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Autore: Black Fullmoon    27/04/2012    3 recensioni
Un solo uomo camminava nel campo di battaglia. Ora che le urla di guerra, i lamenti dei feriti ed i nitriti dei cavalli avevano taciuto, anche i suoi passi leggeri sembravano fare un rumore infernale. Rumore di quell'Inferno che gli era destinato, ma che lui avrebbe raggiunto solo tra molto, molto tempo.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alucard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I corpi giacevano per terra immersi nel loro sangue. Frecce sporgevano da macchie scure in abiti ed armature. Anche la terra calpestata era colorata di rosso. Arti e teste mozzate stavano vicino ai legittimi propietari o a coloro che li aveva separati dal resto.

Un solo uomo camminava nel campo di battaglia. Ora che le urla di guerra, i lamenti dei feriti ed i nitriti dei cavalli avevano taciuto, anche i suoi passi leggeri sembravano fare un rumore infernale. Rumore di quell'Inferno che gli era destinato, ma che lui avrebbe raggiunto solo tra molto, molto tempo.

I morti lo fissavano con occhi ciechi e vacui. Visi immobili e bianchi, le cui espressioni ancora esprimevano odio, dolore e disperazione di uomini lanciati a combattere un'altra battaglia di un'altra guerra. Che uno dopo l'altro erano caduti, tranne lui. Unico sopravvissuto di due eserciti i cui soldati riposavano uno accanto all'altro.

Il Conte camminava tra i corpi. Il suo volto non esprimeva emozioni, ma gli occhi inquieti vagavano per tutta la pianura, e si soffermavano su ogni cadavere, amico o nemico che fosse.

Si toccò il collo. Per anni era stato il posto di un crocefisso d'argento puro che era stato la sua guida e il suo conforto. Ora quella piccola croce era mutilata da quella lama che aveva tagliato essa ed anche la testa del suo propietario. Testa che ora nuovamente era al suo posto, e senza nemmeno una sottile linea intorno alla gola.

E tutto grazie ai morti. Il sangue è la vita, e quando la vita viene tolta troppo presto al corpo il sangue ancora ne reca in sè. Solo molto dopo la morte esso smette di essere quella rossa linfa e diventa freddo, duro ed immobile. Senza vita. E quando la vita altrui viene tramite il sangue stesso rubata diventa la tua vita.

Il Conte si fermò. Era nel bel mezzo del campo di battaglia. Gettò indietro la testa. I lunghi capelli ricaddero mossi da un vento leggero, che smosse anche il mantello dall'orlo sporco di rosso. Socchiuse gli occhi ed inspirò a fondo. Nell'aria c'era odore di polvere e di sangue e fumo. Odore di guerra. Odore di morte. Tutto sommato non gli dispiaceva.

Un fremito. Un rumore lieve. Il Conte si voltò di scatto. Un sorrisetto gli incurvò le labbra. Un sopravvissuto. Interessante.

Un soldato strisciava fuori da sotto il corpo di un altro. Un rivolo rosso gli scendeva dalla bocca. Si trascinava afferrando il terreno e tirandosi in avanti con fatica. Aveva una profonda ferita.

-Salve- sussurrò il Conte. Con un piede lo inchiodò a terra. Lui gemette e si girò con fatica. Sul volto aveva un'espressione di puro terrore. Pupille contratte, occhi sbarrati e bocca semiaperta.

-P-p-per f-av-vore...- gemette l'uomo. Il Conte lo osservò. Era ferito, ma forse poteva salvarsi se lui l'avesse aiutato. Osservò l'espressione di dolore e terrore puro sul volto dello sfortunato. Il Conte non guardò nemmeno il colore delgi abiti o della pelle prima di decidere. Turco o europeo. Musulmano o cristiano. Non aveva importanza. Il Conte si chinò, aprendo la bocca e morse il collo dell'uomo. I denti, lunghi e affilati, affondarono senza fatica. Il battito cardiaco spingeva prepotentemente il sangue nella bocca del Conte, come se volesse uccidersi. Ben presto non ne rimase più, e il Conte lasciò che il corpo cadesse a terra privo ormai di vita.

Il Conte guardò intorno a sè. Si sentiva ringiovanito. Prima, la sua mente era incerta e vacillante, combattuta. Morire e cercare la misericordia divina, vivere e condannarsi al fuoco eterno? Ma ora, con lo stomaco pieno di quel liquido salato eppure così dolce, e con nuova forza che lo pervadeva, il dubbio svanì. Si erse in tutta la sua imponente statura. Sapeva che un giorno sarebbe stato punito severamente per ciò che aveva fatto e ancora stava per fare. Che un giorno avrebbe sentito le fiamme dell'Inferno che gli divoravano la carne. Ma non ora. Ora... Ora tutto quel sangue non poteva essere sprecato. Si leccò le labbra con la lingua lunga. Il Conte scoppiò a ridere, freddo e sprezzante. Per la prima volta si rendeva conto di quanto davvero gli piacesse l'odore della morte.




Note della cosiddetta autrice:
La mia prima storia su Hellsing! Ho voluto scrivere qualcosina su quando Alucard ancora non era Alucard ma solo un Conte vampiro. Recensite se volete e se non morite di noia prima di finire. Anche se se state leggendo qui è probabile che non siate ancora morti. Bye!

  
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