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Autore: SidRevo    25/04/2012    9 recensioni
Tratto dal testo:A Kaede Rukawa non piacciono le donne.
Non sopporta quel loro continuo, odioso starnazzare; il suo nome sulle loro labbra quasi lo nausea per il modo in cui lo pronunciano: sognanti ed eccitate alla sua sola presenza; e proprio non ne può davvero più delle loro asfissianti attenzioni o delle montagne di lettere che gli spediscono, ornate di cuoricini rosa e promettenti amore eterno.
Le donne proprio non le digerisce, insomma, ma non gli piacciono neanche gli uomini... o meglio, ad essere precisi, a Kaede Rukawa non piace proprio nessuno. Lui, semplicemente, detesta la gente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Kaede Rukawa non piace nessuno.


"A Kaede Rukawa non piace nessuno”



A Kaede Rukawa non piacciono le donne.
Non sopporta quel loro continuo, odioso starnazzare; il suo nome sulle loro labbra quasi lo nausea per il modo in cui lo pronunciano: sognanti ed eccitate alla sua sola presenza; e proprio non ne può davvero più delle loro asfissianti attenzioni o delle montagne di lettere che gli spediscono, ornate di cuoricini rosa e promettenti amore eterno.
Le donne proprio non le digerisce, insomma, ma non gli piacciono neanche gli uomini... o meglio, ad essere precisi, a Kaede Rukawa non piace proprio nessuno. Lui, semplicemente, detesta la gente.
Il basket è il suo solo credo, il suo grande amore, e solo attraverso il cadenzato suono della palla che sbatte contro il parquet lucido, nello stridere delle scarpe da ginnastica durante la corsa, nel rumore del canestro che vibra sotto il peso e la foga di uno spettacolare slam dunk; ecco, solo in quei momenti lui riesce a sopportare il contatto umano, a provare talvolta anche del rispetto per chi gli sta davanti e che, come lui, condivide quelle stesse sensazioni; quella passione bruciante che lo spinge ad alzarsi ogni mattina, anche solo per giocherellare distrattamente e accarezzare la superficie ruvida e arancione di quella palla pesante.
Kaede Rukawa vorrebbe vivere di solo basket e qualche meritato pisolino tra una partita e l
altra, e di questo ne è assolutamente certo... eppure adesso non sta giocando, ed è sì, disteso sul letto, ma impegnato a fissare il pallido soffitto, immerso nei suoi pensieri e a cercare di capire perché, nonostante questa non sia la sua “situazione congeniale”, lui si senta così dannatamente bene.
Non ha alcun senso ai suoi occhi.
Perché dovrebbe sentirsi tanto tranquillo, in pace e splendidamente appagato, in un letto non suo, tra lenzuola aggrovigliate che si appiccicano un po alla sua pelle nuda e ancora sudata; perché dovrebbe sentirsi tanto leggero con la certificazione di “miglior giocatore dell’anno” – neanche sua, per giunta! – che lo fissa dal muro a cui è stata accuratamente appesa?
Dovrebbe sentirsi indignato, almeno un pochino invidioso del fatto che lui non l
ha ancora ottenuta – anche se è più che ovvio che succederà. È solo questione di tempo e di qualche spettacolare “numero” di basket in più – e invece dentro sente di provare un piccolo moto dorgoglio e grande rispetto per la persona cui appartiene.
La stessa persona, cresciuta di un paio d
anni o poco più, da quando ne è stata iridata, che adesso dorme tranquilla, scomposta e beata, con il cuscino che preme un po sulla guancia.
Ed è lì, a pochi centimetri da lui; così pochi che può ancora sentire il suo respiro profondo accarezzargli la pelle, il suo maledetto odore fresco che gli si insinua nelle narici e lo lascia un po
stordito, ed una di quelle lunghe e toniche gambe che è ancora unita alle sue...
Hanno fatto
sesso.
Più di una volta a dire il vero, e questa non è neanche la prima occasione in cui succede. Eppure, stranamente, non prova alcun fastidio nel lasciarsi toccare da lui. Non lo irrita la sua vicinanza, sopporta perfino il suo continuo straparlare e, in quei momenti, riesce anche a perdonargli la volta in cui lha battuto – ovviamente con linganno – in quel loro scontro in allenamento, uno contro uno.


Non gli piaceva allinizio.
A dire il vero, in realtà, non gli piace
mai nessuno, né allinizio, né poi, ma quel dannato teppista gli piaceva anche meno di tutto il resto.
Lui che era stato un vero campione, una grande promessa del basket e che, sul futuro e in quello sport in cui Kaede credeva – e crede – con tutto se stesso, c
aveva sputato sopra, rinnegandolo in tutto e per tutto.
Un
codardo e un traditore, ecco cosera Hisashi Mitsui.
Uno che non meritava neanche una briciola della sua attenzione, nonostante l'onorificenza ricevuta; uno a cui, forse, non doveva neanche essere restituita la grande gioia del giocare a basket... e invece era tornato, e se lo era ritrovato tra i piedi, a saettare sul parquet della palestra, a dimostrare a tutti il suo grande valore e i suoi tiri precisi, puliti, infallibili.
La grazia con cui si muoveva, la grinta che bruciava in quegli occhi blu e la stoffa del campione che, nonostante tutto il tempo in cui era stata nascosta e disprezzata dallo stesso uomo che la indossava, era ancora lì, perfetta.
Hisashi Mitsui si era riguadagnato tutto il rispetto con un solo tiro, ed aveva ecceduto poi, giorno per giorno, continuando a correre e giocare anche quando non aveva più aria nei polmoni, fino all
ultima goccia denergia; fino a quando non crollava a terra svenuto.
E poi... be
... e poi era successo.
Così, dal nulla, senza un vero motivo apparente...


Lui era sempre stato un vero habitué degli allenamenti extra. Kaede molto spesso restava in palestra fino a tarda sera, a provare e riprovare; ad accrescere la propria resistenza, a correre come un pazzo e correggere la precisione dei propri tiri, terminando il tutto con una di quelle schiacciate che, se fatta in partita, gli sarebbe valsa certamente lovazione del pubblico.
Quella sera però, non era un pubblico intero ad acclamarlo a gran voce, ma il singolo applauso di qualcuno fermo sulla soglia della palestra, con ancora indosso la tuta sportiva e lonnipresente sorrisetto compiaciuto ad increspargli le labbra.
I suoi occhi affilati avevano focalizzato la figura di Hisashi, bellamente appoggiato con una spalla allo stipite della porta scorrevole e lo sguardo un po
strafottente di chi ha in mente una sfida e pregusta già la vittoria.
«Ehi» lo aveva salutato, avanzando di qualche passo e recuperando la palla che dopo la sua impeccabile perfomance era rotolata vicino ai suoi piedi, «Ancora ti alleni?»
Kaede aveva sollevato di un poco le spalle, in un gesto condito della sua solita, proverbiale noncuranza. Come sempre, non aveva certo voglia di perdersi in chiacchiere inutili.
Si era avvicinato lentamente al cesto dei palloni per recuperarne un altro, quando il suono di un veloce palleggio lo aveva fatto nuovamente voltare.
Hisashi gli aveva lanciato una strana occhiata, poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo; come se fosse semplice quanto respirare, aveva infilato un tiro da tre punti. «Uno contro uno?» gli aveva detto poi e, senza neanche aspettare la sua risposta, si era tolto la giacca della tuta e laveva lanciata su una delle panche.
Era iniziata così, da una semplice sfida che poi si era protratta con una rivincita, e con la “rivincita della rivincita”, e via così, per ore, fino a notte fonda.
Nessuno dei due aveva sentito la fame; vivevano e si nutrivano di solo basket, luno con lesperienza e il talento dell’altro. Non avevano udito neanche lo squillare dei cellulari, non provavano neppure la necessità di tornare a casa nonostante la stanchezza.
Solo un casuale e veloce sguardo all
orologio li aveva fatti rendere conto di quanto fosse tardi e, senza dirsi niente, si erano avviati prima verso gli spogliatoi, poi verso casa.
Non erano servite parole o appuntamenti per trovarsi di nuovo lì, la sera successiva. Un tacito accordo che li aveva visti complici per ancora tante ore insieme. Alcune anche solo trascorse distesi sul parquet, in silenzio, nel tentativo di ridare aria ai polmoni.
Il perché non riusciva a spiegarselo, e più ci pensava e più gli sembrava tutto così assurdo, eppure Kaede si sentiva bene in quei momenti.
Lui, Kaede Rukawa, la persona più indisponente e scostante dell
intero Giappone, se non del mondo intero, stava bene assieme ad unaltra persona.
Inizialmente si era convinto fosse solo una “questione di basket”; che tutto quel benessere fosse dipeso dal semplice fatto che la sua più grande passione facesse da sfondo ai loro continui incontri, poi era arrivata la consapevolezza che, scontrarsi contro Hisashi Mitsui, non era lo stesso che farlo con altri.
Uno “one-on-one” era sempre ben accetto per un individualista come lui, ma per quanto non riuscisse a darsi una spiegazione, era fin troppo evidente ai suoi occhi e al suo stesso corpo che cera altro in quelle notti trascorse in palestra.
C
era qualcosa in più; qualcosa che poi gli fu più chiaro durante unaltra di quelle loro sfide, quando esausti, ma troppo orgogliosi per ammetterlo, finirono per cadere luno addosso allaltro, dopo unazione al limite del ridicolo.
Kaede si ritrovò inginocchiato tra le gambe di Hisashi, quasi disteso su di lui. Il fiato ormai corto, spezzato dalla stanchezza, e piccole gocce di sudore che gli intrappolavano qualche ciocca di capelli appiccicandogliela sulla fronte.
Si sentiva stranamente inquieto; sentiva i muscoli tremare impercettibilmente e qualcosa gli suggeriva che non era affatto una conseguenza dellaver chiesto troppo al suo fisico. Cera qualcosa nellimmagine di Hisashi, a pochi centimetri da lui, che rideva come un pazzo per la ridicola caduta di cui erano stati protagonisti, che lo scuoteva dentro di quello strano tremore.
E Kaede non seppe mai davvero neanche spiegarsi se il gesto che gli uscì istintivo poi, fosse dovuto all
irritazione nei confronti di Hisashi o se fosse letteralmente impazzito e belle che pronto per il manicomio, ma il suono di quella bella, fragorosa e genuina risata venne improvvisamente spento dalle sue labbra che si avventarono a chiudere quelle dell’altro, con un bacio.
Un semplice bacio; uno sfiorarsi appena delle labbra, e Hisashi si zittì all
istante. La bocca che restava schiusa per la sorpresa e quell’abisso scuro dei suoi occhi che si mostrava con più decisione attraverso le ciglia scure, fissandosi su Kaede.
Neanche il suono dei loro respiri affannati spezzava più il silenzio. I polmoni di entrambi erano saturi del fiato trattenuto a forza e le guance del numero undici dello Shohoku si tinsero di un lieve rossore d
imbarazzo, per lo scriteriato gesto compiuto.
Kaede fece per allontanarsi, come se quella vicinanza l
avesse improvvisamente scottato, ma le dita dell’altro andarono immediatamente ad artigliarsi sul colletto della sua maglia, in una presa decisa, salda, forte, prima di strattonarlo in avanti e far cozzare ancora le loro labbra.
Di nuovo la sorpresa lo assalì; di nuovo quel tremore corse ad avvolgerlo, mentre quel bacio da impacciato si faceva più profondo e passionale, a tratti languido, e lo trascinava dentro ad uno strano limbo in cui la sua mente si annullava.
Avevano fatto sesso per la prima volta, quella notte, sul parquet che fino a pochi minuti prima li aveva visti solo protagonisti di tante sfide da manuale, dove il desiderio di essere il migliore era il sentimento che spadroneggiava.
Si erano amati lì, nel tempio del loro credo; del loro amato basket, e tante altre volte quella stessa palestra aveva assistito al loro sfiorarsi – a volte per scherzo, altre guidati da vera passione – a baci donati ed altri rubati.
Quelle quattro candide mura avevano visto la nascita di un amore del tutto segreto al resto del mondo. Nessuno sapeva di loro, neanche gli amici più stretti o i compagni, nonostante Hisashi ci provasse un gran gusto a provocarlo durante gli allenamenti, lanciandogli delle occhiate divertite e spavalde quando tutti gli altri erano impegnati, o sussurrandogli frasi irripetibili quando erano casualmente vicini.
Hisashi se la rideva come un pazzo a vederlo imbarazzato. Adorava il modo in cui riusciva a far incrinare quella gelida maschera dindifferenza che laveva sempre caratterizzato, e Kaede avrebbe tanto voluto ucciderlo il più delle volte, tra atroci sofferenze, se solo quel maledetto teppista non avesse imparato a farsi sempre ampiamente perdonare...


A Kaede Rukawa, comunque, non piace nessuno, e ancora non ha davvero ben compreso la tortuosa e assurda strada che lha condotto fin lì, disteso in un letto non suo, tra lenzuola aggrovigliate che si appiccicano un po alla sua pelle nuda e ancora sudata.
Non capisce perché non prova disappunto per quella maledetta certificazione che ancora lo fissa dall’alto, né perché il suo corpo cerca il calore di quello disteso accanto, invece di provare il solito fastidio.
«Ehi...» una voce profonda, resa più scura dal sonno appena terminato, lo risveglia dai suoi pensieri e da quel vortice di ricordi e di domande da cui si è lasciato trascinare. Kaede sposta lo sguardo ad incontrare quei bellissimi occhi blu, ancora un po assonnati, e per un attimo gli sembra di vedere tutto con più chiarezza; di trovare in quelle iridi scure la risposta ad ogni “perché”.
«Ehi» gli fa poi eco, con un filo di voce, per poi continuare a fissarlo con intensità.
«Che cazzo chai adesso?» borbotta Hisashi, che ormai ha almeno imparato ad interpretare i suoi silenzi e gli strani mugugni. Ha visto qualcosa nel suo sguardo, solo che ancora non sa cosa aspettarsi.
Kaede però non risponde. Non ha ancora compreso come fare a dar voce ai propri pensieri in modo chiaro, e l
altro a questa sua scarsa loquacità cè già abituato e non insiste. Sa che non esiste un metodo per costringerlo a parlare e che in fondo cè solo un modo con cui Kaede riesce davvero a liberare se stesso e ad esprimersi: il basket.
«Una doccia e due tiri a canestro?»
«Hn..» mugugna appena Kaede in risposta a quella proposta, ma nel momento in cui laltro fa per scostare le lenzuola ed alzarsi dal letto, con un gesto istintivo circonda il suo petto ampio con il braccio e lo trattiene giù, ancora al suo fianco. «... ma tra un po» spiega poi, e vede Hisashi abbandonare quel suo cipiglio stranito e sorridere sincero, prima di chiudere gli occhi ed abbandonarsi ad un sonno cullato dal calore e dallodore del suo compagno.


A Kaede Rukawa non piace nessuno, è vero...
Eppure ama Hisashi Mitsui.


*'*'*



Os nata un po per scherzo, un po a caso, dopo aver rivisto qualche puntata di Slam Dunk, ma soprattutto, dopo aver rivisto quella puntata; quella della “famosa” sfida tra Mitsui e Rukawa, proposta proprio da questultimo.
Probabilmente, per i più che la leggeranno, non avrà molto senso ciò che ho scritto XD, ma loro due sono sempre stati i miei favoriti, fin da quando seguivo assiduamente questo anime ai tempi delle medie, su MTV. Mi è rimasto sempre nel cuore, specialmente per le grasse risate che è sempre stato capace di farmi fare, e perché è sempre un gran piacere da rivedere, e queste cinque misere paginette sono nate così, di getto.
E niente, non ho davvero altro da aggiungere, se non che spero di non aver messo su “carta” un vero disastro. XD
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che riusciranno a leggere questa OS fino alla fine e ovviamente a chi lascerà un segno del suo passaggio. :)

Ancora grazie.
Veronica.

   
 
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