27/04/2012
2 recensioniAL RIPARO DAL CUORE
I CAPITOLO – FANTASMI DEL PASSATO
Era rimasto fermo davanti alla vetrina, continuava a guardare il suo sorriso aldilà del vetro con l’impulso involontario a ricambiarlo. La voce di un omino accanto all’ingresso a distoglierlo –sembra una foto vero? –House annuì. –l’ha dipinto lei? –esclamò poi.
-no. –rispose secco l’omino invitandolo ad entrare.
-vorrei comprarlo -continuò House
-mi spiace non è in vendita,non ancora, l’artista sta preparando una mostra, il mese prossimo potrà ammirarlo insieme ad altri suoi lavori.
House si avvicinò al quadro che lo aveva catturato, sfiorandone i contorni del viso ritratto, conosceva quegli occhi, i capelli, si sorprese a chiudere gli occhi per ricordarne il profumo. L’omino continuava a parlare, ma riusciva solo a carpire parte della conversazione-….è un italiano Roberto Russo…
-conosce la …modella del quadro?
-no. Non saprei , forse neanche esiste. Le ricorda qualcuno?
-può dirmi come rintracciare l’autore- tagliò corto House
L’omino si allontanò per tornare poco dopo con un foglietto su cui aveva annotato un indirizzo. House lo ringraziò e dopo aver guardato ancora una volta il dipinto uscì. Sul foglio c’era l’indirizzo di una galleria d’arte di New York.
Era tornato in Hotel, nella stanza che divideva con Wilson, lo aveva praticamente costretto a partecipare al convegno e non appena ne aveva avuto la possibilità era scappato Era indeciso se raccontare all’amico del quadro, dell’indirizzo che aveva in tasca, del groviglio di pensieri che adesso gli affollava la mente.
-House, perché diavolo sei venuto se non volevi stare con me, dove sei stato?
-a vendere enciclopedie - lo schernì -siamo a New Orleans la città della musica e ascoltare idioti che parlano del cancro al colon non è il massimo.
-possiamo andare ad un concerto stasera…- propose Wilson
-si ok, stasera sarò tutto tuo.-scherzò cercando di mascherare il suo stato d’animo, rinunciando dopo un minuto –ti senti ancora con la Cuddy?- chiese con finta indifferenza
Wilson si voltò a guardarlo sorpreso, erano due anni che non pronunciava il suo nome.
-Vuoi inviarle gli auguri per Natale?
-Certo che no, lei è ebrea
-posso almeno chiederti come mai , adesso vuoi sue notizie?
-l’ho vista…
-qui a New Orleans
-si..o meglio, ho visto un suo ritratto
Lo sguardo confuso di Wilson lo esortò a continuare raccontando quanto gli era accaduto quella mattina.
-sicuro che sia lei?..quella raffigurata intendo- chiese ancora Wilson
-le somiglia parecchio-lavora al Cedars di New York
-è…sposata?
-no. Non parliamo molto … -balbettò imbarazzato, non voleva ferire l’amico
- è una bella donna , intelligente , non sarà rimasta sola a lungo
- convive. Ma non so molto, non l’ho mai incontrato. Pensi che sia lui l’artista?
-che importanza ha? –House aveva realizzato che non era cambiato niente dal giorno prima a quando non sapeva più niente di lei. Voleva solo quel dipinto, quel sorriso solo per lui.