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Autore: JeffMG    25/04/2012    0 recensioni
E venga la notte
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                      Il misero ritratto.



"Perché mi amate? Datemi una sola ragione. In fretta, sputate le parole come fossero veleno"

"Ma il cuore non sente ragione ed io non ne posso scegliere una su cui farvi sognare.
E' dal profondo che nasce la mia gioia, è lì che canta il mio amore, 
perchè se fosse la mente, sareste fuori dalla porta.
Invece ecco che mi stringete e cancellate ogni mia paura con il vostro volto.
Piuttosto, perché voi amate me?
Io sono solo una povera contadina, non una ricca signora che può offrirvi oro e mirra"

"Non mi sono innamorato della ricchezza, che il diavolo me ne venga. 
No, mi sono innamorato della vostra bellezza.
La mia vita così aspra, ora è dolce come il succo di un mela.
Voi con la vostra bellezza mi avete fatto rinascere da un umido sogno che ha intrappolato ogni mio senso. 
Ora sono un altro e desidero quanta più gioia il mio cuore possa contenere..." 
 
"Voi siete solo un giovane senza pudore ed io un incosciente..."
 
Catrina si alzava dal letto, facendo cadere la camicia da notte sulle gambe acerbe, 
custudivano il segreto della giovinezza, quelle curve che dovevano ancora conoscere la natura di una donna. 
I lunghi capelli scuri scendevano sulla schiena come una violenta ondata di boccoli dalle forme perfette e opache.  
Pierre sedeva in ginocchio a terra in castigo, come dopo una lunga confessione.
Avrebbe potuto recitare dieci ave maria dopo aver visto lo splendore della sua effimera amante;
essa svolazzava tra quella mura come una falena impazzita,
mentre lui nascondeva il suo sguardo adombrato dietro ricci ribelli immersi nella pece. 
Si chiedeva cosa mai potesse fare per far assaggiare a quella creatura il suo grande amore. 
Da notti non dormiva poichè sognava il suo volto e il ricordo non gli dava pace,
solo la morte avrebbe potuto porre fine a quel folle amore che ormai lo aveva imprigionato.  
 
"Catrina, voi non immaginate quello che mi state facendo...  
La vostra nei miei confronti è una vera tortura... 
Voi mi avete fatto assaggiare la carne ed ora mi obbligate a guardarvi da lontano 
come si guarda un meraviglioso quadro ma la figura in esso dipinta,
non mai potrà soddisfare desideri notturni dettati dalla lussuria... 
Oh come siete bella, venite e stringetemi forte finché non sentirò il vostro cuore al mio e saranno due battiti forti, 
neanche il soffio di un angelo potrà fermarli.
Venite a placare questo dolore al petto che sorge quando mi siete lontana..." 
 
"Voi siete uscito di senno. Ffatevi asciugare quei capelli fradici..." 
 
Era già nelle vesti e negli usi di una vecchia donna sposata, che recupera le beffe del marito smemorato. 
Cuciva il rimedio ad una folle corsa sotto la pioggia.
L'insolente si avvicinava, desideroso di premure. 
Aveva corso follemente sotto il temporale pur di vederla.
Quella stanza umida, le coperte fredde e l'odore di muffa non erano mai stati elementi così belli,
appartenevano a lei e al suo regno, uno di quelli poveri che crollano a pezzi
ma pur sempre bello perché appartenente al suo amore.
Sembrava una bambina in quella vestaglia troppo grande, le arrivava ai piedi e la risata era d'obbligo, 
quando la mente l'associava ad una bomboniera.
Pierre sapeva che sotto quell'abito vi era un corpo fremente di carezze e baci,
allora la sofferenza gli toccava le corde più sensibili dell'animo umano;
lui la voleva con tutto se stesso, come mai nella vita avevo voluto niente o nessuno.
Questo forse era un nuovo capriccio, ma doveva pur soddisfarlo. 
Le azioni immorali o morali non contavano, seguiva solo l'istinto, come una belva e la sua preda. 
Quel sentimento così nuovo e curioso voleva esplorarlo in ogni singola sfumatura. 
Sentiva il bisogno di toccare il corpo di Catrina.
La notte le braccia bruciavano quando non riuscivano ad avvolgera o le labbra morivano quando non toccavano le sue.  
Aveva timore di ferirla o persino di ucciderla,
l'inferno avrebbe anche potuto aprire i cancelli per lui se una cosa così fosse accaduta.    
Sembrava così innocente dietro gli sguardi allarmati di una povera piccola donna che cerca riparo in un buon partito.
Come doveva trattarla? Un gentiluomo avrebbe saputo gestire con classe quel grande amore, senza sbavature... 
Ma lui era solo un ragazzino viziato in cerca di passione e il suo bersaglio era proprio lei,
così casta e pura da volerla violare, così perfetta da sembrare frutto di un immensa fantasia.  
Quella notte nel suo letto non riusciva a trovare sonno, nel buio del riposo il suo volto si generava
tra i residui di luce agli angoli degli occhi, dove vi era il sorriso della bella. 
Quindi nella tarda notte sposa di marinai urbiachi e ladri lui come sonnambulo cosciente,
si era diretto dalla tanto agoniata amata.
Ora le stringeva il polso tra le grandi mani, pronto a berle anche il sangue pur di farle nascere un sorriso sul volto. 
Catrina nascondeva l'atroce verità di un male imminente e l'amore non bastava per placarlo, entrambi si sarebbero feriti. 
Le classi sociali erano importanti nella società: una misera contadina ed un nobile, persino Dio rideva. 
Povera piccola, cercava di portarsi le mani agli occhi per cogliere le lacrime. 
 
"Oh Catrina...
Ho quasi paura di voi, non dovete guardarmi con quegli occhi velati di dubbio...
Sono un folle, è vero...
Ma anche se fosse, ad un pazzo neghereste il vostro amore, anche se ve lo chiedesse in ginocchio?
Davanti a Dio potrei giurare di amarvi in eterno ma non guardatemi così, non voglio il vostro male" 
 
"Vedete queste lacrime?
Queste sono il frutto di una sofferenza che arriverà presto.
Voi mi ferirete e per quanto ora il vostro amore possa esser vero, un giorno ci sputerete sopra!
La mia bellezza sfiorirà e diventerò un aneddoto per le cene con i vostri amici... 
Questo sono io per voi forse, una prostituta pulita e casta...
Non è colpa nostra se siamo nati in famiglie sbagliate, ma voi con la vostra intelligenza...
Guardatevi attorno, cosa c'è per voi?" 
 
"Quando parlate così in me nasce solo collera.
Non fatemi diventare cieco dalla rabbia. Io vi amo, capite?
Non esiste denaro in grado di sotterrare questa folle pazzia che ci vede come protagonisti.
Ora, non piangete...
Suvvia pulitevi il volto, non sopporto vedervi triste poiché anche il mio cuore si stringe insieme al vostro.
Sapete cosa pensavo mentre correvo, sfidando il temporale?
Pensavo solo a voi...Sarei potuto morire per strada, ma l'avrei fatto col sorriso sul volto.
Sarò uno sciocco a cedere agli istinti che non si devono violare, ma questo sono diventato da quando vi conosco:
un ribelle che si oppone alla ragione...
Vorrei solo stringervi e giurarvi che non c'è niente di cui aver timore tranne la fine della notte che porterà con se nuove consapevolezze, come quella che mi ritroverete qui ogni notte ad implorarvi di donarmi ancora amore,
finché non riserverete solo odio in voi, ma anche quello lo vorrò purché sia vostro"
 
"Fandonie le vostre!
Siete bravo solo a parlare... Ma che devo fare io?
Povera me, povera me...
Io non ho chiesto voi a Dio!
Siete una sciugare per la mia vita!
Cosa racconterò alla madre quando il vostro amore toccherà la ragione e vorrò sposarvi?
Perché questo accadrà...
Sono sono una fanciulla con troppi sogni.
Io non sono infetta della realtà che voi conoscete!
Sono ancora una bambina e voi anche se siete giovane, mi sembrate un signore...
Io potrei inchinarvmi ai vostri piedi e baciarveli...
Sono grata dell'amore che mi donate perché io non me lo merito..."
 
"Non siate sciocca!
Non esiste amore che si debba confrontare...
Volete il matrimonio? Io vi posso anche sposare!
A me non importa di quello ciò che la gente dice, sono libero di sciegliere la mia donna!
Vedrete come sarete bella con le ghirlande in capo e un bell'abito da sposa,
andremo in chiesa e il prete ci unirà nel sacro vincolo del matrimonio... Vi sentireste sicura?"

Pierre misurava con i passi la stanza, facendo dietro front per una decina di volte,
si portava le mani ai capelli e parlava senza pause, quasi da divenire viola per i pochi respiri presi.  
 
"Ora non nutro alcun dubbio sul fatto che voi siete solo un pazzo...
Ma allora perché signore mi avete fatto innamorare di un sognatore?" 
 
Quel viso pallido di bambina, si rivolgeva al cielo scuro, cercando di scorgere tra le lievi nuvole notturne una risposta, magari scritta tra le stelle disordinate.  
Si conoscevano solo da pochi giorni ed ecco che il destino le offriva su un piatto d'argento un matrimonio, 
ma non dovevo gioire, poichè sentiva che l'amore non sarebbe bastato a corpire la fame
della povertà con il lusso della ricchezza. 
Eppure quell'amore sembrava così vero e bello come il sorgere della primavera,
dentro lei sbocciavano fiori e nasceva un sole in grado di scaldare il più freddo degli animi. 
La ragione si spegneva quando una carezza o le parole, irrompevano così irruente nella sua vita. 
Una folle paura adombrava quella grande festa di luci e colori ed era proprio lui, il suo amore che la creava. 
L'avrebbe perso e la sofferenza non poteva risparmiarla dopo tutto quel bene che gli voleva. 
Ma proprio la causa di quel male, per beffa del destino, poteva calmare quella marea di tragedia che si creava in lei. 
Le guance della bambina si fecero vinee, una timida spavalderia le naque sul volto. 
 
"Venite vicino a me..." 
"Cosa odono le mie orecchie? Catrina vuole un assaggio del mio amore?" 
 
Giunse al fianco della sua amata, lanciando nell'abisso dell'inconscio i pensieri fatti.
Aveva già toccato quelle labbra e quella pelle,
eppure sembrava la prima volta e le mani tremavano sotto lo sguardo di essa. 
Gli sembrava di sfiorare il territorio di terre lontane:
prima l'oceano nei suoi occhi chiari, le dune del deserto erano quelle piccole
spalle adornate di due nei, le spalline della vestaglia cadevano lasciandole scoperte ed ecco che la vergine arrossiva davanti all'intimità bramata da un giovane amante.
Al tatto sentiva sorgere il calore della lava, il martellare di un cuore fedele ad una grave emozione.
Catrina si fece docile e si lasciò avvolgere dall'amante. 
La fievole luce di una lenterna ad olio accarezzava i contorni delle loro figure. 
 
"Perdonatemi, mia cara. Ma non è colpa mia se vi amo così tanto.
Vorrei potervi disprezzare per rendervi libera ma sono troppo egoista per rinunciare a voi.
Sono stato cresciuto nella ricchezza e non mi è mai mancato niente,
tranne questa grande gioia che mi nasce dentro quando siete stretta a me.
Oh, perché non mi avete cercato prima?
Perché tenevate per voi un segreto così bello?
Siete stata malvagia con me, tenervi questo amore solo per voi senza condividerlo con me,
che vi aspettavo anche se ancora non sapevo della vostra esistenza.
Potrei morire ora, qui con voi.
Non ho vissuto quanto dovrei ma solo in questa notte mi sembra di esser vissuto cento meravigliosi anni.
Posso dire addio alla vita perché ne ho conosciuto la gioia, ed è racchiusa in questo amore" 
 
Caterina si lasciava cullare dalle parole dell'amante, sembravano un dolce canto di un angelo furioso di una passione troppo grande da gestire. 
Ognuno era la causa della pazzia dell'altro e non c'era rimedio, tranne che assecondare le passioni. 
 
"Continuate a cantare queste parole per me, finché la notte finirà.
Allora dovrò chiedervi di andarvene e di lasciarmi... 
Ma vi aspetterò per assaggiare ancora una volta le vostre labbra e udire questi canti.
Oh voi siete un pazzo e credo che mai la follia mi abbia mai commosso il cuore come fa la vostra.
Vi chiedo di non abbandonare questo amore quando il sole sorgerà, poiché io mi occuperò di custodirlo nello spirito.
Vedete amore mio? Ecco il giorno... Non dimenticatemi"
  
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