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Autore: coccinellanna    25/04/2012    3 recensioni
OS su Damon ed Elena (3x19)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: questa one-shot è basata sulla scena del motel della 3x19. E' un è un po' cambiata rispetto all'originale... Però è piuttosto realistica. Insomma sarebbe potuto tranquillamente succedere nell'episodio.

...Non c'è Jeremy... (ma guarda te!!!)


Lo sento parlare, probabilmente è al cellulare. La sua voce è solo un sibilo, ma sapere che tra qualche istante varcherà la porta è sufficiente per farmi aprire gli occhi. Sta entrando. Si muove lentamente per evitare di fare rumore. Appoggia il cellulare sul tavolino, poi si dirige verso il bagno.
Sono stanca, anzi sono esausta. Chiudo gli occhi, illudendomi che un po’ di forza di volontà sia sufficiente per farmi crollare nel mondo dei sogni. Non succede. I miei occhi si spalancano come due saracinesche non appena lo sento tornare. Si sbottona la camicia, con fare lento e sofferente. Ad ogni bottone che si libera dall’asola sembra ritrovare un po’ di sollievo, come se quello straccio fosse una specie di prigione per la sua libertà.
Il mio cuore accelera quando mi accorgo di essere rimasta rapita dai suoi addominali scolpiti e dalla sua muscolatura perfetta. Si siede vicino al tavolino e rimane fermo per qualche istante, come se sapesse di me che lo sto contemplando, con il cuore in gola, qualche metro più in là. Si passa una mano fra i capelli corvini e subito dopo si mette a frugare nella sua borsa di pelle scura, svogliatamente. Non sono sorpresa quando lo vedo svitare il tappo di una bottiglia di non so quale alcolico. Lo versa in un bicchiere di plastica e poi lo fissa per qualche istante. I suoi occhi azzurri sono imbambolati, persi in quel liquido chiaro.
Non so per quale motivo, ma quel suo indugiare mi provoca una grandissima tristezza. Damon svuota completamente il bicchierino, ma il modo in cui lo fa è ciò che attira la mia attenzione. Da un lato quel sorso sembra essere la sua piccola ricompensa dopo una giornata troppo lunga, dall’altro assomiglia ad una medicina, trangugiata più in fretta possibile e capace di assopire la sua sofferenza. E’ in quell’istante che si accorge di me. Affondo il viso sotto le coperte e richiudo gli occhi. Mi raggomitolo come una bambina infreddolita, che cerca sicurezza sotto il calore delle lenzuola. Ma non resisto a lungo, la curiosità è troppo forte.
O forse non voglio lasciarlo solo. Non perché io abbia paura di quello che potrebbe fare, ma semplicemente perché so che sta soffrendo, che lo ha fatto anche in passato. Sembra capire, mentre il suo sguardo rimane immobile sul mio. Senza mai smettere di guardarmi appoggia il bicchierino lontano da sé. Si alza, cauto e silenzioso. Fa qualche passo nella mia direzione. Poi si adagia sul letto, assicurandosi di non essere eccessivamente vicino a me.
Si sdraia e con un movimento lento e cadenzato poggia la mano dietro la testa. E’ un gesto spavaldo e sfrontato, esattamente come lo è lui. Ma anziché celare la sua fragilità, la mostra ancora più chiaramente ai miei occhi.
-E’ stato bello quello che hai fatto. Per Rose intendo…- lo pensavo davvero. Gli occhi di Damon fissano un punto preciso del soffitto, ma quando sente la mia voce si distraggono per un istante, quasi impercettibilmente.
-Perché non me ne hai mai parlato?-
-Perché non riguardava te…- si gira verso di me. Non c’era traccia di arroganza o sarcasmo nella sua voce. Non vuole parlarne perché ne soffre troppo, lo avevo capito. Nel relativamente poco tempo in cui l’avevo conosciuto, Rose era stata per Damon l’unica figura paragonabile ad un amico.
-Perché non lasci che gli altri vedano il buono che c’è in te?- stringo con ancora più forza il lembo del lenzuolo fra le dita. Lo guardo interrogativa. Lui non esita a rispondere –Perché quando la gente vede il buono si aspetta il buono. E io non voglio dover essere all’altezza delle aspettative di nessuno.-
Abbasso lo sguardo, convinta di essermi spinta troppo oltre. La mia domanda sembra così sciocca se paragonata alle risposte che sa dare Damon, con il suo animo misterioso e tormentato. Mi rigiro, prendendo la stessa posizione che aveva lui. Provo anche io a fissare quel soffitto grigio e scrostato, in cerca di non so quale suggerimento.
Nonostante abbia indosso soltanto una canottiera leggera la mia fronte è accaldata e sudaticcia. Sposto una ciocca di capelli, intrappolata tra il mio collo e il cuscino. La mia spalla sfiora il suo braccio. Sento le guance bruciare e tutta la tensione che avevo accumulato sciogliersi in un brivido. Stringo il braccio al corpo e lo lascio cadere disteso più lontano possibile da quello di Damon. La mia mano si trova imprigionata tra le sue dita. L’istinto mi suggerisce di ritrarla immediatamente, ma rimango immobile. Lascio che il suo pollice ne accarezzi dolcemente il palmo. Dopo quel contatto, così innocente e inaspettato, il mio cuore inizia a galoppare, fuori controllo. La mia gola è secca e il respiro affannoso.
Mi alzo di scatto, sciogliendo l’abbraccio tra le nostre mani, ed esco dalla stanza. Mi ritrovo nel grande corridoio del motel, aperto su entrambi i lati, con una semplice tettoia come riparo. La pioggia cade abbondante e rumorosa. Un ronzio proviene dalla macchinetta delle bibite a cui mi sono appoggiata. Sento la porta aprirsi di nuovo e i passi di Damon, alle mie spalle, avvicinarsi. Si ferma a due metri da me. Mi immagino la sua fronte corrucciata, i suoi occhi ridotti a delle piccole fessure, a chiedersi cosa diavolo mi sia preso. Fa per avvicinarsi ulteriormente.
-Non farlo…- lo prego, scuotendo la testa con poca convinzione. La mia voce è tremante e incerta. Il mio cuore continua a demolire le pareti del mio petto, come se fosse pronto a tentare la fuga in ogni momento.
-Perché no?-
Non riesco a concentrarmi, ma mi costringo a farlo. Penso a Stefan, a quanto l’ho amato, alla sicurezza che provavo nell’averlo al mio fianco. Penso a Katherine che li ha fatti soffrire tutti e due, penso a al giudizio della gente . Penso a cosa direbbero i miei genitori in questo momento della loro figlia pronta a gettarsi nelle braccia del fratello sbagliato. Penso di essere ingenua, penso che Bonnie mi darebbe uno schiaffo se fosse qui con me.
Poi una folata di vento spazza via tutto. I miei capelli ondeggiano, sparpagliandosi sulle mie spalle. –Elena- sta chiamando il mio nome. Sento le gambe vacillare. Non devo voltarmi, ma è troppo tardi perché i miei occhi non resistono a quel richiamo. I suoi occhi celesti incatenano i miei. Corro verso di lui, con uno slancio esagerato. Le mie labbra premono sulle sue, insaziabili. Mi dimentico del mio cuore che perde battiti, mi dimentico di tutto, persino di respirare. Sono totalmente preda dei suoi baci. Lui si allontana per un istante, prendendomi il viso fra le mani. Io torno a baciarlo con ancora più foga.
Sento i miei piedi staccarsi dal pavimento e mi accorgo che mi sta portando in camera. Tolgo la canottiera con troppa decisione, mentre lui mi guarda allibito. Non è da me. Gli do le spalle in preda al panico. Sento la vergogna, l’insicurezza. Sono a disagio quando sento i suoi baci sul collo, poi sulla schiena. Quel turbinio di emozioni mi dà alla testa, mi sento improvvisamente pesante e assente. Mi riapproprio della mia canottiera e scappo. Corro verso la porta e me la chiudo alle spalle, senza voltami. Scendo nel piccolo cortile del motel, dove c’è un’unica panchina. Mi siedo incurante della pioggia battente che non accenna a smettere. Mi sento sciocca e infantile. Sento un dolore lancinante al petto perché mi sento il colpa. Gli ho spezzato il cuore un’altra volta, l’ho sbriciolato davanti ai suoi occhi.
Vedo Damon uscire dalla stanza. Mi guarda, poi scompare nuovamente dietro l’uscio. Ricompare con un ombrello fra le mani. Scende le scale lentamente, come se volesse darmi il tempo per fuggire. Apre l’ombrello e si siede al mio fianco, riparandomi dalla pioggia. Mi stringo a lui, fradicia e infreddolita. Poi affondo il volto nel suo petto. Rimaniamo così, in silenzio, fino a quando mi sveglio e vedo l’alba sorgere.

note: mi farebbe estremamente piacere sapere cosa ne pensate. Questa è l'altra fanfiction che ho fatto: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1033857&i=1
  
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