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Autore: tikei_chan    28/04/2012    3 recensioni
È una ragazza come tante, Pire. Le piacciono le cose semplici, divertirsi, stare a contatto con la natura... Sogna il grande amore. E quando lui arriva, non tutto è come lei se lo aspettava.
Dall'inizio della sua storia alla sua fine, che coincide con la nascita di una nuova vita: Nahuel.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Questa one-shot è stata scritta per il contest Gli insoliti noti, indetto da pinzy81, dedicato ai personaggi secondari della saga. A me è capitata Pire, l’umana che ha fatto nascere il mezzo vampiro Nahuel.

 

Gocce di pioggia


Parte I
:  Prova a prendermi!
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È una ragazza come tante altre, Pire. Le piace la natura, con cui è vissuta a contatto da sempre. Le piace accontentarsi di quello che ha, del sole bollente quando è estate e dell’umidità quando viene la stagione delle piogge. Non ha moltissimi amici, ma ha una sorella insostituibile, e sogna il grande amore. È irruenta nelle sue emozioni, le piace gettarsi a capofitto nella vita.
C’è un posto vicino a casa sua in cui ama stare quando non ha niente di particolare da fare, dove si trova un masso che sembra fatto proprio apposta per lasciarla sedere a guardare l’acqua del torrente, che scorre – impetuosa o placida, dipende dal periodo dell’anno – sotto di lei, intorno ai suoi piedi.
Non pensa a nulla in particolare, semplicemente osserva la natura che attorno a lei segue il suo corso: questo le piace di quel posto, la rilassa.
Sospira, una goccia, due gocce… Le vede affondare nel torrente, lasciando dei cerchi perfetti dietro sé prima di sparire per sempre, di confondersi fra le loro simili.
La stagione delle piogge, quasi alla fine, continua ad imperversare, ma lei non si fa convincere facilmente ad abbandonare la sua postazione preferita, non ha voglia di andarsene; ha invece, all’improvviso, proprio voglia di cantare.
Lo fa per il piacere di farlo, anche se non c’è nessuno ad ascoltarla, eccezion fatta per gli animali che ancora non sono andati a rifugiarsi nelle loro tane.
Quando finisce la prima canzone ne inizia un’altra, chiude gli occhi nello sforzo di ricordare le parole di quella che sua madre le cantava fino a pochi anni prima e le viene l’idea, per gioco, di provare a seguire con la sua voce il tempo dettato dal cadere della pioggia. Si concentra sul ritmo delle gocce che battono sulla sua mano, in parte a velocità normale e in parte più lentamente, cadendovi dalla punta dei suoi capelli bruni.
Ride per quello sciocco gioco, quando si rende conto che la canzoncina che aveva in mente, così alterata, diventa irriconoscibile una volta uscita dalle sue labbra. Continua sorridendo, gli occhi sempre chiusi, e ad un tratto, come se i tronchi degli alberi avessero deciso di accompagnarla, nota che un suono nuovo si è aggiunto, simile allo sfregare di due rami robusti uno contro l’altro.
Canta l’ultima strofa tutta d’un fiato – la pioggia sta aumentando – e chiude subito la bocca, per ascoltare meglio quel suono, che però, all’istante, svanisce.
Apre gli occhi, guarda davanti a sé. Si gira, osserva gli alberi a destra e a sinistra, ma tutto sembra essere identico a pochi minuti prima, mosso solo dalla pioggia battente.
Ora non l’abbandona più la sensazione di essere osservata: sente lo sguardo di qualcuno appiccicato alla sua pelle come lo sono i suoi vestiti bagnati.  Si alza, Pire, e trovandosi nell’imbarazzo di non sapere verso che direzione andare, chiede ad alta voce. “Chi c’è?”
Non ha paura, è solo un po’ inquieta e, soprattutto, è curiosa.
Una risata risponde alla sua domanda, coperta dal suono della pioggia che aumenta d’intensità, per poi scemare, come se l’acqua lassù si fosse esaurita dopo quell’ultimo poderoso scroscio.
“Mi piace la tua voce, canta ancora.” Le dice lo sconosciuto, ancora senza mostrarsi, mentre le ultime gocce di pioggia cadono sulla foresta.
Quella voce le piace fin da subito, è tanto melodiosa da rasserenare all’istante il suo animo inquieto.
Ha ancora voglia di giocare però, come poco prima, e risponde “Costringimi. Prova a prendermi!”
Si gira di scatto, verso la direzione che pensa essere quella opposta rispetto a dove si trova lo sconosciuto, e ridendo comincia a correre.
Percorre in fretta una decina di metri, come al solito senza badare al terreno irregolare e scivoloso che la mette in difficoltà, finché è costretta a fermarsi per lo spavento.
“Dove vai?”
La voce è vicinissima stavolta e, se non fosse già abbastanza grande, Pire penserebbe che sia stato l’albero di fianco a lei a parlare. Il suo sguardo già adulto scorre invece su, oltre il tronco umido e rugoso, arriva al livello dei primi rami, scrutandoli.
Lo sconosciuto è là, ne vede bene solo i piedi e le gambe, il resto è coperto dai rami superiori. Lo guarda con ammirazione per qualche secondo, poi lui salta, atterra a meno di un metro da lei.
“Ti ho presa.”

 

 

 

 

 

Parte II :  Questo è il luogo
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Correvano, così veloci da non provocare alcun rumore, come se i loro piedi fossero sollevati in aria, lontani dalla terra secca e dai rami spezzati. Era uno slalom continuo tra gli alberi, fittissimi in quel punto della foresta, alti, dalla corteccia ruvida e scura. Le foglie sopra le loro teste si sovrapponevano le une alle altre in strati così numerosi da rendere l’ambiente cupo, quasi nero carbone: quello era il luogo più buio della foresta.
Nell’area in cui vivevano loro l’oscurità non era così totale, “per fortuna!”, pensò Nahuel, “nemmeno un vampiro riuscirebbe a vivere in un ambiente così lugubre.”
Ad un tratto cominciò ad avvertire un suono sommesso, lo scivolare dell’acqua sulle rocce, non troppo lontano. Sapeva che non stavano correndo da molto, ma, da un’occhiata veloce scambiata con Huilen, capì che erano quasi arrivati. Dopo qualche minuto infatti vide che la luce cominciava a penetrare il tetto di foglie, illuminando qua e là la parte superiore dei tronchi antichi.
Ancora poco e Huilen si fermò. Nahuel fu affianco a lei in un batter d’occhio e la superò, bloccandosi appena in tempo: a pochi centimetri dai suoi piedi c’era l’argine di un torrente.
Di sicuro era da lì che proveniva quel sottofondo sempre uguale e sempre diverso che aveva percepito nell’ultimo tratto di viaggio. Osservò per qualche istante l’acqua che scorreva placidamente, incantato, prima di rivolgere lo sguardo a sua zia.
Lei rispose subito al suo quesito silenzioso. “Li aspetteremo qui.” Pronunciò questa frase come una sentenza, senza possibilità di appello, poi si sedette, sollevando dalle sue spalle mai stanche la sacca che aveva portato con sé.
Nahuel annuì “In effetti hai avuto un’ottima idea a scegliere questo posto per l’incontro con gli stranieri, nonostante il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per prepararci alla loro visita. È… sicuro. Ci sarà perlomeno qualcosa a dividerci nei primi minuti del nostro incontro, basterà per lasciarci parlare, per permetterci di capire cosa vogliono.” Si chinò per immergere una mano nella corrente, mentre alle sue spalle Huilen, rintanata fra i fusti, abbassava lo sguardo verso un passato a lui ancora sconosciuto.
“Non è l’unico motivo per cui ho scelto questo luogo, sai, Nahuel.” Fece una pausa, che permise a lei di riportare a galla i ricordi e a suo nipote di girarsi a guardarla. Nel farlo, lui diede un’occhiata al cielo minaccioso, costellato di nuvole, ed avvertì all’improvviso un peso che gli gravava sul cuore, un’inquietudine data da quell’atmosfera di attesa: attesa di sentire le parole di sua zia e insieme attesa della pioggia imminente – la prima della stagione.
“Tua madre conobbe per caso il vampiro di cui poi si innamorò, un giorno nella foresta. Non sapeva qual era la sua vera natura all’inizio, ma preferì comunque non dirmi niente per i primi tempi. Quando lo fece io desiderai vederlo, ero curiosa, perciò un pomeriggio lasciò che io rimanessi nascosta tra i cespugli quando lui la venne a prendere. Andarono via subito, nel loro rifugio segreto, e io potei osservarlo solo per poco, ma mi diede un tale senso di irrequietezza che per tutta la sera rimasi in pensiero per Pire. Credevo non sarebbe tornata.
Il giorno dopo, a sua insaputa, li seguii; percorrevo il sentiero segnato dalle loro orme nella terra inumidita dalla stagione delle piogge, appena trascorsa. Lui però, ovviamente, si era accorto di me e quella volta cambiò luogo, la portò in un posto nuovo. Fu così che potei inseguirli solo fino alla sponda di questo torrente, dove si concludevano le loro tracce.
Quella sera, quando Pire rientrò a casa, era diversa: rimase sulle sue, in silenzio, e non mi permise di curare i graffi e gli ematomi che erano fioriti sulla sua pelle. Lui non tornò a prenderla nei giorni successivi e lei si chiuse sempre di più in se stessa, mentre tu cominciavi ad esistere dentro di lei. Ti amò da subito, nonostante  il dolore che provava per l’abbandono di tuo padre; solo verso la conclusione della gravidanza mi svelò che lui aveva giurato di tornare, un giorno, per riprendersi suo figlio.” Huilen si fermò, scossa.
Nahuel conosceva già il resto della storia e conosceva ciò che il silenzio della zia nascondeva: l’odio che aveva nutrito all’inizio nei suoi confronti – verso quel bambino che l’aveva privata dell’amata sorella – e quel morso che lui stesso le aveva dato appena nato. Huilen aveva sempre trovato difficile parlargli di quel primo periodo e Nahuel ne comprendeva le ragioni, non la tormentava con domande che l’avrebbero fatta soffrire.
Guardandosi intorno, lui scoprì che qualcosa era cambiato: le piante e le rocce che lo circondavano avevano assunto d’un tratto un altro significato ai suoi occhi, gli parlavano di sua madre.
Pensare a lei voleva dire per lui soffrire; tutte le volte che la storia che stava dietro alla sua nascita tornava a galla lui veniva trafitto da un dolore incontenibile. Strinse nel pugno della terra, era secca, ma lo sarebbe stata ancora per poco: Nahuel poteva sentire l’odore della pioggia nell’aria.
Fu così che, assorto nei suoi pensieri, non fece caso ai rumori che andavano rompendo il silenzio della foresta – nemmeno si mosse alle prime, pesanti, gocce di pioggia – e quando infine sollevò lo sguardo da terra i due vampiri stranieri, venuti da lontano, erano già di fronte a lui, sull’altra riva del torrente.

 

 










NB: I due “stranieri” sono Alice e Jasper, andati a cercare Nahuel per salvare Nessie e i Cullen dal castigo dei Volturi.

   
 
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