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Autore: Swaggiekr    26/04/2012    3 recensioni
Si sedette vicino a me.
-Ciao!-
Sbiancai e non risposi
-Trovata poi la segreteria?- aggiunse aspettando una mia risposta
Annuii senza aprire bocca
Sorrise, -comunque piacere, io sono Justin!- mi porse la mano.
Non so perchè ma nel momento in cui sorrise tutto il nervosismo svanì...
-Piacere, io sono Mia...- gli strinsi la mano sorridendo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscii a chiudere occhio quella notte; appena stavo per prendere sonno quelle immagini sfocate mi tornavano in mente...quelle di 3 anni fa, di quella sera, di quello che speravo fosse stato solo un incubo...

 *era il 30 settembre di tre anni fa, quando la mia migliore amica, Gió (Giorgia), mi propose di andare a una festa di inizio anno con lei, ero felicissima anche perchè quella sarebbe stata la mia prima festa. 
Lo chiesi a mia madre che mi diede il permesso ma a condizione che rientrassi entro mezzanotte. Dopo tutto avevo 14 anni, non potevo tornare più tardi... 
Ricordo ancora quello che indossai: una maglietta rossa con dei disegni blu, delle ballerine blu e dei pantaloncini bianchi. Anche se era sera, faceva molto caldo e l'aria era particolarmente umida... Arrivai insieme a Giò nella palestra della scuola, dove ci sarebbe stata la festa insieme a tutti i nostri compagni di classe... La persi di vista, ma decisi di andare a mettermi seduta su una panca. 
Era il primo anno delle superiori ed ero completamente cotta di un ragazzo che era in classe con noi, Marco, c'era anche lui quella sera. Ad un certo punto si avvicinò a me sorridendo, aveva un sorriso che mi faceva sciogliere, e mi offrì un bicchiere con della Coca Cola.... poi BUIO... 
Dopo un paio d'ore credo che svanì l'effetto di quello che c'era nel bicchiere oltre alla coca cola e sentii una mano che mi teneva la bocca, era buio, non vedevo nulla a parte un volto, quello di Marco, quel ragazzo di cui sentivo di potermi fidare, che stava per approfittarsi di me.
In preda al panico cominciai a tirare calci, provai a urlare ma non ci riuscii, la sua mano me lo impediva.
Non volevo, no, non poteva succedere, non a me, ma perchè ho bevuto da quel dannatissimo bicchiere?
Ma non riuscii a ribellarmi dopo che cominció a picchiarmi, per farmi stare ferma.
L'ultima cosa che ricordo è il suo sorriso compiaciuto quando vide che non avevo più forze per continuare a respingerlo, poi BUM, buio totale. 
Ricordo l'espressione di mia madre quando insieme alla bidella aprì la porta di quello sgabuzzino e mi trovò lì, da sola, senza vestiti e coperta di ferite e lividi, dovute alle botte che avevo ricevuto. Era delusa e amareggiata, non riusciva a crederci. Non mi rivolse più la parola, e mio padre non riuscì più a guardarmi in faccia. 
Non attraversai più la soglia di quella scuola, sporsi denuncia ma decisi comunque di trasferirmi... 
Dopo 2 mesi esatti, quando stavo per riconquistare la fiducia dei miei, mi crollò il mondo addosso... I miei non mi guardarono più in faccia e decisero di affittarmi un appartamento, mi stavano cacciando, ed era comprensibile...* 

Ecco il suono che tanto odiavo... La sveglia... La spensi il più velocemente possibile ed andai a farmi una doccia.
Mi vestii con dei jeans e una maglietta viola a maniche lunghe.
Andai vicino a quel piccolo angelo che dormiva nel lettino accanto al mio e le diedi un bacio sulla guancia, lei si sveglió e mi sorrise, -Buongiorno amore!- le sussurrai. -Ti ricordi che deve fare oggi la mamma?- Le chiesi dolcemente. mi guardò con aria interrogativa, -oggi la mamma deve andare a scuola!- -ma ho tanto bisogno di un bacio che mi dia coraggio!- lei mi sorrise e mi abbracciò dandomi un bacino sulla guancia. -ti va se andiamo a chiamare la signora Brown?- devo dire che è la vicina migliore che si possa avere, sapendo quello che era successo, ha chiesto ai miei genitori di farmi da tutrice e loro hanno accettato ovviamente; avrebbero fatto di tutto pur di non vedermi più... Decisero anche di farmi cambiare cognome. 
Lei annuì facendo un sorriso che mi diede la forza che solo lei poteva darmi. Ricambiai il sorriso e la presi in braccio, ancora assonnata. Andai verso la porta di quel buco di appartamento in cui mi ritrovavo, ma sinceramente non mi dispiaceva, mi reputavo fortunata, fortunata di avere qualcuno per cui dovevo rimanere forte, per me e per lei. 
Presi una borsa e ci misi dentro un quaderno e delle penne, per il primo giorno poteva bastare no? Ci misi anche una maglietta di Beth; sì, avevo diciassette anni e andavo in giro con la maglietta di mia figlia, che ha solo due anni e mezzo, e allora? Mi dava forza, ma ero comunque nervosa... Lei lo capí e mi abbracciò forte, mentre chiudevo la porta mettendo le chiavi in borsa. 
Bussai all'appartamento accanto al mio, dove la signora Brown ci aspettava.
Aprì la porta sorridendo prima a Beth poi a me, -non ti preoccupare Mia, è in buone mani!- le sorrisi e l'abbracciai, dandole Beth che era triste all'idea di separarsi da me. 
-Grazie, davvero, non riuscirò mai a ringraziarti di tutto quello che fai e continui a fare per me, anzi, per noi.
-Dai tesoro non ti preoccupare, la vostra compagnia mi ripaga di tutto quanto, e ora vai o rischi di arrivare tardi il primo giorno!-
-La mamma torna presto!- dissi a Beth sorridendole, lei mi fece ciao con la mano insieme alla signora Brown, mi sorrisero e chiusero la porta dell' appartmento. 
Non l'avevo mai lasciata, da quando mel'hanno messa in braccio per la prima volta, mi sentivo vuota, come se mi avessero strappato una parte di me, quella che mi dava forza.
Guardai l'orologio e mi accorsi che se avessi aspettato altri cinque minuti davanti a quella porta sarei arrivata in ritardo il mio primo giorno di scuola.
Dopo tre anni di studio da privatista, la signora Brown mi aveva implorato di tornare a scuola; mi feci forza e mi iscrissi, ma ora mi sto pentendo... 
Arrivai davanti al cancello di un grande edificio giallo, mi sentii cedere le gambe, al solo pensiero di quello che successe tre anni prima...
Infilai una mano nella borsa e sentii la magliettina di Beth, dovevo essere forte. 
Richiusi la borsa, mi feci coraggio ed entrai in quella scuola, non l'avevo mai vista prima, come avrei trovato la segreteria? L'unico modo era chiedere a qualcuno... 
Vidi un ragazzo con i capelli del colore del grano, che stava seduto e leggeva un libro su una panca all'ingresso della scuola.
Mi avvicinai cautamente e presi coraggio; non parlavo molto con le persone, a parte la signora Brown e mia figlia, ovviamente. 
-Scusa... Sai per caso dov'è la segreteria?- alzò lo sguardo e mi sorrise... Alla vista di quegli occhi sentii una sensazione strana, ma lui stava dicendo qualcosa e distolsi l'attenzione dai suoi occhi ed ascoltai quello che mi stava dicendo. 
-Credo sia in fondo al corridoio a sinistra, è il mio primo giorno qui.-
Non potevo perdere tempo a parlare con uno sconosciuto, anche se mi sembrava una brava persona... Mi tornó in mente che l'ultima volta che mi ero fidata di uno sconosciuto non andò a finire bene. 
-Ah, ok, grazie- dissi con tono basso, quasi balbettando dal nervoso... 
Attraversai il corridoio che sembrava non finire più quando alla fine mi ritrovai davanti a una signora che mi sorrideva, pensai subito che fosse la segretaria... 
-Salve!- dissi nervosamente. 
-Di che anno sei?- rispose lei immediatamente. 
-Quinto- risposi con voce tremante. 
-Questo è l'orario delle lezioni, puoi scegliere un armadietto tra quelli che sono liberi- disse porgendomi un foglio. Lo presi e la ringraziai. 
Cominciai ad andare verso la mia classe, in prima ora avrei avuto letteratura.
Entrai in una classe con quasi tutti i banchi occupati, ce n'era solo uno libero in fondo alla classe, era perfetto.
Mi sedetti e cominciai a pensare a cosa stesse facendo Beth...
Sorrisi, solo pensare a lei mi rendeva felice, molte persone al mio posto non sarebbero state felici, ma io lo ero, perchè lei era tutto quello che avevo, tutto quello che mi era rimasto...
Suonò la campanella e vidi entrare un ragazzo, lo stesso di poco prima. Stavo ridiventando nervosa...
Vidi che si avvicinava lentamente a me, guardandosi intorno, il mio cuore cominciò a perdere battiti, le mani mi sudavano, quello che provavo non era definibile come "paura", non sapevo come definire quella sensazione.
Poi mi accorsi che non c'erano più banchi liberi a parte quello accanto al mio... Cercai di tranquillizzarmi ma non ci riuscii molto... Si sedette vicino a me. 
-Ciao!-
Sbiancai e non risposi
-Trovata poi la segreteria?- aggiunse aspettando una mia risposta
Annuii senza aprire bocca
Sorrise, -comunque piacere, io sono Justin!- mi porse la mano.
Non so perchè ma nel momento in cui sorrise tutto il nervosismo svanì... 
-Piacere, io sono Mia...- gli strinsi la mano sorridendo. 
In quel momento entrò il professore di letteratura, prese l'elenco e cominciò a fare l'appello; -Bieber?- Justin alzò la mano.
-Brown?- -presente- dissi a voce non troppo bassa, per farmi sentire dal professore. Continuò l'appello e iniziò a fare lezione, volevo prendere appunti, così cercai di aprire la borsa frettolosamente e mi cadde... Per fortuna la maglietta di Beth non cadde, altrimenti non avrei saputo come fare per spiegare di chi fosse. 
Caddero solo le tre penne che avevo portato, Justin si piegò per aiutarmi a raccoglierle quando le nostre mani si sfiorano; sentii un brivido, ma non avevo paura...
Era la prima volta che mi succedeva... 
  
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