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Autore: Fede_FuckYou    27/04/2012    0 recensioni
Adesso vedevo il mondo a colori. Vedevo il cielo di un meraviglioso azzurro, i prati di quel meraviglioso verde come gli occhi suoi, ed infine il sole, simbolo del suo sorriso smagliante e del mio, che insieme formavano l’arcobaleno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era il  20 Luglio, anno duemiladue ero poco più di una sedicenne.
Il sole rifletteva sulla mia pelle, il caldo era estenuante.  Mi ritrovavo seduta tranquillamente come ogni qualsiasi giorno di d’estate,  in spiaggia .
Sentivo la brezza marina, mentre ero distesa sulla mia tovaglia gialla che adoravo tanto, ad ascoltare la mia musica preferita ed a leggere un buon libro.
I gabbiani facevano rumore nel cielo, e le barche a vela degli sconosciuti in mare.
Gente che correva a destra e sinistra, bambini che giocavano a palla, che costruivano castelli di sabbia, che si divertivano a schizzarsi l’acqua. Mamme preoccupate, disperate che cercavano invano di richiamare i figli. Regnava il caos in quella spiaggia molto affollata, dove era difficile muoversi.
Tutti correvano, scappavano, mentre io stavo lì ad ascoltare la MIA musica, stavo lì incurante del mondo che mi circondava. 
Perché la musica è sempre stata un ottima compagna, per me e per le mie insicurezze. Mi racchiudevo in lei ogni qualvolta avessi un problema, era la mia medicina. La medicina migliore al mondo. Cliccavo quel tasto play, ed ecco lì che partiva la musica, ecco lì lei, la mia cantante preferita.  Katy Perry.
Avevo tutte le  sue canzoni, conoscevo ogni suo singolo, ogni suo video, ogni testo, persino ogni traduzione. Era il mio idolo, il mio punto di riferimento;  un qualcosa però turba la mia quiete, mio fratello minore che inizia a schizzarmi l’acqua. Lo odio. Ha quasi rovinato il mio IPod, ha bagnato tutta la mia tovaglia, mi ha bagnata tutta quando io non volevo farmi neanche il bagno in mare ed inoltre ha rovinato tutti i miei capelli che cercavo di riparare con grande cura. Non contento   di tutto ciò mi ha riempita di sabbia, rovinandomi gli occhiali. Questa è la pecca di avere fratelli minori, e il tutto perché? Perché non ho giocato con lui a racchette. Così tutta infuriata, me ne sono andata.
Ho preso le mie cose e sono andata via. Ho preso il mio IPod, il pareo e sono andata via per il bagnasciuga. Mentre mi allontanavo sentivo mia madre gridare ma non le ho dato molta importanza. Forse non parlava con me.
Camminavo e pensavo. Camminavo e riflettevo. Avevo mille pensieri per la testa, mille problemi, mille situazioni difficili. Mentre camminavo vedevo gente nuova, molti ragazzi. Ragazzi che tentavano di provarci, quelli del “ogni occasione è buona”, quelli che basta che sei un po’ carina subito si attaccano come sanguisughe. Poi vedevo altri ragazzi, quelli un po’ timidoni, che si nascondevano dietro un sorriso malfermo, dietro una frase malfatta, dietro un “mi giro per nascondere il rossore”. Ed infine vedevo quei ragazzi fidanzati, innamorati persi. Quei ragazzi mano nella mano tutto il tempo, che usano una tovaglia sola (forse per risparmiare), che stavano ogni singolo momento della giornata insieme, vicini, attaccati. Nauseante, opprimente, stancante, direi io.
Amore” ,“Tesoro” ,“Staremo sempre insieme” ,“Io e tu forever”, direbbero loro.
Camminavo, camminavo, pensavo agli anni passati. Ero troppo concentrata sulla mia canzone, sui miei pensieri, quando all’improvviso mi ritrovai sdraiata sul bagnasciuga, il mio IPod era ormai rovinato, pieno d’acqua.
Non riuscivo a comprendere la situazione. Non riuscivo a capire. Ero disperata per il mio IPod, piangevo dalla disperazione.  Non pensavo a me, quanto l’IPod. Mi ritrovavo, insabbiata, bagnata, i capelli rovinati.  Vidi un ragazzo lì vicino che era un po’ che cercava di balbettare un qualcosa, ma non riuscivo a comprendere le sue parole. Poi mi aiutò ad alzare.
-“Non vedi dove cammini? “
-“ Ero tra i miei pensieri.”
-“ La prossima volta stai più attenta.”
-“ La prossima volta non accadrà, ormai ho rovinato il mio IPod.”
-“ Bisogna guardare dove si cammina, non sai?”

Non avevo voglia neanche di contra ribattere, non avevo voglia di sentire più una singola parola pronunciata da questo sconosciuto. Avevo voglia solo di andare via.
-“Comunque… Mi dispiace per il tuo Ipod. E scusami se non mi sono presentato. Piacere Andrea.
-“Giulia.”
-“ Non ti ho mai vista da queste parti. Vivi qui?”
-“Mi hai vista oggi e non mi vedrai più. Comunque, vivo in un paese qui vicino.”
-“Calma ragazzina, so che hai perso il tuo Ipod e che in parte è colpa mia, ma credo che la colpa più grande sia tua. E non dico per farti stare male ulteriormente. Ma perché magari ti potevi accorgere che qualcuno era qui a giocare a pallone, sul bagnasciuga. Non credo di essere invisibile.”
-“Forse se non ti ho visto evidentemente per me lo er…. Ehm, scusami anche tu, e che per ora sono nervosa e non riesco a parlare normalmente.”
-“L’ho notato, ti posso capire. Sai, io aggiusto computer e robe tecnologiche, se vuoi posso tentare di sistemare il tuo IPod.”
-“Credo sia impossibile.”
-“Nulla è impossibile. Facciamo così, io tento di aggiustarlo.”
-“ E come faccio a sapere se l’hai aggiustato, cioè intendo se me lo aggiusti?”
-“Ah hai visto che alla fine non sembra tanto impossibile neanche a te? ;) Comunque, passa da qui, ogni giorno al solito orario di oggi, mi dovrai trovare. Così ti terrò aggiornata.”
-“Come faccio a fidarmi di te? Non ti conosco, non so dove vivi, quanti anni hai. Non so nulla di te.”
-“Sono il ragazzo che ti ripara l’Ipod non ti basta? Bè comunque ho 18 anni, e vivo qui. Il resto non so come dirtelo. Se vuoi posso mostrarti la carta d’identità.”
-“Davvero spiritoso! Vabbè allora a domani.”

Andai via, correndo. Ero triste di aver perduto il mio IPod, ero triste che adesso era in mano di uno sconosciuto. Ma mai ero stata felice come in quel momento. Volevo che arrivasse velocemente il domani. Volevo tornare lì nuovamente, a parlare con quel ragazzo.
Volevo tentare di riparare il mio modo arrogante di porgermi, il mio essere superiore. Sembrava molto carino. Alto, bruno, occhi verdi, carnagione biancastra che con il sole diventava un meraviglioso bronzeo.
Non so dirvi con precisione i giorni da lì a seguire, non riesco a fare perfettamente mente locale sull’accaduto. Fatto sta, che i giorni corsero molto velocemente, iniziammo a frequentarci, a sentirci, a vederci non solo in spiaggia. Iniziammo a uscire, fino a diventare una coppia. Una vera coppia. Non so spiegare attraverso le parole le emozioni, sensazioni che provavo quando ero con lui.
Erano emozioni forti che mai avevo provato prima. Ogni istante volevo non finisse mai. Ogni minuto volevo durasse per sempre, anche se non credo al per sempre, ma con lui a fianco tutto mi sembrava diverso.
Tutto più colorato, allegro, gioioso.
Adesso vedevo il mondo a colori. Vedevo il cielo di un meraviglioso azzurro, i prati di quel meraviglioso verde come gli occhi suoi, ed infine il sole, simbolo del suo sorriso smagliante e del mio, che insieme formavano l’arcobaleno.
  
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