mi blocca nel bel mezzo delle scale mi fa brutalmente tornare alla realtà, tanto che perdo l'equilibrio e finisco direttamente tra le braccia di un altro uomo. Vai così!

"Nicole!" il rimprovero di costui mi spinge a riprendere le distanze e guardarlo in faccia.

"Oh, ciao Giulio." gli sorrido.

"Ti aspetto in camera." annuncia Andreaddominali, sbrigandosi a finire la rampa. Devono esserci certi bollori che non intende far aspettare.

Giulio lo segue con gli occhi, corrucciato, poi torna a concentrarsi su di me: "Che stai combinando?"

"Mi sto divertendo." risposta estremamente semplice e vera.

"Non lo metto in dubbio, visto che hai le pupille dilatate, due labbra come quelle di Valeria Marini e il reggiseno di fuori." conclude buttando l'occhio sulla mia scollatura. Il suo tono non è affatto felice.

Ridacchio frivolamente, sistemandomi il vestito e coprendo il bordino: "Mi sento una pantera."

"Immagino che tutti in questa casa si sentano un animale, dato che è diventata uno zoo."

"Uuuh, sto vincendo la sfida, signor Sono all'Altezza della Situazione!" gli tiro una maliziosa pacca sulla spalla, godendomi il suo nervosismo.

"Io sono all'altezza della situazione." smentisce togliendosi la mia mano di dosso. "Sei tu che in qualsiasi circostanza fallisci."

"Ti ho detto che mi sto divertendo." sottolineo lanciando un'occhiata alla mia stanza che attende.

Lui sospira come se fossi un'imbecille: "Con 'divertirsi' non intendevo 'farsi sverginare da Luca Ciambelli'."

Luca! Lo sapevo!

Di nuovo sorrido maliziosamente: "Davvero credi che io sia ancora vergine?"

"Che cosa?!"

"Scherzavo!" scoppio in una fragorosa e antipatica risata. Un po' mi sento idiota, ma d'altra parte mi piace vedere il viso di Giulio nella sua espressione allarmata.

"Che sarà mai, Pizzi? Ho quasi diciott'anni e sono a una festa senza tabù. Se non lo faccio adesso che sono nel pieno della mia giovinezza e posso godermi qualsiasi pazzia, quando lo faccio?"

"Magari quando il tuo cervello ritorna a casa, che ne dici?"

"Io sono a casa."

"Sì, ma il tuo cervello... lo vedi?" indica fuori da una finestra, tirando gli occhi all'orizzonte. "Se ne sta andando. Eccolo lì, in lontananza. Ciao ciao, cervello!"

Sbuffo: "So quello che faccio."

"Sì, e non appena lo saprà anche tuo padre, mi ammazzerà."

"Certo, ammazzerà te, non me. D'altronde si parla sempre di te. Lui parla sempre di te."

"Ragazza!" Lucaddominali si affaccia alla porta della camera, esitante. "Starei aspettando!" grugnisce.

Giulio mi riserva un'occhiata allo stesso tempo soddisfatta e divertita: "Sì, 'ragazza', il grande momento per te è arrivato. Un consiglio, assicurati che il tuo lui sappia almeno come ti chiami prima di violare qualcosa che hai negato a molti altri prima di lui, che magari nutrivano dei sentimenti nei tuoi confronti."

Odio quegli occhi.

"Allora?" abbaia di nuovo il pezzo d'uomo.

Ma ormai i sensi di colpa hanno soffocato la spavalderia dettata dall'alcol. Mannaggia a Giulio e ai principi morali che estrae dal cilindro solo quando gli fa comodo.

"Scusa, devo andare in bagno." lo liquido così, osservando la rapidità con cui afferra una rossa passante per di lì e la trascina dentro la camera al posto mio, chiudendo la porta. Gemiti e gridolini eccitati seguono poco dopo.

"Stronzo." apostrofo Giulio voltandomi verso di lui, che sorride soddisfatto.

"Hai fatto la cosa giusta."

Guardo rammaricata quella porta. Volevo davvero scatenarmi come una pantera: "Chissà cosa mi sono persa..."

"Pensa invece alle cose non perse: tu la tua verginità e io la mia vita." mi mette una mano sulla spalla. "Andiamo giù in giardino, ti offro un drink."

"Pago io, idiota."

"Ma è il pensiero che conta." mi fa l'occhiolino e prendendomi per mano mi conduce fuori, dove il dj sta dando il meglio di sé.

Peter non è mai stato così sconcio nel cartone animato.

Però quasi quasi ho voglia di ballare, peccato che questa musica sia troppo oscena per fare da stimolo.

"Tutto bene?"

"Ho voglia di ballare, ma questa musica è troppo oscena per fare da stimolo."

Giulio sorride passandomi un bicchiere di plastica: "A me piace. È simpatica."

"Hai sempre avuto un pessimo gusto." ribatto sorseggiando tutto il contenuto. "Ehi, questo è succo!"

Fa spallucce, serafico: "Abbiamo già abbastanza casi di cui occuparci, non ti è concesso ubriacarti."

"Mh, lascia che ti spieghi il concetto di festa."

"Nicole! Giulio!" Maria ricompare davanti ai miei occhi, raggiante e ancora scompigliata di brutto. "Grazie davvero per la sorpresa."

"Figurati, Mary." le sorrido.

"È stata una mia idea."

Guardo il megalomane con aria interrogativa: "Ah sì?"

"Anche se il dj non è proprio il massimo." aggiunge la mia amica.

"Sì, è stata una sua idea."

"Aspettate qui." mentre Maria e io ci scambiamo occhiate significative, Giulio sparisce verso la console.

"Beh, mi spiace per il giardino." Maria mi fa un sorriso rassegnato, accennando alla piscina ormai piena di coriandoli colorati (immagino siano andati a frugare nello stanzino delle cianfrusaglie), al gruppo ceretta (lo scotch è diventato di tendenza) e a un rasta sconosciuto che tenta di farsi una canna con l'erba del mio giardino.

Così, mi allunga un bicchiere con dentro birra, forse. Molto preferibile al succo, ideale per affogare la disperazione.

"...e per la casa." aggiunge mordendosi il labbro. 

Vabbè, ormai è inutile che elenchi i danni. Mi aspetto solo di vedere le cascate del Niagara dalla finestra del bagno di sopra direttamente nella piscina.

Mi stringo nelle spalle contemplando i tre ragazzi nudi che stanno facendo cosacce sott'acqua: "Come mi hanno insegnato stanotte, la preoccupazione subentra al mattino quando la distruzione regna sovrana. Auguri, Mary."

Lei annuisce, incontra il mio bicchiere in un brindisi e poi scoppiamo a ridere di gusto. Ubriache marce.

"Lasciate queste saffiche dimostrazioni a un pubblico femminile, ve ne prego." Pizzi ricompare, il sorriso sornione rivolto a Maria. "Posso rubarti la fidanzata per un momento?"

Mi accorgo che la nenia truzzesca è stata sostituita da una melodia conosciuta e parole di senso compiuto. Sono commossa: Heidi se ne è tornata sulle Alpi!

"Certamente." concede la mia amica, da sempre fan del Pizzi, come qualsiasi altro essere umano. "Bella canzone, Giu.È Katy Perry?"

"Sì, sono un ragazzo pieno di risorse." ammicca, prendendomi sottobraccio e dicendomi: "Ti concedo un ballo."

Uh, ma qual cavalleresco savoir faire!

"Davvero faresti questo per me?" lo prendo in giro, sarcastica.

Scendiamo in pista, senza che nemmeno io ricordi di aver effettivamente mai avuto una pista in casa mia. Vedo che gli invitati si sono arrangiati stendendo delle tovaglie sul prato e delimitando l'area con tavolini a caso, presi dal patio esterno che mamma adora.

Bene.

Ballare non mi è mai uscito naturale, eppure in questo momento mi sento quasi una professionista. Un po' sarà l'alcol che mi ha sciolto le gambe, un po' sarà lo charme di Giulio nel condurre la dama nelle danze, fatto sta che non posso negare di starmi divertendo.

Attorno alla console si è ammucchiata parecchia gente, ora che il dj è stato sostituito con uno mille volte più decente. Sembrano tutti molto felici e pure io sono felice e i danni all'ambiente in cui vivo sembrano molto più attenuati di poco fa. Sarà l'alone che circonda Giulio a fuorviare in questo modo la mia percezione della realtà?

Stasera poi si è messo una classicissima camicia bianca. Di sicuro sa che le donne escono di testa per un capo del genere. Assurdo... noi che amiamo gingilli sofisticati per tutto il corpo, desideriamo per un uomo una semplice camicia bianca. Se poi il modello in questione dimentica che è un capo dotato di bottoni, è ancora meglio.

A me piacciono di più i petti pelosi o quelli lisci?

Non sto parlando di una scimmia, per Dio!

Moderatamente virili, comunque. Come quello di Giulio, che non ha allacciato i bottoni.

"Da quando balli così tu?" mi domanda facendomi ritornare sulla terra e più precisamente nel mio corpo, in preda a spasmi oltremodo sensuali per una come me.

"Ahem..." mi ricompongo, ritornando a un tipo di movimento molto più attenuato. "Da sempre, in realtà. Solo che tu non mi hai mai vista."

"No, ma ho presente gli strip club."

Uh, che vergogna!

Mentre gli auguro di venire sbranato da un branco di pantere a digiuno da mesi, lui se la ride di gusto: "Quanto hai bevuto, Nicole?"

"Che te ne frega?" sbotto. "Io faccio quello che mi pare, tu quello che dovrei fare. Tutto è perfetto così."

"E ti stai divertendo sul serio?"

Lo guardo alzando un sopracciglio: "E tu ti stai impegnando sul serio?"

"Il bagno è asciutto, la fustigatrice a casa sua, in pigiama e pantofole, il sushi sostituito con della pizza e le minacce di denuncia rivolte a chi di dovere." risponde angelicamente, sbattacchiando le ciglia. "Manchi solo tu."

"Io sono a posto!"

"No, tu non sai ancora cosa vuol dire divertirsi!" ovvia afferrandomi malamente il braccio e trascinandomi fino al tavolo di plastica. Ci sale sopra con un balzo agile e tende la mano verso di me.

"Pazzo." commento fissandolo. Sarò anche ubriaca, ma lui non è che sia così a posto.

Senza darmi il tempo di realizzare, mi prende e mi issa sul tavolo assieme a lui. Ha ha ha...come si fa sentire lo sherry da quassù! Mi aggrappo al suo (doriforico) corpo in preda ai giramenti di testa e osservo mentre accenna al dj di aumentare il volume della musica. 

Afferra i miei polsi e li appoggia sulle sue (scultoree) spalle, fissandomi di nuovo in quel modo penetrante di poco fa, quando, ci tengo a sottolineare, ero ancora sobria e quindi capace di intendere e di volere. Adesso non so cosa intendo, ma so esattamente cosa voglio. E ciò che voglio sta ballando esattamente a qualche centimetro da me, su un tavolino. Con Katy Perry di sottofondo che incoraggia un approccio diretto durante le feste del venerdì sera. Con delle luci stroboscopiche (ma dove le hanno trovate?) che mi incasinano il cervello.

Verde, rosso, blu, giallo, verde, rosso...blu, giallo, nocciola...

Nocciola? Ma quanto mi piacciono quegli occhi nocciola?

"Devo vomitare."

"Cosa?" grida sopra la musica.

"Giulio, devo vomitare!" ripeto coprendomi la bocca con una mano.

E lui, in un moto di altruismo, salta giù dal tavolino per salvare almeno se stesso.

Un vero principe, non c'è che dire.

 

*

 

"Come va?"

"Mhm..." il mio grugnito la dice lunga, come anche l'espressione di Giulio, appoggiato allo stipite della porta.

Fortunatamente ho l'accesso esclusivo al bagno, luogo da me molto frequentato questa sera.

"Ho fatto migrare tutti al bagno di sopra." mi informa. "Per risparmiarli dallo spettacolo."

Non ribatto nemmeno, continuando ad abbracciare la tavoletta e fissando la ceramica bianca come se fosse la mia unica ragione di vita. Altroché Ruggero Rema, io sono messa ancora peggio.

E mi sento una persona vuota.

Sento i passi di Giulio farsi sempre più vicini a me e poi vedo la sua mano davanti al mio viso. Mi sta porgendo un fazzolettino che prendo senza troppi complimenti.

"Sei proprio un caso umano, Nicole. Dovresti fare più pratica con le feste."

Certo che dovrei, ma con oggi ogni fuoco di speranza che ardeva in me è stato pienamente soffocato. Non organizzerò mai più una festa. Non parteciperò mai più a una festa. Non dirò nemmeno più la parola festa; da oggi è associata al male, punto.

Dai, basta solo che uno mi guardi!

Sono uno straccio con un vestito da sera e un'aria tremendamente sfigata. E in questo momento sto odiando Giulio Pizzi, nonostante sia l'unico abbastanza sobrio da essere riuscito a trascinarmi dal giardino al bagno prima che mi vomitassi addosso.

"Ti porto di là." conclude visto il mio plateale silenzio.

Mi afferra per la vita e mi solleva con un'agilità da rugbista invincibile quale è.

"Ho vomitato, Pizzi, non sono invalida." commento molto acidamente, senza però muovere nemmeno un muscolo.

"Oh lo so, ma lasciarti sulle due gambe sarebbe pericoloso per gli altri."

"Sei proprio una persona meschina." ripeto.

Sarebbe bello dipingergli la camicia di un bel giallo vomito, ma sono una signora.

Mi sorregge fino al divano dove mi adagia dopo aver tolto i bicchieri vuoti e le confezioni di preservativi, poi, senza commentare sull'aspetto del tessuto di pelle una volta bianca, si siede accanto a me e sospira in silenzio.

Sembra che la nostra festa sia finita qui, su un sofà deturpato da gomme da masticare e chiazze di bevande varie, dopo aver tentato di mitigare l'inferno che si era creato e dopo aver sfiorato l'ipotesi di un contatto diretto tra di noi. Ma potrebbe mai essere plausibile? Io e Giulio Pizzi? Per quanto bene ci conosciamo, è sempre stato escluso che ci saremmo potuti piacere. Chiunque ci vedesse insieme, diceva che eravamo incompatibili come cane e gatto e tutt'oggi si continua a pensare che tra di noi ci sia solo della voglia di litigare.

Sembriamo due spettatori, entrambi esausti e demotivati, davanti allo spettacolo del Caos iniziale. La mia mente è troppo annebbiata per notare tutti i raccapriccianti particolari, per cui l'ambiente mi sembra ancora allegro e festoso; persino quando una la ragazza coperta di schiuma attraversa il salotto urlando.

Il mio sguardo corre da un angolo all'altro per seguirla e poi, alla fine, si ferma su Giulio, di fianco a me. Anche lui pare immerso in elucubrazioni (probabilmente si sta dedicando complimenti con la mente) e ha un'aria davvero caruccia con quei ciuffi sparsi e le mani incrociate sulle ginocchia.

E se non fossimo così diversi? E se ci fosse qualcosa di funzionante tra di noi? E se lui mi piacesse?

...ma sì. Non sono abbastanza sobria da riuscire a negarlo, ora come ora.

"Grazie."

Giulio si volta come riscosso dai pensieri e fissa per un momento la mia faccia. La sua espressione rintronata è proprio adorabile, devo ammetterlo.

"Prego."

Onde evitare che il princeps noti il mio rossore soffuso, mi concentro sul fondo del salotto, dove mi sorprendo di scoprire un'accoppiata bizzarra. Lui la sta letteralmente denudando con le mani, mentre lei si sta letteralmente strusciando addosso al suo corpo. Le rispettive lingue ballano il twist.

"Si dà da fare il tuo amico Cesare, eh?" ridacchia Giulio, indovinando cos'abbia attirato la mia attenzione.

"Che orrore." scuoto la testa. "Stasera hai separato una coppia e ne hai fatta rinascere una peggiore."

"Scusa?"

"Valentina era fidanzata, ma il suo lui è andato con la fustigatrice, così ora lei ha incontrato Alessio e se lo sta limonando. Spero che sia così ubriaca da non ricordare assolutamente nulla domattina."

Giulio si mette a ridere con aria strafottente: "Beh, capirai. Guarda che è normale che alle feste si facciano esperienze diverse, non eri tu quella che stava per concedersi a Uomo-vuole-sua-donna-in-caverna-per-fornicare-ora?"

"Sì ma io non sono fidanzata! E poi che schifo, non l'avrei fatto comunque. Magari sarei arrivata a togliermi il reggiseno, ok, ma non sarei andata oltre con quell'energumeno."

"Perché?"

"Perché che schifo! Non è così che si fa! Non è bello!"

"Tu credi solo alle storie d'amore delle fiabe, vero? O a cose inverosimili come Twilight?"

"Vorrei sapere chi ti autorizza a esprimere giudizi su di me." ribatto stizzita.

E va bene, credo disperatamente che ci sia un bel tizio muscoloso pronto ad azzannare chiunque provi a molestarmi e ad accartocciare qualsiasi mezzo provi a investirmi, ma d'altra parte ognuno ha la sua versione di Pricipe Azzurro.

"Vuoi dire che non è vero? Che sei al tuo agio con fare cose pazze di cui potresti pentirti solo per il gusto di uscire da quella tua monotona vita fatta di regole?" domanda provocatorio, il tono sadicamente interessato.

"Sì."

"E allora baciami, dai. Come hai fatto con Luca l'energumeno."

Sarà meglio che non me lo chieda due volte. Questo ragazzo disturba la mia psiche, odio mettere in dubbio i miei stessi principi e odio dover resistere alle tentazioni. Di solito sono brava, ma con queste difese abbassate per via degli intrugli che ho ingerito, potrei davvero perdere completamente il senno. E altro.

"Perché non te ne vai un po' a ballare, mh?" suggerisco incrociando le braccia e ostentando un'aria seccata.

"La mia dama non è molto in forma attualmente."

"E cercatene un'altra."

"Non cerco un paio di tette qualsiasi. "

Volto il mio viso di scatto per incrociare i suoi occhi: "Cerchi le mie tette?"

"Intendevo dire che, al contrario di come fai tu, io so divertirmi, ma con classe. Non sclero, non vomito e rimango abbastanza sobrio da poter essere selettivo." un sorriso divertito increspa le sue labbra e sembra voler contenere una grassa risata. "E poi scusa, quali tue tette?"

Ok, siamo proprio incompatibili.

"Stronzo!" esclamo, profondamente offesa e punta sul vivo dalle sue critiche. No, non solo quelle sul mio inesistente seno, ma in generale su tutta la sua boria da figo assoluto migliore del mondo. Ho sempre odiato quell'aspetto di lui, sempre sin da quando papà, invece, ha deciso di alimentare il suo ego prendendoselo in squadra e, praticamente, in famiglia.

"Lo sapevo, Pizzi, non avrei mai dovuto rivolgermi a te per questa stupida festa!" a parte il fatto che già mi sento una gallina isterica, il suo sguardo perplesso mi fa sentire ancora più oca. Mi alzo in piedi contro il mio stesso fisico ridotto a ricotta e mi pianto di fronte a lui, comodamente seduto come un nobile. "Visto che sei tanto bravo, sappi che questo è stato il venerdì sera peggiore della mia vita: la mia casa è un manicomio, le stanze sono diventate discariche di bottiglie vuote e la piscina un mega cesso pubblico. Non solo; il mio bagno sembra la Camera dei Segreti, il salotto un porcile e la camera da letto il set di un filmato hard. La gente è scoppiata, non sta più in sé e non se ne andrà fino alle due del pomeriggio, e io sto malissimo! Mi gira la testa, sono orribile e non mi sento per niente felice, nonostante abbia bevuto litri di alcol. Ho rischiato di farmi un surrogato di King Kong e di farmi fotografare mentre facevo la pornodiva su un tavolino di plastica. Volevo che fosse una festa coi fiocchi per Maria e in effetti tutti si sono divertiti tranne me. Pensi che sia merito tuo? Ti sbagli! Tu hai solo fatto in modo che avessero il modo di adorarti, mentre io ho passato il mio tempo a impedire che si uccidessero! Anche se ho ancora lo sherry che circola nel sangue, il mio cervello è abbastanza lucido per mandarti a quel paese. Tu e la tua popolarità, tu e la tua stronzaggine e tu e quel sorrisetto da eroe! Fottiti, Giulio, e non provare a rispondermi 'con piacere' perché giuro che ti arriva un destro così forte che l'UNESCO dovrà dimenticarsi di quel bel faccino!"

"Con piacere." risponde nell'immediato, senza nemmeno averci pensato e anche con una certa impertinenza.

Brutto inetto senza cervello!

La rabbia ribollente nel mio stomaco fa sì che si adempia la mia predizione e il mio palmo aperto voli a velocità sostenuta verso di lui.

L'impudente afferra il mio polso stringendolo forte e si alza in piedi, ristabilendo la consueta differenza di altezza tra i nostri volti. Mi fissa in un modo così serio che deglutisco sonoramente e mi pento di aver anche solo creduto di poterlo battere fisicamente. Me tapina!

"Sei tu che ti sbagli, Nicole." sussurra. "Per tutta la sera non ho fatto che preoccuparmi per te: non volevo che ti agitassi per la piega che aveva preso la festa, non volevo che ti disperassi in un cesso invece di divertiti come gli altri, non volevo che ti ubriacassi troppo, non volevo che qualcuno approfittasse di te, non volevo che la gente ti facesse sentire ancora peggio mentre davi di stomaco."

"L'hai fatto per me o per papà, Giulio?"

"Che ti importa?" mi fissa, un po' malizioso e un po' ambiguo.

Prendendo in esame questa pazza serata, in effetti, non c'è stato momento in cui mi abbia lasciata da sola. Se ero in difficoltà, lui sbucava dal nulla e, anche se in modo poco ortodosso e con espedienti idioti, mi tirava fuori dai guai. Però non lo so, non è da lui, non è da Giulio, non può essere che stasera sia stato migliore di sempre solo perché ne avevo bisogno io.

Chi sono io per Giulio?

Non ci siamo mai sopportati, men che meno piaciuti.

Però è vero... dopotutto, che mi importa?

"Potresti mollarmi il polso, per favore? Mi fai male."

"Anche tu sei un po' violenta, devo dire."

"È che da quando ti conosco, mi ispiri solo botte, mi dispiace. Sarà perché papà ha allenato bene entrambi a non farci trattar male nella mischia."

Giulio solleva un angoletto della bocca in un sorriso da dio e allenta la presa, poi sussurra il mio nome in modo pericolosamente sexy: "Nicole?"

"Mh?"

"Quanto sei ubriaca?"

"Abbastanza."

Non mi lascia il tempo di aggiungere un fiero 'per colpa tua' e mi bacia.

 

*

 

Il sole che filtra dalle finestre fa luccicare le bottiglie vuote disseminate per la stanza.

Per terra si vede di tutto: festoni strappati, resti di cibo, bicchieri di plastica, vestiti, chiazze di schiuma e birra, scotch...

Scotch?

Nicole ricorda qualcosa a proposito dello scotch, ma non ne è sicura... nella sua mente è tutto così sfocato!

Fa una fatica immane ad aprire gli occhi, sembra che le sue palpebre siano incollate, ma in realtà è solo il brutto effetto della sbronza che si è beccata.

Mano a mano che l'immagine del suo salotto si fa più nitida, inizia a notare la sporcizia sui tavoli, i muri imbrattati con scritte indecenti e il soffitto occupato da una vasta chiazza d'acqua. Sicuramente verrà diseredata.

Sparsi qua e là si vedono gruppetti di persone beatamente addormentate e mezze nude. Non osa nemmeno pensare cos'abbiano potuto combinare la sera precedente.

Qualcosa solletica il suo collo fino a farle trattenere una risata; si gira molto lentamente per scoprire che si trattava di capelli: morbidi, dorati, molto simili a quelli di...

"Giulio!"

Il ragazzo addormentato di fianco a lei sul divano emette un gemito soffocato e sistema la sua testa ancora più vicino al corpo di Nicole, che arrossisce violentemente.

È possibile che quello in boxer accanto a lei sia proprio Giulio Pizzi? Giulio Pizzi, il dio, il montato, l'egocentrico soffia-attenzioni della sua famiglia? E perché anche lei indossa solo la biancheria intima e una maglietta non sua? Loro... hanno fatto sesso? 

Panico.

"GIULIO! Che schifo!" urla, spintonando via il ragazzo fino a rischiare di cadere a terra.

Lui mugugna di nuovo qualcosa e si sfrega gli occhi con i polsi, per poi schiuderli e scrutare quell'elemento disturbatore che ha osato violare il suo sonno.

Così colpite dalla luce del sole quelle iridi sono stupende, pensa Nicole, ma non osa dire nulla, paralizzata dalla paura di ciò che potrebbe essere successo.

"Cos'hai da strillare?" la rimprovera a bassa voce.

"Cos... cos... eh?" Nicole pare molto confusa e imbarazzata. Persino le sue orecchie sono color ciclamino. "Perché sei nudo?"

Il ragazzo si guarda come per confermare e poi sorride sornione: "Perché gli antichi greci erano perfetti al naturale."

Lei soffoca un gemito e si mette a sedere coprendosi alla meglio con quella camicia: "Oh mio Dio."

"Ma si può sapere che hai?" anche lui prende quella posizione, incurante di indossare solo un paio di mutande.

"Io... noi..." continua a vaneggiare, rossa di vergogna. "Abbiamo...?"

Giulio si passa una mano tra i capelli, pensoso: "Non te lo ricordi?"

Nicole scuote la testa, disperata: "Ti prego, dimmi che non ho perso la verginità con te. Ti prego."

Il ragazzo ammutolisce fissandola, gli occhi un po' sgranati, la bocca socchiusa. Non riesce a capirlo, Nicole, ma quella è un'espressione delusa.

"No." risponde semplicemente.

"Oh, grazie al Cielo!" sbotta la ragazza, sospirando di sollievo. "Non sai che colpo!"

Va bene che si era accorta che Giulio avesse davvero dei begli occhi, ma che tra di loro fosse successo qualcosa era impensabile! Insomma, lui era pur sempre lo strafottente e pieno di sé Giulio Pizzi. Non si avvicinava per niente al suo ideale di principe azzurro, modello Edward Cullen, sempre pronto a proteggerla da ogni avversità.

"Già, sempre a pensare alle cose più improbabili." Giulio non ci ha messo niente a riassumere il classico tono strafottente. "Ho capito che vorresti, ma mi tocca deluderti. Piuttosto di te mi prenderei l'amico Alessio, senza rancore."

"Sei proprio uno stronzo." commenta Nicole, offesa, alzandosi in piedi.

"Dove vai?"

"A suicidarmi, ma se cambio idea durante il tragitto, comincio a sistemare questo disastro di casa."

"Non pensare che ti dia una mano." dice lui, infilandosi velocemente i jeans e le scarpe.

"Nemmeno passato per l'anticamera del cervello... ti conosco, Giulio."

"Bene, perché oggi è sabato e io ho una vita sociale da portare avanti, se permetti. Mi richiedono a feste più interessanti."

"Lo so, a te interessano solo le tette."

Il ragazzo si ferma con la borsa a tracolla e le rivolge un velato sorriso. Nicole non sa come interpretarlo, per cui ricambia confusa, osservando il suo petto nudo sotto alla giacca.

"Esci così? Dov'è la tua maglia?"

Lui fa un cenno con la testa: "Addosso a te."

Di nuovo Nicole arrossisce. Possibile che ieri sera si sia messa la camicia di Giulio? Dev'essere stata vittima di un suo scherzo idiota.

"Ah... beh... te la posso restituire..."

"Nah, prendila come ricordo della serata, anche se di fatto non ricordi proprio niente." stringe le spalle sorridendo ed esce aprendo la porta con naturalezza.

Tante volte Nicole l'ha visto uscire da casa sua, ma questa volta c'è qualcosa di diverso.

Scuote la testa e si mette in moto per pulire. Non ha intenzione di illuminare il black out che si ritrova in testa; teme che quel grandissimo stronzo ne abbia combinata una delle solite approfittando della sua sbronza, magari le avrà scattato qualche imbarazzante foto da piazzare su Facebook per sfotterla davanti alla scuola.

Meglio fingere di non sapere, pensa Nicole, e infatti non lo saprà mai perché Giulio sarà bravissimo a mantenere il segreto.

 






Ladies and Gentlemen, ecco a voi la prima classificata al contest "Last Friday Night" di SunnySideOfTheStreet!
Dopo una lunga attesa, si è finalmente concluso con questi punteggio:


Grammatica 29/30
Lessico e stile 28/30
Caratterizzazione personaggi 30/30
Sviluppo della trama 28/30
Gradimento personale 28/30
Totale 143/150

Questa OS un po' casinista e festaiola è dedicata a VOI, miei fan sempre presenti e pazienti :)
Presto sarà decorata da un banner e...niente, spero vi abbia strappato qualche risata e ricordato che a volte bisogna solo lasciarsi andare.
Mai dire mai, miei cari lettori.

Bene, per ora mi dileguo, lasciandovi l'immancabile pubblicità all'opera principale (o.O), 
Io e te è grammaticalmente scorretto  ...spero farete un salto a leggerla e ugualmente che passerete sulla mia pagina Facebook per lamentele/dubbi/delucidazioni.
Daffy al vostro umile servizio, sempre.

...questo sì che è lecchinaggio.

Aspetto i vostri pareri!
Buona festa della Repubblica per domani!

Daffy
   
 
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