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Autore: pandamito    26/04/2012    8 recensioni
[Sebtana]
Era nato tutto solamente come un gioco. Non mi sono manco accorta quando è iniziato tutto questo, però è successo. Siamo io e lui e nessun altro. E’ come se ci rincorressimo perennemente in un gioco che non avrà né vinti né vincitori, solo povere vittime. E’ così triste ed anche se sappiamo entrambi come andrà a finire, continuiamo a rischiare andando avanti col gioco. Un gioco troppo pericoloso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era nato tutto solamente come un gioco. Non mi sono manco accorta quando è iniziato tutto questo, però è successo. Siamo io e lui e nessun altro. E’ come se ci rincorressimo perennemente in un gioco che non avrà né vinti né vincitori, solo povere vittime. E’ così triste ed anche se sappiamo entrambi come andrà a finire, continuiamo a rischiare andando avanti col gioco. Un gioco troppo pericoloso.
Eppure, dov’è la ragazza che ero un tempo? Quella forte e stronza che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno.
Prendo un bel respiro mentre mi guardo allo specchio. Chi sono diventata? Anzi, la domanda esatta sarebbe: chi sono? Cosa sono ora? Non lo so, non so più niente perché prima credevo di sapere tutto, di avermi capita finalmente, ma forse questo vuol dire che mi sbagliavo ancora una volta. Quando mi capirò da sola? C’è qualcuno che si degni ad ascoltarmi e a darmi una risposta? No, come ovviamente non c’è nessuno che mi capisce.
Mi sarei accorta di lui anche senza questo specchio di fronte a me. Il suo profumo che oramai macchia la mia pelle e che riconoscerei ovunque, i suoi occhi così maliziosi e quel sorriso che sembra dipinto da Leonardo Da Vinci che si posa perfettamente sulle sue labbra.
Ti odio.
Ti odio da sempre, dalla prima volta in cui i nostri sguardi si sono scontrati, anche se è proprio da quel momento che è scaturito tutto, ti odierò sempre e ti odio anche adesso mentre per stuzzicarmi mi accarezzi la pelle con le tue mani che curi così ossessivamente con la crema, mentre il tuo respiro percorre tutto il mio braccio, la mia spalla, fino ad arrivare all’incavo del collo in cui ti rifugi come un bambino sotto le coperte e ti diverti a posarci le tue labbra, fino ad arrivare a premerle sulle mie, le une contro le altre ed io, purtroppo, non mi oppongo. E sai perché? Perché non voglio, è questo il problema.
Mi cingi la vita, stringendomi a te fino a che non noto quel maledetto sorriso - che ti strapperei a pugni - che si posa per l’ennesima volta sulla tua bocca. Oramai lo conosco bene.
Aspetto la battutina pungente. « Ne vuoi ancora, Lopez? »
Ecco, non devo cedere. Devo passare al contrattacco ed è proprio in questi momenti che lo odio più del solito perché non posso essere la vera me stessa, perché devo sempre recitare la parte della stronza, sia quando sono con lui per ribattere alle sue prese per il culo, sia quando non siamo in privato e vi sono tutti quelli sguardi posati su di noi, ignari di cosa realmente siamo l’uno per l’altro. Anche perché non lo sappiamo nemmeno noi.
Già, cosa siamo? Amanti? Rivali? Amici? In un certo senso fidanzati?
Oramai sono cambiata, nessuno sa più chi sono, nessuno mi riconosce, nemmeno io, nemmeno Brittany. Pensare che, proprio quando avevo accettato il fatto di essere lesbica, è spuntato lui a rovinare tutto, mi manda in bestia e me lo fa odiare ancor di più.
Sorrido nel suo stesso identico modo. « Tieni a bada Mr. Smythe lì sotto » indico con l’indice e lui fa un cenno del capo, « ti ricordo che sono io che conduco il gioco. »
Mi ruba un altro bacio. « Davvero? E come lo deduci? » mi sfida.
Appoggio le mie mani sul suo collo, avvicinandolo pian piano per congiungere le mie labbra alle sue, mi lecco prima le mie e poi lui cerca di assaporarle, ma non ci riesce visto che io mi scanso, ridacchiando e prendendolo in giro.
Lui mi guarda torvo, scherzo col fuoco. 
« Da questo. » ammetto, alzando un sopracciglio. 
Chiudo le braccia attorno al suo collo e stavolta gliela do vinta, concedendogli uno dei miei baci e stavolta non parla, non fa nessuna battuta, non ride nemmeno eccitato per la vittoria, si limita solamente a stringermi ancor di più i fianchi ed a baciarmi come non ha mai fatto prima, con più passione e foga del solito, ma allo stesso tempo così dolce, lasciandomi gustare il sapore delle sue labbra mischiato al profumo della sua pelle; a volte si ferma, mi guarda e sorride diversamente dal solito, sembra innocente, poi però riprende toccandomi e sfiorandomi oramai conoscendo i miei punti deboli, con quella delicatezza che lo contraddistingue. 
Ed è in questi momenti che capisco di odiarlo più del solito, perché mi confonde, perché vorrei prenderlo a schiaffi e fargli provare ciò che sento io, ma allo stesso tempo mettere in chiaro che solo io posso scalfirlo, nessun altro.
Le sue mani non fanno altro che provocarmi brividi in continuazione e se va avanti così rischierò di iniziare a tremare come una piccola verginella e questo non me lo posso permettere perché in fondo io sono pur sempre Santana Lopez.
Eppure è solo sesso, giusto?
 
Devo convincermele. Non mi manca. Lei non mi manca. E’ stato per il bene per me ed anche per lei, in fondo è meglio così, ci eravamo spinti oltre e non potevamo assolutamente concedercelo. Ti stai auto convincendo di qualcosa che non esiste Sebastian? Sì, lei non mi manca.
Dannata, entrare nella mia vita così senza permesso e sconvolgermi l’esistenza. Mai nessuno prima d’ora era riuscito a provocarmi una tale confusione della testa. Ma tu lo sapevi Sebastian, lo sapevi ancor prima dalla prima volta che l’hai incrociata: le donne portano solo guai, sono pericolose ed ingannevoli, specialmente se portano il nome di Santana Lopez.
Dannazione, io sono Sebastian Smythe, l’uomo da una botta e via, non l’uomo che s’innamorò della sua acerrima rivale.
Stupido, un po’. Mi sto auto convincendo, sì. Sono un vigliacco, molto probabilmente. Ma va bene così, come ho detto è meglio per tutti, in fondo sapevamo che prima o poi sarebbe finita, non potevamo nasconderci ancora per lungo. Non è che però hai solamente paura, Sebastian? Sì, è questa la fottutissima ragione della mia decisione, io ho paura di lei, della gente e persino di me stesso, del venire a sapere qualcosa che potrebbe sconvolgermi l’esistenza, non facendomi più capire chi sono  realmente, sconvolgendo tutte le fondamenta su cui mi basavo, stravolgendo la mia vita e ribaltandomela su un nuovo e terrificante piano.
Per noi era solo sesso, un tempo, poi però qualcosa è cambiato ma non so cosa, non so nemmeno quando perché è stato improvviso, senza controllo, forse in realtà c’è sempre stato ma ora è venuto a galla ed è forte, incontrollabile. Ho paura.
Io e Santana siamo simili: stronzi, furbi, eccelliamo nel canto, ci piacciono le sfide, il pericolo, divertirci e… il sesso, sì. 
So che però anche in lei qualcosa è cambiato e la cosa che più mi fa paura è come abbia reagito lei. Me ne sono andato senza dirle niente, non rispondo ai suoi messaggi, alle sue chiamate, sono partito di casa avvertendo solamente la mia scuola. Ma ci voleva, ritornare in Francia è come sentirsi a casa, mi dà un attimo di pace, ma non da lei, non dal suo pensiero fisso nella mia mente.
Mi hai stregato, Lopez?
Chi sei in realtà? Perché so che anche tu sei confusa, vorresti che qualcuno ti capisse e vorresti anche che qualcuno non sia io, ma mi dispiace perché sai anche tu qual è la realtà. Quindi, come hai reagito? Mi odierai a morte ora, ancor più di prima, lo so, non vorrai vedermi più e nel caso accadesse cercheresti un qualsiasi mezzo per carbonizzarmi e, sinceramente, non ti biasimo. Però attenta, perché amo quando ti arrabbi e non solo. Sappiamo entrambi, però, che nessuno dei due lo ammetterà mai.
Sì, mi manchi e la cosa che mi dà più fastidio è sapere che la sera non sono accanto a te e non sapere chi potrebbe esserci, se sei da sola a piangere, se mi hai dimenticato così facilmente, o se c’è qualcun’altro che ti consola al posto mio.
Non posso ritornare da te eppure vorrei essere la Luna per spiarti ogni sera, il vento per rubarti un abbraccio e farti arrabbiare scompigliandoti i capelli ed il mare per poterti sfiorare ancora una volta.
No, tu non mi manchi più.
 
« Ah, quindi sei tornato. » dico facendo l’indifferente, seppur mi sia precipitata appena mi ha chiamato dicendo che era tornato.
Dannazione, perché l’ho fatto? Appena è partito avevo già capito che non sarebbe più tornato, ho provato a distrarmi, ho cercato veramente qualcuno, ma nessuno era come lui; mi facevo pena e me ne faccio tutt’ora al solo pensiero che ho potuto veramente piangere per una persona del genere. Sì, l’ho fatto veramente. Santana Lopez ha pianto veramente per Sebastian Smythe perché purtroppo lo ama, non può farci niente e attualmente vorrebbe semplicemente tirargli un calcio in mezzo i genitali. 
Avevo pianto solo per Brittany, solo per lei fin’ora.
Né un biglietto, né un avviso, niente di niente, nemmeno quando sono andata più volte sotto casa sua e non ho trovato nessuno, né quando ho provato a chiamarlo sembrando una ragazzina arrapata delle medie o lasciandogli quegli assurdi messaggi telefonici o mandandogli quei messaggi privi di un vero senso. Volevo solo sentirlo, mi bastava solo questo, non pretendevo spiegazioni, volevo solo sapere che se n’era andato ma volevo sentirlo detto da lui.
L’ho odiato come non mai, mi ero ripromessa vendetta, ma non ce l’ho fatta. Sono qui, nel suo appartamento come una povera ruota di scorta che può sempre cacciare quando gli fa più comodo.
Sei debole, Lopez. Cosa ti è successo?
E’ di fronte a me, gioca con una ciocca dei miei capelli e allontano la sua mano con disgusto, come se avesse la lebbra. Mi fa vomitare. Lo odio per tutto quello che mi ha fatto e forse ancor di più perché ha avuto il coraggio di tornare.
« Ti ho cercato. » ammetto. Oramai cos’ho da perdere? Lui? Fatto. La dignità? Andata anche quella. Oramai non mi rimane più nulla, Santana è solo un corpo privo di sentimenti, sbriciolanti in mille pezzi da lui, che ha strappato il mio cuore e l’ha schiacciato in Francia per farci un bel purè da mangiare a colazione. « Sono dovuta andare da quel branco dei tuoi usignoli, alla fine. Sei stato in Francia  a quanto vedo. » Non risponde, mi fissa solamente mentre il suo respiro si fa pesante. « Sì vede, sembri più figlio di papà di quanto apparivi prima. »
Lui cerca di parlare. « Santana… » Come osa farmi venire i brividi pronunciando il mio nome in questo modo così… così… mortificato?
« No! » grido, mentre sento gli occhi che bruciano terribilmente, quasi impedendomi di aprirli. « Dannazione, che ci voleva ad avvertirmi? Non me ne frega un cazzo dei perché! » continuo a sbraitare.
Lui mi guarda, sembra sorpreso. « Davvero? Non t‘interessa? » domanda.
« Fanculo! » grido ancora più forte e sento delle piccole gocce d’acqua salata bagnarmi le gote. Maledizione! « Ma lo vedi che non capisci mai un cazzo? » 
Perché piango? Perché esistono le lacrime? Perché sei tornato? Perché ti amo?
Lui sembra essere dispiaciuto, cerca di avvicinarsi per asciugarmi le guance. 
« Non mi toccare! » dico minacciosa a denti stretti. « Vattene. » indico con l’indice la porta.
I secondi che passano sembrano secoli interi; sento il suo sguardo pesante su di me, ma resta immobile, non si muove.
« Santana. » e muoio ogni volta che pronuncia il mio nome con la sua bellissima voce. Non rispondo, non voglio rispondere, voglio solo che lui se ne vada e non ritorni più. Nessuno dei due si muove. « Questa è casa mia. »
Resto ferma, per non farmi vedere che sto osservando la casa furtivamente. Cazzo, è vero, questa è la sua.
Senza dire nulla prendo la borsa e mi fiondo fuori dalla porta.
Se chi è sfigato in amore è fortunato coi soldi, allora io ora dovrei essere miliardaria.
Ed ora sento ancor di più le lacrime, con l’unica differenza che qui lui non può sentire il mio dolore.
 
Oh Dio, cosa sto facendo? Sembra che tu sia nervoso Sebastian, per una ragazza per giunta. Sono sudato perché so che questa è l’unica opportunità che mi è stata concessa per riconquistarla. Lei è ritornata nonostante l’avessi lasciata, nonostante si fosse arrabbiata, l’ho chiamata disperato e lei ha accettato ancora una volta di incontrarci. E perché? Perché le ritornerà, qualsiasi cosa io faccia, probabilmente ritornerà sempre da me per rinfacciarmi che lei è diversa, lei non è una vigliacca. Ecco perché la amo.
Mi passo continuamente la mano fra i capelli per il nervoso; appena se n’è andata l’ultima volta ho pianto, lo ammetto, ho sentito gli occhi bruciarmi, la testa scoppiare ed è successo: ho pianto per qualcuno finalmente, né donna né uomo erano mai riusciti a farmi questo effetto ed ora… c’è lei, è arrivata.
« Cosa vuoi, Smythe? » domanda appena arrivata, col suo solito tono scocciato. « Una cosa di giorno. »
Mi mancava, sul serio. Oramai le mie giornate erano vuote senza lei.
La fisso, è bellissima, lei alza un sorpacciglio pensando che forse sono un totale idiota perché la guardo senza proferir parola, ma è così; sto sudando, ho paura di cosa dire, ho paura di tutto, come al solito.
« Allora? » è già spazientita.
Biascico tre paroline, andando nel pallone più totale. 
Dannazione Sebastian!
Lei fa gesto di parlare più forte.
Prendo un bel respiro e lo faccio: l’afferro per le braccia e la bacio, per farle capire quanto mi sia mancata, quanto mi faccia tremare le ginocchia, e sudare come un maiale, come mi blocca la respirazione e come mi rende incapace di parlare o pensare o fare qualsiasi altra cosa.
Mi stacco e la vedo sconvolta, con gli occhi fuori dalle orbite; non ha opposto resistenza, vero, ma l’ho presa di sprovvista.
« Ti amo. » confesso.
Lei sposta lo sguardo lentamente su di me. « Cosa? » domanda. Vuole che ripeta? Bene, non poteva chiedere di meglio.
« Ti amo e stavolta non ho paura di dirlo. »
La sua espressione non cambia, il mio cuore batte  a mille mentre infilo la mano nella tasca della mia giacca, estraendo il piccolo cofanetto comprato in Francia, in un momento di follia in cui ho finalmente capito che cosa voglio farne della mia vita.
Mi inginocchio ai tuoi piedi, guardandoti e pensando che sei persino più perfetta del solito.
« Santana Lopez, vuoi sposarmi? »
Io ho deciso di voler stare vicino a te per sempre. 
E tu?






Ebbene sì, son cattiva. 
Non mi ricordo manco se questa sia la mia prima fanfiction su Glee.
Però una cosa è certa: è la mia prima one-shot Sebtana.
Li amo assieme, non so voi ma Santana la vedo bene solo con Puck e con Sebastian ed un po' con Sam.
Mi dispiace per la Brittana ma loro due le ho sempre viste solo come migliori amiche.
Spero che per questo non mi odierete!
Beh, che dite, il tempo in cui è ambientata la one-shot è indefinito, stabilitelo voi.
E... niente, secondo voi ha accettato?
Non so cosa dire, ci terrei solamente che chi legge recensisca, mi farebbe piacere.
Per chi vuole sono @pandamito su twitter.

   
 
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