The last words, the last kiss, the last gift…
Quando ricevette quella notizia, non poté crederci.
“Ultimo stadio…impossibile riuscita terapia…speranza: 10%…ricovero
immediato…solo poche settimane…” diceva quella
terribile lettera, che aveva ricevuto in ritardo solo perché si trovava alle
Bahamas…due settimane di ritardo…
Mentre guidava nel traffico
di Tokyo, non riusciva ancora a crederci: lui, che per anni era stato il suo
migliore amico, che da quando aveva tredici anni era
sempre stato lì a proteggerla e aiutarla, si stava arrendendo.
Ferma al
semaforo, riguardò la lettera, quella parola che era come impressa nella sua
mente, come se fosse scritta con un vermiglio pennarello indelebile: cancro. Ultimo stadio. Nessuna possibilità.
Riuscì finalmente a parcheggiare
davanti all’ospedale, dove entrò come una furia cercando disperatamente quel
maledetto reparto.
Infine riuscì a trovare la
sua stanza, ma prima di entrare si bloccò sulla porta, il cuore come stretto in
una morsa. Sperò di non essere arrivata troppo tardi.
Ryan Shirogane, il suo
migliore amico, la sua guida, giaceva in un candido e
scomodo lettino, circondato da tubi e monitor, la testa bionda appoggiata a due
cuscini, gli splendidi occhi azzurri chiusi.
In quella stanza dalle mura
verdi entrava solo un raggio di sole, che magicamente illuminava solo lui,
risaltando il pallore della sua pelle.
Sentendo che le lacrime non
accennavano a fermarsi, entrò nella stanza.
Percependo i suoi
singhiozzi, Ryan aprì gli occhi e si voltò verso di lei: “Ciao” disse con la
poca voce che riusciva a tirare fuori “Erano belle le Bahamas?”
Lei annuì, stringendo la
mano che lui le porgeva, e si sedette vicino a lui: “Perché non me l’hai detto
prima?” mormorò, con la voce spezzata dal pianto
“Perché non lo sapevo
nemmeno io…” rispose lui, asciugandole con una mano le calde lacrime che le
rigavano le guance
“Non piangere,
Strawberry…non piangere per colpa mia…” continuò poi
La rossa tirò su con il
naso: “Come faccio a non piangere sapendo che non ci sarai più?”
“Ehi, ma io ci sarò sempre!
Come vuoi che vada avanti il mondo senza Ryan Shirogane che lo salva ogni due
minuti?!”
Strawberry scoppiò a
ridere, meravigliandosi di come fosse sempre
sprezzante del pericolo e della consapevolezza che la sua vita stava per
finire.
“Scherzo…comunque
spero di rimanere qui” riprese il biondo, toccandole il cuore che batteva
impazzito “E spero di averti lasciato qualcosa anche qui dentro!” scherzò,
dandole un colpetto sulla testa
La ragazza abbozzò un altro
sorriso, poi mormorò: “Vorrei che tutto questo fosse accaduto prima, ma
sfortunatamente me ne accorgo solo adesso… io ti amo,
Ryan, e sono stata stupida ad esserne consapevole solo ora, dopo dieci anni
passati insieme a essere soltanto amici…me ne accorgo solo ora, mentre mi
maledico perché appunto sono stata cieca…tu resterai sempre e per sempre nel
mio cuore, nella mia mente, nel mio corpo, nella mia anima…tutta me stessa
appartiene a te…non credo che riuscirò mai più ad amare qualcuno come in questi
dieci anni ho fatto con te…non credo che riuscirò mai più ad innamorarmi di
qualcun altro che non sei tu…io non posso vivere senza di te…!!”
Le lacrime scorrevano
veloci, calde, dolorose sul viso della ragazza, il cui corpo era scosso da
singhiozzi incontrollabili.
“No, Strawberry, adesso mi devi
ascoltare. Devi farmi una promessa. Come tu sei nel mio cuore, io sono nel tuo,
ma devi promettermi che in questo cuore troverai un posto per qualcuno che ti
ami come me, perché non voglio che tu viva nel dolore
attaccata ad un mio ricordo. Perché da adesso in poi
io sarò solo un ricordo. Non voglio che tu viva legata a me, tu devi
essere libera come è libero un angelo. Non posso
morire sapendo che sarai triste per il resto della tua vita! Promettimelo,
Mewberry!”
La ragazza continuò a
singhiozzare, e si accasciò sul suo petto: “Non mi lasciare, Ryan…non mi lasciare…”
Il biondo, abbracciandola
con una mano, prese qualcosa da una tasca: “Tieni” le disse “Questo voglio che lo tenga tu!”
Strawberry prese il foulard
verde dalle mani di Ryan: “Ma…ma questo è il tuo foulard di
quando ti trasformi in Art!”
“E’ un modo per dirti che ti proteggerò sempre, dovunque andrò. E ora basta piangere, Gattina. Regalami un sorriso”
Strawberry tirò ancora una
volta su con il naso, finì di asciugarsi le guance con il dorso della mano e
gli regalò il sorriso più bello che potesse fargli.
“Proteggi
Strawberry si chinò su di
lui e lo baciò, mentre altre lacrime imperlavano i suoi occhi e le sue ciglia.
“Ti amo, Strawberry…dal
primo momento in cui ti ho vista ho cominciato a farlo…”
La mano ancora stretta
nella sua, Strawberry vide gli occhi color cielo in cui si stava specchiando
appannarsi, poi venire coperti dalle palpebre.
Un monitor vicino a lei cominciò
a fischiare: una dritta linea verde indicava che le pulsazioni erano cessate.
“INFERMIERA!!” cominciò a gridare piangendo la ragazza, scuotendo il
corpo senza vita di Ryan “Infermiera…”
Altre odiate lacrime
caddero sul torace del biondo, sul quale il corpo tremante di Strawberry era
appoggiato.
…Sei mesi dopo…
Un freddo vento novembrino
tirava sul cimitero di Tokyo.
Ryan aveva voluto essere
sepolto lì, “nella città dove ho trascorso gli attimi più belli dei
miei 25 anni di vita” come recitava il testamento che era stato letto alle
ex-Mew Mew e a Kyle pochi giorni dopo la sua morte.
Strawberry percorreva il
sentiero che portava alla tomba del ragazzo, la sciarpa di lana rosa che
svolazzava sospinta dal vento, i guanti infilati per il freddo, al collo il
fazzoletto di Art, in mano un mazzo di fiori finti,
che avrebbero potuto sopravvivere anche alle temperature estreme.
S’inginocchiò davanti alla
lapide, e fece cambio di fiori, togliendo quelli veri ormai secchi e senza
petali che aveva portato la settimana prima.
“Ciao” disse alla foto del
ragazzo sulla tomba “Non ti offendere se ti ho portato dei fiori finti, ma sono
gli unici che possono resistere, visto che per tre settimane non verrò a trovarti. Sai, vado a New
York per un master. E colgo anche l’occasione per
andare a mettere a posto la casa che mi hai lasciato, la villa dei tuoi
genitori.
Manchi a tutti, Ryan,
soprattutto a me…però sto mantenendo la promessa…ho
incontrato un ragazzo, si chiama Eric…non so ancora
cosa provo per lui…ma visto quello che è successo a noi due, credo che ci
metterò un po’ a capirlo…mi piacerebbe tanto che tu fossi qui a consigliarmi,
come facevi una volta.
Non siamo ancora tornate Mew Mew, siamo però sempre in
attesa, perché Kyle ha rilevato qualcosa. Saremo tutte felici
quando accadrà, perché ci farà ricordare ancora di più di te…non sarai
mai dimenticato, Ryan, ma immagino che tu lo sappia, no?
Il Caffè
va ancora benissimo, è pieno come al solito…Kyle è
molto contento che tu lo abbia lasciato anche lui… e mi ha detto di dirti che
“Ora devo andare” riprese
“Il mio aereo parte domani mattina…ci vediamo tra tre
settimane…ti verranno a trovare anche le altre, intanto…un bacio, Ryan…ti amo…”
Strawberry si alzò,
spolverandosi i jeans all’altezza delle ginocchia.
Un’altra folata di vento
l’accompagnò verso l’uscita, mentre le punte degli alberi si piegavano verso di
lei.
Sentì l’interno
coscia destro scaldarsi per un attimo. Sorrise. L’ultimo regalo di Ryan.