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Autore: ehipayne    26/04/2012    5 recensioni
Ciao, sono Sunshine Edwards e non so chi sono.
Sono stata adottata a 7 anni da una coppia inglese che non poteva avere figli, visto che i miei veri genitori mi hanno, come dire, abbandonata.
Ho vissuto per 7 anni con nonna Joanne, fino a quando il cielo non ha voluto portarla con sé.
Lei mi sorride da lassù, ogni giorno, io lo so, lo sento.
Ciao nonna, ti voglio bene, ciao.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, sono Sunshine Edwards.
Sono stata adottata a 7 anni da una coppia inglese che non poteva avere figli, visto che i miei veri genitori mi hanno, come dire, abbandonata.
Ho vissuto per 7 anni con nonna Joanne, fino a quando il cielo non ha voluto portarla con sé. 
Lei mi sorride da lassù, ogni giorno, io lo so, lo sento.
Ciao nonna, ti voglio bene, ciao.


-buongiorno piccola- un bacio schioccato sulla guancia mi costringe ad aprire gli occhi, è Madison, o meglio, mamma.
Mi ci è voluto un po' per abituarmi a chiamarla così, ma alla fine ci sono riuscita, dopotutto lei mi ha sempre trattata come una vera e propria figlia, e lo sono, sotto un certo aspetto.

-ciao mamma- sorrido e mi stropiccio gli occhi, appoggiandomi sui gomiti per mettere meglio a fuoco la situazione.
-oggi è il tuo primo giorno di scuola, la colazione è già pronta. Io purtroppo devo scappare al lavoro, se vuoi ti accompagna James- si alza e si avvicina alla porta, rivolgendomi un sorriso diverso, uno di quelli che ti mettono sicurezza, e ne avevo proprio bisogno.
-certo, va bene- mi alzo e corro ad abbracciarla, ricambia accarezzandomi i capelli.
Mi sorride nuovamente e scende di sotto, mentre io filo in bagno per farmi una bella doccia calda, rilassante.
Avvolgo il mio corpo in un enorme asciugamano blu, per poi tornare in camera ed aprire l'enorme armadio.
-e adesso che mi metto?- dopo aver buttato all'aria dieci magliette e sette paia di jeans finalmente decido di indossare una semplice maglietta azzurra e dei leggins neri, accompagnati da un paio di supra abbinate.
Mi trucco un po' e scendo, trovando papà Michael che sorseggia il suo solito caffè leggendo il giornale.
-giorno papà- gli stampo un leggero bacio sulla guancia sedendomi alla sua destra, dove James, il nostro maggiordomo, aveva già provvisto a prepararmi un'abbondante colazione.
-wow James, dovrei mangiare tutte queste cose?- dico trattenendo una sonora risata e iniziando a bere la cioccolata calda.
Lo sento ridere mentre riordina un po' la cucina.
Una volta esaurita l'abbondante colazione prendo la borsa con i libri e gli chiedo di darmi un passaggio, naturalmente lui accetta come sempre ed esce per recuperare la macchina.
-attenta Sun, non incantare mezza scuola con la tua bellezza come in passato- 
-oh andiamo papà, erano le medie, quelle- scoppio a ridere e dopo averlo salutato, esco di casa per poi occupare un posto nell'enorme macchina di papà.
Ci sono voluti circa dieci minuti per arrivare alla scuola, e, una volta arrivati, scendo avviandomi all'ingresso.
Con una cartina un po' disordinata tra le mani cerco disperatamente la segreteria, e una volta trovata ci faccio ingresso.
-scusi, saprebbe dirmi in che classe sono stata messa? Mi chiamo Sunshine Edwards, sono nuova- la segretaria annuisce dando un'occhiata ad alcuni moduli.
-vediamo un po', lei è stata inserita nella prima F, si trova in fondo al corridoio, dovrebbe trovarla facilmente-
-grazie mille- le sorrido e dopo aver riposto la cartina inizio a camminare sotto lo sguardo di tutti. Mi sentivo imbarazzata, dopotutto papà aveva ragione, o perlomeno in parte.
Entro nell'aula e vedo che non sono l'unica, ci sono tantissime ragazze e tantissimi ragazzi, ma una volta entrata noto che smettono tutti di chiacchierare, voltandosi verso di me ed iniziando a squadrarmi dalla testa ai piedi.
Non ci faccio molto caso, quindi prendo posto in un banco a caso nell'ultima fila, sedendomi e appoggiando la borsa a terra.
Noto che nel banco a fianco c'è già qualcuno, visti i libri che si trovano su di esso.
La campanella suona, e la professoressa Johnson fa ingresso nella classe, mettendosi a sedere e sistemandosi gli occhiali sul naso.
-ciao- un ragazzo dai capelli castani si siede al mio fianco, saranno stati suoi i libri.
-ehm, ciao- sorrido e gli porgo la mia mano.
-piacere, Sunshine, ma puoi chiamarmi Sun-
-Louis, Louis Tomlinson- sorride sfoggiando la sua dentatura perfetta e afferra la mia mano, stringendola.
-silenzio, là in fondo!- la professoressa ci richiama e inizia a spiegare, non erano passati nemmeno dieci minuti che già avevo conosciuto un ragazzo, per di più simpatico e con il quale si poteva parlare tranquillamente.
Ed è stato quello che abbiamo fatto per tutta l'ora.
E anche per le quattro ore successive.
La campanella, fortunatamente, ci salva da quell'inferno.
-beh, ci si vede Tomlinson- faccio per  andarmene quando mi blocca improvvisamente dal braccio.
-aspetta, ti va di andare a mangiare insieme?- sorride ed io non riesco proprio a rifiutare.
-volentieri, Louis, però aspetta, prima devo avvisare Madison e Michael- non so nemmeno perché li ho chiamati così, davanti a lui.
-ehm, Madison e Michael?-
-storia lunga, ti spiegherò- mi volto e li chiamo, non c'è alcun problema.
-okay, dove si va?- lo prendo sottobraccio e lui si mette un dito sotto il mento, pensando.
Certo che era proprio buffo, e già gli volevo bene, in qualche strano modo.
-cel'ho! Andiamo, su- iniziamo a camminare passando per strade a me sconosciute, dopotutto a Doncaster ci abitavo da poco.
-eccoci- sorride compiaciuto ed entriamo in un locale piuttosto carino.
Mi fa accomodare su un tavolino a mo' di gentiluomo, era proprio diverso. In senso buono, intendo.
Finiamo per mangiare delle porcherie che mamma e papà non mi facevano mai mangiare, tipo hambuger con patatine.
-che buoni!- mi pulisco la bocca con un tovagliolo mentre lui continua a masticare come un koala.
-non mi dirai mica che è la prima volta che li mangi!- urla stupito ma divertito.
-beh diciamo che a casa mia non si mangiano cose simili, sai com'è, solo verdure e altri cibi sani- rispondo gesticolando e facendolo ridere.
E che risata.
-allora ti dovresti ritenere fortunata, ad avermi incontrato- dice vantandosi scherzosamente.
-sei diverso Louis, molto diverso. Nessuno mi aveva fatta sentire così a mio agio, e nessuno lo aveva fatto dopo sei ore di conoscenza-
-anche tu sei diversa Sun, credo diventeremo ottimi amici- sorridiamo entrambi e lui si alza per pagare.
Non vuole saperne di dividere a metà il conto, ed io lo lascio fare. Dopotutto, tutti i ragazzi sono così.
Usciamo da quel posto, ma ancora non mi va di tornare a casa.
Ci sediamo su una panchina situata di fianco ad un lago.
-parlami un po' di te- dice guardandomi dritto negli occhi.
-non penso ci sia molto da dire, sai?- scoppio a ridere.
-oh andiamo, poi facciamo cambio, promesso- mi porge il suo mignolo ed io porgo il mio, proprio come i bambini piccoli.
Accarezzata da un lieve venticello, inizio a parlare senza fermarmi.
-vedi, io non ho genitori. Mi hanno letteralmente abbandonata, non mi volevano. Sono stata adottata a 7 anni da Madison e Michael, ecco perché prima li ho chiamati per nome. A casa li chiamo mamma e papà, ma non so, con te mi è venuto da chiamarli così, non ne so il motivo. La mia passione più grande è cantare, e lo faccio suonando la chitarra, che ormai è il mio strumento. Prima vivevamo a Londra, ma a Michael hanno offerto un ottimo posto di lavoro qui, e quindi ci siamo trasferiti- lo guardo un attimo, e noto che è molto interessato, non ha fatto una parola.
-mi dispiace per i tuoi genitori, davvero- avvicina una mano al mio viso e mi accarezza la guancia, compiaciuto.
-tranquillo, ormai è passato tutto. Ora tocca a te- mi metto a sedere a gambe incrociate e lui inizia a parlare.
-e questo sono io- dice ridendo.
-starei qui con te per sempre ma devo tornare, abbiamo un sacco di compiti per domani- mi alzo sbuffando. 
Gli porgo la mano aiutandolo ad alzarsi, e dopo esserci scambiati i numeri di cellulare ed esserci salutati, ciascuno torna a casa propria.
Torno a casa e vado subito a studiare, ero sempre stata una studente modello, ma non mi piaceva affatto studiare.
Io amo leggere, sì, ma amo leggere libri, non la vita di personaggi morti e sepolti da migliaia di anni.
Dopo qualche ora di studio ininterrotto mi distendo sul letto, imbracciando la mia chitarra ed iniziando a suonare canticchiando un po'.
In quel momento mi viene in mente Louis, non so perché.
'Nuovo messaggio, Louis.'
Sorrido ed inizio a fissare il display del cellulare.
Non tanto per il fatto di aver conosciuto un bel ragazzo, no, ma per il fatto di aver trovato un amico, un amico vero.
E non me lo sarei lasciato scappare per nulla al mondo.
Mai.




 

  
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