Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Hero98    28/04/2012    0 recensioni
Un enorme prato. Un enorme quercia.
Un russo indeciso e due giovani che fanno battere il suo freddo cuore.
.
"Erano lì, davanti a me, un ragazzo biondo e alto e un altro esile e bruno dai tratti orientali e leggermente femminili."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Cina/Yao Wang, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero sdraiato su un prato, i sottili fili d’erba mi solleticavano il viso mossi dal leggero vento. Un enorme quercia si innalzava verso il cielo azzurro di primavera poco distante da me.
Il sole era caldo e mi feriva gli occhi color ametista con i suoi raggi, tanto che li dovetti coprire con il dorso della mano.
Solo io potevo stare disteso in un prato con la sciarpa al collo, come se togliendola avessi sentito freddo nonostante tutto.
Ad un tratto un peso famigliare si stese su di me.
Spostai leggermente la mano dai miei occhi per poterlo osservare e li spalancai per la sorpresa.
Era lì, con un sorriso più luminoso del sole e i capelli biondi che gli volavano disordinati sul viso dove brillavano due occhi splendidi dello stesso colore del cielo. E quel sorriso era rivolto a me. E quegli occhi guardavano me.
I suoi capelli mi avevano sempre ricordato i miei amati girasoli, non potei fare a meno di sorridergli mentre gattonava più vicino a me con le gambe intorno al mio corpo per non farmi male. Poi con delicatezza posò le braccia incrociate sul mio petto e il mento tra esse a pochi centimetri dal mio viso. E continuava a sorridere per poi far volare nell’aria la sua dolce vocina squillante da bambino che ogni volta faceva accelerare il battito del mio cuore:- Ivan!
Adoravo sentirgli chiamare il mio nome in quel modo. E nel frattempo era lì, sul mio petto, mentre dondolava le gambe nude in aria. In primavera si era sempre messo dei jeans lunghi fino al ginocchio mettendo in risalto le sue belle gambe lisce. Nei prati, poi, per lui era una prassi abbandonare le scarpe per correre libero mentre i fili d’erba gli solleticavano la pianta dei piedi. I suoi piedi piccoli e delicati, a volte mi chiedevo come facesse a reggersi su quei piedi che sembravano così fragili.
Allungai una mano ad accarezzargli una guancia, morbida e vellutata come quella di un bambino.
Lui mi sorrise ancora felice e poi scomparve, come portato via dal vento.
Confuso da ciò che era appena accaduto mi misi a sedere e mi guardai attorno alla sua ricerca, a lui piaceva tanto giocare. A nascondino, a rincorrersi… aveva un animo genuino, infantile, spensierato, uno di quelli che ormai sono rari da incontrare. Ed era per questo che mi piaceva così tanto.
Spostai lo sguardo alla grande quercia. Era davvero imponente, evidentemente millenaria, con la sua chioma metteva in ombra gran parte del prato. Poi lo vidi.
Era lì, posato con l’esile schiena al tronco dell’albero, i capelli corvini gli ricadevano nella solita coda bassa sulla spalla e gli incorniciavano il viso dai tratti orientali così chiaro e delicato da sembrare di porcellana. Lo sguardo scuro era perso all’orizzonte, guardava avanti con determinazione e un velo di malinconia nel ricordare il suo triste passato.
Mi avvicinai piano fino ad essere a due passi da lui.
Si accorse della mia presenza e lentamente si staccò dalla corteccia per girarsi completamente verso di me e guardarmi negli occhi. Il solito sguardo che non accennava emozioni.
Io gli sorrisi alzando appena la mano in segno di saluto, impacciato.
Lui ricambiò il sorriso con dolcezza mentre inclinava leggermente la testa da un lato lasciando ricadere un ciuffo di capelli sul viso. Era un sorriso meraviglioso che rendeva ancora più grazioso il suo visetto così sottile e piccolo rispetto alla sua età. Doveva provare tenerezza nei miei confronti per il gesto impacciato che gli avevo rivolto.
Si avvicinò a me e mi abbracciò forte. Mi arrivava al petto quindi affondò il viso nella stoffa del mio cappotto restando in silenzio. Lui era solo. Ed io ero l’unico a cui dedicava quel sorriso, quell’abbraccio.
Portai le braccia a cingergli la schiena e poi ad accarezzargli i capelli chinando il viso verso la sua testa per sentire il suo profumo dolce come quello dei fiori di pesco. Era così fragile che mi sentivo in dovere di proteggerlo, come se un solo alito di vento lo potesse buttar giù come un castello di carte.
Ma sapevo che non era così, che nonostante l’aspetto esile e la statura minuta aveva una grande forza. E non tanto fisica quanto d’animo.
-Ivan… -sussurrò con la sua voce appena femminile e bassa, ovattata dalla stoffa del cappotto. Era così dolce…
Feci per stringerlo più forte, per sentirlo ancora più vicino di quanto già non fosse, ma si dissolse come l’acqua quando diventa vapore.
Ebbi una sensazione di vuoto. Mi guardai ancora intorno nella speranza di ritrovarli, ma poi tutto intorno a me iniziò a girare sempre più velocemente fino a scomparire.
Spalancai gli occhi ritrovandomi davanti il soffitto della mia stanza, bianco e candido come la neve che ricopriva il mio Paese.
Ero confuso e stancamente, come se non avessi riposato per niente, mi misi a sedere passandomi una mano tra i capelli biondo cenere.
Cosa significava quel sogno?
Il campanello mi distolse dai miei pensieri e mi costrinse ad alzarmi dal letto per infilarmi una vestaglia e trascinarmi poi fino alla porta di casa a vedere chi avesse osato bussare a quell’ora. Abbassai la maniglia pesante e tirai la porta verso di me per poi spalancare gli occhi sorpreso. Erano lì, davanti a me, un ragazzo biondo e alto e un altro esile e bruno dai tratti orientali e leggermente femminili.
Il cuore iniziò a battere forte e l’ansia e l’agitazione mi invasero mentre spostavo lo sguardo prima su uno poi sull’altro.
-Ivaaahaaan! –lo chiamò il biondo con la voce lamentosa di un bambino, sempre squillante, le guance leggermente gonfie e gli occhi azzurri che lucidi lo fissavano nell’attesa di una qualche risposta.
Al suo fianco il bruno sbuffò irritato con le braccia incrociate al petto e lo sguardo impaziente che sembrava volermi attraversare come una lama.
-Allora? –chiese sciogliendo le braccia per farle scivolare sui fianchi in una posa autoritaria.
Iniziai ad agitarmi tremando leggermente sulla soglia e continuando a muovere lo sguardo color ametista da uno all’altro.
Anche se non avevano domandato nulla di preciso sapevo benissimo cosa volevano.
Alfred o Yao?
Dovevo scegliere.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Hero98