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Autore: Cristie    27/04/2012    1 recensioni
Sono passati anni dai fatti della terza stagione, e molte cose e persone sono cambiate.
Sebastian Smyte è cambiato anche lui, fa l'avvocato in un piccolo studio legale e non potrebbe essere più sereno di così.
Ma una sera, incrocia lo sguardo di qualcuno che pensava di non vedere mai più.
Non sa che quello scambio di sguardi gli cambierà completamente la vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Sebastian Smythe
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Quella che avete davanti è un qualcosa uscita completamente di getto.  L'idea iniziale è nata dal prompt " Un ammiratore segreto" del gruppo facebook The Gleeky Cauldron.
Ci tengo a fare delle premesse prima della lettura, la storia è completamente AU e ci aggiungerei anche un pò di OOC per i personaggi.
Cosa dovuta, visto l'ambientazione alternativa.
Quindi se Sebastian e Dave non sono quelli canonici spero che non ve la prendiate. Sono semplicemente come me li sono immaginati io per questo prompt. 
Detto questo non mi resta che auguravi una buona lettura! Cristie



L'occasione giusta.








I fantasmi del passato, alla fine bussano sempre alla nostra porta. Ricordi di una vita passata che pensavamo ormai lontana.
Sebastian Smythe era convinto di essere venuto ormai a patti con i suoi fantasmi. Con tutti tranne uno.
Sebastian aveva lavorato molto su se stesso, facendo esperienze totalmente lontane dalla sua vita.
Non accettando i soldi di famiglia per la facoltà di Legge,  ad esempio. Così si era ritrovato ad abitare fuori dal campus, in un appartamento con altri quattro ragazzi.
Costretto a trovarsi un lavoro per pagare l’affitto e gli studi.
Sei anni dopo Sebastian avvocato in un piccolo studio, poteva dire di essere una persona completamente diversa.
Già.
Ma allora perché il cuore stava battendo così forte davanti a l’ultima persona che pensava di rivedere a New York?

 

- Sebastian cosa prendi allora? -
L’uomo si riscosse all’istante, erano seduti ad un tavolo di un bar. Lui, Jerry il suo socio e Victoria una giovane che stava facendo il praticantato da loro.
Ed una cameriera, in piedi di fianco a lui. Stava picchiettando la penna sul blocchetto. Stava aspettando solo lui. Per cui si affrettò ad ordinare – Una birra grazie –
- Che hai? Sembra che tu abbia preso l’espresso per Marte -
- Nulla Vic, stavo solo guardando una cosa..- liquidò lui senza importanza.
- Parli del barista a cui hai praticamente fatto la radiografia? Credo che se ne sia accorto –
Le spalle del’avvocato si fecero tese. David Karofsky, si era accorto di lui, ma sembrava voler ignorare la cosa.
Infondo cosa avrebbe dovuto fare? Andargli incontro e dargli una pacca sulla spalla come vecchi amici che non erano?
Lasciò cadere il discorso. Quella sera erano lì per festeggiare la vittoria in una causa molto delicata.
Era una serata di festa, e non doveva rovinarsela.
Brindarono e chiacchierarono come matti fino ad ora tarda, senza che se ne rendessero conto.
- Sapete..?Credo sia ora di andare! Stanno chiudendo!-
La mente di Sebastian era molto leggera e nebulosa, ma poteva giurare che Jerry fosse completamente ubriaco, così come Victoria che non la smetteva più di ridere.
Doveva prendere in mano la situazione, così cerco di mettersi in piedi per andare a pagare. Con un passo leggermente barcollante dietro l’altro riuscì ad arrivare alla cassa .
La cassiera, era la stessa cameriera che gli aveva preso le ordinazioni qualche ora prima. Stava ad osservarlo con un’espressione alquanto dubbiosa. – Volete che vi chiamo un taxi? Nessuno di voi sembra in condizioni di guidare –
- Tranquilla! Li porto a casa io, sono quello meno sbronzo – rassicurò lui, barcollando vistosamente mentre cercava di tirare fuori i soldi dal portafogli.
- Chiamagli un taxi Joey, lui lo riporto a casa io – una terza voce proveniente da dietro le spalle della ragazza, risolse la situazione.
La mente rallentata di Sebastian avrebbe voluto fare molte cose contemporaneamente, per esempio dire che non era così brillo da non saper portare una macchina, oppure avrebbe voluto concentrarsi di più nel cercare di rimane in equilibrio il più possibile in posizione eretta.
Ma l’unica cosa che disse fu – David – l’altro volse in fine la testa a guardarlo – Sebastian – rispose  a mo di saluto.

 
 

- Non era necessario, sul serio – ripeté l’avvocato, appena salito nella macchina di Karofsky e dopo essersi allacciato a fatica la cintura di sicurezza.
La macchina partì con un rombo, sembrava che di anni ne avesse davvero molti, a giudicare dalle condizioni in cui versava il motore.
David non disse una parola, si era semplicemente fatto dare l’indirizzo, dopo essersi assicurato che i compagni di Sebastian erano stati messi in un taxi.
Ci volevano circa venti minuti per arrivare a casa sua, il viaggio sarebbe stato piuttosto noioso.
-Non dici nulla? – provò Sebastian ancora brillo a rompere il ghiaccio.
- Che non sei cambiato in questi anni, sei il solito irresponsabile -  rispose granitico David.
L’avvocato sbuffò – Non mi conoscevi allora e non mi conosci adesso, tu sei altrettanto in pace con il tuo passato per sputare sentenze su di me? –
Decisamente l’alcool non era un buon consigliere con i rapporti sociali, perché il volto di Karofsky si fece più sottile, strinse di più le mani sul volante e premette molto di più l’acceleratore,  andando a manetta. Il viaggio non era stato più veloce di così.  

 

***

 

Due giorni dopo, sempre lo stesso bar.
Sebastian entrò a passo di marcia, diretto al bancone. Dove Karofsky  se ne stava di spalle.
- Vorrei un espresso per favore -  e lui rispose con un cenno della testa, per poi volarsi e rimanere sorpreso.
- Che ci fai qui? –
Domanda più che legittima si disse l’ avvocato nella testa. – Sono venuto a prendere un caffè ..- intanto David stava servendo altri clienti. -…e per parlare un po’ con te. Puoi fare una pausa? –
Karofsky stette un attimo a guardarlo, non del tutto convinto, tuttavia chiamò Joey la cameriera della volta precedente per farsi sostituire.
Sebastian lo seguì verso uno dei tavoli più appartati. E si sedettero.
- Allora parla, non ho tutto il giorno – e si mise a braccia incrociate, in attesa. Questo non incentivava al dialogo, ma Sebastian fece uno sforzo. D’altra parte non si era comportato gran che bene l’ultima volta. Poteva lasciar cadere la cosa, infondo quello non era che uno dei tanti bar nei dintorni di casa sua.
Il problema era che non voleva, il pensiero di David si era presentato nella sua mente ancora prima di fare colazione, il giorno dopo la sbronza e sembrava non volersene andare tanto facilmente. In breve aveva cominciato a pensare a lui dalla mattina di due giorni prima.
Ed ora erano lì, con David in posa difensiva e lui che cercava di raccogliere le idee per parlare.
- Volevo scusarmi con te la scorsa serata. Ti sei offerto di accompagnarmi…non dovevo essere così tagliente. Diciamo che l’alcool ha la capacità di far emergere il mio vecchio me -
Ecco l’aveva detto.
Palla a Dave…un momento da quando era diventato Dave?
- Beh…anche io ho parlato a sproposito…che ne dici di ricominciare da capo? – ed il barista gli porse la mano, come a volersi presentare.
L’inaspettato si palesò davanti agli occhi dell’avvocato. Che con stupore non poté fare che stringere la mano di Dave.

 
 
 
                                                                       ***
 
 

Da quel pomeriggio ne seguirono molti altri, con tanto di uscite serali per andare a vedere partite di football o per andare al cinema, o anche solo per una birra.
Avevano cominciato a conoscersi, Dave gli aveva raccontato di essersi laureato in architettura, ma di non essere riuscito ancora a lavorare per uno studio. Così per arrotondare lavorava al bar.
E cosa più importante, non era impegnato con nessuno.
Erano passati due mesi, eppure l’avvocato stava continuando con i suoi appostamenti.
- Non potremmo semplicemente entrare? – Victoria obbiettò annoiata, rimirandosi le unghie.
- Ci siamo visti ieri sera –
- E allora perché siamo qui? E non vuoi entrare, voglio dire…è un tantino strano –
Solo a quel tono, Sebastian si decise a scostare lo sguardo da Dave, che stava lavorando, non erano al suo bar, erano seduti alla caffetteria di fronte.
- Non sono uno stalker – si difese lui.
Victoria mise le mani avanti – Mai detto, mi viene da definirti più un ammiratore segreto. Voglio dire sei qui a sospirare per lui..è strano non ti ho mai visto così…solo quando glielo dirai?-
- Vediamo…mai? -
Fu allora che Victoria batté le mani sul tavolo esasperata. – Che cosa c’è che non va con te? –
Victoria aveva ragione stava rasentando il ridicolo, ma cosa doveva fare per farle capire…ricordare e raccontare?
Fu quello che fece.
Le raccontò di un ragazzo presuntuoso, che pensava solo a sé stesso. Orgoglioso fino al midollo.
Raccontò di quando fece la corte ad un altro ragazzo che era già impegnato, solo per provare il brivido di spezzare un legame. Gli raccontò della granita con il sale grosso tirata addosso allo stesso e del danno al suo occhio.
E gli raccontò di una sera allo Scandals, quando ridusse l’autostima di un ragazzo che aveva tentato di parlare con lui.
- Sebastian…basta –
- Quel ragazzo era David, Vic . I-Io non so perché provo questi sentimenti per lui…è spiritoso, gentile, responsabile..ed io ho paura che se provassi ad essere di più per lui, non vedrebbe altro che quel ragazzo di tanto tempo fa…-
Victoria gli prese una mano – Sebastian, non sei più quella persona. Io non vedo neanche una goccia in te del ragazzo di cui mi hai raccontato. Buttati non sprecare questa occasione –

 
 
 
 

***

 
 

L’occasione si presentò una sera, quando si ritrovò a cena con sua sorella Alicia.
- Il lavoro sta diventando un vero inferno! Siamo sotto organico e mi sto ritrovando a fare il doppio delle mie ore, passo al lavoro qualcosa come dieci ore!-
Sebastian si stava soffocando con l’acqua che stava bevendo, sua sorella quando si sfogava era un vero spasso. Come architetto era altrettanto brava e competente.
Un momento.
- E se ti presentassi qualcuno..? – propose lui con finta non curanza. Ma ottenendo immediatamente l’attenzione della sorella, che con lo sguardo lo esortava a proseguire.
- C’è un ragazzo, si chiama David ..è un architetto e sta cercando lavoro…quindi insomma potrebbe lavorare nel tuo studio..-
Alicia stette a guardarlo per qualche secondo, intuendo che c’era ben altro per quel ragazzo, ma preferì non indagare.
Lo avrebbe scoperto di persona. – Beh? Che aspetti a darmi il suo numero, giudicherò da sola se è veramente valido –
Un sorriso si dipinse sul volto del fratello, che sperava di aver fatto la cosa giusta.
 
 
Qualche giorno dopo, come ormai d’abitudine era andato a prendere Dave a lavoro. Sarebbero andati al cinema insieme.
Almeno era questo il piano iniziale.
- Ha staccato prima – fu la risposta secca di Joey.
- Ma..perché? – ed ottenne una piccola alzata di spalle. – Era molto nervoso, non faceva altro che ripetere che lui “non aveva bisogno delle raccomandazioni di nessuno” –
Basto quella frase a congelarlo così tanto da costringere Sebastian alla ritirata.
Con molta più fretta di quella che ci aveva messo per arrivare al bar, corse a casa di David.
 
 
- Dave! Apri! -  ripeté per l’ennesima volta alla porta dopo aver bussato.
Sapeva che era lì dentro, e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo perdere così. Dovevano chiarirsi.
Sebastian si era spinto troppo oltre, per poter battere in ritirata e rinunciare a lui. Per cui si attaccò al campanello per altri cinque minuti buoni.
Finché la porta non si aprì lentamente. Per poi trovarsi davanti ad un David Karofsky, con una faccia perfettamente immobile. – Vattene – gli disse solo, convinto che questo potesse essere sufficiente per far desistere l’altro.
Sebastian allora bloccò la porta, e con uno spintone entrò.
Dave era indietreggiato un po’ a causa della spinta, mentre l’avvocato aveva richiuso la porta alle sue spalle.
- Non l’ho fatto per pietà David – fece Sebastian senza tanti preamboli.
- Strano avrei detto il contrario – il tono amaro usato per la risposta, fece perdere un battito a l’avvocato.
- Dave…per favore. Volevo solo farti felice…non dovevi prenderla così – e fece un piccolo passo verso di lui.
- Volevo solo farti felice? Chi ti da il diritto di avere questo potere su di me? Non puoi immaginare quanto mi abbia fatto male sentire tua sorella dire “ Sebastian mi ha parlato veramente bene di te”.
Capisci? Mi ha assunto solo perché mi hai raccomandato! – il tono con cui pronunciava quelle frasi sembrava veramente ferito.
E Sebastian non ce la fece più – E allora? Intanto hai un lavoro, avrai tutto il tempo di dimostrare chi sei!-
David fece un sospiro cercando di contenere la delusione – Vai via per favore…voglio stare un po’ da solo..ok? –
 Così non andava, perché Sebastian lo sapeva, se lo avesse lasciato stare sarebbe finita. Le uscite, le chiacchierate, la risata calda e avvolgente  di Dave. Tutto sarebbe sparito, ancora prima di cominciare, se mai qualcosa sarebbe mai cominciata veramente. Doveva parlargli ora dei suoi sentimenti, senza starci troppo a pensare.- Mi piaci Dave –
E Karofsky smise di respirare. – Dave…lo so che…cavolo, non siamo nemmeno amici. Voglio dire, da quella sera di quattro mesi fa, io non riesco a staccarti gli occhi di dosso. Sei diventato importante per me. È importante la tua felicità, ogni volta che torno a casa dopo aver passato la serata con te…non posso fare a meno di fantasticare su come sarebbe svegliarsi tutte le mattine al tuo fianco e..-
E poi venne schiacciato con non troppa grazia sul muro.
E delle labbra si premettero con delicatezza contro le sue.
Era questo ciò che trovava irresistibile in David,  le contraddizioni : la rudezza con cui l’aveva sbattuto contro il muro e la successiva delicatezza con cui aveva unito le sue labbra alle sue.
Il contatto durò meno di dieci secondi, fatto sta che Dave lo strinse in un lungo abbraccio.
- Non potevi dirmelo prima razza di stupido? -
Sebastian se lo strinse forte. Non potendo non sorridere, quello era decisamente un buon inizio.




Alcuni mesi dopo...
 
 
 

La sveglia quella mattina suonò alle sette e trenta. David fu il primo a sentirla, tra le barriere di sonnolenza che cominciavano lentamente a diradarsi.
Con il ritorno della lucidità fu più facile fare una rapida valutazione della situazione, era straiato di fianco, tutto il suo corpo poggiava su quello di Sebastian, che era disteso a pancia in su, con un braccio gli cingeva la vita.
Dave aveva la testa appoggiata nel incavo del collo dell’altro. La posizione era comodissima, e sarebbe voluto rimanere così tutto il giorno.
Ma allora perché aveva caricato la sveglia così presto?
Stette un attimo a pensarci, concentrandosi sul respiro regolare di Sebastian. E poi ebbe una folgorazione.
Oh cavolo.
- Cavolo! Non posso essermene dimenticato! Dannazione! – e si sfilò di corsa dal letto ed indossando velocemente un paio di boxer corse a prendere l’occorrente per una doccia supersonica.
Nel compiere tutto questo, fu impossibile farlo nel massimo del silenzio.
- Dave….come mai sei già sveglio..? Torna al letto – biascicò Sebastian, stropicciandosi gli occhi e mettendosi di fianco.
- Non posso! Alle otto e trenta ho la colazione con tua sorella, ricordi per i disegni del progetto! Non arriverò in tempo!  - gli urlò l’altro mentre continuava a fare avanti e indietro dal bagno alla camera.
- Dave..-
- Sul serio, come ho fatto a mettere la sveglia a quest’ora! – e si udì lo scrosciare della doccia. Dopo cinque minuti esatti ne uscì David avvolto nell’accappatoio.
- Dave, stai sbagliando, Alicia ti aspetta domattina non oggi. Ci ha chiamato ieri pomeriggio – ma l’altro non lo stava ascoltando, perché si voltò verso di lui, mostrandogli due cravatte – Quale delle due? –
Sebastian era convinto di avere molta pazienza, peccato che il mal di testa post sbronza non  lo stava affatto aiutando. Per cui sbottò – Dave che abbiamo fatto ieri sera? –
E ricevette un’occhiata eloquente, indicando lui ancora nudo.
- Quello è successo dopo! Dove cavolo siamo stati fino…- e veloce gettò l’occhio sulla sveglia – fino a quattro ore fa! David sul serio, torna a letto se non vuoi farmi arrabbiare – lo minacciò l’altro.
La minaccia era reale, quando il suo ragazzo prometteva una cosa allora la metteva in atto, ragione che spinse David a fare mente locale.
- L’addio al celibato di Blaine e Kurt – ebbe solo il coraggio di dire, risposta corretta, perché il volto di Sebastian si distese. – Ora vuoi tornare a dormire? -
Veloce come si era vestito si tolse pantaloni e camicia, rimanendo in boxer e canottiera. Sebastian si era steso nuovamente, ed attendeva il suo ragazzo a braccia aperte.
Dave lo raggiunse abbracciandolo – Sebastian? – lo chiamò piano.
- Mmmm? -
- Ti amo –
L’altro sorrise avvicinando il suo viso a quello di David – Dovrai fare molto meglio per farti perdonare – e gli diede un lungo bacio.   

   
 
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