Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Asja Writes    29/04/2012    2 recensioni
''Can che abbaia non morde'' gli dicevano sempre. Eppure lui abbaiava, mordeva e poi fuggiva come se il diavolo lo stesse inseguendo, come se il cuore stesse per scoppiargli, come se la luna lo stesse chiamando e lui l'ascoltava, si l'ascoltava.
Non c'era più nulla di umano in lui, solo amore.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella era una magnifica serata estiva. Tirava un fresco venticello, la luna era alta e piena nel cielo e le stelle puntellavano quel manto color pece.
Tom, insieme al gemello Bill, aveva deciso di uscire, come era solito fare. Camminavano tranquilli per le strade affollate di Los Angeles,
quella sera avevano deciso di recarsi in uno dei tanti pub della città.
Avevano lavorato al nuovo CD per tutta la giornata e ora si meritavano un po' di divertimento.
Camminavano uno accanto all'altro in uno dei grandi viali illuminati della metropoli poi svoltarono in una strada ancora più trafficata
e affollata ed entrarono nel pub.
C'era parecchia gente anche quella sera. Tutta gente di un certo livello, firmata dalla testa ai piedi,
la gente che erano abituati a vedere tutti e due, ogni giorno
e lo stesso tipo di gente a cui loro appartenevano.
Si avvicinarono al bancone per un drink e l'attenzione di Tom cadde su una ragazza che
stava cercando inutilmente di sorpassare i buttafuori che si trovavano all'ingresso.
Per entrare in quel pub dovevi essere vestito in un certo modo, insomma, i classici pub da fighettini e
lei non era vestita come era richiesto: portava una felpa troppo grande per lei,
che le arrivava appena sopra le ginocchia, portava dei jeans strappati e consumati e un paio di converse azzurre maciullate e infangate.
Il capo era coperto dal cappuccio della felpa
e i capelli rossi le ricadevano sul viso mentre, in posizione di carica, cercava di entrare:
-Lasciatemi entrare!-urlava.
-Non puoi, ragazzina! Ma hai visto come sei conciata? Sparisci!-
-Voglio soltanto un drink, diamine! E' troppo chiedere da bere?-
-Tu, così,-la squadrò il buttafuori-non entri! Capito?-
-Ehi, voi!-Tom si avvicinò ai buttafuori con un drink in ogni mano.-Smettetela! Vuole solo da bere e io glielo offrirò che lo vogliate o no, quindi lasciatela entrare.-
-Non ho bisogno della carità di nessuno!-
-Oh, be' se la mettiamo così allora fai come vuoi.-tutti i presenti stavano assistendo alla scena.
Tom bevve tutti e due i drink e la ragazza lo guardava con aria di disprezzo.
-E ora vattene!-le dissero i buttafuori e la spinsero via. La ragazza si allontanò velocemente, furiosa.
Tom tornò a sedersi al tavolo, ridendo appena divertito.
-Ma chi era quella?-gli chiese Bill.
-Una pazza che voleva da bere, gliel'ho anche offerto ma ha rifiutato. Indecisa, la ragazza.-
-Bah, valle a capire certe persone! Comunque ora chissene importa, siamo venuti qua per divertirci quindi divertiamoci!
-Giusto!- si alzarono e si lanciarono i pista godendosi la serata.

Si era allontanata dalla città, aveva corso fino alla campagna e poi si era fermata in mezzo ai boschi.
Il pelo fulvo riluceva appena alla luce della luna, la rabbia, quella sera aveva preso il sopravvento e se non fosse fuggita in tempo avrebbe rivelato la sua natura.
E no, non poteva, aveva fatto un giuramento alla sua famiglia e al suo branco: non avrebbe mai rivelato a nessun essere umano l'esistenza dei licantropi.
Aveva abbandonato i vestiti vicino a un albero, uno qualunque, tanto con il suo fiuto li avrebbe ritrovati.
Quella sera la luna era piena e questo peggiorava le cose: la luna piena significava caccia
e gli esseri umani potevano essere una cena migliore di una lepre o di un qualche cervo.
Lei era affamata, raggiunse il resto del branco trafelata: era la più piccola ma anche uno dei membri più forti e veloci. I lupi stavano conversando tra di loro:
- Se andiamo verso il nord troviamo più prede-
-No a est ce ne sono di più, è la che la foresta si estende e poi iniziano i prati e lì sarà più facile catturarli senza gli alberi ad ostacolarci.-
-Ora basta!- era Cole, il capo a parlare ora, aveva ringhiato.-Non c'è bisogno di discutere su queste cose, piuttosto...oh ecco la nostra Amy. Finalmente sei arrivata, sei in ritardo!
Qua abbiamo fame e stavamo aspettando solo te!
Scommetto che ti sei trattenuta ancora in quella città, vero? Spero per te che nessuno abbia scoperto chi sei o ne pagherai le conseguenze!-a Cole piaceva spaventarla un po',
era il più grande tra i lupi: aveva un manto argentato ed era di due o tre taglie più grandi rispetto ad Amy.
-No, io non ho rivelato a nessuno un bel cavolo di niente!-rispose infastidita.-Smettila di essere così diffidente!-ringhiava appena.
-Non usare quel tono con me!-rispose.
-Oh, per favore basta!-intervenne Lucy, l'altra femmina del branco.
Lei e Amy erano molto legate, essendo le uniche femmine. Lucy aveva un manto nero e lucido ed era poco più grande di Amy e Cole aveva un debole per lei.
Riuscì a separare i due litiganti poi tornò da lei:
-Piccolina, non badare a lui, cioè sì è il capobranco ma gli piace infastidirti perchè sei la più piccola, non dargli troppo peso quando inizia con queste cose, mh?-
-Ok, Lucy-e insieme al resto del branco iniziarono la loro corsa verso est.

Tom e Bill erano rientrati a casa alle 4 del mattino.
La loro villa, a Los Angeles, sorgeva su una collinetta e quell'ultimo tratto di strada, così stanchi a quell'ora, era faticoso.
Arrivarono in casa, salirono le scale e andarono a dormire nelle rispettive stanze.
Tom si svegliò a mezzogiorno, scese le scale e trovò il gemello in cucina a fare colazione, anche se teoricamente era l'ora di pranzo:
-Oh, buongiorno!-disse Bill.
-Da quant'è che sei in piedi?-chiese Tom, grattandosi la nuca.
-Da circa mezz'ora.-Bill era sempre stato ''mattiniero'' rispetto a suo fratello, che avrebbe dormito per giorni interi.
Mangiò la sua colazione a base di caffè e biscotti ed uscì di casa insieme a Scotty.
Passeggiarono a lungo, per i viali di Los Angeles poi ad un tratto, assorto nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno.
Era lei, la ragazza della sera precedente. Quando si guardarono in faccia lui la salutò:
-Oh, scusami. Ciao! Sei quella pazza di ieri sera.-
-Sì, sono proprio io, idiota.-
-Ehi, ma sai chi sono?-
-No, illuminami.-
-Sono un chitarrista famoso, io. Tokio Hotel ti dice niente?-
-Ah, sì, quella band per femminucce. Ne ho sentito parlare. E ora scusami ma devo andare-
-Ehi ehi ehi, band per femminucce un corno!-lei si era gia allontanata fulminea.
Scotty era stranamente irrequieto e attratto da quella ragazza,
tanto che tirava come un forsennato verso la sua direzione, finchè, nonstante i tentativi di Tom,
il guinzaglio si sganciò per la troppa forza del cane e raggiunse la ragazza.
Lei si fermò di colpo e si accucciò verso il cane. Tom li raggiunse e li osservò: lei lo stava comandando come se fosse un giocattolo, non parlava ma si capivano.
Era sconvolto. I due avevano gia fatto amicizia e Scotty scodinzolava contento, poi la ragazza si alzò e si girò verso di lui:
-Il tuo cane è parecchio intelligente, sai?-guardava Scotty che le stava fermo, vicino al suo fianco.
-Lo so.-
-Comunque, piacere io sono Amy- gli porse una mano.
-Io sono Tom, piacere.-strinse piano la sua mano. La guardò negli occhi: erano gialli.
Lei abbassò subito lo sguardo e i capelli rossi scivolarono fuori dal cappuccio verde militare della felpa.
-Scusami per come mi sono comportata. Sono un po' orgogliosa, a volte.-
-Mh, ho notato. Vabbè, fa niente, non importa.-
-Certo. Ci si vede, eh?-
-Va bene. Ciao!-
Lei si stava gia allontanando mentre lui rimase lì, interdetto a pensare a quegli occhi gialli come l'ambra
.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Asja Writes