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Autore: Yuki Delleran    21/11/2006    8 recensioni
Il Faraone Athem se n'è andato lasciando dietro di sè una grande tristezza negli animi degli amici, ma Yugi non riesce ad accettare questa separazione arrivando a sentire la voce dell'amico nei suoi sogni. Ma si tratta davvero solo di sogni, di semplici suggestioni? O è una vera richiesta d'aiuto? Esisterà davvero la possibilità di rivedere Athem? Nota: accenni YamixYugi aperti a libera interpretazione... Spoiler sulla fine della serie animata e sul film.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'altra metà dell'anima 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Wish you were here" è dei © Rednex
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Whish You Were Here

Prologo

La parete si divideva aprendosi come una porta. Al di là di essa risplendeva una grande luce e un altrettanto grande affetto illuminava gli occhi e i visi delle persone che si trovavano oltre. La cintura borchiata e le fibbie ai polsi si trasformavano in cerchi e braccialetti d’oro, la giacca in un lungo mantello blu, dopodiché lui scompariva. Inghiottito dalla luce. In quello stesso istante la struttura iniziava a tremare e a crollare. Di quegli anni passati insieme, delle avventure, delle magie, dei pericoli, delle leggende divenute realtà non restava più nulla. Lui se ne era andato. Per sempre. Era libero. Allora perché quel senso di angoscia?
Un grido riecheggiò improvvisamente spezzando la pace dell’alba che sorgeva.
«Aiutami! »

Il ragazzino si svegliò di soprassalto balzando a sedere sul letto. Era madido di sudore freddo e stava tremando. Una sensazione che conosceva fin troppo bene, la stessa che gli aveva attanagliato le viscere ogni volta che si era trovato a dover fronteggiare un pericolo, una forza malvagia che si scagliava contro l’umanità e che inevitabilmente lo trovava sul proprio cammino. Solo che questa volta non si trattava di una minaccia ma di una disperata richiesta d’aiuto.
«Cosa ne pensi, Ya…»
Si interruppe bruscamente. Era successo di nuovo. Aveva parlato senza riflettere. Senza rendersi conto che nessuno gli avrebbe più risposto. Nessuno si sarebbe più seduto sul bordo del suo letto a rassicurarlo sul significato dei sogni. Nessuna luce dorata avrebbe dissipato le tenebre della stanza.
Si lasciò ricadere sul cuscino avvolgendosi nelle coperte mentre una lacrima solitaria scivolava sulla sua guancia pallida.
L’indomani mattina, a scuola, rimase distratto per tutta la durata delle lezioni e durante la pausa pranzo si rifugiò sulla terrazza.
«Ehi, Yugi, tutto bene? » chiese Joey che lo aveva raggiunto con gli altri amici. «Hai una faccia strana. »
Yugi annuì con aria assente lasciando vagare lo sguardo oltre il parapetto.
«No, non è vero. Dev’esserci qualcosa. » insisté Tea. «Da quando siamo tornati dall’Egitto non sei più tu. »
«Forse perché quello di prima non ero io. »
L’amarezza di quelle parole colpì i tre ragazzi che si scambiarono occhiate preoccupate. Yugi se ne accorse quasi subito.
«No, scusate, non volevo essere scortese. Il fatto è che mi sento strano. Stanotte ho dormito male. »
In realtà dopo quello strano sogno non aveva più chiuso occhio. Quell’invocazione d’aiuto continuava tutt’ora a rimbombargli nella mente.
«E poi… mi manca Yami… »
Le espressioni degli amici si fecero di colpo tristi. In quell’ultimo periodo avevano evitato di proposito di nominare il giovane Faraone alter-ego del piccolo Yugi.
«Manca tanto anche a noi… » iniziò Tea.
Fino a quel momento era stata convinta di essere quella che soffriva di più per la dipartita del loro compagno. Non aveva minimamente pensato a come potesse sentirsi Yugi.
«Non è la stessa cosa! » protestò il ragazzino. «Lui in un certo senso era parte di me. E’ come se mi avessero strappato un pezzo di anima. Mi sembra impossibile non sentire più la sua voce nella mia testa e…»
Improvvisamente si bloccò realizzando solo in quel momento quello che gli frullava in mente dalla notte prima.
«Era la sua voce! » esclamò.
Tre paia di occhi confusi si fissarono su di lui.
«Di cosa stai parlando? » chiese Tea dando voce ai dubbi di tutti.
Yugi balzò in piedi dal gradino dove era seduto e prese ad agitarsi.
«Stanotte ho sognato quando Yami se n’è andato, però c’era qualcosa di strano. Quando ormai era tutto finito, ho sentito la sua voce che chiedeva aiuto. »
Le espressioni sui volti degli amici rimasero sconcertate.
«Sono preoccupato! » continuò Yugi. «E se gli fosse successo qualcosa? »
Tea gli rivolse un sorriso tollerante.
«Yugi, dove si trova ora al Faraone non può essere successo niente. » disse.
«Sono sicuro che sta meglio di noi. » obiettò Tristan.
«Però… »
«Ascolta, » continuò Tea. «il fatto è che ci stai pensando troppo. Siccome ti manca ed è sempre nei tuoi pensieri, ti succede anche di sognarlo. Capita anche a me… » Abbassò lo sguardo ma subito lo rialzò risoluta. «…ma è solo suggestione. Non significa niente. »
Quella spiegazione razionale calzava a puntino ma Yugi non riusciva a convincersi che si fosse trattato solo di un sogno. Quando c’era di mezzo il Faraone le cose non erano mai semplici come sembravano. Tentò di dirsi che non esistevano possibilità di avere di nuovo a che fare con lui, ma la sensazione che provava era troppo forte.
«Forse avete ragione. » disse per porre fine alla discussione. «Forse ci sto davvero pensando troppo. Col tempo mi passerà…»
Rassicurati da quell’apparente presa di coscienza, al termine della pausa pranzo i ragazzi tornarono alle lezioni nel tentativo di seguire la spiegazione di un difficile teorema algebrico. Yugi fissava la lavagna senza vederla realmente. Le immagini del sogno ora erano così nitide che gli era difficile scacciarle dalla mente. Concentrarsi sulla voce monotona del professore era impossibile.
«Secondo le abituali convenzioni di rappresentazione, per qualsiasi funzione indichiamo con x la variabile indipendente e con y la variabile dipendente. Quest’ultima è ottenuta semplicemente con lo scambio reciproco delle variabili. Uno scambio è l’unica soluzione possibile se vuoi che quello che hai perso ti venga restituito…»
Sentiva caldo, un caldo torrido come quello del deserto. La pietra a cui era appoggiato scottava. Yugi mosse leggermente la mano e la pietra si sbriciolò sotto le sue dita. Tutto attorno a lui stava crollano, seppellendo sotto le macerie la luce dorata che aveva illuminato la stanza fino a poco prima. Una figura avvolta dalle tenebre si stagliò davanti a lui. L’unica cosa che riusciva a distinguere era che portava un lungo mantello.
«Aiutami! Ti prego…»
La voce riecheggiò tra le pareti in rovina.
«Faraone? Sei tu? » chiese Yugi. «Athem! »
«Yugi… aiutami… Yugi…»
«YUGI! »
Qualcosa lo colpì tra le costole. Yugi balzò in piedi.
«Dimmi cosa devo fare, Athem! »
Appena aprì gli occhi il ragazzino si trovò davanti il volto furioso del professore.
«Te lo dirò io cosa fare! » ringhiò. «Fila subito in presidenza, Muto! »
Yugi chinò il capo arrossendo vistosamente. Cos’aveva combinato? Si era addormentato in classe? Come se non bastasse aveva sognato di nuovo l’Egitto e la richiesta d’aiuto del Faraone. Possibile che si trattasse di una coincidenza?
Le parole di rimprovero del preside gli scivolarono addosso completamente inascoltate e quando uscì dall’ufficio trovò i suoi amici ad aspettarlo.
«Amico, tutto a posto? » chiese Joey preoccupato. «Scusa per la gomitata ma non riuscivo a svegliarti. »
«Come ti è venuto in mente di saltare su e strillare in quel modo? » disse Tristan. «Hai fatto prendere un colpo a tutti. »
«Hai sognato di nuovo qualcosa di strano, vero? » continuò Tea. «Hai chiamato il Faraone con il suo nome segreto… »
Era vero. Aveva chiamato Athem. Questa volta ne era sicuro, la voce che chiedeva aiuto era indubbiamente la sua.
«Telefonerò a Marik! » esclamò.
Quell’affermazione fece strabuzzare gli occhi agli amici.
«Yugi, da quando conservi il numero di telefono di pazzi schizofrenici che hanno tentato di conquistare il mondo? » obiettò Joey. «Tra un po’ mi verrai a dire che hai anche quello di Dartz! »
«Dartz veniva da Atlantide, Joey. Non aveva bisogno di un telefono. » lo redarguì Tristan.
Yugi ignorò completamente il battibecco per ribadire: «Lo chiamerò appena arriveremo a casa. Lui è il guardiano della tomba, se è successo qualcosa lo saprà di certo. »
Tea scosse la testa.
«Adesso non lo è più più, Yugi. Inoltre il tempio è crollato e gli Oggetti del Millennio sono sprofondati insieme alle tre carte delle Divinità Egizie. Qualunque minaccia legata a loro è svanita. »
«Eppure io sento che c’è qualcosa di strano. » insisté Yugi.
Nonostante le proteste, i tre ragazzi non riuscirono a smuoverlo dalla sua posizione e quella sera stessa Yugi si apprestò a contattare il nemico di un tempo.Fortunatamente il lato buono di Marik, tornando in possesso del proprio corpo dopo aver sconfitto lo spirito malvagio grazie all’aiuto del Faraone, gli aveva offerto la sua amicizia. In realtà ora non svolgeva più la funzione di custode della tomba, ma era comunque l’unica persona che potesse informarlo della situazione in Egitto.
Al telefono rispose Ishizu che dopo pochi e affrettati convenevoli, gli passò subito il fratello che sembrava piuttosto agitato.
«Yugi, pensavo a te proprio in questi giorni! » esclamò. «Qualcosa si sta muovendo. Ero indeciso se chiamarti o meno per evitare di creare inutili allarmismi, ma quando ho visto di chi si trattava…»
«Allora è vero che sta succedendo qualcosa! » lo interruppe Yugi. «Ha chiesto aiuto anche a te? »
«A me? » Dalla voce Marik sembrava perplesso. «Veramente ha chiesto l’autorizzazione al governo. Io ormai posso fare ben poco, comunque dubito che possa trovare qualcosa. Sono rimasti solo inutili sassi. »
«Al governo? Ma di cosa stai parlando? Il Faraone…»
«Dell’apertura degli scavi… Credevo… Che c’entra il Faraone? »
«Io pensavo… Quali scavi? »
Ci fu un attimo di silenzio confuso da parte di entrambi e quando Yugi fece per riprendere il discorso, la porta della sua stanza si spalancò e apparve suo nonno.
«Yugi, corri! Al telegiornale stanno facendo un servizio sull’Egitto! » esclamò. «Oh, sei al telefono… Chi è? Joey? »
«No, nonno, è Marik. »
«Oh, Marik… COSA?! MARIK?! QUELLO CHE ABITA IN EGITTO? »
Prima che si riprendesse dallo shock di vedersi addebitare una telefonata intercontinentale, Yugi tentò di spingerlo fuori dalla stanza ma quello lo afferrò per un braccio e lo trascinò in cucina dove la televisione stava annunciando a gran voce una notizia molto particolare.
«La Kaiba Corporation ha da poco diffuso la notizia della concessione da parte del governo egiziano dell’autorizzazione a dare il via a una sessione di scavi archeologici nella Valle dei Re. Il presidente Seto Kaiba si è detto particolarmente interessato alle rovine di un antico villaggio e di un tempio risalente a circa 3000 anni fa e presumibilmente appartenente al periodo della XXI dinastia. »
Yugi sbiancò e le sue mani presero a tremare talmente tanto che il cordless cadde sul pavimento. Il fracasso lo fece tornare in sé, ricordandogli che aveva interrotto una conversazione a metà.
«Marik, sei ancora lì? » chiese faticando a reggere la cornetta saldamente. «Ho capito a cosa ti riferivi. »
«Sì, ho sentito. Tu invece di cosa parlavi? Se non ho capito male, una richiesta d’aiuto. »
Yugi tornò a chiudersi in camera e raccontò velocemente i due sogni che aveva fatto. Come i suoi amici in precedenza, anche Marik sembrò sconcertato.
«Non avverto nessuna presenza negativa, ma ti assicuro che terrò gli occhi aperti, specialmente per quanto riguarda la Kaiba Corporation anche se, come ti ho già detto, dubito che troveranno qualcosa. In ogni caso ti terrò informato. »
Marik chiuse la telefonata e Yugi si stese sul letto fissando il soffitto. Si sentiva in ansia e anche se forse era riuscito a scoprire parte della motivazione del suo nervosismo, questo non gli era di nessun aiuto. Come poteva Seto rinvangare il passato scavando proprio il tempio di Kul-Elma? Il suo obiettivo era chiaro come il sole, potevano essere solo le carte delle Divinità Egizie. Eppure non era giusto. Gli spiriti dei morti avrebbero dovuto essere lasciati tranquilli nel loro riposo eterno. Yugi scosse la testa. Proprio lui parlava! Come poteva biasimare Seto, lui che desiderava sopra ogni altra cosa il ritorno di Athem? Forse era stato questo desiderio a generare i sogni. Forse Tea aveva ragione, si trattava solo di suggestione e lui aveva messo in allarme anche Marik per niente. Però non poteva negare di sentirsi profondamente inquieto. Ora non poteva fare nulla, ma l’indomani avrebbe sicuramente parlato con Seto.
Nel tentativo di distrarsi, allungò la mano e accese la radiosveglia che teneva sul comodino. Un po’ di musica gli avrebbe fatto bene.

“... Wish you were here
Me oh my countryman
Wish you were here

Wish you were here
Don’t you know the stove is
Getting colder
And I miss you like hell
And I’m feeling blue...”


«Wish you were here… Vorrei che fossi qui…»

La mano di Yugi scattò automaticamente sbattendo con violenza sulla radio e spegnendola.
«Ci mancava la canzone strappalacrime…»
Si rannicchiò sul letto portandosi le braccia sopra la testa e chiudendo forte gli occhi per impedire alle lacrime di scorrere.
«Vorrei che fossi qui… Athem…»

Yugi crollò in ginocchio mentre calde lacrime scorrevano dai suoi occhi bagnando le mani e il terreno su cui erano appoggiate.
«Le mie congratulazioni, sei stato bravo. Alzati. Un grande campione come te non dovrebbe mai piangere. Hai ottenuto una vittoria straordinaria per entrambi. » A quelle parole Yugi alzò lo sguardo per incontrare il sorriso gentile di quello che era stato Yami e che ora era il Faraone Athem.
«Ora che ti ho battuto devo mandarti via… per sempre…» singhiozzò.
«Non mi mandi via. Grazie a te il mio spirito tornerà a riposare dove è giusto che stia. La nostra non sarà una vera separazione, questo lo sai, vero? Tu mi hai insegnato il valore dell’amicizia e io ti ho regalato il coraggio. Queste cose resteranno nei nostri cuori e ci uniranno per sempre. »
Le mani che si erano posate sulle sue spalle, si allontanarono e il giovane si presentò al cospetto dell’Occhio di Ugiat per l’ultimo giudizio.
«Sono il figlio del re AknamKanon. » declamò con voce stentorea. «Il mio nome è Athem. »
La porta si spalancò davanti a lui e il faraone prese ad avanzare nella luce. Yugi corse avanti. C’erano altre persone che parlavano ma non riusciva a distinguerne le parole. Si sforzò di sorridere nonostante sentisse il cuore a pezzi.
«Come diciamo di solito, a te la mossa! » esclamò.
Athem non si voltò verso di lui, non si voltò verso nessuno di loro, si limitò ad alzare il pollice in segno di vittoria per poi scomparire. Yugi dovette reprimere l’impulso di correre avanti e picchiare i pugni contro la parete ormai richiusa.
Mentre tutto attorno a lui si sgretolava, udì un grido disperato ormai familiare.
«Ti prego, aiutami, Yugi! »
Il ragazzino tese un braccio verso la figura indistinta che si stagliava davanti a lui sempre più avvolta dalle tenebre.
«Yami! »
Lo chiamò con il nome che aveva sempre usato, quello che gli era più caro, ma la figura si fece più indistinta.
«Yami!YAMI! NO! »

«Yugi! »
Spalancò gli occhi di scatto, il braccio ancora teso in avanti. Il nonno aveva afferrato la sua mano e la teneva stretta tentando di calmarne il tremito.
«Ero venuto a chiamarti perché la cena è in tavola…» disse. «Yugi, stai bene? »
«Io… non lo so. » rispose il ragazzino incerto. «Cioè, io sto bene ma Yami sicuramente no. Adesso ne sono sicuro. »
«Stavi sognando il Faraone? » chiese di nuovo il nonno. «Non potrebbe essere perché ti manca? »
«No, nonno. La prima volta può essere suggestione, la seconda una coincidenza, ma alla terza sono sicuro che gli sia successo qualcosa. Forse c’entrano gli scavi aperti dalla Kaiba Corporation. Devo parlare al più presto con Seto! Se non servirà a niente, andrò in Egitto a verificare di persona. »
«Yugi…» tentò di obiettare Sugoroku, ma il nipote lo interruppe.
«Yami ha fatto tantissimo per me, oltre ad aver salvato il mondo non so quante volte. E’ il migliore amico che abbia mai avuto ed ero convinto che non l’avrei rivisto mai più. Se ora è nei guai e posso fare qualcosa per aiutarlo devo, anzi voglio farlo. »
Sugoroku si limitò a sospirare a ad annuire evitando di pronunciare ad alta voce quello che stava pensando: com’era possibili aiutare, com’era possibile anche solo incontrare uno spirito defunto?

La mattina dopo Yugi non diede il tempo a Seto nemmeno di entrare in classe, lo bloccò direttamente all’ingresso del corridoio. Tea e gli altri gli avevano sconsigliato quel gesto ma ormai aveva deciso. Il collegamento tra i suoi sogni e gli scavi aperti dalla Kaiba Corporation era l’unica idea a cui poteva aggrapparsi.
«Seto, aspetta! » esordì quando lo vide avvicinarsi a grandi passi.
Il ragazzo lo squadrò dall’alto in basso con espressione glaciale.
«Ti devo parlare di una cosa importante. » continuò Yugi suo malgrado a disagio sotto l’esame di quello sguardo penetrante.
Seto accennò un sorriso di scherno.
«Vediamo se indovino. Vuoi che non apra gli scavi in Egitto per non disturbare il tuo cosiddetto amico Faraone o qualche fantomatica potenza oscura. E’ così, vero? Yugi, sei dannatamente prevedibile. »
Così dicendo fece per scansarlo ma Yugi lo trattenne.
«No, per favore, ascoltami! Sono sicuro che ci sia qualcosa di strano Potrebbe essere pericoloso…»
Seto si voltò fermandosi a malapena.
«Questo sulla base di cosa lo affermi? »
«Ecco… ho fatto dei sogni che…»
Ora Seto sembrava decisamente alterato.
«Mi stai chiedendo di buttare alle ortiche un investimento di milioni di dollari perché tu hai fatto… dei sogni? »
Yugi aveva previsto una reazione del genere ed era anche perfettamente consapevole che continuando su quella linea non sarebbe riuscito a convincerlo. Del resto non aveva altre argomentazioni disponibili.
«Ascolta…»
«No, ascolta tu, Yugi! Non sei ancora soddisfatto? Non hai creato abbastanza problemi a me e alla mia azienda? Possibile che tu debba sempre ficcare il naso in faccende che non ti riguardano e per di più con pretesti assurdi? Ora ti dirò io qual’è la verità. In realtà non accetti che qualcun altro si impossessi delle carte delle Divinità Egizie dopo che tu le hai perse! »
Seto riprese ad avanzare nel corridoio con passo deciso lasciandosi alle spalle uno sconfitto Yugi che non sapeva come ribattere ad una tale testardaggine. Sulla porta della classe quasi si scontrò con Joey.
«Ehi, Kaiba. » esordì quest’ultimo. «Dacci un taglio. Smettila di dire assurdità e di insultare Yugi che sta solo cercando di metterti in guardia. »
Seto gli rivolse a stento un’occhiata.
«Wheeler il re dei perdenti ha qualcosa da ridire sulla mia condotta. Dovrei forse preoccuparmene?» commentò oltrepassando la soglia e raggiungendo il suo posto. «Certo che dovresti preoccupartene, sbruffone! » lo aggredì Joey.
«Se Yugi dice che c’è qualcosa che non va, allora dev’essere così. » ribadì Tristan. «Non hai avuto ancora abbastanza dimostrazioni del fatto che faresti bene a dargli ascolto? »
Seto li ignorò palesemente, i loro starnazzi non gli importavano. L’unica dimostrazione che aveva avuto era che quando Yugi si impicciava dei suoi affari, capitavano guai su guai.
Joey si rivolse al ragazzino che nel frattempo era rimasto sulla porta.
«Lascia perdere quello scemo. Non otterrai niente parlando con lui. Ti aiuteremo noi! »
Yugi si sentì quasi commosso. I suoi amici, che fino a poco prima erano a loro volta scettici, vedendo che Seto rifiutava le sue parole avevano fatto fronte comune per venirgli incontro. Solo Tea non sembrava ancora convinta.
«Cosa stai dicendo? » obiettò infatti. «Sai benissimo che è impossibile…»
«Senti, Tea, ne abbiamo viste tante di cose impossibili, perché non dovrebbe essere così anche questa volta? Se Yugi dice che il Faraone è nei guai io gli credo, e siccome anche lui è mio amico farò tutto quello che posso per aiutarlo. »
Tea fece per rispondere ma il rumore di una sedia smossa la interruppe.
«Si parte domani all’alba. »
Quattro paia di occhi allibiti si voltarono vero Seto Kaiba che si era appena alzato.
«Fantastico! » esclamò Joey riprendendosi per primo. «Ragazzi, si va in Egitto! »
Seto gli rivolse un’occhiata che avrebbe incenerito un iceberg.
«Il mio jet privato è a due posti. » disse, poi tornò a fissare Yugi. «Dici che c’è un pericolo in agguato? Bene, dovrai dimostrarmi che è realmente così o questa volta non la passerai liscia. »
Nonostante il tono minaccioso, Yugi gli rivolse un sorriso sollevato e pieno di gratitudine.
«Grazie, Seto! Ti ringrazio tantissimo! »
Tutt’altro che soddisfatti, Joey e Tristan cominciarono a protestare sulla loro forzata esclusione e poco dopo a loro si unì anche Tea.
«Siamo una squadra, abbiamo sempre affrontato tutti insieme. Non possiamo abbandonarti adesso!»
«Non preoccupatevi. » tentò di rassicurarli Yugi. «Andrà tutto bene. E’ una faccenda che riguarda solo me e Yami. Ce la caveremo e se avrò bisogno di aiuto ci sarà comunque Marik. »
«Non mi fido di quel tizio! » protestò Joey.
Mentre la discussione si protraeva inutilmente, Seto voltò le spalle al gruppo rivolgendo lo sguardo di ghiaccio fuori dalla finestra. Nessuno notò il sorriso enigmatico che si era dipinto sul suo volto.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Questa fic è dedicata a tutte le persone a cui la serie GX fa un baffo e che come me hanno una grande nostalgia dell'unico e vero Re dei Giochi! Ah, Athemuccio, nostro adorato Faraone! ^_^ Si basa sulla serie animata (purtroppo non ho letto il fumetto ma sto rimediando procurandomelo) e mi scuso se ci dovessero essere delle imprecisioni (non sono riuscita a seguire tutti gli episodi delle "Memorie del Faraone" a causa della "fantastica" programmazione Mediaset, ma sto rimediando anche su questo lato). Qualche piccola precisazione: lo so, lo so, tutti dicono che Takahashi-sensei aveva scritto "Atemu", ma io quella u proprio non riesco a digerirla, preferisco di gran lunga "Athem" con l'h che fa esotico! A proposisto del nome Yami, so bene che Yugi non lo usa praticamente mai (l'ho sentito un paio di volte nella serie tv ma sono sicura fosse un adattamento mediasettiano), si rivolge a lui chiamandolo Faraone o all'inizio spirito. In originale poi usa addirittura "mou hitori no boku" (l'altro me stesso), però avevo bisogno di un nome proprio a cui fare riferimento sia nel discorso diretto che in quello indiretto quindi mi sono presa la libertà di usare il nome Yami (anche perchè personalmente mi piace molto ^_^). Per gli altri personaggi ho usato i nomi dell'adattamento italiano solo per abitudine.
Volevo ringraziare innanzi tutto VampiraSix per la pazienza perchè questa volta le ho davvero dato il tormento e l'ho assillata con questa storia e il mio ritorno di fiamma per Yu-Gi-Oh! Grazie, patata, ricambierò! E, anche se dubito possa avere quelche significato, grazie agli ispirantissimi 3 Doors Down e Evanescence per i testi meravigliosi che citerò nel corso della storia.
See you soon!
YUKI-CHAN


Next -> "Whisper - L'inizio del viaggio"
(Yugi fece un passo in avanti e l’ingresso verso l’oscurità si spalancò per lui. «Sto arrivando, Faraone. »)
   
 
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