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Autore: JukeAtena    29/04/2012    2 recensioni
FF su Bulma e Vegeta. Parte appena dopo l'arrivo di Future Trunks e parla dei momenti fra loro che non sono mai stati trattati nel manga. So che ne esistono tantissime su questa coppia, ma ho voluto condividere la mia versione, come mi piace pensare sia nato il loro amore. La storia si basa sul manga e non sull'anime (gli eventuali riferimenti all'anime riguardano Dragon Ball Kai). Ho cercato di essere il più possibile fedele alle caratteristiche dei personaggi e spero di esserci riuscita. Comunque è la mia prima FF e spero vi piaccia! In tal caso lasciate un commento!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[I dialoghi sono quelli fra virgolette ("), i pensieri fra apici (')]

Non riusciva a credere a ciò che aveva visto. Un saiyan di livello inferiore era riuscito a superare la sua potenza. Era stato umiliato più e più volte da un essere di basso rango. Kakarot aveva dimostrato di essere migliore di lui. Kakarot era migliore di lui. Non riusciva a pensare ad altro.
‘Io, Vegeta… il principe dei saiyan, umiliato da… da…’ un super saiyan. Ciò che lui non era riuscito a diventare. Ciò che più desiderava era “capitato” a qualcuno che non lo meritava. Questi pensieri rattristavano Vegeta, ormai non si sentiva altro che schernito. Credeva di non essere abbastanza potente, non abbastanza forte da diventare un super saiyan; eppure non capiva che non era la forza fisica che faceva di Goku un guerriero superiore, ma la sua rabbia calma, sprigionata da un cuore puro. La collera provata non era altro che dolore per la perdita di una persona cara. Un tipo di dolore che Vegeta non conosceva.
Un altro pensiero non abbandonava la mente di Vegeta. ‘Chi diavolo era quel ragazzino? Non esiste nessun saiyan all’infuori me, Kakarot e quel moccioso mezzosangue. I suoi capelli... E come fa a trasformarsi anche lui un super saiyan? Perché loro ci sono riusciti e io no?’. Il pensiero di chi fosse quel ragazzo passò in secondo piano quando la rabbia di Vegeta ricominciò a ribollirgli nelle vene. Non poteva nemmeno immaginare che potesse essere suo figlio e presto non pensò più a quella faccenda. Ora il suo unico scopo era diventare un super saiyan, battere quei cyborg e dimostrare a tutti chi era il migliore dell’universo. 

Vegeta non faceva altro che allenarsi tutto il giorno. Dopo l’esplosione della navicella si era fatto costruire una sala un po’ più grande per gli allenamenti, sempre distaccata dalla casa, per evitare che altre eventuali esplosioni potessero coinvolgerla. Tuttavia era situata sul retro, al di là dei laboratori del padre di Bulma, i quali erano posti nelle stanze più isolate della casa. Vegeta ogni giorno era costretto a passare per i laboratori, questo fatto lo infastidiva parecchio perché doveva incrociare spesso sia Bulma che suo padre, anche se certe volte ciò volgeva a suo vantaggio, in quanto aveva sempre richieste di riparazioni e di nuove attrezzature.
Una mattina Vegeta si era recato in laboratorio per chiedere al padre di Bulma un nuovo strumento che gli permettesse di combattere contro un avversario.
“Voglio un robot che combatta contro di me, non posso continuare a dare pugni a vuoto”
“Ma anche se costruissi una macchina in grado di combattere la distruggeresti subito, non sarebbe mai al tuo livello e non potrebbe muoversi a quella gravità”
“Potresti sempre costruirgli un simulatore virtuale, non potrebbe ricevere colpi, ma almeno avrebbe un bersaglio e sicuramente indistruttibile” Bulma interruppe suo padre.
“Sì, tesoro hai avuto una buona idea, ma come intendi svilupparlo? Un dispositivo da indossare sugli occhi?”
“Non saprei… Sarebbe scomodo e a lungo andare potrebbe stancargli eccessivamente la vista se usato per troppe ore.” 
Vegeta ascoltava interessato, anche se non osava intromettersi per paura di dire cavolate. Non era decisamente il suo ambito.
“Potresti provare a effettuare la simulazione nell’intera stanza, sarà più complesso e forse meno realistico, ma se lavorassi con la tua solita professionalità potrebbe venire qualcosa di eccezionale”
“Ah no, mia cara. Io non ci lavorerò, ho già troppo da fare e questo è un progetto troppo lungo e impegnativo, devo focalizzarmi sui prodotti aziendali o la produzione si fermerà. Potresti occupartene tu, dopo tutto è una tua idea”
Bulma guardò Vegeta per qualche istante. ‘Lavorare con Vegeta? Boh è sempre così scontroso, sicuramente mi farà impazzire… però effettivamente è proprio una bella idea quella del simulatore virtuale’
“Ok” ci pensò un po’ su e alla fine acconsentì. Poi disse rivolgendosi a Vegeta:
“Mi ci vorrà un po’ per buttare giù i progetti, appena sarà a buon punto te li farò vedere”
“Va bene, ma sarà meglio che tu faccia un buon lavoro e in fretta, non ho intenzione di rallentare il mio allenamento solo perché è una donna a svolgere le modifiche alla mia camera”
“Ehi brutto presuntuoso come ti permetti? Solo perché sono una bellissima ragazza non vuol dire che io non sia intelligente”
“Staremo a vedere” disse Vegeta con un ghigno, dirigendosi nella sua stanza gravitazionale.

Bulma era stata giorni interi a studiare il progetto che le era stato affidato. Voleva dimostrare a Vegeta di che stoffa era fatta, l’aveva presa come una vera e propria sfida. Finalmente era a buon punto e non vedeva l’ora di spiattellargli in faccia il suo successo! Si recò nella camera gravitazionale e bussò.
Vegeta abbassò la gravità ed aprì il grosso portone blindato. “Che vuoi?” Era a petto nudo e Bulma ebbe un attimo di esitazione. “Sono venuta a mostrarti i progetti” disse timidamente.
“Adesso? Mi sto allenando, anzi mi hai interrotto”
“Bè visto che ti sei fermato… e poi è tutto il giorno che ti stai allenando senza pause”
Vegeta ci pensò un secondo, dopotutto aveva ragione anche lei, era quasi sera. Avrebbe ripreso l’indomani.
“Ok”
“Perfetto, allora andiamo nello studio!” rispose Bulma eccitata di poter mostrargli il suo lavoro.
“Mi faccio prima una doccia”
“Ah ok, fai pure. Ti aspetto là allora”
Vegeta si presentò con abiti puliti. Ora finalmente stava bene. Glieli aveva comprati lei. Lui non approvava indossare quegli stupidi vestiti da terrestre, ma in fin dei conti non aveva altro da indossare oltre alle tute stracciate.
“Allora? Cos’è che mi devi far vedere”
“Ecco!” Bulma gli mise davanti i progetti “ho ideato un nuovo hardware che verrà accostato alla CPU già presente nel macchinario nella camera gravitazione. Attraverso a questo software sarà possibile iniziare la simulazione virtuale-”
“Aspetta aspetta ferma, parla in un linguaggio comprensibile o non capisco un cavolo”
“Ah scusa. Praticamente sono riuscita a fare in modo che dentro la stanza tu possa cambiare scenario e far apparire degli avversari. Ovviamente loro non saranno reali, ma se indosserai questo apparecchio il dolore che ti provocheranno sarà reale”
“Il dolore sarà reale?”
“È una realtà virtuale, il dolore fisico sarà procurato da stimoli mandati al tuo cervello. Non sarai veramente colpito, ma tutto sembrerà reale”
“Davvero hai progettato una cosa simile?”
“Sì, non sono molto d’accordo sul fatto che tu soffra… ma dopotutto il dolore non ti recherà alcun danno fisico”
“Non sei d’accordo sul fatto che io soffra?”
“Ecco, non mi fa piacere vederti soffrire, ma volevo dimostrarti cosa so fare”
Vegeta non commentò più nulla. Bulma se ne andò un po’ imbarazzata e quasi amareggiata. Era vero: non le piaceva vederlo soffrire. Era stata malissimo quando era rimasto ferito nell’incidente della navicella e non poteva pensare di aver creato con le proprie mani qualcosa che lo facesse soffrire. Ma perché le desse così fastidio che lui stesse male non sapeva spiegarselo. Le faceva piacere passare del tempo in sua compagnia, anche se non aveva mai occasione di stare con lui.
‘Non è che provo qualcosa per lui, però vorrei conoscerlo di più. È così solitario e misterioso’.
  
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