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Autore: vielvisev    26/04/2012    3 recensioni
La vita di Silente in un secondo. Per comprendere di non essere solo. Perchè l'odio non può animare ogni cosa. Non per sempre.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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.L'odio di una zolla di terra sola.


Silente chiuse gli occhi per non vedere gli oggetti distrutti da Harry intorno a lui.
Quella distruzione sapeva di amarezza e di dolore e lui non aveva più la forza di sopportare tutto questo. Un vecchio.
Chiunque avesse potuto vederlo in quel momento, avrebbe visto semplicemente un vecchio. Curvo, stanco, vuoto.
Il volto solcato da rughe, gli occhi accesi dalla preoccupazione. Harry.
Era odio quello che aveva scorto negli occhi verdi del giovane?
Quanta rabbia, quanto rancore per tutte le sue bugie. Perchè era questo che aveva fatto, aveva raccontato bugie ad un ragazzino che meritava solo verità.
Silente si alzò e con lentezza, passò in mezzo ai cocci rotti dei suoi preziosi strumenti. Non li avrebbe aggiustati. Non ora. Non ne aveva la forza.
Scese le scale a chiocciola senza rivolgere il suo abituale salutò al gargoyle, che lo guardò storto con i suoi occhi di pietra e cominciò a camminare.
Dalle enormi arcate gotiche si intravedevano scorci di un cielo stellato, meraviglioso e insensibile. La luna illuminava la barba argentea e i lunghi capelli e faceva apparire quell'uomo vestito di blu come un ombra, un'entità sola e non umana. Silente continuò a camminare, sapeva dove lo stavano conducendo i suoi piedi.
La Sala Grande era il posto che amava di più ad Hogwarts, il suo posto... il posto di tutti.

Aprì la grande porta bronzea ed entrò. I quattro tavoli delle case erano vuoti, sulle loro superfici lucide si rifletteva il cielo rappresentato sulla volta.
"Che posto magnifico!" mormorò, poi con lentezza percorse il corridoio centrale fino a raggiungere i tre scalini, che dividevano i quattro tavoloni da quello dei professori.
Lì si sedette.

Avere una mente come la sua, pronta, brillante e intuitiva, sopra la media delle persone, poteva essere dannatamente utile, ma, a volte, poteva anche risultare un terribile fardello. I pensieri correvano veloci incastrandosi perfettamente con i ragionamenti, i sentimenti facevano breccia all'interno di piani perfetti, l'impensabile si insinuava, rompendo la struttura che si era creato e facendolo ricominciare di nuovo da capo.
No, quella sera Albus Silente non poteva sopportare il peso di ragionamenti arzigogolati e l'incertezza che il futuro gli imponeva davanti agli occhi.
Non poteva permettersi di pensare ad Harry, doveva soffocare quell'antico odio per sè stesso che ora gli stringeva lo stomaco.
Il vecchio preside si guardò intorno e con un sospiro si rifugiò nei suoi ricordi.
Chiuse gli occhi.
"Sono nella Sala Grande.. Sala Grande... Sala Grande."


*


" Silente Albus Percival Wulfric Brian." una donna alta e austera, con una quantità di capelli ricci e grigi, che le cadevano sulle spalle, l'aveva chiamato.
Albus, che si trovava solo in fondo alla fila di coetanei, si era guardato intorno smarrito.
Tutti lo guardavano e alcuni mormoravano il suo nome.
"È il figlio di Percival Silente, quel Percival Silente!" le parole gli arrivarono fredde alle orecchie.
Si girò per vedere chi le aveva pronunciate e non individuò nessuno, ma ora molti torcevano il collo per guardarlo meglio.
Li odiò. Li odiò con tutto se stesso. Un odio profondo e smisurato.
Odiò le loro facce, la loro curiosità: loro non sapevano nulla, non potevano capire.
Albus provò un disgusto profonda era la seconda volta nella sua giovane vita che odiava tanto profondamente qualcuno.
La prima volta però era stato più profondo, più violento. Perchè quei ragazzi che avevano rovinato sua sorella, suo padre, sua madre, lui e sì anche suo fratello meritavano tutta la sua rabbia, mentre questi, questi con le facce stupite e curiose, questi che semplicemente non sapevano nulla, li odiò perchè era semplice farlo.
In silenzio avanzò, si fece spazio in mezzo agli altri bambini, che attendevano il loro turno, e raggiunse il vecchio sgabello. La donna gli pose in testa il cappello. L'ultima cosa che vide fu la Sala Grande.


La terra copre ogni cosa. La terra copre ogni cosa. La terra copre ogni cosa.


*

Albus trascinò la pesante borsa di libri fino all'ampio tavolo dei grifondoro. Era una bella giornata, il tetto della Sala Grande splendeva luminoso e molti studenti avevano approfittato dell'occasione per studiare in giardino. Lui no.
Perché uscire fuori quando il cielo può stare meravigliosamente sopra di te nel castello?
Il ragazzo sorrise. Era diventato un mago eccellente. Solo un'ora prima l'insegnante di trasfigurazione l'aveva fermato complimentandosi con lui:
"Non so proprio come fai, Albus! Ma sei dannatamente bravo con quella bacchetta, erano secoli che non vedevo qualcuno così abile! Non sprecare quella testa giovanotto!"
"Cercherò di migliorare ancora professoressa" aveva mormorato e lei aveva sorriso.

Albus sapeva di essere abile e di avere un ottimo carisma. Aveva utilizzato queste doti al meglio delle sue possibilità e gli era stato utile.
Ora nessuno lo additava più come il figlio di Percival Silente, ma tutti lo guardavano con rispetto e andavano a chiedergli aiuto con timida reverenza.
Per un ragazzo giovane e talentuoso come lui, il potere che aveva sugli altri era una benedizione, un potente mezzo. 
Ora non li odiava più, non più in modo così dannatamente atroce!
Ma lui sapeva bene che l'odio non può sparire, né non può essere distrutto, ma solo trasferito.
Albus se ne era accorto per caso, notando, sempre più spesso, quanto le lettere di lei, apatiche e formali, lo infastidivano.
Albus odiava sua madre. Odiava Kendra che chiusa nel suo mondo si era estraniata da tutti, che aveva serbato il segreto di Ariana come una grave colpa e che aveva scaricato il peso del suo struggimento sui figli, su Albus che era il più grande... Albus Silente odiava sua madre.


La terra copre tutto. La terra copre tutto. La terra copre tutto.


*


Sua madre era morta.
La donna che lo aveva generato era morta ed Albus desiderò essere ancora nella Sala Grande di Hogwarts, sapeva che la vista del soffitto incantato, dei quattro tavoli lucidi, delle deliziose decorazioni lo avrebbero calmato. Aveva bisogno di calma... necessitava tranquillità.
Albus aprì gli occhi, Aberforth lo guardava con odio. Comprensibile in fondo. Perchè Albus non lo aveva nascosto, avrebbe desiderato qualunque cosa, ma non rimanere chiuso in quelle quattro mura che avevano ucciso sua madre. Abeforth lo sapeva e il pugno che gli tirò ne fu la conferma. Fu forte e fece male, ma Albus non se ne curò, voleva bene a suo fratello e quello sguardo lo faceva soffrire...e odiava Kendra. La odiava perchè se ne era andata.
Due badili di terra coprirono la cassa, ultimo ricordo del suo passaggio.


La terra copre tutto. La terra copre tutto. La terra copre tutto.

 

*


Grindewald gli sorrideva.
"Ti rendi conto Albus? Se riuscissimo ad attuare il nostro piano, saremmo i padroni di tutto! Non è eccitante?"
"Oh sì che lo è Gell, lo è, ma ci vorrà del tempo. La gente ci considera dei ragazzini e io.. io ho la mia famiglia a cui pensare!"
"Famiglia Albus? Ma dai, non la vorrai chiamare famiglia! Quel tuo fratello mezzo squinternato con la fissa per le capre e la tua deliziosa sorellina incapace di dosare la magia... tu sei un grande mago Al, ti meriti molto di più di tutto questo!"
Lo sguardo di Albus si fece appena più scuro e subito Grindelwald stese un sorriso "Ma se per te è importante la tua famiglia, puoi portartela dietro nel nostro progetto. Ricorda però che il nostro fine ultimo è ciò che più conta! Ricordalo Albus!"

E il giovane Silente non potè fare a meno di odiarlo. Odiarlo perchè capiva e conosceva troppe cose. Odiarlo perchè aveva insultato Ariana. Odiarlo perché, in fondo, lui poteva permettersi di pensare che, un giorno, i sogni sarebbero diventati realtà. Lo odiò, con tutto se stesso! Ma come poteva fare a meno di amarlo? Di amare quello sguardo cupo e intelligente? Quel sorriso storto e meraviglioso? Come poteva non amare quel ciuffo ribelle che gli cadeva sulla fronte?
"Ti ho già raccontato di quanto sia bella la Sala Grande ad Hogwarts, Gell?"
"Sì, Al" rispose l'altro con un sorriso e uno sguardo stranamente tenero "molte volte. Ma fà pure, mi piace quando ne parli! Dev'essere davvero bella."


La terra copre tutto. La terra copre tutto. La terra copre tutto.

 

*


Ariana era morta. Un altro funerale, poche persone, altre lacrime, altra terra. Perchè la terra copre ogni cosa.
Albus affondò le dita in una zolla e strinse forte. Si concentrò sulla consistenza umida e sul solletichio provocato dai fili d'erba per impedirsi di crollare.
Ariana era morta. Di chi era la colpa?
Il giovane chiuse gli occhi. Vedeva perfettamente la scena riflessa sulle sue palpebre. Vedeva il visino stravolto di Ariana pallido e contorto in una smorfia. Vedeva le braccia di Abeforth che mulinavano davanti a lui. Ma soprattutto vedeva lui. Gellert Grindewald. Il cipiglio sicuro e subito dopo gli occhi dilatati dallo spavento, la frenesia che lo aveva colto e portato lontano.
"Al non posso stare qui!"
"Ma non puoi nemmeno andartene. Ti rendi conto di quello che è successo?"
"È proprio per questo che intendo tagliare la corda! A volte, per la testa che hai, sembri dannatamente stupido Al!".
Il giovane Silente l'aveva guardato in silenzio, senza trovare parole per trattenerlo. Aveva fissato quel volto amato in cerca di un'ombra di rimorso o pentimento, ma non ne aveva trovate. Odiò quegli occhi dannatamente belli.
"Non ti dimenticare lo scopo che abbiamo Albus! Non devi dimenticarlo! Ti ricorderai di me?".
Era fuggito.
Prima ancora di sentire la sua risposa.
E ora Ariana non era null'altro che terra... terra... terra...

*


Albus Silente si odiava. Si odiava con forza soffocante. Se non fosse stato così dannatamente sveglio e brillante, il suo odio l'avrebbe ucciso.
Odiava le sue mani, la sua bacchetta. Voldemort era scomparso portando alla morte le giovani vite di James Potter e Lily Evans... Lily.
La vista di Severus lo aveva annientato. Aveva creduto di essere superiore a quel giovane Mangiamorte, ma Silente non aveva mai visto un uomo distruggersi tanto per qualcuno. Non era possibile non vedere l'amore che traboccava da quegli occhi scuri, il dolore soffocante della perdita, lo smarrimento di chi non ha più nessuno da proteggere, di chi non ha più uno scopo. Albus era stato a fianco del giovane e lo aveva spinto a prendere scelte non sue.
"Proteggerai il figlio di Lily, Severus? Ha i suoi stessi occhi!".
E quel ragazzo solo e dilaniato dalla sua stessa esistenza, aveva accettato.

Silente si odiò. Aveva fallito.
Come aveva fatto a non rendersi conto di cosa sarebbe diventato Tom Riddle quando lui era ancora un bambino? 
Come aveva fatto ad accettare che Peter Minus diventasse il custode segreto dei Potter? 
Avrebbe dovuto parlare a James. Avrebbe dovuto capire quanto era subdula la natura di quel ratto! 
E il povero Severus... cosa può fare ad un uomo l'amore.

Chiuse gli occhi per non vedere l'immagine di Gellert davanti a sé. Il giorno che si erano battuti per il bene di tutti.
"E così ci si rivede Albus! Incredibile come si cambia vero?"
"Sorprendente Gell"
"Io ho continuato Albus. Ho tenuto fede al nostro patto di fratellanza... alle nostre ambizioni! è per questo che mi vuoi punire"
"Sei intelligente Gellert, sai perché ti devo fermare." l'altro fece una smorfia beffarda, Albus lo trovò bellissimo.
"Cosa sei diventato? Hai trovato un tuo posto nel mondo? Credo di no, vero? In fondo mi hai sempre aspettato, io ero la tua salvezza e ora sei qua a combattere la tua salvezza! Cosa ti rimarrà dopo? Me lo sai dire? Qualche titolo e solitudine. Potevo darti tutto, ma tu non mi hai cercato..."
Albus attaccò per primo.

La terra copre tutto, la terra copre tutto, la terra copre tutto.

 

*

"Immagino che lei conosca come le sue tasche Hogwarts, non è vero Silente?"
"La conosco come ogni ragazzo che abbia abitato queste mura, Ministro."
"Allora sono certo di non doverla accompagnare, conosce la strada e mi perdoni di questo, maho davvero un sacco d'impegni questa mattina. Le auguro una buona permanenza e che il suo incarico da insegnante gli porti grandi soddisfazioni!"
"Ne sono certo, ora vada pure, non voglio trattenerla più a lungo.."
Era rimasto a osservare il ministro che si allontanava, poi si era incamminato attraverso il parco, verso la scuola.
La sua terra personale, perchè se la terra copre ogni cosa forse quella terra avrebbe coperto il suo passato, lo avrebbe aiutato a dormire.
Forse Hogwarts avrebbe mitigato l'odio che provava, forse Hogwarts avrebbe reso la sua esistenza migliore.
Sapeva dove andare, prima di tutto la Sala Grande.


La terra copre tutto. La terra copre tutto. La terra copre tutto.

*

"Signore?"
Albus aprì gli occhi distaccandosi con un sussulto da quei ricordi dolorosi, dalla sua stessa vita.
Era ancora nella Sala Grande. La Sala Grande del presente.
Harry? Non era Harry.
"Severus! Ti avevo scambiato per un altro!"
I due uomini si guardarono, gli occhi azzurri quieti, quelli scuri dubbiosi.
"Spero che Potter non le abbia dato problemi."
"Harry era sconvolto, Severus. Quello che è successo questa sera è una cosa terribile per tutti noi, ma per lui è davvero una catastrofe. Sa di aver fallito ancora una volta contro Voldemort, di essersi lasciato ingannare e ha perso la figura più vicino a quella di un padre che aveva."
"Se solo si fosse applicato di più durante le mie lezioni..."
"Ah Severus, non credo sia né il tempo né il luogo per fare ramanzine. So che non avevi alcuna simpatia per Sirius, ma la sua perdita è davvero grave, per Harry, ma anche per l'Ordine."
"Certamente, Signore." rispose rigido l'altro

"Eri venuto a cercarmi per qualcosa, Severus?"
L'uomo parve agitarsi, i suoi occhi tremarono leggermente, ma si ricompose e parlò con il suo solito tono strascicato.
"Ero preoccupato per lei. La McGranitt la stava cercando, ma non riusciva a trovarla... il suo ufficio è un po' in subbuglio e si è spaventata. Io, io ho pensato di trovarla qui."
"Cosa te lo ha fatto pensare Severus?"
Piton fissò gli occhi nei suoi.
"Lei viene sempre qui, quando ha da pensare e credo che questo momento necessiti di molti pensieri."
Albus sorrise davanti a quell'affermazione semplice. Sorrise al pensiero che tra tutte le persone che conosceva, molte delle quali con cui aveva combattuto fianco a fianco, tra tutti, quel giovane distrutto, solitario e serio era l'unico a capirlo.
E in quel momento sotto il cielo stellato della Sala Grande Albus Silente comprese. Comprese cosa lo legava a Severus.

Erano entrambe due anime spezzate, due sopravvissuti. Entrambi avevano pene e colpe, entrambi avevano un amore perduto. Entrambi desideravano la loro zolla di terra per essere ricoperti, per dimenticare. Il vecchio alzò gli occhi e incontrò quello sguardo spezzato, freddo, duro.
Soprattutto entrambi odiavano più di ogni altra cosa sé stessi, perchè avevano fallito, perchè non avevano saputo salvare chi amavano.

"Ti manca Lily, Severus?"
E Albus assistette alla trasformazione. Vide l'uomo di fronte a lui illuminarsi al nome di lei, per poi cadere nelle più atroci sofferenze, vide le lacrime, così strane su quel volto, affiorare dai suoi occhi scuri. Severus era pallido, stringeva le labbra sottili e alla luce della luna sembrava così fragile...
"Sempre. Sempre e per sempre."
"Non ti odiare per averla persa, non potevi fare nulla!"
"Potevo fare molto, a partire da molti anni fa..."
Il preside allora fece qualcosa di inaspettato, si avvicinò al professore e lo strinse in un abbraccio, così come si stringe un bambino... e in quell'abbraccio strinse Ariana, Kendra, i suoi compagni di scuola, i ragazzi che avevano molestato sua sorella, suo padre, suo fratello... strinse Harry, strinse Lily, James, Sirius, strinse Voldemort, strinse Gellert, Severus, ma soprattutto strinse sè stesso.

Non era solo, non lo era mai stato... quanti vegliavano su di lui? Gli sembrava di vederli, fantasmi del suo passato e del suo presente, forse del suo futuro. Doveva avere coraggio, doveva odiarsi di meno, la sua zolla di terra era questa.

Lui non era solo.



*Angolo autrice*


Eccomi qua. Spero che la storia vi piaccia, perchè è stata molto ostica da scrivere! 
Come potete vedere sono riuscita a inserire anche qua Severus... che volete farci? Lo vedo perfetto ovunque ;)
Nello smistamento ho inserito tutto il nome di Silente perchè la trovavo una scena divertente anche se normalmente non vengono nominati i secondi nomi degli smistati.
Spero abbiate tempo per una piccola recensione!
tanti abbracci
Vielvisev

  
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