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Autore: Erika Chan    26/04/2012    1 recensioni
Storia dedicata a una persona speciale.
Ad un'amica fantastica.
A Marilena
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una ragazza. Semplice. Solare. Occhi verdi. Era Nicole. Giovane chitarrista in giro con la sua band. Proprio alcuni giorni prima dell’inizio della nuova tournèe, si fermò insieme al batterista in un negozio di musica. Voleva una nuova chitarra. Ecco il suo unico desiderio. Una volta entrata non riuscì a togliere gli occhi da quelle bellezze musicali che vi erano esposte e perse ore intere a provare e riprovare ogni singolo strumento, fino a quando non decise quale chitarra prendere e chiamò uno dei due commessi. Lui, gentile e disponibile, sempre dietro ai capricci di Nicole. Con un sorriso sulle labbra la invitò ad andare verso il ripostiglio per prendere quella chitarra. Nicole si rispecchiava negli occhi azzurri di quel giovane, non poteva avere che qualche anno in più rispetto a lei. Ma in un modo o nell’altro sapeva che poteva fidarsi di lui. Entrarono nel ripostiglio. Il luogo poteva definirsi un vero e proprio “buco” che pian piano si disperdeva nel vuoto. Era tappezzato di foto e scatoloni che si accumulavano l’uno sull’altro per il poco spazio a disposizione. Mentre il giovane scrutava in uno di essi, Nicole si fermò a guardare una foto. Vi era un uomo raffigurato in essa, aveva con sé una chitarra. Sotto la cornice non c’era altro che una semplice data. “Bella chitarra - commentò Nicole - davvero molto bella” “Era di mio padre, chitarrista anche lui. Aveva iniziato proprio come voi, semplici serate trascorse a suonare tra amici e divertirsi nei vari pub del posto. Quando un giorno ebbero l’occasione di esibirsi in un teatro. Mio padre non stava più nella pelle, provava e riprovava i suoi pezzi fino a quando non gli sembravano perfetti. . . finalmente quella serata arrivò e il tempo si fermò prima ancora che la band salisse sul palco. Un infarto lo colpì bruscamente e lì si mise la parola “fine” al futuro della band …” Il ragazzo ancora inginocchiato vicino ad uno di quegli scatoloni avvicinò il braccio molto velocemente al proprio viso per asciugare una lacrima che stava per rigargli il volto. Nicole se ne accorse e disse: “Conosco una ragazza, ancor più giovane di te, non ha più una madre, né un fratello. Le rimane un padre ancora per pochi giorni. E le sue uniche speranze ora sono solo la musica e il calcio. Non l’ho mai vista piangere. Ride come se non fosse successo niente. Ride e si gode la vita, attimo per attimo. Forse soltanto un bimbo l’ha vista diversa da com’è ora, alla fine del suo primo “concerto” , quando la piazza era ormai vuota e non vi era nessuno a spiarla, scoppiò in un pianto di lacrime e sentì il rumore dei passi avvicinarsi sempre di più a lei. Si voltò e lo vide, quel bimbo che durante l’esibizione stava in disparte, ora era vicino a lei e gli aveva chiesto perché piangeva. La ragazza gli rispose che gli era entrato qualcosa nell’occhio. “Cosa?” – chiese il bimbo incuriosito. “Un ricordo, niente altro che un ricordo”. E da quel giorno la ragazza decise di non piangere, non perché non ne avesse di ricordi, anzi forse ne aveva fin troppi ma aveva deciso di tenerli per sé. Così ora non le rimane che aggrapparsi ad un tatuaggio, è nascosto dalla vista degli altri ma lei sa che può ammirarlo sempre, in qualsiasi momento. Perché è proprio grazie a quel simbolo che ha trovato la forza di vivere.” “E che tatuaggio è?” “Due semplici iniziali, intrecciate tra loro, una le ricorda il nome della madre e l’altra quello del fratello.” “Sarei proprio curioso di conoscere questa ragazza …” “E chi ti dice che non l’hai già vista da qualche parte?” “Non penso proprio” … prese lentamente la chitarra desiderata da Nicole. Con quel gesto si mosse un foglio che cadde dolcemente a terra vicino ai piedi della ragazza. Sapeva che non doveva leggerlo ma la curiosità era più forte di lei. Si trattava di un testo di una canzone. “L’aveva scritta mio padre, peccato che non ha avuto il tempo di comporre una musica adatta e …” Non ebbe il tempo di terminare quella frase che l’amico lo chiamò alla cassa e lui corse via lasciandola da sola in quel ripostiglio. Nicole non ci pensò due volte, afferrò la chitarra, prese quel foglio ed uscì. Rimaneva ormai un giorno prima del grande evento e Nicole stufa di provare si rifugiò nella stanza d’albergo dove prese quel testo della canzone e iniziò ad arrangiarvi della musica. Mancavano pochi minuti allo spettacolo, la piazza era ormai piena e Nicole non vedeva l’ora di scaricare la propria adrenalina a ritmo di musica. Sperava che tra tutta quella gente vi era il ragazzo del negozio, era buffo, non sapeva neppure il suo nome e già aveva un piccolo posticino nel suo cuore. Sorrise a quel pensiero e andò ad occupare il proprio posto sul palco. Quelle ore passarono in fretta, tra risate, canzoni e grida. Quando alla fine, Nicole prese tra le mani il microfono:”Salve, prima di chiudere il sipario e terminare quest’esperienza insieme a voi avevo deciso di cantare una canzone. Inedito? Non penso, è solo un ricordo. Un ricordo di un ragazzo che spero sia tra di voi. So di non essere brava con le parole, quindi vi lascio alla musica”. La canzone ebbe un successone, il pubblico era in lacrime e non finiva di gridare il nome della band. L’atmosfera ormai era talmente magica che nessuno voleva abbandonare tutta quella gente ma erano costretti a farlo. Salutarono tutti, fino all’ultimo. Gli occhi di Nicole squadravano chiunque si fermava a salutarla, sperava di vederlo ma capì che non era lì in quel momento. O forse non aveva ascoltato niente di quel concerto. Desiderava che avesse ascoltato almeno la canzone scritta dal padre. Invece no, non vi era sua traccia. Ci rimase a pensare per un po’ mentre tornava in albergo e con aria sorpresa lo ritrovò vicino la porta. Lei era contentissima nel vederlo. “Ciao” – la salutò. “Hey, ti aspettavo di vederti al concerto” “Infatti c’ero. E volevo ringraziarti per avermi rovinato la vita …” “Come scusa?” “Hai capito benissimo, quella canzone era un ricordo che avevo di mio padre, la custodivo gelosamente. E tu vieni, metti su un paio di note e rovini tutti i miei sogni!” “Scusa non volevo, pensavo che questo poteva essere qualcosa per farti star meglio. Sai, è la prima volta che faccio un’opera buona nei confronti di qualcuno. La prima volta dopo aver scritto una canzone per mia madre, non appena la sentì si infuriò tantissimo. Non ebbi neppure il tempo di chiederle scusa che subito sparì dalla mia vita. Scese per sempre dal mio palcoscenico e non vi fece più ritorno, d’altronde siamo dei piccoli attori. E tu come lei, tra un po’, varcherai quella soglia, irritato ed arrabbiato senza più guardarti indietro. Dopotutto le persone sono come le farfalle, le vedi che sono a pochi passi da te, bellissime e nel momento in cui ti avvicini a loro, Puff! Scompaiono nel cielo e non riesci più a vederle. Così sarò io nella tua vita, una farfalla … nient’altro che una farfalla, libera e solitaria che vaga nel mondo in cerca di una meta e di persone che sappiano capirla ed apprezzarla. Già, in cerca di un mondo scomparso ormai da tempo o forse mai esistito”. Con queste parole Nicole strappò il foglio della canzone proprio davanti gli occhi del ragazzo e corse verso l’uscita. Lui la seguì e distrattamente la vide, o meglio vide ciò che era scritto sul suo avambraccio. Vi erano la due iniziali, vi era quel tatuaggio . Vi era l’unica speranza di vita che scomparve in mezzo a quella nebbia, una farfalla, nient’altro che una bellissima farfalla.
  
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