Il rumore
era assordante e i francesi ormai non riuscivano più a tener
testa agli
attacchi... avevano perso.
Si tormenta le dita, ferma, in prima linea. Il
fratello era parecchie file indietro. Testa alta, fiero e orgoglioso
dell'imminente vittoria sul nemico francese.
Nessuno di loro due aveva
dimenticato quello che aveva fatto Napoleone alle loro terre e come li
aveva
sconfitti.
Quella sarebbe stata la loro rivalsa.
Silenzio.
I cannoni tacciono per
alcuni minuti.
La giovane scorre
rapidamente il muro con lo sguardo; doveva
trovare una breccia prima che ricominciassero gli attacchi.
Era un azzardo
infiltrarsi già in città, anche se era ovvio che
la resa della Francia era
vicina...
Ma, senza l'appoggio del suo
plotone, sarebbe stata comunque scoperta e alla mercè di un
nemico ferito e
furioso per la sconfitta.
Sospira e chiude gli
occhi. Rivoleva il suo simbolo... la
sua meravigliosa quadriga, rubata da Napoleone, che giaceva ancora in
qualche
quartiere periferico di Parigi. Sperava solo che fosse ancora tutta
intera.
« Feuer!
»
Continuando di quel passo
però avrebbero distrutto parte
della città! Non
poteva permetterlo...
Gli chiede voltandosi
verso di lui preoccupata.
Era inutile cercare di
ragionare
con lui, quando si intestardiva non esisteva nulla che potesse fargli
cambiare
idea.
Lo sapeva fin troppo bene
purtroppo... conviveva con lui da anni, fin
da
quando il Ducato di Prussia si era unito al Brandeburgo, e quando si
trattava
di guerre o Stato non ragionava più.
Era una pazzia... un
suicidio...
un vero e proprio colpo di testa... ma non poteva fare altro!
La quadriga della
Porta di Brandeburgo era parte di lei e non poteva permettere che
venisse
distrutta.
Per l'ennesima volta il
prussiano si era dimostrato l'essere
insensibile che era.
Apparentemente non c'era
nessuno... tutti
fuggiti a causa della guerra.
Avrebbe dovuto restare
col
fratello fino alla fine e poi andarla a cercare con lui!
Non aveva idea di dove
potesse essere... perchè aveva dovuto essere così
frettolosa come al suo
solito?
Neppure una nuvola...
Doveva sbrigarsi se non
voleva finire male!
Gilbert non aveva fermato
i
cannoni e...
Urla?
Si... erano
decisamente urla!
Francesi che
scappavano?
Soldati?
Forse civili…
E se l'avessero uccisa? E
se fosse stata una truppa di resistenza
nemica rimasta per rallentare i piani del suo esercito?
Non aveva speranze di
vittoria in quelle condizioni!
In quel momento nota un
uomo in uniforme francese, grondante
di sangue, correre verso di lei.
Alza la pistola davanti a
sé, puntandola alla
testa del soldato, ma resta stupita quando lui le passa di fianco,
senza
accennare a fermarsi o tentare alcuna resistenza.
A lui ne seguono altri
due,
sempre malconci e sanguinanti; che si fossero arresi? Di certo stavano
scappando ma... come potevano abbandonare così le loro
postazioni?
«
Dov'è la mia statua? Dov'è
la quadriga del Brandeburgo? »
Già... il
francese! Come diavolo si diceva in francese? Non ne sapeva molto...
Il soldato francese la
guarda in silenzio, ancora molto
spaventato.
Spazientita lo afferra
per il colletto della divisa e lo scuote con
forza.
« LA MIA
QUADRIGA!!! »
Volta lo sguardo
verso la stradina e lo lascia cadere in malo modo a terra, correndo
verso la
direzione indicata dal soldato; sperava con tutto il cuore che
quell'omuncolo
tremante avesse davvero compreso quello che voleva e non avesse puntato
una
direzione a caso, tanto per salvarsi la pelle.
Era stata così
presa dalla sua ricerca che non aveva neppure
notato il silenzio che era calato; i cannoni non tuonavano
più e c'era un
silenzio quasi surreale in quel luogo.
Qualcosa di strano, un
suono che
rompe e stona totalmente con quel lugubre silenzio che avvolgeva quel
luogo
dopo il fragore delle cannonate. Un suono chiaro e limpido in quella
distesa di
cadaveri...
Il pianto di un bambino.
Un
bambino sopravvissuto? Cosa ci faceva in quel luogo?
Segue il pianto fin
all'interno del palazzo ma rimane praticamente senza fiato quando vede
ergersi
di fronte a lei la sua amata statua bronzea.
La Quadriga della
Vittoria si
trovava esattamente al centro di quell'enorme salone, ormai quasi del
tutto
distrutto, miracolosamente intatta.
Era
completamente coperto di sangue ma non sembrava avere ferite visibili;
probabilmente non era il suo.
La sua voce era chiara e
forte, sembrava in
salute e si dimenava energicamente.
Doveva avere due, al
massimo tre
anni... come faceva un bambino cosi piccolo a trovarsi in un
posto simile?
Si guarda attorno
continuando a stringere il piccolo.
Ci si poteva perdere in
quell'azzurro limpido...
erano così simili ai suoi... e le ricordavano fin troppo
quelli di un altro
bambino, caduto ormai da tempo.
« Sei forse una
nazione anche tu? »
Gli sussurra scherzando,
stringendo quella piccola manina
nella sua molto più grande.
Era un vero amore quel
piccolo e nonostante lei non
amasse particolarmente i bambini non si poteva ignorare un tesoro come
quello.
Gli sorride dolcemente,
pulendogli come meglio poteva un po' di sangue
dal viso
con un lembo di quella coperta ma, ben presto, nota che non era affatto
una
semplice coperta.
Era uno stendardo, una
bandiera.
Si sfila immediatamente
la
giacca e ci avvolge il bimbo, togliendogli di dosso il vessillo.
Anche se
macchiato e rovinato quello...
Quella era l'aquila a due
teste del
Sacro Romano Impero!
Poteva davvero essere lui?
E poi le età
non
coincidevano! Come faceva ad essere così piccolo?
Non aveva idea di cosa
pensare.
Lo sente chiamare ancora
un paio
di volte ma non risponde.
Aveva una completa
confusione in testa!
Di certo non era un bimbo
francese... eppure non voleva credere neppure lei all'altra
possibilità.
Alza lo sguardo dai vispi
occhioni azzurri del piccolo e
fissa, seria, il fratello.
A
quanto pareva entrambi la pensavano allo stesso modo.
Se si trattava davvero di
una
nuova nazione loro erano i più adatti a prendersene cura...
soprattutto se
aveva qualche legame con Sacro Romano Impero.
Gil che si interessava ai
bambini?
Da quando?
Da quando quel bastardo
sapeva
sorridere in quel modo...?
Ordina il prussiano,
tornando immediatamente serio. Che gli
era preso?
Si incammina verso
l'uscita tenendo però sotto controllo il
ragazzo.
Lo vede sfilare la spada
dall'elsa e chinarsi sullo stendardo
giallo-oro con l’aquila nera bicefala.
Che aveva in mente ora?
Lo guarda annodare la
bandiera all'arma e, dopo essersi posto di fronte
alla statua, poggiare un ginocchio a terra, conficcando la punta della
lama della sua spada tra
le pietre del pavimento.
C'era un silenzio quasi
assordante, rotto unicamente dal
rumore del metallo sul marmo freddo, mentre Gilbert onorava la memoria
del loro
fratello caduto anni prima... e di cui io probabilmente la
brandeburghese
stringeva tra le braccia ciò che di lui era rimasto.
« Diventerai
grande e forte... ancora più
di prima!
Temuto e rispettato da tutte le nazioni del mondo! »
Sussurra la ragazza al
piccolo, che ovviamente non aveva
compreso le sue parole ma la guardava parecchio interessato, con un
lembo della
giacca in bocca.
Si lascia sfuggire una
risatina e gli bacia la fronte.
Era
ora di tornare a casa, la loro vera casa.
{ANGOLO DELLE AUTRICI:
Il nostro primo capitolo! La nostra prima fanfiction
pubblicata! Siamo commosse e felici per esserci riuscite e speriamo di
riuscire a pubblicare il secondo
capitolo a breve!
Angelica e
Lisa ♥
NdR: La Quadriga della Vittoria durante la guerra franco-prussiana era già in mani prussiane, ma per problemi di narrazione e continuità di fatti abbiamo posticipato di alcuni anni il ritorno in patria!}