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Autore: KrisJay    24/04/2012    10 recensioni
La favola di Cenerentola, vista da me..
"-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella. Io mi chiamo Edward..-"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Come in una favola - Epilogo

Buonasera!
Non ho molto da dire, in questo momento, quindi vi lascio alla lettura e ci sentiamo più in basso :) a tra poco!

 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Epilogo
 
 
 

Bella
 
 

Mi sentivo tesa, in quel momento.
Sentivo ogni muscolo del mio corpo teso, non riuscivo a rilassarmi come avrei tanto voluto fare, ed il respiro accelerato, che mi scuoteva il petto, non aiutava molto la situazione.
Neanche il tranquillo cammino della carrozza reale, su cui mi trovavo in quel momento, mi aiutava a rilassarmi e a stare tranquilla, anzi. Quest’ultimo, insieme alle tante voci che urlavano il mio nome e battevano le mani lungo la strada, rendeva tutta la situazione più difficile da affrontare, per me…
Sentivo la paura invadermi, e le mie mani, che avevo stretto in due pugni sulle ginocchia, coperte dalla candida seta liscia del mio vestito da sposa, tremavano nonostante cercassi con tutti i miei sforzi di controllarle.
Sospirai, l’ennesimo sospiro che avevo emesso durante quella lunga mattinata, e girai per un istante la testa per osservare la strada al di fuori della carrozza, ma non fu una scelta giusta da fare.
Vedere tutte quelle persone, uomini, donne e bambini, che mi salutavano con la mano e mi facevano gli auguri mi resero ancora più nervosa; cercai di non farlo notare, però, a quella brava gente, ed agitai anche io la mia mano in segno di saluto, ricambiando i loro.
Non passò molto tempo prima che la carrozza si fermasse, all’improvviso, davanti alla Chiesa dove, in quel giorno, sarebbe avvenuto il matrimonio mio e di Edward… il matrimonio che, finalmente, ci avrebbe unito per sempre come marito e moglie.
Il respiro mi si mozzò in gola quando lo notai, ed un piccolo gemito mi uscì dalla bocca; mi morsi le labbra troppo tardi, nel tentativo di bloccarlo, ed Angela e Julianne, che si trovavano nella carrozza insieme a me, lo sentirono.
Entrambe mi guardarono subito, preoccupate, e per non osservare ancora di più i loro visi abbassai il mio, portandolo sulle mie mani tremanti ed intrecciate.
- Bella, stai bene? - Julianne, che non le era sfuggito il mio tentativo di mascherare il tutto, mi domandò con voce tesa e, ovviamente, intrisa di preoccupazione.
- Sta bene, Julianne, sta bene, è solo terrorizzata dalla cerimonia, - la tranquillizzò Angela.
Lei, naturalmente, aveva capito qual’era il motivo che mi rendeva così nervosa, ansiosa, impaurita e terrorizzata.
- Oh, ma allora è tutto normale! Chi non sarebbe spaventato il giorno delle proprie nozze?
Rialzai il viso, sentendole parlare tra di loro, e le osservai entrambe: loro, rispetto a me, sembravano perfettamente a loro agio e felici, e nessuna preoccupazione sembrava che le stesse torturando.
- È solo l’inizio, Bella... solo l’inizio. Passata la prima impressione poi ti sembrerà tutto più facile. - mi consolò Angela, carezzandomi una mano.
- Ti sembra così facile! - pigolai, deglutendo a fatica. - Non ti sei mai sposata, Angie.. come fai a dirlo?
- Sì, hai ragione, non mi sono mai sposata, - disse tra sé, scrollando le spalle, - ma sono sicura che è così! È il giorno più bello della tua vita, questo. Non pensarci troppo, su!
- Angela ha ragione, - anche Julianne mi carezzò la mano, unendosi al discorso della nostra amica, - è un momento pieno di felicità, per te, quello di oggi, e tutto andrà splendidamente. Sono sicura che anche tutti gli altri pensano la stessa e identica cosa!
Le loro parole, gentili e sincere, mi rassicurarono… anche se non proprio del tutto. Mi sentivo ancora agitata ed impaurita, e ormai mi stavo rassegando a credere che avrei provato quelle sensazioni fino a quando tutto non sarebbe finito.
Julianne si sporse fuori dal finestrino, facendo segno a qualcuno di avvicinarsi, e pochi istanti dopo lo sportello della carrozza si aprì. Capii che il momento tanto atteso era arrivato, ma in quel preciso istante desiderai che non fosse giunto così presto.
Julianne uscì dalla carrozza con un balzo, sistemandosi meglio la gonna del vestito elegante che indossava, e poi si avvicinò allungando le mani verso di me. - Vieni, Bella! Stanno tutti aspettando te! - disse, gentilmente, sorridendo subito dopo.
Con un groppo in gola che mi rendeva difficile respirare, e con una tremenda voglia di piangere, strinsi le sue mani e mossi qualche piccolo passo fino a quando, tremante, non mi ritrovai all’esterno, sommersa dalle grida e dagli applausi delle persone che si trovavano lì vicino.
- Tranquilla Bella, stai tranquilla… sei bellissima, la Principessa più bella che si sia mai vista in tutta la Francia, e Edward sta aspettando solo te! Andrà tutto bene. - Lei cercò di tranquillizzarmi ancora, mentre sentivo Angela, dietro di me, che mi sistemava il vestito ed il velo lungo la schiena.
- Sono così contenta per il tuo vestito, Bella! Non credevo che si potesse risistemare…- disse la mia amica, colpita, mentre giunta di fronte a me mi osservava piena di gioia.
Abbassai lo sguardo, osservando l’abito che indossavo e che, un tempo, era appartenuto alla mia mamma.
Angela mi aveva spiegato che lo aveva rovinato, dopo quello che aveva saputo stessero architettando sua madre e sua sorella. Avevo capito il gesto che aveva compiuto e le avevo anche spiegato tante volte che non importava nulla e che non provavo rancore per quello che aveva fatto… ma sapere che non avrei mai potuto indossare, come avevo invece sperato, l’abito da sposa di mamma per le mie nozze mi intristiva.
Sia io che lei, però, avevamo sottovalutato la bravura delle sarte di Corte.
Quando erano venute da me a prendere le misure per il mio abito Angela si era lasciata sfuggire che non sarebbe mai stato bello come quello che era andato perduto, e Anita, la sarta simpatica che si stava occupando di me, aveva voluto sapere di cosa stavamo parlando. Aveva poi voluto vedere il vestito per vedere se era davvero così irrecuperabile come diceva Angela, e poi lei e le sue apprendiste avevano fatto la magia.
Erano riuscite a rimetterlo in sesto, applicando alcune modifiche che lo rendevano un po’ più moderno e particolare, in brevissimo tempo… e quando lo avevo visto e provato per la prima volta ero quasi scoppiata a piangere per la felicità.
Non avrei mai creduto che il mio piccolo sogno si sarebbe potuto realizzare, insieme al più grande e più importante.
- Non lo credevo neanche io… - mormorai, rialzando il viso verso di loro.
Entrambe mi sorrisero nello stesso momento, e mentre Angela sfiorava con le dita il piccolo diadema di diamanti che avevo sulla testa, Julianne faceva scendere il velo sottile sul mio viso.
Di tutto quello che accadde dopo avevo un ricordo vago, e allo stesso tempo vivido.
Le uniche cose che ricordavo con più chiarezza però erano dei momenti bellissimi, che ogni volta rivivevo con un sorriso sognante sulle labbra: io che raggiungevo Edward all’altare, lui che mi sorrideva emozionato e che mi porgeva la sua mano affinché io la prendessi… e non appena lo feci, sentii che quello era il posto giusto per me.
Accanto a Edward, per tutto il resto della mia vita.
 

- Sei molto silenziosa, oggi. - La voce leggera di Edward mi solleticò un orecchio, facendomi ridestare dal mio sogno ricorrente a occhi aperti. - Piccola, a cosa stavi pensando?
Battei un paio di volte le palpebre mentre voltavo il viso verso di lui; nel farlo, strusciai la schiena involontariamente contro il suo petto. Lo guardai in viso, notando come il sorriso negli ultimi mesi fosse sempre presente sulle sue labbra; sorrisi anch’io, scuotendo piano la testa.
- Nulla, non era nulla. Un piccolo pensiero… - gli dissi, cercando di sviare il discorso.
Edward non sembrò convinto delle mie parole, visto che arcuò un sopracciglio verso l’alto, ma alla fine scrollò le spalle anche lui. - Non me lo vuoi proprio dire, eh? - scherzò, sorridendo ancora più apertamente.
- Ma te lo sto dicendo! - esclamai, battendogli piano il pugno sulla spalla. - Era solo un pensiero, niente di ché.
Edward rise, abbracciandomi ancora più stretta e facendomi addossare sempre di più sul suo petto; intrecciò le sue mani sul mio ventre, passando poi a baciarmi la tempia destra. - Va bene, amore mio, va bene…
Lo sentii rilassarsi mentre mi stringeva a sé, appoggiando meglio la schiena contro il tronco dell’albero, e non potei fare a meno di rilassarmi altrettanto, restando però appoggiata sul suo petto. Chiusi gli occhi, ritornando con la mente al ricordo che avevo avuto poco prima.
Mi capitava spesso di rivivere il giorno del nostro matrimonio, e ogni volta sembrava quasi come se fosse la prima: non ricordavo tutto proprio nei minimi dettagli, dato che quel giorno ero molto emozionata e anche piena di paura… ma i momenti più belli sì, quelli li ricordavo tutti.
Ricordavo bene il momento in cui ci eravamo giurati amore eterno davanti a Dio, il momento in cui lui mi aveva accettato come sua sposa ed io lo avevo accettato come mio sposo, e ricordavo sempre con una forte emozione il nostro primo bacio da marito e moglie.
Alcune volte mi sembrava quasi che quei ricordi, così vivi, fossero accaduti solo il giorno prima, e invece dal nostro matrimonio erano passati quasi tre mesi. Erano quasi tre mesi che io e Edward eravamo diventati marito e moglie, e quei tre mesi erano diventati i più felici della mia vita.
Riaprii gli occhi, sospirando, sentendo ancora tutte quelle emozioni vagarmi dentro il corpo, e lasciai che i miei occhi si riempissero del panorama che avevo davanti: il lago che brillava come se fosse fatto di migliaia e migliaia di piccoli diamanti, grazie alla luce del sole, ed il bosco che lo circondava tutt’intorno, dove il vento leggero scuoteva le cime degli alberi.
Poggiai la testa sulla spalla di Edward, rigirandomi con tutto il corpo e sistemandomi meglio contro di lui. Carezzai con la mano il suo petto, coperto dalla leggera camicia lisa che indossava.
Sia io che lui avevamo preso l’abitudine di vestirci come umili contadini, quando volevamo trascorrere qualche ora lontano dalla vita di Corte, senza correre il rischio di venire riconosciuti e di poter stare tranquilli, solo noi due.
Era come tornare ai vecchi tempi, quando lui credeva che fossi una umile domestica ed io pensavo che fosse un popolano gentile e onesto.
Edward mi strinse la mano, cominciando a percorrere con il dito la vera d’oro che mi fasciava l’anulare, il simbolo che rappresentava il nostro legame, visibile e tangibile che nessuno avrebbe mai più cercato di interrompere.
Ludmilla ci aveva provato, ma ogni volta i suoi tentativi erano andati falliti… e dove si trovava adesso non sarebbe mai stata capace di provare ancora.
Sapevo, grazie a Edward e a Carlisle, che era stata esiliata dalla Francia e che le era stato tolto il titolo nobiliare, ma non avevo saputo altro: ne cosa facesse, ne se stesse bene, o se avesse cominciato una nuova vita.
Non sapevo nulla, ma da una parte non mi interessava molto esserne messa a conoscenza.
Anche Jessica, che aveva una parte della colpa, era stata punita… ma in una maniera diversa, rispetto alla madre.
Gli era stato trovato un ruolo a Corte, tra le varie domestiche, e le era stato assolutamente proibito di servirmi o di fare altro che fosse destinato a me. Eravamo, insomma, destinate a non incontrarci mai, nonostante vivessimo nello stesso posto, ma la cosa non mi dispiaceva poi così tanto.
Angela, invece, era rimasta a vivere nel vecchio palazzo di mio padre insieme a tutti i miei amici, ed ogni tanto passava al Castello a farmi visita; era l’unica, della mia vecchia famiglia, che non aveva fatto nulla nei miei confronti e che invece si era sempre comportata lealmente, aiutandomi anche nel momento del bisogno.
Il minimo che potessi fare per lei era lasciarle metà della mia eredità, sapendo che l’avrebbe gestita con tutta la maturità e la saggezza che la caratterizzava.
Le mani di Edward, lente, si spostarono nuovamente sul mio ventre, cominciando a carezzarlo circolarmente e delicatamente. Portai anche le mie mani sulle sue, accompagnando quei movimenti che mi piacevano tanto e che, sembrava, fossero causati da qualcosa.
- Mi piace quando fai così, - dissi, prima di sfiorare con le labbra il suo collo.
Lo sentii ridere, mentre muoveva piano il viso. - Piace anche a me, ma so che mi piacerà ancora di più quando, un giorno, diventerà più grande… e rotondo… -
Sorrisi, capendo a cosa si stesse riferendo.
Non avevamo mai parlato di avere un figlio, ma nonostante quel piccolo particolare Edward già immaginava il momento in cui sarei rimasta incinta… incinta del nostro bambino, o della nostra bambina.
A quanto sembrava, vedere il bambino di Rachel e Paul, Harry, e tenerlo tra le braccia avesse scatenato in lui il desiderio di diventare padre. E anche la notizia della nascita della piccola Isabella, la bimba di Alice e Jasper, avesse contribuito a renderlo così forte.
Dovevamo ancora partire per andare a trovare i neo genitori e la loro piccolina, ma aspettavamo il momento giusto per farlo; Emmett, invece, non aveva voluto aspettare insieme a noi e da qualche settimana a quella parte si trovava da sua cugina. Qualcosa, dentro di me, mi diceva che ben presto a Corte ci sarebbe stato un nuovo matrimonio, e che la giovane sposa sarebbe stata proprio la bella e bionda Rosalie.
- Edward, - lo chiamai, alzandomi di poco ed avvicinando il viso al suo. - A te piacerebbe avere un figlio?
Lui mi osservò attentamente, forse soppesando la mia domanda. – Sì, - rispose subito, aprendo poi le labbra in un sorriso sincero ed emozionato; anche i suoi occhi, così chiari e belli, sembrarono illuminati dalle emozioni che sentiva. - Con tutto me stesso vorrei avere un figlio da te, non desidererei altro dalla vita. - Continuò ad osservarmi, e poi tracciò con il dito il profilo del mio naso. - Non lo vorresti anche tu?
Mi morsi le labbra, piano, non smettendo di guardarlo negli occhi. - Lo vorrei tanto. Un figlio da te sarebbe il dono più bello che potessi ricevere…
Edward non mi fece continuare a parlare, decidendo di bloccare la mia bocca con la sua; mi baciò profondamente, con tutto se stesso, stringendomi forte a sé e mozzandomi l’aria nei polmoni. Ricambiai con altrettanta foga il bacio, sentendo come con la mia risposta lo avessi appena reso la persona più felice del mondo.
- Non sai quanto sono felice, amore mio… - sussurrò, a fatica, quando si staccò da me per riprendere fiato.
Gli sorrisi, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
In quel momento avevamo appena compreso che entrambi desideravamo avere un figlio. Un bambino, un piccolo bambino che ci avrebbe reso immensamente felici e che sperai, con tutta me stessa, potesse arrivare presto.
Eravamo giovani, ne ero consapevole, e sapevo anche che avevamo ancora tutta la vita davanti per avere dei figli… ma se il Cielo ci avesse voluto regalare quella grande gioia anche in quel momento, io ne sarei stata felice.
E sapevo che anche Edward lo sarebbe stato.
- Dici che nostro figlio arriverà presto? – quelle parole, pronunciate piano contro la mia fronte, diedero la conferma al pensiero che ancora vagava per la mia testa.
- Lo spero tanto.- Tornai a stringere le sue mani, ferme sulla mia pancia.
- Ma chi lo sa, forse sta già arrivando, - ridacchiai, immaginando già la sensazione di avere mio figlio dentro al mio ventre, - forse è già qui, insieme a noi.
Edward mi baciò la fronte, premendo ancora più forte le sue mani sul mio ventre, come se volesse essere sicuro che nostro figlio fosse già lì. - Sarebbe meraviglioso, piccola mia. - sussurrò contro la mia pelle.
Chiusi gli occhi, sorridendo, beandomi di quel momento e sperando di viverne ancora tanti altri per il resto della mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 

… e vissero per sempre felici e contenti.
 
 
 
 
 
  

______________________
È fatta!
Non riesco a credere che sia finita anche questa storia! Fino a ieri avevo un sacco di cose da dire e ero decisa a lasciarvele in quest’ultima nota (ultima nota! Come suona male ç__ç) ma ho dimenticato tutto. Contiamo anche che quella di ieri non è stata una giornata molto allegra, per me… ma cercherò adesso di racimolare qualcosa.
Non sono brava nel fare discorsi, ma ci provo davvero!
Questa storia, come sapete più o meno tutti, mi è venuta fuori qualche tempo dopo aver rivisto il film “La leggenda di un amore” con protagonista Drew Barrymore, mi piaceva la trama e mano a mano che ci riflettevo vedevo che una storiella, piccola e non molto impegnativa, poteva uscire fuori. Ho cominciato a lavorarci quando stavo ancora pubblicando l’altra mia long fic e in breve tempo sono riuscita a postare il prologo… non nego che avevo una paura folle di come poteva essere accettata questa nuova versione di Cenerentola XD
Ad ogni modo, sono stata più che felice di condividere anche questa nuova ‘favola’ con voi, e non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto il supporto che mi avete dato *-* ho apprezzato ogni singola recensione che mi avete lasciato e ogni messaggio privato che mi avete mandato, sia su EFP che su Facebook, non sapete quanto!
Ok, adesso non so davvero cos’altro dire XD ho la mente svuotata!
Vi mando un sacco di baci e di abbracci, e spero di sentirvi ancora, magari in un'altra storia :D e sappiate che vi voglio taaaaanto ma taaaaanto bene!

KrisC
   
 
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