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Autore: HohenzollernProduction    29/04/2012    1 recensioni
« Diventerai grande e forte... ancora più di prima! Temuto e rispettato da tutte le nazioni del mondo! »
Fanfiction storica su Prussia, Germania e la sorella di mezzo dei due, Lilie, rappresentante del Brandeburgo.
Abbiamo cercato di basarci su un'ambientazione storica reale, ma ci scusiamo per eventuali errori storici e cronologici!
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Germania/Ludwig, Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un varco.

Doveva trovare un varco lungo le mura di Parigi, che lentamente crollavano sotto i bombardamenti dei cannoni prussiani.
Il rumore era assordante e i francesi ormai non riuscivano più a tener testa agli attacchi... avevano perso.
Si tormenta le dita, ferma, in prima linea. Il fratello era parecchie file indietro. Testa alta, fiero e orgoglioso dell'imminente vittoria sul nemico francese.
Nessuno di loro due aveva dimenticato quello che aveva fatto Napoleone alle loro terre e come li aveva sconfitti.
Quella sarebbe stata la loro rivalsa.

Silenzio.
I cannoni tacciono per alcuni minuti.
La giovane scorre rapidamente il muro con lo sguardo; doveva trovare una breccia prima che ricominciassero gli attacchi.
Era un azzardo infiltrarsi già in città, anche se era ovvio che la resa della Francia era vicina...
Ma, senza l'appoggio del suo plotone, sarebbe stata comunque scoperta e alla mercè di un nemico ferito e furioso per la sconfitta.

Sospira e chiude gli occhi. Rivoleva il suo simbolo... la sua meravigliosa quadriga, rubata da Napoleone, che giaceva ancora in qualche quartiere periferico di Parigi. Sperava solo che fosse ancora tutta intera.
« Feuer! »
Urla il fratello riprendendo l'offesa verso la fortezza.
Continuando di quel passo però avrebbero distrutto parte della città! Non poteva permetterlo...

« Gil aspetta!!! Non puoi distruggere tutto! Ti ricordi la promessa? »
Gli chiede voltandosi verso di lui preoccupata.
Lui la guarda con indifferenza.
« Ja... ma non posso smettere di attaccare per salvare quella statua! Francis deve convincersi ad arrendersi e soltanto dopo la recupereremo! »
Temeva quella risposta. Sapeva perfettamente che Gilbert aveva in testa solo una cosa... la vittoria.
Era inutile cercare di ragionare con lui, quando si intestardiva non esisteva nulla che potesse fargli cambiare idea.
Lo sapeva fin troppo bene purtroppo... conviveva con lui da anni, fin da quando il Ducato di Prussia si era unito al Brandeburgo, e quando si trattava di guerre o Stato non ragionava più.
Scatta verso di lui sfilandogli la pistola e scappa verso il muro di difesa della città senza guardarsi indietro.

« LILIE!!! TORNA QUI! LILIEEEEE! »
La brandeburghese ignora le urla del fratello e, sotto i colpi di artiglieria, scavalca il muro in un punto in cui i cannoni avevano aperto un passaggio, disseminando il terreno di macerie.
Era una pazzia... un suicidio... un vero e proprio colpo di testa... ma non poteva fare altro!
La quadriga della Porta di Brandeburgo era parte di lei e non poteva permettere che venisse distrutta.
Per l'ennesima volta il prussiano si era dimostrato l'essere insensibile che era.
Entra affannata in un vicolo della città e, rimanendo ben nascosta, prova a guardarsi attorno.
Apparentemente non c'era nessuno... tutti fuggiti a causa della guerra.
Non era molto furbo girare con la divisa militare prussiana in territorio nemico, soprattutto se si era senza alcun tipo di copertura o di compagni che potessero darti qualche tipo di appoggio, ma ormai era entrata e non valeva la pena di tornare indietro... almeno non per sorbirsi la paternale da un comandante scorbutico ed insopportabile qual'era Gilbert!
Con la pistola in mano e cercando di evitare, come meglio poteva, i colpi di cannone e d’artiglieria che continuavano ad arrivare da fuori le mura, corre lungo le strade cercando un edificio abbastanza grande da poter contenere quello che stava cercando.
Era una pazzia... una pazzia!
Avrebbe dovuto restare col fratello fino alla fine e poi andarla a cercare con lui!
Non aveva idea di dove potesse essere... perchè aveva dovuto essere così frettolosa come al suo solito?
Si ferma a riprendere fiato, poggiandosi al muro di una casa fortunatamente ancora in piedi, mentre i colpi di cannone non cessavano.
Proprio non importava nulla, di lei, a Gilbert… se fosse morta non sarebbe cambiato nulla! Per lui era più importante la vittoria della guerra... già!

Alza il viso verso il cielo azzurro.
Neppure una nuvola...
Sente un tuono, ed il rumore di un palazzo che crolla lì vicino.
Doveva sbrigarsi se non voleva finire male!
Gilbert non aveva fermato i cannoni e...
Cos’erano quelle?
Urla?
Si... erano decisamente urla!
Francesi che scappavano?
Soldati?
Forse civili…
Prepara la pistola e corre verso il luogo da cui provenivano le voci.
E se l'avessero uccisa? E se fosse stata una truppa di resistenza nemica rimasta per rallentare i piani del suo esercito?
Non aveva speranze di vittoria in quelle condizioni!
In quel momento nota un uomo in uniforme francese, grondante di sangue, correre verso di lei.
Alza la pistola davanti a sé, puntandola alla testa del soldato, ma resta stupita quando lui le passa di fianco, senza accennare a fermarsi o tentare alcuna resistenza.
A lui ne seguono altri due, sempre malconci e sanguinanti; che si fossero arresi? Di certo stavano scappando ma... come potevano abbandonare così le loro postazioni?
Al quarto uomo che vede correre verso di lei gli si para innanzi, puntandogli la pistola alla fronte.
« Alt! »
Gli ordina in tono fermo, facendogli alzare le mani.
« Dov'è la mia statua? Dov'è la quadriga del Brandeburgo? »
Lui scuote il capo, guardandola impaurito.
Già... il francese! Come diavolo si diceva in francese? Non ne sapeva molto...
« Statue de Brandebourg... où est-il? »
Il soldato francese la guarda in silenzio, ancora molto spaventato.
Spazientita lo afferra per il colletto della divisa e lo scuote con forza.
« LA MIA QUADRIGA!!! »
Urla furiosa. Lo sente farfugliare qualcosa di incomprensibile e puntare con il dito verso un piccolo vicolo.
Volta lo sguardo verso la stradina e lo lascia cadere in malo modo a terra, correndo verso la direzione indicata dal soldato; sperava con tutto il cuore che quell'omuncolo tremante avesse davvero compreso quello che voleva e non avesse puntato una direzione a caso, tanto per salvarsi la pelle.

Corre fino alla fine della via, ritrovandosi di fronte ad una grande piazza dove, nell'esatto centro, sorgeva qualcosa che un tempo doveva essere stato un palazzo o un monumento... almeno prima dei bombardamenti.
Rallenta il passo, una volta nella piazza, e si avvicina all'edificio.
Era stata così presa dalla sua ricerca che non aveva neppure notato il silenzio che era calato; i cannoni non tuonavano più e c'era un silenzio quasi surreale in quel luogo.
Si avvicina a passo lento al palazzo semidistrutto... tutt'intorno c'erano corpi senza vita di soldati francesi, alcuni di essi sfigurati dai colpi di cannone che avevano abbattuto l’edificio; che macello...

Evita i corpi, cercando un modo per lasciare quel posto di morte, quando ad un tratto sente qualcosa…
Qualcosa di strano, un suono che rompe e stona totalmente con quel lugubre silenzio che avvolgeva quel luogo dopo il fragore delle cannonate. Un suono chiaro e limpido in quella distesa di cadaveri...
Il pianto di un bambino.

Si guarda attorno cercando di capirne la provenienza.
Un bambino sopravvissuto? Cosa ci faceva in quel luogo?
Segue il pianto fin all'interno del palazzo ma rimane praticamente senza fiato quando vede ergersi di fronte a lei la sua amata statua bronzea.
La Quadriga della Vittoria si trovava esattamente al centro di quell'enorme salone, ormai quasi del tutto distrutto, miracolosamente intatta.
Porta una mano sulla bocca mentre senti gli occhi inumidirsi; ce l'aveva fatta... dopo anni e anni di attesa poteva riprendersi ciò che le era stato ingiustamente rubato.
Fa qualche passo incerto verso Nike, la Dea della Vittoria, quando sente nuovamente quel pianto limpido, e la sua attenzione viene attirata da un piccolo fagottino giallo, macchiato di sangue, che si trovava ai piedi di uno dei cavalli che tirava il carro.
Era quello il bambino?
Si affretta a raggiungerlo e lo prende tra le braccia.
Era completamente coperto di sangue ma non sembrava avere ferite visibili; probabilmente non era il suo.
La sua voce era chiara e forte, sembrava in salute e si dimenava energicamente.

« Sssssh... »
Gli sussurra dolcemente, stringendolo tra le braccia, e comincia a cullarlo cercando di calmarlo.
Doveva avere due, al massimo tre anni... come faceva un bambino cosi piccolo a trovarsi in un posto simile?
Si guarda attorno continuando a stringere il piccolo.
Nessuno.
Possibile che i genitori fossero fuggiti lasciandolo lì da solo? O magari erano stati uccisi...
Sente afferrarsi per la giacchetta e, abbassando lo sguardo, nota due enormi occhioni azzurri scrutarla mentre la manina del bimbo le stringeva con forza la divisa.
Ci si poteva perdere in quell'azzurro limpido... erano così simili ai suoi... e le ricordavano fin troppo quelli di un altro bambino, caduto ormai da tempo.

« Sei forse una nazione anche tu? »
Gli sussurra scherzando, stringendo quella piccola manina nella sua molto più grande.
Era un vero amore quel piccolo e nonostante lei non amasse particolarmente i bambini non si poteva ignorare un tesoro come quello.
Gli sorride dolcemente, pulendogli come meglio poteva un po' di sangue dal viso con un lembo di quella coperta ma, ben presto, nota che non era affatto una semplice coperta.
Era uno stendardo, una bandiera.
Si sfila immediatamente la giacca e ci avvolge il bimbo, togliendogli di dosso il vessillo.
Anche se macchiato e rovinato quello...
No, non c'erano dubbi!
Quella era l'aquila a due teste del Sacro Romano Impero!
Era strappata in vari punti e mancava una testa ma era fin troppo riconoscibile…
Abbassa il viso guardando il bimbo che intanto si era messo a giocare con i suoi lunghi capelli castani.

« Chi sei tu...? »
Chiede incredula in un sussurro mentre il piccolo sgambettava sul suo braccio.
Poteva davvero essere lui?
Impossibile... era morto parecchi anni prima anche se non c'erano certezze, dato che il corpo non venne mai trovato!
E poi le età non coincidevano! Come faceva ad essere così piccolo?
Poggia la bandiera in terra, e si inginocchia accanto ad essa con il bimbo ancora stretto tra le sue braccia.
Non aveva idea di cosa pensare.

« LILIE! »
Sente le urla del fratello provenire da fuori, dalla strada; probabilmente era venuto a cercarla alla fine!
Lo sente chiamare ancora un paio di volte ma non risponde.
Aveva una completa confusione in testa!
Chi era quel bambino, così simile a Sacro Romano Impero, che aveva trovato sotto la Quadriga della Vittoria?
Di certo non era un bimbo francese... eppure non voleva credere neppure lei all'altra possibilità.

« Lilie! Si può sapere perchè non... ma che è? »
Gilbert l'aveva trovata a quanto pareva... e aveva anche notato il bambino.
Alza lo sguardo dai vispi occhioni azzurri del piccolo e fissa, seria, il fratello.
Nota che anche il prussiano resta decisamente sorpreso nel vedere il drappo a terra, rovinato ed insanguinato, ma, come immaginava, lo riconosce subito per quello che è.
« Dove l'hai trovato? »
Le domanda con voce ferma e seria, quasi preoccupata.
A quanto pareva entrambi la pensavano allo stesso modo.
« Non credo abbia importanza... portiamolo a casa. Abbiamo parecchio di cui parlare… »
Gilbert annuisce in silenzio.
Se si trattava davvero di una nuova nazione loro erano i più adatti a prendersene cura... soprattutto se aveva qualche legame con Sacro Romano Impero.
Si alza tenendo il bambino in braccio e resta sorpresa quando il prussiano si avvicina a guardarlo.
Gil che si interessava ai bambini? Da quando?
Lo vede sorridere dolcemente quando il piccolo allunga le manine verso di lui, probabilmente curioso.
Da quando quel bastardo sapeva sorridere in quel modo...?
« Vai al mio cavallo. Io arrivo subito e vi porto a casa! »
Ordina il prussiano, tornando immediatamente serio. Che gli era preso?
Si incammina verso l'uscita tenendo però sotto controllo il ragazzo.
Lo vede sfilare la spada dall'elsa e chinarsi sullo stendardo giallo-oro con l’aquila nera bicefala.
Che aveva in mente ora?

Lo guarda annodare la bandiera all'arma e, dopo essersi posto di fronte alla statua, poggiare un ginocchio a terra, conficcando la punta della lama della sua spada tra le pietre del pavimento.
C'era un silenzio quasi assordante, rotto unicamente dal rumore del metallo sul marmo freddo, mentre Gilbert onorava la memoria del loro fratello caduto anni prima... e di cui io probabilmente la brandeburghese stringeva tra le braccia ciò che di lui era rimasto.

« Diventerai grande e forte... ancora più di prima! Temuto e rispettato da tutte le nazioni del mondo! »
Sussurra la ragazza al piccolo, che ovviamente non aveva compreso le sue parole ma la guardava parecchio interessato, con un lembo della giacca in bocca.
Si lascia sfuggire una risatina e gli bacia la fronte.
Era ora di tornare a casa, la loro vera casa.

{ANGOLO DELLE AUTRICI: Il nostro primo capitolo! La nostra prima fanfiction pubblicata! Siamo commosse e felici per esserci riuscite e speriamo di riuscire a pubblicare il secondo capitolo a breve!
Angelica e
Lisa

NdR: La Quadriga della Vittoria durante la guerra franco-prussiana era già in mani prussiane, ma per problemi di narrazione e continuità di fatti abbiamo posticipato di alcuni anni il ritorno in patria!}

  
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