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Autore: Adrienne Sunshine    28/04/2012    0 recensioni
Piccoli deliri di una mente affollata da pensieri contrastanti. Perchè scrivere sempre 'Caro diario...'?
Questa volta ho deciso di rivolgermi a te, Ricordo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Ricordo,
mi piacerebbe chiederti cordialmente come stai. In fondo, per una lettera non sarebbe poi così sbagliato.
Eppure oggi ho il solo desiderio di essere egoista. Voglio parlarti di me, di tutto ciò che mi appartiene e di ciò che sento mi leghi a te indissolubilmente.
Quando ero una bambina, mi hanno comprato un diario segreto. Più di uno, a dire il vero.
Mi hanno spiegato che serviva a custodire tutti i miei pensieri più intimi, le emozioni e le memorie che non avrei voluto condividere con nessun’altro se non con me stessa.
E io ho creduto a queste parole.
Posso dire di aver avuto una bella infanzia, niente di troppo differente da quella di molti altri bambini. Non mi lamento, insomma, perché so che non ne avrei il diritto.
Ho scritto su quel diario in più di un’occasione, come mi era stato consigliato nel caso avessi bisogno di sfogarmi con qualcuno. In questo caso, qualcosa.
L’ho usato come ancora di salvezza per dire ciò che a voce non sarei mai stata capace di esprimere, ma anche per imprimere con l’inchiostro ricordi che avrei voluto restassero indelebili su di una pagina bianca.
Sono cresciuta, continuo a farlo anche a distanza di anni. Non si smette mai di crescere, a ben pensarci.
Quel diario adesso prende polvere in uno scatolone sotto al letto, con lui tutti i ricordi sopra annotati. Le pagine bianche ingiallite dal tempo, così come le memorie ad esse legate.
Con gli anni ho capito una cosa: quel piccolo quaderno non avrebbe mai potuto rispondere alle mie richieste di aiuto.
Avrei potuto urlagli il bisogno di comprensione, la rabbia nei confronti di quell’amica del cuore che aveva tradito la mia fiducia. E, ancora, la cotta per quel ragazzino troppo pieno di sé da non vedere oltre il suo naso.
Spesso l’ho fatto, ho gridato con tutta me stessa a quei fogli pallidi questi sentimenti.
Quand’ero bambina, desideravo tanto crescere. Diventare come mamma e papà, poter insegnare a mia figlia l’importanza di tenere un diario, qualcosa che avrebbe conservato i suoi ricordi per sempre.
Poi sono cresciuta, i miei desideri con me.
Sai cosa ho capito, caro Ricordo? Che non serve un diario per tenerti con me per il resto dei miei giorni. Ho gli attimi più importanti della mia vita impressi come fotogrammi nella mia mente.
Ogni tanto mi aiutano le fotografie, ogni tanto i racconti di famiglia o con le amiche durante una passeggiata al parco. A volte, persino ripescare delle frasi scritte su quel diario ingiallito mi aiuta a ricordare.
Non avevano tutti i torti i miei genitori. Eppure una cosa devo rimproverargliela.
Avrei tanto voluto che smorzassero il desiderio di crescere così in fretta, che uccidessero tutti quei sogni illusori e che presto si sono rivelati deludenti.
Avrei voluto aprire i miei occhi da bambina ogni mattina, pensando a quanto fossi fortunata nei miei pochi anni di vita. Tre, quattro, cinque anni.
I grandi, noi grandi, siamo sempre così bravi a dire ‘Ha quattro anni, è ancora piccola’ dimenticando di omettere quanto avere quell’età sia bello e gratificante.
Certo, ci sono piccole persone costrette ad affrontare grandi problemi precocemente. Per loro ho ancor più rispetto, perché non possono aprire quello scatolone e leggere quel diario pieno di ricordi spesso banali. Loro non possono vantare un’infanzia, grazie alla quale io sono oggi quella che sono, anche se questo non gli nega di certo un futuro più lieto.
E, in parte, vorrei aver conosciuto anch’io quanto possa essere triste la vita prima di illudermi che questa potesse essere bella in ogni cosa.
Sai caro Ricordo, la splendida infanzia mi ha insegnato a giocare con i sogni. Mi ha insegnato a volare, a non aver paura del vuoto, ad aspettare sempre con trepidazione il momento del decollo quando l’aereo corre a gran velocità prima di librarsi nell’aria.
E, ogni volta, l’adrenalina che cresce risveglia in me quei sogni poco pretenziosi di una bambina di quattro anni. Il mio sorriso si allarga, la vita mi scorre tra le vene.
Eppure qualcosa è cambiato. Io sono cambiata, i sogni con me.
Adesso non hanno più quel sapore dolciastro, il desiderio sempre più grande di guardare il mondo dai pochi centimetri in più che ho acquistato.
Quando si è grandi, i sogni si chiamano progetti e il loro sapore ha quello del sudore.
A quattro anni, ho scoperto cosa significhi perdere una persona cara. Due, per la verità.
A quindici anni, ho ripetuto l’esperienza come se non l’avessi mai vissuta in prima persona. Ho sentito le lacrime scendere senza freni, ho tentato invano di fermarle.
Quando ero poco più che una bambina, mi accontentavo della comprensione delle persone a me vicine. Diventando un’adolescente, mi sono sentita sempre più impotente.
Mi sono detta ‘Questa è la vita’.
Ma, siamo sinceri, chi si accontenta di una frase fatta? La verità è che, crescendo, si comincia a capire che quelle dei genitori erano solo coccole che avevano lo scopo di proteggerci da un futuro un po’ più salato. La verità è che la vita non rispetta mai i tuoi piani, è inevitabile.
Ci potrà essere qualcuno più fortunato che, dopo aver lottato ardentemente, otterrà una parte di ciò che aveva sempre desiderato.
Ci sarà chi, al contrario, dovrà lottare tutta la vita per poterla vivere.
E sai quale sarà il tuo compito in tutto ciò, caro Ricordo? Ricordarmi ogni giorno il sorriso dei miei genitori quando mi tenevano per mano mostrandomi i colori del mondo, quello strano posto dai mille profumi. Ricordarmi ogni istante le parole che quel nonno tanto affezionato alla sua nipotina ripeteva quotidianamente, accompagnandola alla scoperta della bellezza della vita.
Dovrai anche ricordarmi le lacrime rotolate sulle guance arrossate per colpa di quel ragazzino così stupido che forse vorrei rivedere ancor oggi, solo per potergli urlare un po’ della mia rabbia. Così come dovrai ricordarmi che si cresce, che è difficile ricordare ma che vale la pena farlo.
Perché un giorno anch’io potrò raccontare ai miei figli quant’è bello il mondo e consigliare loro di annotarlo su un diario.
 
Tua per sempre,
una bambina cresciuta.

  
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