Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
Ricorda la storia  |      
Autore: mizuki95    25/04/2012    0 recensioni
[ChibiTorixChibiChiaki]
Piccola avventura a Tori e Chiaki quand'erano bambini, durante una gita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era da molto che non scrivevo! Spero che apprezziate! x°D Vado di fretta, per cui...buona lettura!

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Image and video hosting by TinyPic

 
Era una calda e assolata giornata d’estate, ed il gruppo di bambini si stava già rifocillando dopo neanche due minuti che erano arrivati nella verde radura. In compagnia di due maestre ed un maestro, le tre classi della sesta elementare della scuola elementare che Hatori e Chiaki frequentavano stavano facendo una gita che sarebbe rimasta nella memoria di tutti per un evento che sarebbe accaduto a breve.
Giunti grazie a due autobus  in quella piccola macchia verde di terreno che veniva chiamata radura, circondata da una foresta per tutto il lato Nord-Est, i bambini si precipitarono subito verso le tavole imbandite preparate dalle due sezioni che li avevano preceduti.

 Il programma della giornata sarebbe stato quello di godersi l’aria pulita e fresca di campagna, fare un giro nella foresta rigorosamente in compagnia della propria maestra ed infine verso il tramonto sarebbero tornati all’edificio scolastico dopo un secondo banchetto. Poiché era stato permesso di catturare gli insetti come ricordo di quella giornata, tutti i bambini erano armati di retina acchiappa-farfalle ed un piccolo contenitore dove riporre il bottino delle loro perlustrazioni.

Hatori e Chiaki, uno che si guardava mentre l’altro si abbuffava di onigiri al salmone, erano al contempo quello più scontento della gita e quello più contento per essa «Perché non volevi venire?» domandò Chiaki sgraffignando dalla tavola un altro onigiri ed un bicchiere di aranciata

«Perché fare certe cose in estate è una follia» rispose stizzito il bruno, con le braccia incrociate per manifestare il suo scontento «Già in città c’è un caldo terribile, e qui gli unici ripari dai caldissimi raggi del sole sono quattro foglioline appese ad alberi cinquantenari! E nessuno dei maestri si è degnato di portare un ventilatore o dei ventagli! Morirò nel mio stesso sudore per il troppo caldo, me lo sento!»
 «Ma se ti dava tutto questo fastidio perché sei venuto comunque?» domandò ancora innocentemente il moro, diventando il nuovo bersaglio della rabbia dell’amico «Magari perché “qualcuno” ha insistito un sacco perché anch’io venissi!»

 «Ah…hai ragione…» ammise il bambino distogliendo lo sguardo per il senso di colpa e ridacchiando con poca convinzione. La loro conversazione fu interrotta da alcuni bambini della loro stessa sezione che chiesero la loro disponibilità per una partita di calcio con quelli di un’altra classe.

Più tardi, dopo il pranzo e la partita, ogni classe, capitanata dal proprio maestro o maestra, partì per visitare la foresta, dove tutti i bambini catturarono scarafaggi o coleotteri in grandi quantità , mentre gli esemplari più rari erano quelli di farfalle e cicale. Tutti, tranne Chiaki.

Anche Tori, che sin dall’inizio si era dimostrato indisposto nei confronti della gitarella scolastica, aveva catturato due cicale, un coleottero gigante e diversi scarafaggi «Dai, non fare così» lo esortò il bruno seguendolo, mentre l’altro bambino camminava impettito e deciso di prendere almeno un coleottero a tutti i costi «Se dico che riuscirò a prendere un coleottero, significa che sarà così!» e testardo come un mulo si avviò nella direzione opposta a quella dove era diretta la classe «Torna indietro, Yoshino! Rischiamo di perderci!» disse ancora Hatori, ma l’altro non volle ascoltarlo.

 Dopo una manciata di minuti i due si ritrovarono immersi nella natura senza alcuna possibilità di orientarsi, ma per Chiaki ciò contò molto poco quando finalmente intravide, sulla corteccia di un albero distante da lui un paio di metri, un coleottero verde smeraldo. Gridando di felicità si avviò correndo verso l’albero, mentre l’altro sospirando si guardava intorno per cercare di capire da dove fossero venuti.

 Fu in quel momento che il suo sguardo venne attirato da un veloce sbrilluccichio comparso nell’erba alta a poco più di un metro di distanza dai piedi dell’amico, e correndo cercò di raggiungere il bambino che senza saperlo stava per mettersi nei guai.

Appena lo acchiappò Hatori fece l’errore di sollevarlo da terra invece di spingerlo dietro di sé, poiché a causa di quel gesto mise il piede proprio nel luogo in cui il brilluccichio si trovava, ed inginocchiandosi scoppiò in un lungo grido di loro.

«Che…?!» stava per chiedergli il moro, che era stato gettato in malo modo al suo fianco, e guardando bene tra l’erba alta distingue due colori:grigio metallizzato e rosso. Il grigio, come scoprì spostando delicatamente l’erba, era il colore della trappola dentata nascosta lì da qualche cacciatore. Mentre il rosso era il colore del sangue che usciva copioso dalla caviglia imprigionata e dalle piccole mani del bruno che tentavano di impedire che la trappola si chiudesse completamente intorno al suo arto.

 Chiaki rimase sconvolto e paralizzato da quella visione, e fu solo quando l’altro bambino gridò il suo nome che tornò alla terribile realtà

«Chiaki, ti prego…! Và a chiamare i maestri!»

 «Ma non posso lasciarti qui da solo! Ti do una mano a liberar…»

«No!» lo interruppe gridando quello, con le lacrime agli occhi per il dolore «Rischi di farti male anche tu! Muoviti, e vai chiamarli! Non riuscirò a bloccare le tenaglie per molto!».

 Chiaki avrebbe voluto volentieri ribattere, ma la situazione era davvero critica e mormorando delle scuse corse via in cerca degli altri, che trovò dopo poco.

 Rimasto da solo, Hatori si sdraiò sull’erba, e continuando a tenere le tenaglie il più possibile distanti tra loro, nonostante i denti fossero già incastrati nella sua carne, poiché non l’altro se n’era andato, si concesse la vergogna di piangere e chiamare aiuto gridando. Le mani, la caviglia e le ferite procurate dalla trappola gli facevano molto male, ma si consola un poco pensando al fatto che in quello stesso momento quel dolore atroce non lo stava provando Chiaki.

Sarebbe stato molto peggio lo scambio di ruoli, e tra sé e sé si complimentò con il bambino per la sua forza d’animo che lo aveva spinto ad allontanarsi per chiamare aiuto. Se fosse stato nella sua situazione, non avrebbe mai acconsentito a lasciare da solo l’amico ferito.

 Quell’aiuto tanto desiderato che aveva chiamato a gran voce giunse dopo poco, dato che i maestri, avendo udito il suo primo grido, si erano subito diretti verso il luogo donde questo proveniva. Il disinnescamento della trappola e la liberazione della sua caviglia durarono per quasi tutto il pomeriggio, e dopo ciò si procedette subito al medicamento delle ferite. Il bambino fu riportato alla radura, e circondato da tutti i compagnetti di scuola fu medicato a dovere sia alle mani che alla caviglia.

Solo Chiaki non comparve alla sua vista né prima, durante e dopo la medicazione, e la cosa inquietò molto il bambino. A medicazione conclusa, Hatori si ritrovò a zoppicare malamente, poiché non c’erano stampelle.

 Mentre i maestri chiamavano la scuola per far venire gli autobus prima del previsto, dato l’accaduto, Hatori si mise a cercare l’amico, che trovò solo diverso tempo dopo nascosto dietro ad albero, seduto a terra con le ginocchia appoggiate al petto ed un’aria afflitta «Finalmente ti ho trovato…!» proclamò con il fiato corto a causa dello sforzo fisico eccessivo, mentre l’altro con aria preoccupata lo aiutò a sedersi accanto a lui «Perché non sei arrivato insieme ai maestri e per giunta ti sei nascosto qui?» chiese andando direttamente al punto, e l’altro bambino rispose, senza guardarlo negli occhi «Non c’era bisogno che venissi»

 «E invece sì che c’era!» lo rimproverò Hatori «Mi hai fatto preoccupare moltissimo! Ho addirittura temuto che fossi rimasto indietro e che fossi incappato in un’altra trappola!»

 «…Scusa» mormorò il moro con gli occhi lucidi e rivolti verso l’erba sottostante, sul punto di piangere «E’ che ho avuto paura…è stata colpa mia se sei finito nella trappola, perché non ti ho ascoltato…ho avuto paura che in qualche modo ti avessi portato sfortuna, e non volevo portartene altra…non mi piace stare lontano da te, lo sai!» i suoi tentativi di non scoppiare a piangere vennero mandati in fumo dalle copiose lacrime che scivolavano velocemente sulle sue guance, nonostante lui cercasse velocemente di asciugarsele.

 Hatori, vedendo quel pietoso spettacolo, era sul punto di dirgli qualcosa quando l’altro bambino lo interruppe dicendo, tra un singhiozzo e l’altro «Non volevo lasciarti da solo, mi dispiace…se fossi stato in grado di aiutarti, sarei rimasto e avrei fatto tutto il possibile…scusami, mi dispiace davvero…è stata colpa mia, che sono sbadato e incosciente…non sai quanto avrei voluto far cambio con te…».

Il bruno lo abbracciò d’istinto, e mentre parlava gli accarezzò la testa per farlo calmare «Non dire così, mi fai stare anche peggio! Per me è stato un bene che sia stato io a cadere nella trappola, perché tu sei debole e magro e non avresti resistito neanche un minuto…»

 «Non è vero, non sono così debole!» sbottò offeso il moro interrompendolo, mal’altro proseguì «Non è questo il punto. Non devi sentirti in colpa, non sei stato tu a mettere una trappola per animali in piena foresta. E non è neanche colpa tua se ci sono finito io, è stata una mia disattenzione quando ho cercato di salvarti dal guaio in cui stavi per cacciarti. Per cui smettila di piangere e di accusarti, va bene? Se fai quella faccia triste, non mi sembra neanche di parlare con lo Yoshino che conosco».

 Il moro, stupito dalle parole dell’amico, si asciugò le lacrime con gli avambracci e sorridendo  come poteva domandò «Adesso mi riconosci?» «Sei quasi completamente Yoshino» rispose l’altro sorridendo mestamente.

Capitò che in quel momento diverse voci iniziarono a chiamarli, ed i due decisero di avviarsi verso il luogo dove si erano riuniti gli altri bambini. Ma poiché per Hatori era difficile camminare, appoggiandosi quasi completamente sulla spalla di Chiaki disse «Da ora finché non sarò guarito, sarai la mia stampella. Ti va bene?»

In risposta l’altro bambino sorrise felice e lo aiutò come poté, anche se prima di arrivare dagli altri scivolò o fece scivolare l’amico ben quattro volte.



Hatori posò il decadente album di foto che aveva trovato tra i libri nella sua libreria all’udire il partner chiamarlo, e rispose al richiamo dicendo «Yoshino, hai finito la storyboard?» «No, di meglio!» annunciò felice il moro con entrambe le braccia poste dietro la schiena.
 «Di meglio, cosa ci può essere di meglio di te che una volta tanto consegni il capitolo entro la scadenza?»

 Ma Chiaki, con un sorriso a trentadue denti, gli porse davanti una vecchia foto, che li ritraeva mentre si sostenevano a vicenda dopo quel pomeriggio disastroso, ma quella fu solo la copertura per impedire che l’editor si accorgesse del coleottero verde smeraldo che gli appoggiò sulla spalla destra «Me l’ha spedito mia madre, dicendo che si è stufata di badarci, e…»

 «In pratica» domandò l’uomo facendo scivolare nella mano sinistra l’insetto, interrompendolo «Me lo vuoi rifilare?»

«Perché pensi sempre male?! E’ solo un ricordo che volevo darti, insieme alla foto! Se non lo vuoi allora ridammelo…» sbottò offeso il mangaka, con le braccia incrociate e lo sguardo rivolto altrove.

Hatori, comprendendo quanto l’altro ci fosse rimasto male per quel fraintendimento, dopo che un sorriso gli illuminò il viso, con l’insetto tra le mani chiese «Dov’è la gabbietta? Dovrò pur metterlo da qualche parte»

«Eh? Quindi te lo tieni? Mia madre ha spedito anche quella, è lì!» ma proprio mentre stava indicando la gabbietta di vetro posta sul tavolo dietro ad Hatori, questi approfittò dei due passetti che l’altro ebbe fatto in avanti per rubargli un bacio.

Chiaki, con le gote rosse, rispose debolmente al bacio, ma quando questo finì entrambi si accorsero della scomparsa del coleottero, e lo cercarono fino a tarda notte.

THE END 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi / Vai alla pagina dell'autore: mizuki95