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Autore: avalonne    27/04/2012    5 recensioni
Alla vigilia della partita Falmouth Falcons- Cannoni di Chudley, Marcus Flitt si trova davanti alla prospettiva di reincontrare la sua vecchia nemesi Oliver Baston. Nonostante la sua calma apparente, Marcus è più che agitato, e per una volta per qualcosa di più importante del Quidditch! Se è vero che chi vince prende tutto, lui con Oliver ha sempre perso su tutta la linea senza aver mai ottenuto nulla!
Storia che ha partecipato allo Slash Contest indetto da ChybiLilla.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marcus Flint, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Marcus/Oliver: Love and war'
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Storia che ha partecipato allo Slash Contest di ChybiLilla, che ringrazio per averlo indetto e per il suo giudizio (che ho riportato in calce)
 
 
 
Nickname (su efp e sul forum):  Avalonne
Titolo della storia: The winner takes it All
Pairing: Oliver Baston/Marcus Flitt
Pacchetto: Pluffa
Genere: Sentimentale
Avvertimenti: One -shot; Slash
Introduzione/Presentazione/Trama della storia: Alla vigilia della partita Falmouth Falcons - Cannoni di Chudley, Marcus Flitt si trova davanti alla prospettiva di reincontrare la sua vecchia nemesi Oliver Baston. Nonostante la sua apparente calma Marcus è più che agitato perchè c’è qualcosa che gli importava ben più del Quidditch e quella cosa ha nome e cognome: Oliver Baston. Chi vince prende tutto e lui, con Baston, aveva perso su tutta la linea, senza mai aver ottenuto nulla.
Note dell'autore: Di Oliver Baston si sa che proseguì la sua carriera di giocatore di Quidditch nel Puddlemere United, il suo successivo passaggio ai Cannoni di Chudely è di mia invenzione. Su Marcus Flitt non ho trovato notizie nè riguardo al suo ruolo (a parte il fatto che fosse il Capitano della squadra di Serpeverde) nè riguardo il suo futuro, perciò ho arbitrariamente deciso che fosse Cacciatore.
Altre note a fine storia.
                                                                                   
 
 
 
 
 
 
 
The winner takes it All
 

 
  
 
   
 
 
 
 
 
 
Un altro successo, un'altra tacca da aggiungere al suo già gonfio carnet di vittorie. I Falmouth Falcons1 avevano vinto l’ennesima partita, grazie ai precisi tiri effettuati dal loro capitano Marcus Flitt.  
- Allora Signor Flitt, ci dica qual è il suo segreto? –
Le labbra di Marcus si piegarono in un sorriso crudele.
- Quando gioco, io gioco per vincere e l’unica cosa di cui mi sia mai realmente importato è il Quidditch. Ecco perché non ho mai perso. –
Mentiva guardando la giornalista negli occhi, senza orma di rimpianto. Il Quidditch non era l’unica cosa di cui gli fosse mai importato, né era vero che avesse sempre vinto, ma, come si dice, “chi vince prende tutto” e tutto era il minimo che Marcus volesse ottenere.
- La prossima partita sarà contro i Cannoni di Chudley2 che giocheranno il loro asso nella manica, il nuovo portiere fresco fresco dai recenti successi con il Puddlemere United3, Oliver Baston. La cosa la spaventa? –
Nemmeno l’ombra di un’emozione attraversò il volto del Cacciatore mentre scuoteva le spalle e liquidava con un gesto la domanda appena fattagli. Si avviò verso gli spogliatoi, lasciando gli altri giocatori a spartirsi le briciole della gloria della partita appena vinta, in apparente e strafottente tranquillità, sebbene di tranquillo non avesse proprio nulla. La notizia gli aveva appena fatto fare un passo nella spaventosa voragine delle bugie che si ostinava a raccontare e a raccontarsi. C’era qualcosa che importava a Marcus Flitt ben più del Quidditch e quella cosa aveva nome e cognome: Oliver Baston. Chi vince prende tutto e lui, con Baston, aveva perso su tutta la linea, senza mai aver ottenuto nulla.
 
Le parole di Flitt erano state chiare: “Domani dobbiamo vincere”. Punto. Senza se e senza ma. Non c’era l’opzione vincere o morte, la parola oppure non era contemplata. I suoi giocatori avevano finalmente ottenuto di tornarsene a casa per riposarsi a fronte della partita del giorno successivo; non era mai successo che il loro Capitano li trattenesse così a lungo e non riuscivano a spiegarsene la ragione, in fin dei conti i Cannoni si trovavano in fondo alla classifica!
Marcus camminava nervoso senza meta, inoltrandosi sempre più verso le oscure vie di Nocturne Alley. Il suo prossimo scontro con la sua antica nemesi lo agitava fuor di misura. Rincontrare Oliver Baston significava confrontarsi con la sua più grande sconfitta, non solo nell’ambito del Quidditch (da quando quel rompipluffe di Potter era entrato in squadra non avevano mai vinto una partita contro i Grifondoro) ma soprattutto sul piano personale. La rivalità tra i due Capitani era cresciuta negli anni di pari passo con l’animosità tra le case, fino a che Marcus si era accorto che il suo desiderio di scontrarsi con Baston perdeva le caratteristiche sportive per assumere sfumature più fisiche e, cosa che non avrebbe mai ammesso, sentimentali. L’attrazione mai soddisfatta per il Capitano Grifondoro ricadeva nel banale cliché del fuoco che covava sotto la cenere, sempre pronto a divampare nuovamente.
- Cazzo! – Mormorò Flitt tirando un pugno al muro lercio della viuzza.  Non doveva pensare a Baston in quel momento, faceva troppo male, doveva distrarsi, fosse pure con del dolore fisico.
Il rumore di una zuffa lo riscosse. Proveniva da una via adiacente, una di quelle stradine di passaggio tra la zona bene, Diagon Alley, e quella oscura, Nocturne Alley.
Bene, bene. Attaccare briga con degli sconosciuti era esattamente quello di cui aveva bisogno. Sfoderò il suo peggior ghigno e fece scrocchiare le nocche. Qualcuno stava per prenderle.
Quando arrivò sul luogo della colluttazione era già carico di adrenalina ma ebbe un picco improvviso non appena riconobbe l’uomo a terra. Il primo Schiantesimo colpì in pieno uno degli aggressori, un secondo fu brutalmente gettato a terra da un pugno ben diretto in pieno viso. Sebbene in superiorità numerica gli uomini sconosciuti se la diedero a velocemente a gambe non appena iniziarono a volare Maledizioni più pesanti. Conoscevano la nomea di Flitt e non avevano nessuna intenzione di rimanere a controllare la veridicità di ciò che si raccontava in giro, in fin dei conti avevano fatto il lavoro per cui erano stati pagati.
- Che cazzo ti è successo? – Chiese Marcus mentre si chinava sul ragazzo a terra.
Oliver Baston sbatté più volte le palpebre, incredulo che il suo salvatore fosse proprio il suo antico rivale.
-Chi erano quelli? – Domandò ancora Flitt, le maniche della veste tirate su fino al gomito e le nocche sporche di sangue.
Baston scosse la testa ma non rispose. Tentò malamente di alzarsi ma si sarebbe ritrovato a terra se l’altro non lo avesse afferrato al volo.
Oliver era una buona spanna più basso di Flitt ma era comunque un uomo e non fu facile per Marcus trascinarlo a casa sua. Una volta nel suo appartamento lo adagiò sul logoro divano di pelle scura, incurante che il sangue dell’altro stesse imbrattando mobili e tappeto. Era stato un pestaggio in piena regola, Marcus se ne intendeva, e notò come gli aggressori si fossero concentrati maggiormente sul corpo piuttosto che sul viso. Baston non sembrava aver intenzione di rispondere a nessuna delle sue domande, perciò decise di lasciar perdere e concentrarsi piuttosto sugli incantesimi di guarigione. Il grosso livido sul costato era quello che lo preoccupava maggiormente: era più che sicuro che nascondesse una brutta frattura ma Oliver era stato categorico nell’ordinare “niente San Mungo”.
 
Un’ora dopo erano ancora distesi su quel divano. Le ferite di Baston erano state curate al massimo delle capacità dell’ex Serpeverde, eppure un velo di disagio persisteva ancora tra i due. Flitt stava per decidersi a sbloccare quella situazione di stallo con le cattive, ficcando la lingua in bocca all’ex Grifondoro, ad esempio, quando quest’ultimo parlò.
- Perché l’hai fatto? –
- Cosa? –
- Difendermi. –
- Avevo voglia di litigare. – Mentì Marcus. – Chi erano? – Domandò poi.
- Pensavo li conoscessi tu. –
- COSA? –
- Sai, la sera prima della partita, il portiere di una delle due squadre viene aggredito … -
Se fosse stato lucido Flitt si sarebbe reso conto che l’altro non stava raccontando tutta la verità, ma in quel momento l’ira e la delusionelo accecarono. Come poteva essere stato così idiota da pensare di baciarlo? Lui lo salvava, lo portava a casa sua, lo curava e l’altro pensava che fosse stato lui a ordinare l’aggressione? Non che Marcus fosse nuovo a giochetti poco sportivi ma quell’accusa era ridicola.
- Perché avrei dovuto fare una cosa del genere? –
- Lo dici sempre “Chi vince prende tutto”! – Il viso di Baston era indecifrabile.
- Fanculo! Tornatene a casa e fatti curare! Anche di testa! Ci si rivede alla prossima partita, domani non sarai in grado di giocare! –
Con un balzo che dovette procurargli evidente dolore Oliver scattò in piedi, l’espressione determinata di ogni pre - partita - Non sperarci Flitt! Domani giocherò e vinceremo. Ci vediamo in campo. – Con un ultimo sforzo, che Marcus temette e sperò allo stesso tempo lo facesse spaccare a metà, si Smaterializzò.
- Fanculo. – Borbottò ancora Flitt afferrando una bottiglia di Whisky Incendiario e scagliandola poi contro il muro non appena scoperto che l’incolpevole contenitore fosse vuoto.
 
Il giorno dopo lo stadio del Quidditch era colmo. La notizia dell’imminente scontro tra Baston e Flitt aveva attratto quasi tutti gli studenti che avevano frequentato Hogwarts gli stessi anni dei due giocatori e molti altri tifosi erano curiosi di scoprire se il fenomeno del Puddlemere United fosse in grado di risollevare le sorti dei Cannoni.
I due Capitani si strinsero le mani. Oliver studiò a lungo il viso dell’altro cercando nei suoi occhi la risposta al salvataggio della sera prima, ma l’unico sentimento che riuscì a leggervi fu furia cieca. Forse avrebbe dovuto ricordarsi che i Serpeverde erano famosi per la loro capacità di mentire, o forse non sarebbe cambiato nulla. Marcus si soffermò sulla postura dell’altro, che sembrava un po’ troppo rigida anche per la tensione del pre-partita. Era certo che stesse ancora risentendo per il pestaggio del giorno prima. Un ghigno crudele si disegnò sulle sue labbra: peggio per lui, se l’era cercata e vincere non sarebbe mai stato così dolce.
- Chi vince prende tutto e io ti strapperò anche l’anima, Baston.- Ma non seppe mai se avesse solo pensato o anche espresso a parole quella frase, perché l’arbitro fischiò e i giocatori si librarono in aria sulle loro scope.
 
La partita si stava volgendo decisamente a favore dei Falcons che conducevano avanti di 140 punti. I compagni di Flitt sembravano aver avuto ragione a non stimare poi così pericolosi i loro avversari. Marcus valutò la situazione: i Cannoni erano abbastanza scarsi, se si escludeva il Cercatore che lo preoccupava non poco. Oliver stava cercando di dare il meglio di sé ma era evidente che non fosse in forma. L’aggressione della sera prima doveva aver lasciato tracce molto pesanti poiché sembrava che ogni manovra azzardata di volo lo rendesse più pallido e sofferente. Il Capitano dei Falcons si maledì quando si accorse di come stava guardando con preoccupazione crescente da vera chioccia il suo avversario. Ringhiò e si avviò ad afferrare quella maledetta Pluffa dalle mani di un Cacciatore avversario, a costo di strappargli gli arti insieme alla palla. Il palese fallo operato da Flitt passò in secondo piano non appena i due Cercatori avvistarono il Boccino. Un Bolide ben mirato rischiò di disarcionare il Portiere dei Cannoni: Oliver lo evitò per un soffio, ma nel compiere la manovra perse la presa sulla scopa e rimase per un attimo pericolosamente in bilico, le gambe strettamente allacciate al manico e il busto penzolante nel vuoto. Marcus lo vide stringere i denti mentre cercava di rimontare in sella, gli occhi serrati per il dolore, e fu certo che la sua primitiva diagnosi della sera prima fosse corretta: almeno una costola doveva essere rotta. La voce dello speaker lo riportò alla realtà, annunciando che il Cercatore dei Cannoni, dopo una spettacolare Finta Wronsky, era riuscito a seminare il suo avversario e si apprestava alla cattura del Boccino. Era questione di secondi e Flitt aveva una decisione da prendere: se avesse segnato la partita si sarebbe conclusa in parità. Baston era ancora in difficoltà, eppure, l’ex Serpeverde era sicuro che se fosse stato al massimo delle sue forze non avrebbe avuto problemi e rimontare correttamente in sella. Perdere onorevolmente o pareggiare approfittando della debolezza dell’avversario? Non era un dilemma che Marcus era abituato a porsi. Tirò la Pluffa e il commentatore annunciò la cattura del Boccino nello stesso istante in cui Baston parò il tiro.
 
Avevano perso. Nessuno dei compagni di squadra di Marcus osava rivolgere la parola al suo Capitano.
- Flitt! – Lo chiamò Oliver.
Il ragazzo si girò contrariato.
- Che vuoi Baston? –
- Una parola. –
Marcus si fermò e fece cenno agli altri di avviarsi verso gli spogliatoi.
- Perché lo hai fatto? – Chiese il Portiere in una perfetta replica della loro conversazione della sera prima.
- Fatto cosa? –
- L’ultimo tiro. Hai mandato la Pluffa direttamente nelle mie mani. Non avresti mai sbagliato un tiro così semplice. Che fine ha fatto il motto: “Chi vince prende tutto”? –
Marcus lo guardò, una risposta sarcastica già pronta sulla lingua che, però, gli rimase incollata al palato. Si perse un attimo a fissare gli occhi verdi dell’altro ragazzo e si disse che, in fin dei conti, aveva già perso tutto.
- Voglio batterti lealmente Baston. Eri ferito, non volevo approfittarne. –
- Non è da te, almeno da come hai rubato la Pluffa al povero McArtie4. –
- Tu non sei McArtie! – Ribatté Marcus, furioso che l’altro non capisse.
- Perché mi hai difeso ieri? – Insistette Oliver.
Flitt gli si avvicinò, un altro passo e le loro teste si sarebbero toccate, labbra comprese. Respirò un secondo l’aria dell’altro e poi rispose: - Non permetterò mai a nessun altro di “metterti le mani addosso” chiaro? –
Baston sgranò gli occhi non appena comprese il doppio senso sottinteso.
- Avevo sempre creduto che volessi solo battermi a Quidditch. – Mormorò.
- Allora con te ho perso. Sempre. –
Oliver allungò una mano, quasi volesse sfiorargli la guancia. Con la coda dell’occhio Marcus intravide un reporter pronto a scattare una foto di quel momento di tenerezza, o debolezza come la considerava lui, e scattò. Il suo pugno colpì Baston in pieno viso, rilasciando la tensione che si era accumulata tra i due. Sotto l’impietosa pioggia di flash il Cacciatore lasciò lo stadio.
 
Marcus era a casa sua, in compagnia solamente di una bottiglia di Whisky Incendiario. Fortunatamente piena, o almeno lo era stata all’inizio della serata. All’improvviso dal camino sbucò una figura che tossì rumorosamente nel suo soggiorno. Prima ancora che avesse il tempo di afferrare a bacchetta, Flitt si trovò sotto tiro di Harry Potter, Il Ragazzo Che È Sopravvissuto, nonché novello Auror.
- Dobbiamo parlare. – Annunciò questi.
- Di che? – Rispose Marcus ripiombando in poltrona.
- Della scomparsa di Oliver Baston. –
Con quelle semplici parole Harry ottenne la completa attenzione dell’altro.
- So che ieri avete avuto un litigio. – Continuò l’Auror.
- Non esattamente. –
Potter gli mise sotto gli occhi l’ultima edizione della Gazzetta del Profeta: in prima pagina troneggiava la foto del pugno che Flitt aveva tirato al Capitano della squadra avversaria.
- Questo come lo chiami? –
- Divergenze sulla partita. – Rispose evasivo Marcus.
- Oliver è stato visto dalle parti di casa tua ieri sera, puoi spiegarmelo? –
Flitt faceva saltare lo sguardo dal giovane mago che era piombato nel suo salotto alla pagina del giornale. Alla fine si decise a parlare, un vago senso di inquietudine ad attanagliargli le viscere.
- Ieri sera passavo dalle parti di Nocturne Alley. In un vicolo ho intravisto una rissa. Ho deciso di avvicinarmi, così giusto per movimentare un po’ la serata. – Un ghigno si dipinse sul volto dell’ex Serpeverde. – Erano cinque contro uno. Quello a terra era Baston. Ho Schiantato uno degli aggressori, ho dato un pugno a un altro e gli ultimi hanno deciso di levare le tende. Ho portato Baston a casa mia per rimetterlo in sesto. –
- Moto generoso da parte tua. – Replicò Harry con un luccichio divertito negli occhi.
- Parliamoci chiaro Potter! Io non c’entro nulla con il pestaggio di ieri, né con la scomparsa di oggi! – Ruggì contrariato.
- Lo so che non c’entri nulla con il pestaggio. Sappiamo chi dobbiamo cercare: c’è un giro di scommesse clandestine sulle partite di Quidditch e sembra che qualcuno volesse far perdere i Cannoni di Chudley a tutti i costi. –
- Allora perché sei venuto da me? – Domandò Flitt.
- Per questa, l’abbiamo trovata a casa di Oliver. – Harry tirò fuori da una borsetta ridicolmente piccola5 una vecchia Pluffa. - È firmata Marcus Flitt, ti dice niente? –
Il Cacciatore osservò incredulo l’oggetto. Ovviamente la riconosceva. Era la Pluffa che avevano usato nella prima partita che avevano disputato come avversari a Hogwarts. Si era conclusa con la vittoria dei Serpeverde e lui l’aveva regalata a Baston come monito, perché si ricordasse della sconfitta. Non riusciva a credere che l’altro l’avesse conservata per tutti quegli anni.
- Allora? – Incalzò Potter.
- Allora, come puoi vedere da te, questa Pluffa è vecchia di anni. Non so perché Baston ce l’abbia ancora. Non posso aiutarti e non sai quanto mi dispiace! – Concluse Marcus con un sorriso ipocrita, ma non gli ridiede l’oggetto.
- Molto bene. Per ora abbiamo finito. Per ora. – Lo avvertì Harry con un tono vagamente minaccioso, ma se Flitt avesse potuto vedere il suo volto mentre spariva tra le fiamme verdi del camino, avrebbe notato un sorriso ben poco Grifondoro aleggiare sul suo viso.
Pochi minuti dopo Marcus si Smaterializzava in un’altra casa.
 
- Montague6! – Urlò Marcus appena materializzatosi.
- Flitt? Cosa ti serve? – Replicò l’altro che non sembrava troppo stupido di trovarselo in cucina.
Ex giocatore di Serpeverde e successore di Flitt nel ruolo di Capitano, Montague possedeva la particolarità di sapere fornire sempre il giusto aiuto a chiunque glielo chiedesse. Dietro adeguato compenso, ovviamente.
- Devo trovare una persona, immediatamente. –
- Hai qualche indizio? – Montague non si scomponeva mai.
- Ho un oggetto che gli apparteneva. – Rispose Marcus, memore della Pluffa ancora nel suo salotto.
- Ho un’idea, ma non ti piacerà. –
 
Il campo da Quidditch dove avevano disputato la partita quella stessa mattina era l’ennesimo luogo dove Flitt stava cercando Baston.
- Idiota di un Grifondoro. La prossima volta lo Schianto direttamente così non faccio tanta fatica. E tu stupido coso, vedi di renderti utile! – Ringhiò Marcus all’indirizzo della bestiola che stava fiutando il terreno. Quello per tutta risposta gli leccò una scarpa, annusò l’aria e si avviò spedito verso gli spogliatoi.
- Se non si è ancora affogato nelle docce, lo annego io! – Minacciò al vuoto Flitt.
 
L’acqua di una doccia scrosciava solitaria nel silenzio dello spogliatoio deserto. Oliver osservò stupito la strana creatura che lo gli era appena saltata in grembo: assomigliava all’incrocio tra uno Snaso e uno Spaniel7.
- Per le mutande di Merlino e tu chi sei? –
- La domanda giusta è che ci fai tu qua, per Salazar! – Ruggì Flitt giunto poco dopo, osservando l’altro che, completamente vestito, si stava crogiolando sotto l’acqua calda.
- Marcus? – Baston si morse le labbra, accorgendosi di aver appena chiamato il suo nemico per nome. – Come mi hai trovato? –
- Grazie a Caso. – Grugnì in risposta.
- E tu per caso sei arrivato fin qua? –
- No, Caso è quest’affare qua. Me l’ha prestato Hagrid, è un incrocio tra un cane e uno Snaso8. –
- Mi vuoi dire che hai chiesto aiuto per trovarmi? A Hagrid? – Baston era incredulamente ilare – E perché mai lo avresti fatto? –
- Ehi, non diverte neppure me, ma non sei tu quello a cui è piombato un Auror dentro casa che mi ha praticamente accusato di averti rapito. Così sono andato dal Mezzogigante, mi avevano detto che aveva incrociato due razze per ottenere questo coso – l’animale uggiolò sentendosi chiamato in causa – che, a quanto pare, è in grado di fiutare qualsiasi traccia. –
- E tu cosa gli hai dato da fiutare? – Domandò Oliver sempre più perplesso. Nonostante le dichiarazioni di quella mattina non poteva credere che Flitt si fosse addirittura rivolto a Hagrid, che aveva sempre considerato una specie di scherzo della natura, pur di ritrovarlo.
- Questa. – Mormorò monocorde l’altro ragazzo mostrandogli la Pluffa.
Baston sbiancò.
- Come l’hai avuta? –
- Perché l’hai tenuta? – Chiese in risposta Marcus.
- Me l’hai regalata tu, ricordi? –
- Te l’ho regalata per sfotterti! – Sbottò Flitt.
- Ma me l’hai regalata! – Replicò con un sorriso disarmante Oliver.
Marcus capì che su quel lato non avrebbe mai vinto (sebbene le sue viscere si fossero contratte in maniera disgustosamente piacevole all’idea che Baston avesse voluto tenere qualcosa che lui gli aveva regalato).
- Insomma – tentò di riprendere un po’ di dignità – cosa ci fai qui? –
- Rifletto. Lo facevo già a Hogwarts, dopo ogni sconfitta aspettavo che tutti gli altri se ne andassero e pensavo, da solo, nella doccia. – Replicò Oliver con sconcertante innocenza.
- Ed io che ti credevo nei guai! Potter mi aveva parlato di un giro di scommesse clandestine! –
Baston sgranò ancora di più gli occhioni verdi: - Sì, ma li hanno catturati questa mattina, mentre cercavano di incassare gli ultimi soldi alla fine della partita! –
Flitt lo guardò stupefatto: non poteva credere che Potter gli avesse giocato un simile tiro mancino. Perché mai lo avrebbe dovuto fare? Osservò attentamente Oliver. I capelli castani gli incorniciavano il viso, dalle ciocche più lunghe colava ancora qualche goccia malandrina che scivolava lungo il collo abbronzato fino a scomparire sotto la maglietta. Maglietta che una volta era stata bianca, ma l’acqua l’aveva resa trasparente e aderiva come una seconda pelle al torace muscoloso del ragazzo. Anche i pantaloni, ormai zuppi lo fasciavano fin troppo perfettamente. Marcus deglutì e capì benissimo perché Potter lo avesse mandato lì. Stupido ragazzino con il complesso dell’eroe, aveva ragione Malfoy quando, anni prima, affermava che fosse molto più bastardo lui di tutti i Serpeverde messi insieme. Cercò di concentrarsi sul viso del ragazzo che aveva di fronte: gli occhi brillavano nella semi oscurità dello spogliatoio, su uno zigomo spiccava il livido che lui stesso gli aveva regalato quella mattina. Era così indifeso e maledettamente sexy allo stesso tempo. Si sarebbe soffermato a lungo su quei delicati lineamenti, ma Flitt era un uomo di azione e non di pensiero e in quei due giorni aveva riflettuto fin troppo. Senza ulteriori avvisi si fiondò su quelle labbra rosse dannatamente invitanti e lo aggredì nel vero senso della parola. Sentì Baston irrigidirsi impercettibilmente e poi rispondere famelico al bacio. Non fu dolce, fu quasi un assalto reciproco, volto a sfogare la tensione sessuale che si era creata in tutti gli anni che si erano sfidati sui campi da Quidditch. Con un gesto quasi rabbioso Marcus strappo via la maglietta di Oliver che, da intrigante vedo – non vedo, era diventata un impiccio inutile. Le mani di Baston, che prima gli stavano torturando i capelli, scesero più in basso, sulla sua schiena muscolosa e poi sui suoi pantaloni che iniziò a slacciare. Incoraggiato da quell’iniziativa Marcus lo morse su una spalla, quasi a marchiarlo: -Sei mio, chiaro? – Lo avvisò minaccioso prima di ricoprirgli di baci la gola e il torace.
Come risposta ricevette una risatina roca: - Sai, non avrei mai creduto di farlo con te nella doccia di uno spogliatoio dopo una partita di Quidditch. – Gli confessò Oliver.
Flitt si fermò un attimo, interdetto.
- Ma l’ho sognato molte volte! – Aggiunse maliziosamente l’ex Grifondoro.
Marcus non ebbe bisogno di altri incoraggiamenti per andare oltre.
 
Flitt riprese fiato, ansante, dopo il bellissimo rapporto che avevano appena consumato. Oliver era accanto a lui, la testa appoggiata alla sua spalla, la schiena a contatto con le pareti della doccia ormai fredde. Il braccio di Marcus era ancora attorno alla sua vita, in una posa molto possessiva: se Baston pensava di liberarsi di lui facilmente avrebbe fatto meglio a cambiare piani.
- Sai, - gli soffiò Oliver direttamente in un orecchio – ora capisco cosa intendevi quando dicevi “Chi vince prende tutto”! –
Quelle parole mormorate ebbero il potere di far scendere un nuovo brivido d’eccitazione lungo la schiena di Marcus: ma non dovevano essere i Serpeverde quelli maliziosi? Dannati Grifondoro, se solo l’avesse scoperto prima …
 
 
Note finali:
  • I Falmouth Falconssono una squadra di Quidditchi cui giocatori sono famosi per il loro gioco aggressivo.
  • I Chudley Cannonssono una squadra inglese di Quidditch, Ron Weasley è un loro grande tifoso. Ai tempi di Harry Potter i suoi giorni di gloria sembrano lontani.
  • Il Puddlemere Unitedè una squadra di Quidditchinglese fondata nel 1163.
  • McArtie è un personaggio di mia invenzione: gioca come Cacciatore per i Cannoni di Chudley.
  • La borsetta di Harry è sotto effetto di un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile, che aumenta le dimensioni interne del bersaglio, mentre dall'esterno rimane normale e anche il suo peso non aumenta.
  • Kain Montague è uno studente di Serpeverde che gioca come cacciatore nella squadra di Quidditchdella sua casa diventandone anche il capitano in sostituzione di Marcus Flittal suo ultimo anno.
  • Gli Spaniel sono una razza di cani da caccia abili nel fiutare la preda.
  • Lo Snaso è una bestia inglese, soffice, nera e dotata di un lungo muso, ha una predilezione per tutte le cose luccicanti. Gli Snasi vengono spesso allevati dai Goblin per scavare nel profondo della terra in cerca di tesori. L’incrocio, di mia invenzione, tra uno Snaso e un cane da caccia dovrebbe dar luogo a una creatura con un fiuto molto sviluppato e capace di ritrovare con facilità l’oggetto o la persona cercata. 
 
 
 
 
Giudizio di ChybiLilla
La tua storia mi piace soprattutto per come è scritta: approfondita, descrittiva, ma anche relativamente veloce e sciolta.
Dal punto di vista di stile e grammatica non ho assolutamente nulla da dire, hai curato la forma nei minimi dettagli, hai usato parole che vestono perfettamente i concetti… Brava!
E poi mi hai stupita nella scelta dei personaggi: Oliver e Marcus li avevo inseriti quasi alla fine, convinta che nessuno li avrebbe scelti, che erano difficili e poco noti… e tu proprio loro cercavi?!?
Personalmente, mi piace soprattutto la descrizione della partita! Oddio, non che il pestaggio ai danni di Oliver sia roba da poco; neppure l’arrivo di Harry è da sottovalutare; ma la mia scena preferita resta comunque la partita! Hai saputo descrivere bene le emozioni di Marcus, dalla sua foga di vincere alla preoccupazione per l’altro!
Forse leggermente OOC la scelta di permettere ad Oliver di parare, ma alla fine Marcus è adulto, è dominato da sentimenti forti; mi sembra più che opportuna la scelta non – Serpeverde!
  
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