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Autore: Sherlocked    29/04/2012    2 recensioni
"Ma perché avevano accettato quel passaggio fuori città?
Ok, dovevano andare in un paesetto a due ore da Londra per un caso, era una bella macchina, le persone all’interno sembravano normali automobilisti… ma sull’ultima osservazione avrebbe dovuto ricredersi."
Ero indecisa su dove metterla, ma alla fine ho optato per qui, visto che il punto di vista è quello di John. Enjoy it!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La storia è presa da questa immagine: http://28.media.tumblr.com/tumblr_lzg6tgEZUU1qjiwx5o1_1280.jpg. Appena l’ho vista ho pensato subito che ne poteva venire fuori una bella fanfiction. Leggete e commentate!                                                                                                                                                                                              
                                                                                                                                                                                                
Ma perché avevano accettato quel passaggio fuori città?
Ok, dovevano andare in un paesetto a due ore da Londra per un caso, era una bella macchina, le persone all’interno sembravano normali automobilisti… ma sull’ultima osservazione avrebbe dovuto ricredersi.
Innanzitutto, appena avevano chiesto alle persone in macchina dove avrebbero potuto sedersi (visto che su quattro posti auto, tre erano già occupati) il guidatore aveva fatto un cenno all’uomo coi capelli scuri seduto dietro di lui e, chiamandolo Castiel (che supponeva fosse il suo nome, per quanto strano) gli aveva indicato il tetto. E quel tipo, Senza dire una parola, si era sul serio seduto sul tetto dell’auto!
Come se non fosse successo niente Sherlock era salito, e così aveva dovuto seguirlo anche John.
Poi, dopo qualche kilometro a parlare del più e del meno, l’uomo seduto davanti a Sherlock (da quel che aveva capito, si chiamava Sam) si era addormentato, e Sherlock si era riscosso dal suo torpore, aveva chiuso il cellulare e aveva iniziato a parlare. O dedurre, più esattamente. Ma visto che aveva iniziato a dire che quei due erano cacciatori di demoni americani e che erano entrambi diretti in un paesino col loro stesso cognome (Winchester), John aveva iniziato a sospettare che avesse passato troppo tempo davanti a quel cellulare, e avesse bisogno di dormire un po’.
Per fortuna era riuscito a farlo tacere facendo notare che c’era un uomo sul ciglio della strada che stavano per investire. Dean frenò così bruscamente da svegliare Sam, che si era trovato dal dormire placidamente all’avere un enorme bernoccolo in testa.
Dopo essere riusciti a calmare Sam, che aveva iniziato ad urlare in faccia a Dean tutti gli insulti che conosceva per il pessimo risveglio, John si era offerto di medicargli la ferita e vedere cosa poteva fare per il bernoccolo, e Dean era sceso dall’auto per dirne quattro al semi-investito.
Dopo poco però Dean era tornato con  quell’uomo, presentandolo come Il Dottore (tzè, che presunzione, esistevano altri dottori oltre a lui e John dubitava di essere meno bravo di una persona che aveva rischiato di essere investita, probabilmente in stato di ubriachezza), dicendo a tutti che aveva aiutato lui e suo fratello un paio di volte.
John dubitava che il livello di stranezze della giornata potesse aumentare col nuovo arrivato, ma si sbagliava di grosso.
Per prima cosa aveva scoperto che Il Dottore era un tipo sveglio e per niente ubriaco, che dopo le adeguate spiegazioni su cosa si fosse fatto Sam aveva immediatamente detto cosa avrebbero dovuto applicare sull’ematoma e cosa avrebbero dovuto evitare. John si sarebbe voluto congratulare con lui per la veloce diagnosi, se quello non avesse detto subito dopo che quello era il metodo dei dottori terrestri, e che lui preferiva usare una cosa chiamata “cacciavite sonico”, che somigliava ad uno strumento di tortura ultra tecnologico. La cosa che lasciò più sbalordito John, però, era che dopo aver emesso uno strano suono dal cacciavite, il livido era scomparso (anche se l’arrabbiatura di Sam era rimasta).
Dopo di questo, Il Dottore aveva detto che il suo mezzo di trasporto si era guastato, ma non c’era problema per i posti già tutti occupati perché in qualche modo avrebbe fatto.
John improvvisamente si ricordò dell’uomo sul tetto della macchina, e sobbalzò a vedere che lui non solo non aveva un graffio ed era ancora nella stessa posizione della partenza, ma lo stava anche fissando. Preferendo non indagare, Suggerì a tutti di rientrare in macchina, perché erano solo a metà strada e si stava facendo tardi.
Quando si furono tutti seduti ai rispettivi posti, Il Dottore entrò dal lato di John e si sedette di fianco a lui, spiaccicandolo contro Sherlock. Entrambi stavano per esprimere il loro disappunto, quando l’uomo uscì dal finestrino e si sedette su di esso, con le gambe in macchina e le braccia sul tetto.
Dean mise in moto, e John iniziò a chiedersi cos’altro doveva aspettarsi da quella giornata.
Sherlock scelse proprio quel momento per iniziare ad analizzare da cima a fondo l’ultimo arrivato, e si mise a dire che era un signore del tempo appena tornato dal quattordicesimo secolo.
Intanto John, che aveva rinunciato già da un pò a capire quella giornata, stava invece per dire a Dean di guardare la strada e non Il Dottore e Castiel nello specchietto retrovisore, ma lo vide sbiancare e mettere una cassetta a caso a tutto volume (iniziando a cantare a squarciagola la canzone, per di più), indubbiamente per distrarre Il Dottore, che stava guardando Castiel con uno sguardo abbastanza interessato.
Dopo quindici minuti passati a trattenere Sherlock dall’ammazzare Dean (che urlava “The eye of the tiger” come un indemoniato), rinunciando a chiedere aiuto alle tre persone rimaste (una ancora arrabbiata nera, un’altra con sguardo perso mezzo fuori dal finestrino e l’ultima direttamente seduta sul tetto dell’auto), iniziò a chiedersi perché diamine erano saliti su quell’auto, e quanto mancasse a quel maledetto paesino.  
 

  
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