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Autore: musa07    29/04/2012    3 recensioni
Et voilà! Rieccomi qui a stressarvi l’anima con una nuova ficcina tutta - tutta su HotsumaXShusei^^.
È il compleanno di Shusei, ma lui e Hotsuma hanno litigato e la giornata sta per finire …
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: diciamo che, volendo questa one-shot può essere vista come il continuo della mia precedente fic su di loro, " La speranza è il sogno di chi è sveglio", ma in ogni caso, questa è comunque comprensibile anche a se stante non essendoci particolari riferimenti. Enjoy^^ e a dopo.
 
 
 
                      “ Non si piange sulla propria storia, ma si cambia rotta”
 
 
Shusei sentì chiaramente la porta della sua camera socchiudersi e richiudersi delicatamente, quasi che chi fosse entrato non volesse in nessun modo disturbarlo. E Shusei sapeva chiaramente di chi si trattava, ancora prima di averlo sentito avvicinarsi al letto e sospirare, perché la sua maniera di respirare, il suo odore che aveva immediatamente riempito la stanza, li avrebbe riconosciuti tra mille e così sarebbe sempre stato nei secoli.
Dal canto suo, Hotsuma si avvicinò lentamente, cercando di far meno rumore possibile anche se avvolto nell’oscurità ma – in tutte quelle notti in cui ormai dormivano insieme - aveva imparato che Shusei permetteva sempre a qualche spiraglio di luna di penetrare all’interno della camera attraverso i pesanti tendaggi e questa cosa, Shusei l’aveva imparata proprio da lui, da lui che tanto adorava e si perdeva nelle notti di luna piena a stare interi attimi silenziosi davanti alla finestra ad ammirare lo spettacolo del cielo stellato.
Sospirò silenzioso, ripensando proprio al fatto che ormai fossero tante le notti in cui si addormentavano abbracciati a cercar rifugio e riposo l’uno tra le braccia dell’altro e mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe permesso che sarebbe stato proprio il giorno del compleanno di Shusei, la prima notte in cui questa meravigliosa consuetudine non sarebbe stata onorata. Non si ricordava nemmeno più il motivo per cui si era arrabbiato e aveva lasciato la stanza furente, come sempre del resto: quando capitava che l’ira gli montasse dentro, la lasciava esplodere come un fiume in piena, non cercava neppure di controllarla sapendo che era inutile, era come se un interruttore gli scattasse in testa e vedeva nero. L’unica cosa che si ricordava perfettamente però ero stato lo sguardo di Shusei, quando si era alzato dalla poltrona con un gesto di stizza.
Cosa aveva potuto leggere in quello sguardo, in quegli splendidi occhi dorati che più di una volta – in passato – gli avevano tolto il sonno? Delusione oppure frustrazione? Forse sconforto o amarezza? No, nulla di tutto questo, era inutile che si nascondesse dietro a un dito, ciò che Hotsuma aveva letto negli occhi di Shusei erano stati tristezza e dispiacere, solo e soltanto tristezza e dispiacere, e questa cosa – in una parte sepolta del suo Io, quello non ancora contaminato dalla rabbia – l’aveva fatto star male, perché di solito nello sguardo di Shusei - a fronte di uno dei suoi scatti d’ira - c’era una luce velata di canzonatura, quasi a volergli dire: “ Ci risiamo.”, ma non questa volta …
“ Merda!” imprecò dentro di sé. “ Perché devo sempre usarlo come se fosse una specie di parafulmine, sul quale scaricare la mia irritazione?”
Ma la cosa che aveva ferito Shusei, non era stato essere testimone e subire le conseguenze del suo scatto d’ira – c’era talmente abituato d’altra parte –, ma il fatto che il biondo Zweilt si fosse alzato e fosse andato via, via da lui, e questo Hotsuma lo sapeva benissimo.
“ Merda!” ripeté, stringendo forte i pugni e contraendo la mascella, imponendosi a forza di calmarsi socchiudendo gli occhi e – per l’ennesima volta in quella giornata – gli era tornata alla mente l’espressione triste del suo compagno nel momento in cui l’aveva guardato abbandonare la stanza. Era un’immagine che l’aveva tormentato per tutte quelle ore, eppure – testardo e cocciuto com’era – ce n’era voluto prima di ritornare sui suoi passi, oltretutto Shusei, chiamato insieme a Tsukumo dalla polizia a risolvere uno degli ennesimi casi insoluti, era stato fuori casa per buona parte del giorno e una volta rientrati, gli altri ragazzi avevano preteso la sua presenza nella sala comune per poterlo festeggiare, sala comune che Hotsuma aveva abbandonato praticamente subito, infastidito soprattutto con se stesso per il suo comportamento infantile e immaturo.
Ed ora eccolo lì: sgattaiolato in silenzio e al buio nella stanza del suo adorato, perché non avrebbe potuto neanche lontanamente pensare che quella notte, l’ultima immagine sulla quale avrebbe posato lo sguardo prima di addormentarsi non sarebbe stata quella degli occhi di Shusei che lo fissavano pieni di amore ma quella del letto vuoto affianco a lui, che il rumore che avrebbe udito non sarebbe stato quello del respiro calmo e regolare di Shusei che si abbandonava dolcemente al sonno cullato tra le sue braccia, ma quella del silenzio della stanza e del suo respiro solitario.
- Shusei … - mormorò e, per la prima volta da quando era entrato nella camera, si voltò a guardarlo: il suo compagno era disteso di lato, dandogli le spalle, non poteva sapere se stesse già dormendo o se i suoi occhi magnetici erano ancora aperti e l’avesse sentito entrare.
Shusei udì perfettamente il suono della cerniera della felpa di Hotsuma abbassarsi e poi il ragazzo sfilarsela e lasciarla scivolare delicatamente a terra, così come se lo immaginò chiaramente mentre si sfilava nella stessa maniera diabolicamente sensuale anche i pantaloni, lo sentì avvicinarsi, così come ascoltò le molle del letto cigolare sotto il suo peso quando, scostate le lenzuola, si era intrufolato sotto dopo quella che gli parve una lieve esitazione colmata da un leggero sospiro, al quale fece eco a sua volta. Shusei socchiuse gli occhi, attendendo con trepidazione di poter finalmente sentire la pelle bollente di Hotsuma aderire perfettamente alla sua, in quella che – a fine giornata – lui sentiva essere la sua ricompensa e gratificazione.
Ma Hotsuma non si decideva a distendersi e seguitava a rimaner seduto continuando a negare all’altro il calore del suo corpo.
“ Che diritto ho di essere qui, adesso, dopo il mio comportamento infantile e stupido? Di sgattaiolare dentro al suo letto, al nostro letto, dopo averlo bellamente ignorato per tutta la giornata, forte della mia stupida testardaggine?” si stava chiedendo, ma la risposta la sapeva già perfettamente. “ Semplicemente perché è quello che voglio. Voglio stare al suo fianco, voglio averlo al mio fianco. Colmare ogni suo vuoto …” pensò guardandolo, osservando la sua schiena, il collo leggermente scoperto.
“ Che stupido sono!” si maledì mentre finalmente si decideva a distendersi di lato dietro di lui, come faceva sempre e avvolgerlo delicatamente con un braccio accarezzandogli il fianco lungo il passaggio e stringendolo a sé, appoggiandogli la mano all’altezza del cuore e quale sollievo ed emozione sentire le dita di Shusei dapprima accarezzare il braccio che lo circondava e poi stringersi a sua volta ad esso con il proprio.
- Shusei … - sussurrò.
- Hotsuma. – replicò in un soffio socchiudendo gli occhi, e quanto adorava il biondo Zweilt sentire il tono con il quale l’altro pronunciava il suo nome, perché quell’espressività, quella dolce modulazione, Shusei non la usava mai con nessuno, certo: aveva sempre un modo gentile e affabile con chiunque, ma quando si rivolgeva a lui, cambiava completamente tonalità e quando Hotsuma si sentiva chiamare, non riusciva mai a reprimere un brivido lungo la schiena a sentire come la voce dell’altro modulasse il suo nome, quasi fosse stata una melodia soave, una preghiera. Così come Shusei sentiva un’esplosione dentro di sé ogni qualvolta era Hotsuma a rivolgersi a lui chiamandolo perché, anche quando era in mezzo agli altri, quando si rivolgeva a lui pronunciando il suo nome, faceva trapelare tutto l’ardore del quale era possessore.
- Shusei … - mormorò di nuovo sollevato, appoggiandogli la fronte sulla schiena a cercar riparo con un grosso sospiro per poi sollevarsi e depositargli un casto bacio sulla guancia, gesto così insolitamente tenero che fece sorridere deliziato il festeggiato.
- Scusami. – gli disse Hotsuma sinceramente dispiaciuto e pentito appoggiando nuovamente la testa sulla sua schiena e stringendolo ancora più forte, stretta che Shusei ricambiò accoccolandosi maggiormente, per poi infine girarsi e poter permettere di guardarsi finalmente negli occhi e quanto attendeva con ansia Hotsuma di vedere gli occhi dorati dell’altro posarsi su di sé e sentì il cuore avere un sobbalzo quando Shusei fece scorrere il palmo caldo sulla sua guancia seguendone il contorno.
- Sono le undici e tre quarti, sono ancora in tempo … Buon compleanno! – bisbigliò posandogli un leggero bacio a fior di labbra per poi abbracciarlo e cominciare ad accarezzargli i capelli sorridendo e sospirando beatamente, emergendo – in quell’abbraccio ricambiato – dall’apnea emotiva in cui versava da quando si era infiltrato all’interno della stanza.
- Hotsuma, rinfrescami un attimo la memoria … - cominciò l’altro con uno dei suoi sorrisetti ammiccanti che non promettevano mai nulla di buono, scostandolo delicatamente da sé.  – Perché ti sei arrabbiato stavolta? – lo punzecchiò prendendolo bonariamente in giro e, in effetti, sortì l’effetto desiderato, perché l’altro cominciò a farfugliare.
- Ahehm … - cominciò in imbarazzo grattandosi la punta del naso e continuando a fissarlo negli occhi sostenendone lo sguardo, era ovvio non si ricordasse assolutamente perché si era scaldato, ma sicuramente – come sempre – si era trattato di una cacatella e questo sia Shusei che Hotsuma lo sapeva perfettamente ed infatti il primo scoppiò in una risata cristallina abbracciandolo.
- Shusei … scusami, veramente. Sei l’unico contro il quale non vorrei assolutamente mai scaricare la mia ira, ma sei anche l’unico con il quale posso permettermi di essere completamente me stesso, e così finisce che fungi da parafulmine … - si scusò sinceramente mortificato, accarezzandogli le labbra.
- Hotsuma, ti conosco da sempre, so come sei e credimi: per niente al mondo ti vorrei diverso. Tu sei il dono più bello che la vita potesse regalarmi. – replicò l’altro sorridendogli teneramente e scostandogli le solite ciocche ribelli da davanti agli occhi. - L’ira funesta del Pelide Achille … Non cambierai mai. - citò Shusei prendendolo bonariamente in giro, ricordando di come – durante il corso extrascolastico di Greco che frequentava un pomeriggio a settimana quando non era impegnato con tutte le altre attività – fosse rimasto affascinato dall’eroe greco che, inevitabilmente, non poteva non portargli alla mente il suo adorato compagno con la sua irruenza e insolenza, ma anche con la sua lealtà e la sua passione indomita.
- Ti prometto che domani festeggeremo degnamente, tu ed io da soli. - cominciò a parlare Hotsuma portandogli una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
- Hotsuma, non serve … - tentò di replicare l’altro, ma fu interrotto.
- Sì invece, voglio che sia una giornata speciale e voglio essere io a renderla speciale. – bisbigliò continuando a fissarlo negli occhi, in maniera tale che Shusei poté vedere chiaramente il leggero imbarazzo che gli colorava lo sguardo come ogni volta quando doveva esprimere ciò che gli si agitava dentro.
- Tu rendi ogni mio giorno speciale. - cercò di replicare nuovamente Shusei ma di nuovo, fu bloccato da Hotsuma che gli poggiò leggero un dito sulle labbra per sedere delicatamente le sue proteste.
- Shh … - gli mormorò incatenandolo ai suoi occhi smeraldini come solo lui sapeva fare e solo come lui aveva il permesso di fare e quando Shusei lo vide avvicinare lentamente il proprio volto al suo, chiuse gli occhi pronto a ricevere le sue attenzioni. Sentì la bocca di Hotsuma dapprima posarsi sulla fronte poi, con una scia di baci leggeri, discese lungo gli occhi, la punta del naso ed infine, con venerabile attenzione, sulle labbra che dischiuse per permettere all’altro di esplorarne ogni minima parte e facendo altrettanto con lui.
- Per quanto riguarda il tuo regalo, per il momento ti dovrai accontentare del fatto che ti dono me stesso. – ironizzò inizialmente il biondino quando il bacio finì, per poi farsi maledettamente serio subito dopo. – Ti dono me stesso in ogni giorno della mia vita, in ogni mio respiro, in ogni mia azione. Tutto è rivolto a te e per te. – e mentre gli confessava queste cose, le labbra di Hotsuma si aprirono nel suo inconfondibile sorriso serafico che dedicava solo a lui.
- Ti amo. – fu l’unica risposta che Shusei poté dare a quella dichiarazione schietta e limpida proprio come lo era il suo compagno, sentendosi inondare e riempire d’amore come in una cascata.
- Buon compleanno amore mio … - gli sussurrò Hotsuma in un orecchio prima di stringerlo nuovamente a sé per poi potersi finalmente addormentare accoccolati l’uno con l’altro come facevano ormai tutte le notti.
 
FINE
 
Clau: Chissà perché voi due mi ispirate sempre un sacco di tenerezza e dolcezza^^
Hotsuma&Shusei( ironici): Sì, ce lo chiediamo anche noi …
Clau: Vi state per caso lamentando?!
Yuki: Qui l’unico che si dovrebbe lamentare sono io veramente.
Clau: Manco ti bado ovviamente hi hi hi. Bene, anche questa è fatta, un grazie dal profondo del mio cuore a tutti coloro i quali hanno avuto la gentilezza di leggere e alla prossima^^. Baci baci
   
 
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