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Autore: Rigel und Betelgeuse    28/04/2012    4 recensioni
"Io ti sento al punto che disturbi / al punto che è già tardi / rimani quanto vuoi". Odiare qualcuno e percepire di essere fin troppo simile a lui; disprezzarlo ma sentire intimamente che, se le cose fossero diverse, sarebbe l'unico davvero in grado di capire cosa sei.
Quinta classificata a "Scrivere è un Atto Di Fede!" indetto da Freddy16 e valutato da ValViolis
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Lessico familiare'
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Nickname: Magentha Rigbie
Titolo: E lì ti specchi
Pacchetto: Ti sento - A [Personaggio: Bellatrix Black O Ginny Weasley O Draco Malfoy; Frase: Io ti sento al punto che disturbi al punto che è gia tardi rimani quanto vuoi; Luogo/Tempo:///]
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: One-shot
Rating: verde
Personaggio/i: Bellatrix Lestrange
Introduzione: "Io ti sento al punto che disturbi / al punto che è già tardi / rimani quanto vuoi". Odiare qualcuno e percepire di essere fin troppo simile a lui; disprezzarlo ma sentire intimamente che, se le cose fossero diverse, sarebbe l'unico davvero in grado di capire cosa sei.
NdA: Quando ho trovato tra le possibili scelte il personaggio di Bellatrix ho detto "lei!" perché su di lei non ho mai scritto nulla ma la trovo una di quei soggetti da cui si potrebbe partire e scrivere milioni di cose. Quando ho letto la citazione ho pensato subito che si prestasse bene per la descrizione di un sentimento fortissimo, ma non necessariamente d'amore. Unendo le due cose, alla fine non potevo che andare a parare lì do sono andata a parare… Non so quanto possa essere originale (non solo non ho mai scritto, ma ho anche letto quasi nulla su Bella), ma mi piaceva molto di più l'idea di scrivere qualcosa del genere piuttosto che forzarmi in una Bellatrix/Voldemort




E lì ti specchi

Io ti sento al punto che disturbi
al punto che è già tardi
rimani quanto vuoi



Sirius ride. Ride. Lo senti ridere con quella sua risata canina, scomposta, sguaiata, quella risata che ha delle tonalità così simili alla tua da darti il voltastomaco. Ride scanzonato, ed è bello - belli gli occhi di perla, bello l'incarnato bianco, il viso fino e quasi imberbe, il collo lungo già da adulto. Lo guardi mentre si tiene una mano sullo stomaco per l'ilare sforzo, mentre senza ritegno beffeggia suo fratello ancora carponi per terra, con addosso - senza timori - un'orrenda maglietta dalla stampa plastica che cita Led Zeppelin. Lo guardi e storci il naso, poiché anche tutta quella bellezza - lo sai ma non lo ammetti - è come tua: anche questo ti dà il voltastomaco.
Regulus si alza, dando giù ai pantaloni con una manata, il naso arricciato e un'espressione irritata in viso. Lui che anche ti assomiglia nei colori, ma così poco ti si accosta per forma dell'anima.
«Attento Reg» Sirius è estremamente divertito dall'espressione seccata di suo fratello, e persiste in quel suo sghignazzare che ti pungola i nervi, tutti scoperti nel ritrovarti in quell'atteggiamento di derisione «Ti si sbuccia il faccino»
Sirius e il suo modo di ridere, Sirius e il suo bell'aspetto, Sirius e il suo presunto benessere nel prendersi gioco di chi mal sopporta.
Senti qualcosa che ti si contorce nello stomaco, anche se pretendi di non accorgertene. È quel qualcosa che senti tutte le volte che trovi un po' di te stessa in quel tuo cugino che detesti.
Lo senti, Bellatrix, così tremendamente vicino: siete così simili, così rintracciabili l'una nell'altro - l'altro nell'una - che le vostre anime si toccano. Tutto di lui, in modo brutale e osceno, ti ricorda te stessa.

«Senti quel lurido come risponde a sua madre» constati indignata rivolta ad Andromeda, quando nei pomeriggi d'estate si sentono, fin nel giardino del maniero, le urla furiose di Walburga e suo figlio.
Sirius è sfacciato. Tu, Bellatrix, per questo lo biasimi. Ma Andromeda ti guarda, piegandosi tutta in un sorriso che è intenerito come intenerito è lo sguardo di un adulto che guarda un bambino dire un'ingenuità. Il sorriso di tua sorella ti parla e, senza possibilità d'errore e fraintendimento, capisci "conosco il tono che Sirius usa, è lo stesso che tu usi con me per litigare".
Le voci arrivano sempre più stridenti, sempre più accanite, e senti tuo cugino che insulta l'araldica senza farsi scrupolo della gravità delle parole che sceglie. Sirius è imprudente. Tu, Bellatrix, gli dai del ragazzino. Eppure non conti più sulle dita di una mano tutte le volte che hai rischiato di finire in galera, una lettera del Ministero a sostituirti durante la rituale cena familiare.
«Avrebbero dovuto spedirlo al San Mungo quando erano in tempo» sussurri, coperta dalle grida, e quello è in realtà un mantra che ripeti tutte le volte che vedi Sirius fare cose strane - ruzzolare dalle colline della casa in campagna, urlare a squarciagola in mezzo a campi vuoti, indossare orrende magliette dalla stampa plastica che cita Led Zeppelin.
Sirius è un po' matto.
Tu, Bellatrix, ne amplifichi la follia. Ma poi anche tu senti il bisogno di correre, e urlare, e ruzzolare, e a volte vorresti indossare gli orrendi panni di un altro - qualsiasi altro - e vivere un giorno fuori da te stessa.
«E allora cosa aspetti a cacciarmi fuori?» senti Sirius urlare come un indemoniato, la voce carica di nervoso e sfida «Sbattimi fuori da questa gabbia di matti, liberaci tutti da questa situazione di merda in cui nessuno vuole stare!»
Sirius è libero senza esserlo - nel rinnegare il suo mondo, nel protendere le braccia di quindicenne verso luoghi altri, nell'essere costretto prigioniero della sua stessa famiglia.
Tu ne ridi, forzando soddisfazione per la giusta pena che un bastian contrario deve subire. Ma ti si gela il sorriso in faccia, perché subito vedi che è della tua stessa condizione che stai ridendo: Bellatrix che è libera senza esserlo. Allunghi anche tu le braccia verso altrove - e quell'altrove ha un nome, un volto, un'età - e sfiori e accarezzi quell'altrove, ti ci siedi vicino, ti bei di ciò che dalle sue labbra sgorga. Ma sai che mai nulla ti permetterà di aprire la gabbia in cui ti tiene, poiché tu così cieca d'adorazione e quel'altrove così affamato di potenze e troppo prudente anche verso i suoi amanti più innamorati - tu la prima tra tutti loro.

Tutto questo di Sirius lo sai; tutto questo di te stessa lo neghi.
Tuttavia sei un po' essere umano anche tu - anche se protendi all'altrove - e non puoi impedirti, certe cose, di sentirle.
Quel tuo cugino maledetto, difatti, lo senti. Lo senti così tanto che disturba le tue convinzioni - io sono diversa, io sono migliore.
Con la coda dell'occhio vedi la sua lunga figura palesarsi in giardino, fremente ancora di scontro, il volto che riconosci arrossato di furore quando ti volti ad osservare le sue mosse.
«Mi disturbi» gli dici monolitica quando ti capita troppo vicino, distogliendo gli occhi da lui per far capire che non è tanto meritevole di attenzioni. Non lo sai che faccia fa, ma puoi quasi sentire nell'aria il suo sorriso da presa in giro, i suoi occhi lucidi così fastidiosamente simili ai tuoi che brillano. Anche se è furioso e esausto per il diverbio con sua madre, si mostra provocatorio e languido, sedendosi lì, sull'erba, non troppo lontano da te. Lo fa apposta, ed ormai è tardi per rimangiarti la tua affermazione, per ignorarlo, per fare finta che, in realtà, tu quell'anima così vicina alla tua non riesci a sentirla. L'aria è vibrante, e ti senti quasi sovrapposta a lui, quasi combaciante. Per un momento hai una profonda, agghiacciante sensazione di pace.
È qui che una verità orribile si affaccia sul tuo io, uscendo dall'inconscio; e per un breve, brevissimo istante, vedi quella verità e capisci, e il tuo cuore fa un tuffo, e scatti in piedi come spinta in aria da una molla.
Lo senti quel tuo cugino, lo senti e ti disturba. Ma è la cosa che al mondo più di assomiglia - due frammenti d'essenza che sono due specchi, e si specchiano l'un l'altro all'infinito. E capisci che, in un universo inaccessibile dalla vostra realtà, quel cugino che disprezzi e rifuggi sarebbe l'unico al mondo a poterti capire del tutto, l'unico con cui poter passare del tempo in una condizione di vera e assoluta pace, perché siete così simili che le cose da spiegarsi a vicenda sarebbero poche, insignificanti, quasi nulle.
Questa verità rivelata viene inghiottita dal tuo subconscio così come si è affacciata alla tua consapevolezza, lasciandoti un tremito di paura e un sapore amaro in bocca. Passi con stizza una mano ad eliminare quei pochi nastri d'erba aggrappati alla tua veste nera.
«Rimani quanto vuoi» taglia l'aria il tuo sibilare caustico, mentre giri i tacchi e dai le spalle a Sirius che, pago, si stende sul prato portando le mani dietro alla nuca. E ora, Bellatrix, fuggi verso quel'altrove, anche se non ti chiama. Perché hai bisogno di sigillare la fessura da cui quella verità è scappata fuori, perché hai bisogno di credere che non ti serve pace quando puoi buttarti nell'adorazione.





Quinta classificata a "Scrivere è un Atto Di Fede!" indetto da Freddy16 e valutato da ValViolis

QUARTO CLASSIFICATO

MagenthaRigbie: E lì ti specchi.
Lessico e Grammatica: 9.8/10
Originalità della storia: 10/10
Utilizzo del pacchetto: 10/10
Giudizio personale: 4.7/5

Totale: 34.5/36


Lessico e Grammatica: 9.8/10

- dando giù ai pantaloni con una manata
Questa espressione è prettamente gergale, colloquiale, e sarebbe meglio evitare frasi del genere quando si scrive, a meno che non si tratti di un discorso diretto.

- di assomiglia
Errore di battitura: ti.

A parte questi due piccoli errori, ho trovato la tua grammatica ottima. La cosa che mi ha colpito è, però, il lessico eccellente: utilizzi parole comuni quando servono e più ricercate quando, invece, bisogna alzare il tono. Anche lo stile è ammirevole: coinvolge il lettore, che riesce ad immedesimarsi in Bellatrix e a comprendere i suoi pensieri e le sue sensazioni. Complimenti davvero!


Originalità della storia: 10/10

Punteggio pieno, senza dubbio. Non ho mai letto di storie in cui Bellatrix fa i conti con la sua somiglianza con Sirius. Inoltre, hai trattato una Bellatrix giovane alle prese con scelte fondamentali per la sua vita e, quindi, con i dubbi della situazione. L’ho trovato molto originale.


Utilizzo del pacchetto: 10/10

Il personaggio è uno di quelli del pacchetto e la frase l’ha utilizzata veramente bene. La prima idea leggendo quel pezzo di canzone è, ovviamente, una storia d’amore o simile, ma tu sei riuscita a renderla sotto un punto di vista diverso.


Giudizio personale: 4.7/5

La tua one-shot mi è piaciuta molto. È ben scritta, scorrevole, originale e tratti uno dei personaggi più complessi della saga molto bene. L’ho letta davvero volentieri e mi ha piacevolmente colpita. Complimenti!
  
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