Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Alice_In_Warblerland    26/04/2012    2 recensioni
Quando la vita arriva ad un punto morto, e sai che è così per di una serie di scelte sbagliate, sai solo di dover tornare a quel momento in cui tutto andava bene e ricominciare da capo.
"Quasi non mi rendevo conto che ci potesse essere un mondo completamente diverso oltre il nostro mare. C'era troppa acqua dalla scogliera in poi, per farmi interessare a cosa ci fosse dopo l'oceano."
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Davanti al tavolo della cucina, fissavo il vuoto, seduto su una sedia che probabilmente ormai aveva preso la forma del mio sedere da quanto tempo c'ero stravaccato sopra. La radio accesa sul frigo iniziò a trasmettere una canzone di Dolores O'Riordan, che pregava il ritorno a casa. Riflettei su quelle parole: che fosse un chiaro segno di tornare in Irlanda, ora che ero maggiorenne e Serena se la cavava da sola, e magari rimanerci? Sicuramente se fosse stato un altro a cantarla non ci avrei fatto caso. Ma lei, la voce d'Irlanda, com'era stata soprannominata.. aveva senso, mi convinsi.

Sognavo quei prati verdi tutte le notti, l'isola di smeraldo splendeva in tutta la sua bellezza, ma poi il sogno idilliaco si frantumava, mostrando vedute ora diventate così conosciute di Central Park. Il parco più famoso del mondo era uno squallore in confronto al panorama mozzafiato che caratterizzava ciò che vedevo dalle finestre della mia vecchia casa, quando mi alzavo la mattina, e quando mi coricavo la sera. A volte rimanevo fisso alla finestra ad osservare, non il vuoto, ma l'immensità, e la passione, che quei luoghi innocenti di onesti lavoratori e allegri paesani ospitali con tutti, infondeva in me.

Non provavo più questi sentimenti. Mi sentivo insensibile e freddo, era paradossale il confronto tra ora e ciò che un tempo ero.

Come infervorato e pieno di aspettative mi alzai di colpo e salii nella mia camera, prendendo un borsone e infilandoci un cambio di vestiti per una settimana. Decisi di non portare niente con me, tranne dei soldi e il mio mp3. Non ci si oppone alle abitudini, pensai sarcastico, sapendo che mi sarebbe risultato impossibile lasciarlo qui, in America. La musica ormai era l'unica cosa che mi legava alla persona che ero prima che tutta la storia del trasferimento iniziasse.

Mi connessi ad Internet, e prenotai un volo per Dublino, che partiva diretto da New York.

Quella sera stessa.

Suonava drastico dire che me ne andavo. In fondo era solo per un po', e non stavo portando molto con me. Anche se potevo stare da vecchi amici e trovarmi un lavoro lì, non sarebbe comunque stato definitivo. Più passava il tempo, più mi rendevo conto che fosse una buona idea. Mi diedi una manata sulla fronte. “Cazzo Luke, il tempo passa e tu stai ancora qui a rimuginare su questo? La decisione è presa.”

Ah, la mia coscienza si faceva sentire a volte. Quando le pareva.

Mi fiondai sotto la doccia, più per rimuovere il senso di ansia che provavo, che per il fatto che potessi essere sporco. Mi avvolsi un asciugamano in vita e scesi di sotto, prendendo il blocchetto dei post-it, cercando una penna come se fossi un disperato, poi mi sedetti sul davanzale con la finestra aperta, e ci poggiai i piedi sopra, come mia madre avrebbe odiato.

Non che amasse mettere in ordine la casa, quello lo faceva una donna delle pulizie tre volte la settimana, ma voleva che la sua “umile dimora” sembrasse una casa simile, se non uguale, agli ambienti asettici dei giornali d'arredamento, per far colpo sugli ospiti importanti che sempre meno di rado ci portava. Quella donna era indecisa se temesse più il suo figlio violento, o il suo amato marito scontento. E io non avevo neanche più la forza, la necessità, o la voglia di chiamarla mamma. Era uno spettro ambulante che separava le vivide personalità assiduamente contrastanti che erano la mia e quella di mio padre.

Non sapevo cosa scrivere; loro non si sarebbero accorti della mia assenza, e mia sorella era sempre occupata con quel Jack per decidere di passare la notte a casa. Chissà che le stava succedendo in questi giorni..

Forse ero stato un po' troppo duro nella mia reazione, ma non sopportavo quel tipo, aveva un'aria infida. Beh, avrei pensato a questo quando sarei arrivato lì, ora mi dovevo solo sforzare di scrivere qualcosa. Stavo per mollare la mia impresa, quando mi imposi di farlo per mio orgoglio personale, per dimostrare a quei due che il loro figlio poteva essere responsabile, e che un giorno non troppo lontano, speravo, si sarebbero resi conto che era più maturo di loro.

Mi derisi da solo per quell'ultima osservazione, e scrissi due righe solamente. Tornai di sopra, mi infilai dei jeans, una maglia a maniche corte e sopra una felpa autunnale, e afferrando il borsone uscii di casa. Faceva un caldo da morire, ma per principio tenni la felpa.

Se fossi stato un fanatista religioso, con i miei principi masochistici senza senso, avrei potuto scalare le alte cariche dell'Opus Dei in pochi anni. “Che leader del cazzo avrebbero avuto quei cristiani”, pensai tra me e me. Presi un taxi, e stranamente in poco meno di mezzora raggiunsi l'aeroporto; due ore dopo aspettavo d'imbarcarmi.

Presi il cellulare e mandai un messaggio a Matt, scrivendogli di aspettarmi a Dublino, che stavo tornando, finalmente.

Matt era il mio migliore amico, con il quale i rapporti si erano fatti più radi man mano che il tempo passava e io non tornavo a Galway. Alla fine lui aveva deciso di andare al Trinity College anche senza di me, e non lo potevo biasimare. Entrambi volevamo andare a studiarci fin da piccoli, e non vedevamo l'ora di lasciare il nostro piccolo paesino per andare a Dublino, dove la buona musica e la birra facevano da padrone. Sì, c'era da ammettere che volevo cambiare aria, ma sarei tornato spesso a casa, e sarei rimasto in Irlanda. Quasi non mi rendevo conto che ci potesse essere un mondo completamente diverso oltre il nostro mare. C'era troppa acqua dalla scogliera in poi, per farmi interessare a cosa ci fosse dopo l'oceano.

Il cellulare prese a vibrare nella mia mano, avevo avuto almeno un lampo di lucidità per pensare di mettere il telefono in modalità silenziosa. Guardai il display, e vidi che Matt mi stava chiamando. Esitai un attimo, poi accettai la chiamata.

-Hey, amico!- Esclamai, con fare disinvolto, mascherando il vero piacere istintivo, ma anche la preoccupazione per la sua chiamata. Matt non era il tipo che chiamava.

-Luke, ma.. è successo qualcosa?- esclamò infatti preoccupato, chiaramente stressato. Sicuramente aveva esami a breve, e magari stava studiando.

-No, solo.. volevo tornare, e oggi mi sono fatto forza.

-Cazzo, avvisare prima? Mi organizzavo!

-Te l'ho detto, ho deciso poco fa, io..

Intanto lui continuava a blaterare, senza ascoltarmi o prestarmi attenzione. Soffocai una risata e gli dissi che dovevo salire sull'aereo. Lui tutto felice, chiuse la chiamata, dicendo un sicuro “ci vediamo presto”. Pareva stesse scodinzolando attraverso il telefono.

Salii sull'aereo, e subito mi addormentai, facendo appena in tempo a spegnere il cellulare.

Vado in Irlanda per non so quanto. C'è dello stufato nel freezer.” Sì, il mio era stato un ottimo addio. E quella dei miei genitori sarebbe stata un'ottima serata per festeggiare.

Non sapevo quanto tempo era passato, ma una voce all'altoparlante disse che l'aereo era arrivato in tempo senza problemi. Scesi da quell'attrezzo mortale un po' barcollante, e appena arrivato fuori, nell'aria fredda della notte, mi lasciai cadere su una panchina davanti ai parcheggi, aspettando Matt.

Quando la sua sagoma si stagliò nella notte, lo riconobbi all'istante; non era cambiato d'una virgola, era rimasto il solito ragazzo di diciassette anni come l'avevo lasciato. Gli concessi un breve abbraccio, scompigliandoli i capelli, per poi entrare nella sua macchina. Nonostante fosse giugno, c'era un freddo cane come a febbraio. La mia scelta di vestirmi a strati, esageratamente, era stata buona alla fine. Mi disse che sarebbe tornato a casa entro qualche giorno, per poi tornare a luglio per dare degli esami, come avevo immaginato. Non aveva molto da raccontare, a parte il fatto che non aveva fatto nulla senza me, tranne andare all'università, cosa di cui non andava fiero, perché era la nostra più grande ambizione da ragazzini, andarci insieme.

Lo rassicurai, dicendogli che aveva fatto la scelta migliore.

Arrivammo nel suo appartamento, voleva che rimanessi con lui per raccontargli tutto quello che avevo fatto a New York, ma ero troppo stanco, così tanto che rifiutai anche la birra che mi volle offrire. Mentre lui beveva, a poco a poco chiusi gli occhi, e mi addormentai di nuovo, questa volta senza la sensazione di vuoto provata nell'aereo. Finalmente ero nella mia patria, e se non mi ero pentito fino ad ora di essere tornato, sarebbe stato difficile che mi succedesse in seguito. La mattina dopo mi trovai tutto attorcigliato da lenzuola non mie, così mi sedetti sul letto quasi spaventato. Non mi accadeva spesso di dormire in casa d'altri, al massimo passavo le notti insonni, in giro per le strade. Poi ricordai, vedendo dalla porta socchiusa il divano sul quale mi ero addormenato ieri, dal cui bracciolo vedevo spuntare la chioma bionda di Matt. Mi aveva trascinato fino al letto? Preparai la colazione per entrambi, e gli gettai un bicchiere d'acqua gelata addosso, per farlo svegliare.

La mia vecchia vita stava lentamente tornando, e non potevo esserne più felice.

 


Scritta dai tempi in cui facevo parte di un Gdr e amavo il personaggio che interpretavo alla follia, perchè rappresentava me in tutto e per tutto.
L'ho riletta e ho deciso di postarla perchè si addice un casino al mio stato d'animo attuale.
A questa cosetta ci tengo, alcune frasi mi spezzano il cuore perchè mi ricordano certi momenti che sarà difficile dimenticare, viste le conseguenze che ne sono derivate, e nulla -sto iniziando a perdere la capacità d'usare l'italiano-, spero sia piaciuta almeno un pochino.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Alice_In_Warblerland