Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: chiaramella    27/04/2012    1 recensioni
Finiva sempre così, passevamo la mattinata al bar della scuola tra qualche brioches e un paio di caffè, ma dopotutto era bello. Era bello rimanere ore a guardarlo immerso in chissà quali pensieri, perdersi nei suoi occhioni blu e farsi strappare un sorriso.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sisisisisisisisi, AMMAZZATEMI. Sono sempre io con un nickname diverso c.c chiedo umilmente scusa a chi segue le mie ff bacate c.c
 Devo aggiornare con le long fict, ma la mia ispirazione è pari a zero. Bene, per una volta non pubblico qualcosa di nonsense TWT Sì, dispiace anche a me, ma ho avuto una serata un po' malinconica e quest'idea mi ronzava già da un po' nella testolina. La posto come one shot, ma pensavo di continuarla suddividendola in tre capitoli con tre diversi POV. Si vedrà, si vedrà u.u se non vi farà completamente rigurgitare, aggiungerò gli altri 2 cpt. :3
Siate clementi, non sono abituata a scrivere questo genere di cose (in realtà sì, ma non ne esco stupendamente TWT).Ero in dubbio "Pubblico o non pubblico? Mmm..", poi mi mancava postare e allora eccomi qui. OwO
Recensiterecensiterecensite se volete, mi renderete una donna felice (?) :''
Ah, tornerò presto con qualcosa di demenziale. PROMESSO. eWe
Chià;




N.Y. 28 dicembre

New York non aveva mai avuto un inverno così freddo negli ultimi cinquant'anni. Non era facile uscire di casa senza cadere a terra a causa di qualche lastra di ghiaccio nascosta sotto un leggero strato di candida neve. La temperatura era calata drasticamente nelle ultime settimane.
Nonostante il 25 dicembre era passato da un paio di giorni, alcuni ragazzi, travestiti da Babbo Natale, se ne stavano ancora agli angoli delle strade a regalare qualche caramella ai bimbi che passavano loro davanti. Io invece,come ogni pomeriggio, camminavo per le festose vie della metropoli in vista del mio piccolo appartamento.
Ormai mi ero affezionata a quel posto, ci vivevo da 15 anni, da quando i miei avevano deciso di trasferirsi per lavoro. Ero nata e cresciuta in California, in uno stupido paesotto famoso perdelle stupide gare di surf. Certo, mi mancava. Mi mancava eccome.
Amavo il mio lavoro, disegnare era sempre stata la mia passione. Avevo uno studio di tatuaggi a Manatthan, l'avevo sempre considerato come la cosa più bella che mi fosse capitata. Non era stato affatto facile ricominciare in una grande città, soprattutto essendo una donna ed essendo completamente sola. Non conoscevo nessuno, non avevo nemmeno idea di dove mi trovavo.
"..ed ora passiamo ad altro. Il mondo della musica è in lutto per la scomparsa del talentuoso batterista degli Avenged Sevenfold, James Owen Sullivan, avvenuta questa notte nella sua casa di Huntington Beach. Le cause del decesso sono ancora sconosciute ma.."
Il pranzo era ancora sulla tavola, il profumo della pizza entrava nel salotto oltrepassando la vecchia porta in legno.
Sullivan?
Merda, Sullivan.
Il mio cuore si era fermato in quei precisi istanti. Avevo impugnato il cellulare ed avevo composto un numero pregando che fosse ancora il suo.
Uno, due, cinque, otto squilli. Non aveva risposto, non avrebbe mai più potuto rispondere.

***
HB. 1999

-McDowell, Sullivan. FUORI!-
Mancavano solo poche settimane alla fine del primo anno ma continuevamo imperterriti a combinare cazzate. La Huntington High era una noia mortale, eravamo gli unici a portare un po' di allegria in quella schifosa prigione. Sì, una prigione, sembrava di essere rinchiusi in una stupida cella.
-Dovete smetterla di imbrattare il banco con disegnini e scritte di ogni genere! E ritenetevi fortunati se non vi metto una nota.-
Con falso dispiacere ci eravamo alzati dai nostri banchi ed eravamo usciti dall'aula richiudendo la porta dietro di noi. Sempre se quelli potevamo chiamarli "banchi". Oh credetemi, fare lezione scrivendo appoggiati al muro sarebbe stato molto più comodo.
-Non aspettavo altro! Biologia non la reggo. Caffè?-
Lui. Lui era James Owen Sullivan.
Ci conoscevamo solo da inizio anno, eravamo diventati amici grazie alla nostra fama da rompi coglioni e grazie alla musica, da allora eravamo inseparabili. Non c'era un solo giorno in cui non passevamo il pomeriggio assieme. Devo ammettere che per un periodo avevo avuto una piccola cotta per lui, sì. Io. Io che non mi ero mai innamorata e ne tanto meno interessata ad un individuo di sesso maschile. Lui aveva qualcosa di diverso, aveva quel qualcosa in più che lo rendeva unico.
Non era come gli altri. Tutti guardavano qualcuno con ammirazione e pensavano, "Quanto vorrei essere come lui.."
James no. Pensava, "Cazzo, anche io sarò così un giorno."
Ne avevamo combinate tante, la maggior parte della gente sospettava di noi due ogni volta che veniva allagato l'ufficio del preside o quando qualcuno rimaneva chiuso nei bagni per ore. Passevamo più tempo a bighellonare nei corridoi piuttosto che seduti ai nostri banchi di legno marcio, pieni di frasi incise con la punta del compasso e decorati con pennarelli indelebili.
-Guarda, questa è la faccia della Emond!- aveva esclamato ridendo, dopo aver fatto uno schizzo della prof di biologia sul legno.
Finiva sempre così, passevamo la mattinata al bar della scuola tra qualche brioches e un paio di caffè, ma dopotutto era bello. Era bello rimanere ore a guardarlo immerso in chissà quali pensieri, perdersi nei suoi occhioni blu e farsi strappare un sorriso. Era un ragazzo intelligente, credeva in se stesso, credeva negli altri. Riponeva gran parte della sua fiducia in me, era un buon motivo per non arrendersi di fronte agli ostacoli. Era un ragazzo di quelli che se ti vedevano giù di morale si sedeva al tuo fianco porgendoti una birra, ti dava una pacca sulla spalla e ti diceva:
-Ehi amico. Sei ancora vivo, sorridi.-
Era uno di quelli che non ti negava mai un abbaccio, se eri in difficoltà era il primo ad aiutarti. Se ne fregava di come ti vedeva la gente, non aveva pregiudizi su nessuno. Valeva la pena conoscere James, davvero.

***
HB. 6 gennaio
Ci avevo pensato a lungo, alla fine avevo deciso di comprare un biglietto aereo per la California. Fanculo i risparmi, mi sarebbero serviti per qualcosa in futuro, ma quello era più importante.
Ebbene sì, ero di nuovo là, dove tutto aveva avuto inizio anni prima, dove avevo lasciato un pezzettino del mio cuore.
Tirava un vento freddo quel giorno, il sole giocava a nascondino dietro ai nuvoloni grigi. Huntington Beach. Sì, Huntington Beach. Non me l'ero ricordata così desolata, forse mi ero abituata troppo al chaos di New York. Eppure non era cambiato nulla, era tutto al suo posto proprio come lo era dieci anni fa. Il tempo sembrava essersi fermato in quella cittadina e ripensandoci bene, andarmene era stato lo sbaglio più grande di tutta la mia vita.
Nessuno doveva vedermi quel giorno, i ragazzi non si sarebbero mai ricordati di me. Li avevo frequentati solo per pochi mesi, poi me ne ero dovuta andare. Non avevo più sentito nessuno anche se James mi aveva chiamata qualche volta ma poi, si sa, tutto ha una fine.
Me ne stavo seduta su uno stupido marciapiede fuori dalla chiesta e avevo assunto una posizione fetale. Le ginocchia premevano contro il petto e nascondevo la testa tra le braccia. Avevo alzato il viso per qualche istante, quando avevo sentito qualcosa bagnarmi la punta del naso. Fantastico. Sembravo un'idiota, là fuori. Le lacrime si univano alle gocce di pioggia che scivolavano veloci lungo le guance arrossate ed i miei lunghi capelli neri erano ormai piombi. Nessuno aveva fatto caso a me quando le porte della chiesa si erano spalancate, nessuno si era chiesto che ci facevo lì a terra o semplicemente chi ero.
Oh, Matt doveva essere quello più alto, quello dagli occhi verdi e il debole sorriso stampato sul volto. Johnny non era cresciuto, era rimasto sempre lo stesso maledetto nano di una volta. Mi era scappata una piccola risata a fior di labbra vedendolo uscire al fianco di quell'armadio di Matthew. Zacky aveva messo su qualche chiletto, era cambiato, ed anche parecchio, ma quel fascino misterioso ed oscuro che avevo sempre notato, non era svanito. E Brian. Brian che era sempre stato il coglione di turno, Brian che ti faceva pisciare dalle risate con le sue battute poco opportune, Brian che non si era mai fatto scappare una lacrima, nemmeno nei momenti peggiori. Sì, anche lui aveva gli occhi lucidi quel giorno, dopotutto era un essere umano.
Riuscivo a sentire i loro cuori frantumarsi e cadere in mille pezzi, forse nessuno sarebbe mai riuscito a ricomporli, nessuno sarebbe riuscito a cancellare quel capitolo della loro vita.
Ed io? Io ero solo una cogliona, cominciavo a pensare di aver sbagliato a ritornare lì. Insomma, avevo passato con Jim solo un anno mentre loro ben 18.
Avevo alzato il colletto del cappotto e deciso di andarmene da quel posto. Fanculo. Avevo rivolto qualche sguardo a quella fredda bara mentre scompariva pian piano sotto terra. Per qualche istante un debole sorriso aveva preso il possesso delle mie labbra.
-Mi sei mancato, amico mio.
   
 
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